[Takanoo] Saigo wa egao de Say Goodbye

Jan 29, 2013 22:09

Titolo: Saigo wa egao de Say Goodbye (Regalami un ultimo sorriso per poi dirci addio) [Loveless - Yamashita Tomohisa]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggio: Takaki Yuya, Inoo Kei
Pairing: Takanoo
Rating: R
Genere: triste
Warning: slash, !death-fic
Wordcount: 1.135 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la community 10disneyfic per il Set Mix con il prompt “Paradiso”, per la think_angst per la tabella Citazioni 2 con il prompt “I tuoi occhi mi chiesero di ucciderti, per questo ti salvai” e per la 500themes_ita con il prompt “Questo mondo non è fatto per una persona bella come te”.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: Set Mix
Tabella: Citazioni 2
Tabella: 500themes

Yuya entrò nell’ospedale salutando con un cenno del capo l’infermiera allo sportello la quale lo lasciò passare nonostante non fosse ancora orario di visita e Yuya sentì ancora una volta di più il peso di quella situazione, quel permesso che gli era stato concesso di andare e venire dall’ospedale così come più gli tornava comodo era un privilegio di cui non avrebbe voluto godere.
Fece a piedi i tre piani di scale che lo separavano dalla stanza della persona che era andato a trovare contando ogni gradino, pur conoscendone a memoria il numero, talmente tante erano state le volte che li aveva fatti.

“Si riprenderà?” chiese con tono di voce tremante
“Purtroppo non posso darle false speranze” spiegò il medico abbassando capo. “Mi dispiace, Takaki-san, ma il suo amico non ce la farà a sopravvivere.”
Quella notizia lasciò Yuya di sasso e non seppe neanche lui dove trovò il coraggio per porre la domanda successiva.
“Quanto gli resta?” bisbigliò quasi, cercando di non piangere.
“È questione di giorni, non sappiamo se supererà la settimana” decretò, lasciando Yuya gelato sul posto.

Yuya aprì la porta della camera nella quale Kei era stato sistemato da solo, anche quello un privilegio che Yuya non avrebbe voluto che avesse e abbracciò con uno sguardo la stanza spoglia e asettica, completamente dominata da quel bianco freddo.
Si avvicinò al letto e prese il vaso sul comodino, svuotandone l’acqua e riempiendolo di nuovo, sistemando i fiori che aveva comprato per Kei: il ragazzo sorrideva sempre quando gli portava un nuovo mazzo colorato.
“Yuu” si sentì chiamare con voce lieve e Yuya si volse, trovando Kei con un’espressione gentile in viso.
“Ti ho svegliato io?” chiese Yuya chinandosi su di lui, baciandogli la fronte, sentendo Kei sospirare.
“No, ero sveglio da un po’, mi chiedevo che ore fossero e quando saresti venuto a trovarmi.”
“Sono qui. Scusami, ho fatto tardi perché sono passato a portarti questi, gli altri ormai erano quasi secchi.
“Hai fatto bene, si sente un buon profumo” constatò Inoo voltando il capo di lato per osservare i nuovi fiori e Yuya prese posto sul letto accanto a lui.
“Come stai oggi?”
“Mi sento bene, ma questo non vuol dire che…”
“Sssh” lo fermò il più grande, posandogli un dito sulle labbra. “Va bene così” gli disse solamente, sforzandosi di sorridere.
Passarono minuti interi di silenzio, poi Kei attirò l’attenzione del compagno.
“Yuuyan… posso chiederti una cosa?”
“Dimmi, Kei…”
“Perché quel giorno mi hai aiutato?”
Yuya attese qualche attimo prima di rispondere, prendendogli la mano, sentendo Inoo premere per stringergli le dita.
“I tuoi occhi” mormorò, guardandolo con un sorriso malinconico. “I tuoi occhi mi chiesero di ucciderti, per questo ti salvai” confessò. “Non volevo che ti arrendessi, io non potevo lasciarti lì da solo. Io volevo che vivessi!”

