Titolo: Nient’altro che noi
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama
Rating/Genere: nc-17/fluff, romantico, erotico
Warning: slash
Wordcount 2.150
fiumidiparoleNote: > la storia è scritta per la quarta edizione del
mmom indetta da
mmom_italia per il set Handmade con il prompt ‘Ancora vestito’ , per la
500themes_ita con il prompt ‘Mistero’ e ispirata al prompt di
vogue91 "Sai perché ti amo? Perché non avrei mai pensato di poter stare così bene con qualcuno da avere voglia di rimanerci insieme per sempre. Di sposarla, di costruirci una famiglia. Di condividerci il resto della mia vita."
Il titolo è omonimo della canzone degli 883.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
Set HandmadeTabella:
500themes_ita “Daiki!”
Arioka sollevò lo sguardo riconoscendo, fermo vicino all’uscita della metropolitana, Yamada.
“Ryosuke!” esclamò, stupito di vedere il ragazzo ad aspettarlo. “Cosa ci fai qui? È tardi!” gli domandò, camminando velocemente per azzerare la distanza che li separava, prendendogli una mano.
Yamada gli sorrise, intrecciando discretamente le dita con le sue e sporgendosi in avanti per sfiorargli velocemente le labbra con le proprie.
“Sono ancora in tempo, vero?” domandò al più grande, guardandolo negli occhi, con fare quasi imbarazzato.
“Per cosa?” gli rispose Arioka, senza comprendere, e Yamada rise.
“Lo sapevo che te ne saresti scordato!” affermò, iniziando a camminare e poi fermandosi quando furono fuori dalla stazione, voltandosi di nuovo verso di lui. “Buon compleanno!” mormorò, spingendo in fuori la lingua tra le labbra e sorridendo poi dell’espressione di puro sbigottimento dell’altro.
“Oh” esclamò Daiki, “Io me ne sono…”
“Completamente dimenticato!” concluse per lui Yamada e Daiki annuì.
“Lo sospettavo” gli disse a sua volta. “Sei stato particolarmente preso dal lavoro, lo so!” annuì con il capo. “Per questo ho pensato io a qualcosa!” affermò. “Il problema è che è quasi mezzanotte e il tuo giorno è quasi finito…” si rammaricò guardando l’orologio, ma Daiki lo tranquillizzò, sorridendogli.
“Non importa. Festeggiamo comunque, non voglio perdermi per niente al mondo la mia festa di compleanno!” gli disse, sorridendogli incoraggiante e lasciando che l’altro prendesse l’iniziativa.
“Oh, bene, speravo che lo dicessi, vieni andiamo!” lo esortò Yamada e insieme iniziarono a camminare, rientrando a casa a piedi, insieme, mano nella mano.
“Non hai già cenato, vero?” domandò Yamada al più grande una volta entrati in casa e Daiki scosse la testa.
“A dire il vero ho fatto uno spuntino, ma ho fame e poi qualcosa mi dice che questa domanda ha a che fare con la mia sorpresa!” si incuriosì, prendendo Yamada per i fianchi e fermandolo contro il muro prima che l’altro si allontanasse in cucina.
Ryosuke rise, posando le mani su quelle di Arioka, alzando gli occhi al cielo.
“Mmmh, forse. Potrei aver preparato il tuo piatto preferito!”
“Oh, bene, molto interessante…” mormorò Arioka, tendendosi verso il viso del più piccolo e abbracciandolo in vita. “Posso baciarti prima?” chiese, fissando la bocca di Ryosuke e vedendolo annuire, annullando la distanza tra le loro labbra, posando le proprie dolcemente su quelle del più piccolo.
Yamada sollevò le braccia, cingendogli il collo e ricambiando il bacio, sentendo la lingua di Arioka sfiorare la sua in modo lento, lasciando che quel bacio si dilatasse nel tempo.
Quando si separarono, Yamada ridacchiò, scostandosi dal muro e lasciando scivolare le mani lungo le braccia di Daiki, prendendogli i polsi e allontanandolo da sé quando lo sentì accarezzargli la schiena.