Yuya correva sotto la pioggia scrosciante: ovviamente quando era uscito dall’università aveva iniziato a piovere e lui era ovviamente senza ombrello.
Voltò di corsa l’angolo che gli avrebbe permesso di raggiungere la fermata dell’autobus sotto la cui pensilina avrebbe potuto ripararsi quando qualcosa aveva attirato la sua attenzione.
Un insieme di voci di ragazzi e dei singhiozzi e lamenti che non era stato facile ignorare.
Si era precipitato verso i cinque ragazzi che ne avevano accerchiato un altro, spaventandoli per essere stati scoperti, facendoli fuggire e si era chinato verso il povero malcapitato che sanguinava in viso e piangeva: aveva il volto livido e ricoperto di graffi così come la pelle delle braccia e delle mani, i vestiti dimessi e quando Yuya cercò di sfiorargli i capelli questi si rannicchiò di più in se stesso, singhiozzando più forte.
“Non voglio farti del male” aveva parlato Yuya piano, levandosi la giacca e usandola per coprire il suo corpo ferito e violato.
“Adesso chiamo qualcuno e…” si fermò con la mano già nella tasca dei pantaloni quando le dita del giovane si erano artigliate alla sua maglia e lui l’aveva guardato implorante, gli occhi pieni di lacrime e lo sguardo vuoto e sfiduciato.

“Non fosse stato per te, non sarei qui adesso lo sai, vero?” gli disse Kei distogliendo Yuya da quei ricordi.
“Non devi dirlo neanche per scherzo, Kei!” esclamò il più grande. “Tu presto uscirai da qui e torneremo a casa insieme. Nella nostra casa” gli disse, anche se lui per primo era consapevole che quella fosse solo una bugia, una dolorosissima menzogna per entrambi.
“Mi dispiace, Yuuyan di farti preoccupare fino all’ultimo…”
“Kei…”
“No, io lo so, lo sento che non mi rimane più molto tempo e voglio che tu sappia cosa provo, Yuya, Io ti ringrazio per non avermi lasciato per strada quel giorno, per non avermi lasciato in nessuno di questi giorni e per avermi insegnato di nuovo ad amare e avermi ricordato cosa voglia dire vivere. Vivere con un’altra persona e provare per questa delle emozioni” allungò una mano e prese tra le proprie quella di Yuya, il quale gliela strinse, mandando giù un groppo amaro, sentendo il cuore stringersi in una morsa di tristezza: non voleva che lo lasciasse, non voleva stare di nuovo da solo e continuare a vivere senza di lui. Non l’avrebbe sopportato.
“Yuuyan…” lo richiamò ancora Kei.
“Dimmi, Kei…”
“Secondo te il Paradiso è un bel posto?”
“Come?” Yuya lo guardò sorpreso.
“Secondo te io andrò in Paradiso? Nonostante quello che sono, nonostante quello che mi hanno fatto?” gli chiese e Yuya vide i suoi occhi divenire lucidi, imponendosi di non far arrossare anche i propri.
Prese fiato, inghiottendo il nulla e sospirando, stringendogli la mano: non poteva dirgli che loro non credevano nel Paradiso, non voleva dargli quella risposta così fredda, per cui si limitò ad annuire e a sfiorargli la guancia con la mano libera, cercando di imprimersi nella memoria di quel tocco il calore della sua pelle.
“Certo che sì, Kei. Perché tu sei speciale. Questo posto…” fece una pausa per controllare la propria voce e le proprie emozioni. “Questo posto non è fatto per una persona bella come te, ma il Paradiso sì” gli assicurò.
“Meno male…” Kei tirò un sospiro di sollievo, annuendo. “Anche tu sei speciale, Yuu, quindi ci rincontreremo ancora” affermò stanco e di fronte alla naturalezza di quell’affermazione, a quell’arresa calma e quasi freddamente razionale, Yuya non ce la fece più e cadde in ginocchio sul pavimento, stringendo la mano di Kei e affondando il volto tra le lenzuola.
“Yuuyan, dai, fammi un sorriso” gli chiese, accarezzandogli la testa dolcemente, come sempre faceva quando Yuya non era più in grado di fingere che tutto andasse bene e che per loro potesse esserci ancora un futuro.
“Non ci riesco, Kei, non voglio che te ne vada. Ti prego” gli chiese, guardandolo con gli occhi pieni di lacrime che ormai non poteva più trattenere e Kei sorrise, sorrise per entrambi, senza rispondere niente, limitandosi semplicemente a distendere le labbra e prendere poi fiato, un’ultima volta, prima di chiudere gli occhi per sempre.

comm: 500themes_ita, genere: oneshot, genere: angst, hey! say! jump: inoo kei, comm: 10disneyfic, tabella: citazioni 2, fanfiction: hey! say! jump, hey! say! jump: takaki yuya, pairing: takanoo, comm: think_angst, tabella: 500themes, set: mix, genere: au, rpf, warning: death fic

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