“Una cosa per volta, Dai-chan…” lo riprese, ridendo della sua impazienza.
“Ohi, chibi, andiamo, cos’è tutto questo mistero? Voglio il mio regalo!” fece un po’ di capricci, scostandosi comunque da lui, seguendolo in cucina.
“Ma non sono io il tuo regalo!” rispose divertito Yamada, facendo accomodare Daiki a capotavola e accendendo il fuoco sotto la padella, sbattendo due uova e cuocendo una frittata.
Daiki restò a guardarlo con espressione rilassata: era felice che Yamada gli avesse preparato quella sorpresa, lo osservava aggirarsi per la casa a proprio agio, con familiarità e si sentiva bene. Chiuse gli occhi, ascoltando il suono e i rumori della cucina, la voce del più piccolo che chiacchierava, un brusio che lo faceva stare bene e che lo portava a pensare che non aveva bisogno di nient’altro che quello per essere felice.
“Daiki? Daiki mi ascolti?” lo riscosse Ryosuke avvicinandosi a lui e Daiki lo vide accanto a sé con il piatto in mano, pronto a servirlo.
“Sì, chibi, ti ascoltavo. Che buon profumo!” esclamò, vedendo l’omurice che il più piccolo gli aveva preparato, piegando il capo confuso quando vide che ne aveva cotta una sola. “E tu?” gli chiese.
Yamada sorrise, avvicinandosi a lui lasciando scivolare un braccio attorno alle sue spalle, sedendosi sulle sue gambe.
“Possiamo dividerla, l’ho fatta bella grande apposta!” propose.
“Oh!” esclamò Daiki. “E poi non venirmi a dire che non sei tu il mio regalo!” lo prese un poco in giro, cercandogli di nuovo le labbra, ma Yamada si scostò subito da quel bacio.
“Assaggia!” gli chiese impaziente, tagliando un pezzo di frittata e vedendo il fumo uscire dal ripieno.
“Ha un aspetto squisito!” commentò Daiki con già l’acquolina in bocca, dando un primo assaggio e spalancando gli occhi estasiato. “Buonissima!” mormorò con le guance gonfie, soddisfatto.
Yamada sorrise a sua volta e iniziò a mangiare.
“Sì, sono stato proprio bravo!” si complimentò con se stesso, versando da bere in due bicchieri, osservando Daiki mangiare con gusto e poi imboccarlo divertito, mentre continuavano a guardarsi e sorridersi.
Quando finirono la portata, Daiki si lasciò andare contro la spalliera della sedia e Yamada gli posò una mano sullo stomaco.
“Sei sazio?”
“Mhmh!” annuì l’altro senza riuscire a parlare.
“Non ti ci va neanche un pezzetto di dolce?”
“C’è anche il dolce?” si sorprese Arioka.
“Ovvio! Altrimenti che compleanno è senza un pezzo di torta? Aspetta qui!” gli disse, sollevandosi da lui e prendendo dal frigo un piccolo vassoio di forma rotonda con sopra un dolce decorato con della panna e le fragole.
“Daiki?” lo chiamò quando si volse a cercarlo, ma vedendo che il ragazzo non era più seduto al tavolo.
“Sono qui!” lo chiamò Arioka e Yamada sentì della musica di sottofondo provenire dal salotto. Sorrise raggiungendolo e mostrandogli il dolce.
“Chibi, questa è una torta per me o per te?” gli chiese, notando la farcitura di frutta.
Yamada gli fece una smorfia e si sedette sul divano, aspettando che Daiki lo raggiungesse.
“Buon compleanno, Dai-chan!” gli disse, mentre accendeva la candelina azzurra.
“Buon compleanno a me!” rispose divertito il festeggiato, chiudendo gli occhi e soffiando sulla candela.
“Hai espresso un desiderio?” si informò Yamada, tagliando poi un pezzo di dolce, tendendolo all’altro.
“Ovviamente!” assicurò Arioka, mangiando con gusto. “Hai fatto proprio le cose per bene. E tutto per me!” rise Daiki.
Yamada annuì, leccandosi un dito sporco di panna, parlando distrattamente: “Certo che sì!” affermò. “Anzi, mi dispiace non essere riuscito a preparare di meglio” si rammaricò.
“Ma cosa dici? Io sono felicissimo di aver festeggiato in questo modo, in fondo quello che mi interessa davvero è stare con te! Nel giorno del mio compleanno non potevo chiedere di meglio!” disse e Yamada arrossì appena.
“Ma smettila!” si vergognò, senza però riuscire a trattenere un sorriso.
Daiki allungò una mano verso il suo viso, accarezzandogli una guancia e Yamada si sporse per baciarlo, salendo su di lui, cingendogli le gambe con le proprie.
“Questo è il momento del regalo, vero?” parlò piano Arioka contro le labbra di Ryosuke, il quale annuì semplicemente, sollevandosi sulle ginocchia e posando la fronte contro quella del più grande riprendendo a baciarlo, intrecciando le mani con le sue, giocando con le sue dita, mentre tornava seduto e iniziava a spogliarsi.
Daiki scivolò con le labbra sulla guancia, il mento e sul collo di Yamada, lasciando che finalmente le mani si beassero del calore di quella pelle liscia, sentendo Ryosuke cercare a sua volta di oltrepassare i vestiti, abbassandogli la cerniera della felpa e poi sollevargli la maglietta.
“Ma cosa ti sei messo addosso?” si lamentò il più piccolo, facendo ridere Daiki che lo aiutò, sfilandosi la felpa e poi anche la maglia, restando a petto nudo.
“Così va meglio?” domandò retorico e Yamada storse la bocca.
“Quasi” mormorò, alzandosi di nuovo, puntando le ginocchia ai lati delle sue cosce e guardando verso il basso, percorrendo con indice e medio il cavallo dei suoi pantaloni, notando il rigonfiamento sotto il tessuto. “Io credo che tu sappia cosa non va… sei ancora troppo vestito” lo esortò, alzandosi poi dal divano e iniziando velocemente a togliersi i pantaloni, venendo imitato da Daiki.
Arioka gli prese poi la mano chiedendogli di tornare su di lui, ma Yamada lo fermò, posandogli una mano sul ginocchio e chinandosi sul pavimento, facendosi spazio tra le sue cosce: lo guardò dritto negli occhi e con entrambe le mani prese ad accarezzare la sua erezione, muovendole insieme, risalendo e scendendo con movimenti speculari, attento a ogni sospiro di piacere che Daiki non riusciva a trattenere.
Il più piccolo sorrise maliziosamente, premendo le dita sulla punta, mentre con l’altra mano scendeva su di lui e continuava a stringerlo, diminuiva la pressione per poi circondarlo di nuovo, lasciandosi desiderare prima di tornare ad accarezzarlo, godendo poi del sospiro intenso che Daiki si lasciò sfuggire dalle labbra quando Yamada scese su di lui, chiudendo la bocca sul suo sesso, attento a osservarlo bene in viso.
Daiki però non resistette a lungo a quel gioco fatto di sguardi: scivolando in avanti con il sedere, arrovesciò indietro il capo, chiudendo gli occhi, socchiudendoli di nuovo a fissare il soffitto, mentre con una mano tra i capelli del fidanzato lo incentivava a muoversi più velocemente su di lui, provando ancora più piacere per il modo che l’altro aveva di assecondare i suoi desideri, chiedendogli poi di allontanarsi da sé quando sentì di essere vicino al proprio limite.
Abbassò il capo, cercando con gli occhi quelli di Ryosuke e lo vide che gli sorrideva, lo prese allora per le spalle, tirandolo nuovamente su di sé, cercandogli le labbra, ritrovando il suo sapore mescolato al proprio e sospirò di piacere.
Portò di nuovo una mano tra i suoi capelli, massaggiandogli la nuca, mentre continuava a baciarlo, infilando due dita tra di loro, lasciando che le lingue le inumidissero un po’ prima di sfilarle e scivolare lungo la schiena, cercando la sua apertura, iniziando a prepararlo con calma e lentezza, aumentando piano il numero delle dita, fino a che non sentì Yamada sospirare e muoversi impaziente su di lui.
Daiki sorrise contro la sua bocca, aiutandolo a discendere su di sé, indirizzando il proprio sesso dentro di lui, stringendo con l’altra mano la sua erezione, volendo confonderlo e distrarlo.
Stavolta però non si perse un solo istante del volto di Yamada che si contorceva in una smorfia di piacere sempre più intenso e strinse tra i denti il labbro inferiore, mentre lo sentiva aprirsi per lui, mentre veniva quasi inghiottito in quel calore e quando fu quasi dentro di lui non si trattenne: stringendogli la vita con entrambe le mani, spinse i fianchi verso l’alto penetrandolo completamente con una spinta decisa, sentendo Yamada gridare e graffiargli la pelle, mordergli una spalla e ansimare.
“Daiki, dei, Daiki” gemette il più piccolo, riprendendosi quasi subito e sollevando la testa, guardandolo negli occhi, cercandolo in un bacio. “Ti amo” confessò Ryosuke, accarezzandogli le spalle e il collo, stringendogli le guance tra le mani, attirandolo verso di sé per baciarlo, sentendo la sua mano continuare a stringerlo e l’altra passare sulle cosce, distraendolo, vezzeggiandolo.
E fu proprio Yamada il primo a muoversi, dando vita a una danza di corpi veloce e rapida, lasciando libera la voce di esternare tutto il proprio piacere.
E Daiki si mosse con lui, uscendo completamente e ribaltando le posizioni, facendo stendere il più piccolo sotto di sé, stringendogli una gamba, piegandogliela fino a sfiorargli il petto e penetrandolo di nuovo, permettendogli di sentirlo in modo più intenso, lasciando poi che si rilassasse.
Ryosuke gli allacciò le gambe dietro la schiena, stringendogli le spalle, unendo alla carezza di Daiki contro di sé la propria mano, mentre il più grande riprendeva a spingere sempre più veloce, sempre più affondo, inarcando la schiena, quasi volesse fondersi insieme al suo corpo e diventare realmente un’unica entità.
“Daiki!” lo chiamò il più piccolo e dall’urgenza nella sua voce, Arioka comprese che volesse di più.
Spinse allora con maggiore impeto dentro di lui, toccando quel punto che gli permise di sciogliersi nella sua stretta, trattenendo un lungo gemito, rilasciando poi il fiato, appagato.
Daiki gli passò una mano sulla fronte, portandogli indietro i capelli e continuò a spingere in lui, seguendo il proprio piacere e raggiungendo a sua volta la piena soddisfazione dei sensi.
Con attenzione, si lasciò andare di fianco al corpo del più piccolo, sistemandosi in modo da lasciare che si trovasse tra sé e la spalliera del divano, stringendolo, riprendendo fiato insieme a lui.
Quando il più piccolo lo guardò, sorrise, un sorriso bellissimo, rilassato e felice: perché era così che si sentiva Daiki quando stava con Ryosuke, era felice e tutto scompariva di fronte alla persona che aveva davanti, nulla contava più di Yamada.
“Ti amo” mormorò, prendendogli il mento con una mano, passandogli il pollice sul labbro inferiore, sentendo Ryosuke sfiorarglielo con un bacio. “E sai perché ti amo, Ryo? Perché non avrei mai pensato di poter stare così bene con qualcuno tanto da avere voglia di rimanerci insieme per sempre” confessò, vedendo Yamada sorridere. “E di sposarla” aggiunse emozionato, riuscendo a percepire lo stesso stato d’animo sul volto dell’altro. “Di costruirci una famiglia” specificò ancora, avvicinandosi a lui, accostando il volto al suo. “Di condividerci il resto della mia vita” concluse, bisbigliando piano, sigillando quella dichiarazione con un bacio.