Titolo: Asu wo mabushii kurai ni umaku egakou toshite (We want to paint a tomorrow so bright and perfect) [Aozora Pedaru - Arashi-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Takaki Yuya, Chinen Yuri
Pairing: Takachii
Rating: nc-17
Genere: fluff, romantico, erotico
Warning: slash
Wordcount: 2.675
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la Maritombola indetta da
maridichallenge con il prompt 48. Cantina, per la community
diecielode per la tabella Phase Liquid con il prompt ‘Vernice’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘intossicare’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
MaritombolaTabella:
Phase LiquidTabella:
500themes Yuri sollevò il vassoio provandone l’equilibrio dei bicchieri e camminando piano attento a non rovesciare tutto.
Quella mattina lui e Yuya erano arrivati di buon’ora nella casa che avevano preso e nella quale -presto sperava- sarebbero andati a vivere insieme, per sistemare: avevano deciso di non chiedere aiuto a terzi ma di occuparsi loro personalmente di rimetterla a posto.
“Perché dovremo pagare qualcuno quando possiamo benissimo farlo da noi?” aveva detto Yuya quando stavano decidendo i lavori e le piccole modifiche da fare e Yuri aveva proposto di chiamare un imbianchino per dare una rinfrescata alle pareti. “Se ci riesce lui possiamo farlo benissimo anche noi e poi” gli aveva sorriso mentre lo attirava tra le sue braccia e lo faceva voltare, continuando a stringerlo, facendogli vedere la stanza dove si trovavano, “in questo modo la sentiremo più nostra, non ti pare? Ci terrei molto a fare da me i lavori, forse puoi considerarlo tempo perso, ma spero mi darai l’occasione di rendere veramente nostra questa casa” gli aveva chiesto, baciandogli poi una guancia e Yuri non era riuscito a dirgli di no. Non era riuscito a dirgli che se avessero chiamato qualcuno di più competente avrebbero potuto iniziare prima il trasloco, che se si fossero fatti aiutare da qualcuno più esperto sicuramente i lavori sarebbero venuti meglio, loro dopotutto avevano il lavoro con l’agenzia, avevano entrambi impegni personali e in singolo a cui non potevano mancare e non era certo di voler sacrificare il proprio tempo libero in quel modo, anche se già convivevano nell’appartamento che in origine era del più grande, a Yuri mancavano quei momenti di calma e intimità da condividere solo con Yuya.
Gli mancava il suo Yuya.
Quando aveva provato a dirglielo, però, Takaki l’aveva guardato sorridente e baciandolo sulle labbra aveva mormorato: “Anche questo sarebbe un bel modo per passare il tempo insieme e, inoltre, ci renderebbe ancora più uniti” e Yuri si era dovuto arrendere.
Per cui quella mattina si ritrovavano lì in quella che era la loro casa pronti a ritinteggiare le pareti; e, in effetti, Yuri dovette ammettere che organizzare insieme il lavoro, andare con Yuya a comprare la vernice, scegliere insieme i colori, decidere loro tutti i dettagli per rendere perfetta la loro casa, lo facevano già sentire parte di quell’unione, di quella famiglia che era per lui Yuya e che sperava sarebbe stato per sempre.
Si avvicinò alle scale che conducevano alla cantina che avevano deciso avrebbe fatto loro momentaneamente da ripostiglio, ma che Yuri non aveva voluto avesse un aspetto trasandato e osservò scettico gli scalini di legno, stando attento a non cadere, mettendo un piede avanti all’altro.
“Yuya, ti ho portato…” iniziò a tossire, posando il vassoio sul tavolo dove Yuya aveva gli attrezzi, facendovi posto e si portò poi una mano alla bocca, prendendo lo scollo della maglia, portandosela fin sul naso.
“Yuya!” lo chiamò di nuovo, abbassando il volume dello stereo per farsi ascoltare, dal momento che l’altro era intento a spruzzare la vernice con l’ausilio del compressore e non sembrava essersi accorto del suo arrivo, circondato da tutti quei rumori.
“Hai intenzione di morire intossicato?” gli chiese severo. “Cosa stai facendo?” domandò quando l’altro gli diede attenzione.
“Yuri!” Yuya spense il macchinario, posando a terra l’aerografo e si tolse la mascherina dal viso, aprendo la porta che dava sul giardino esterno. “Che fai qui?”
“Ti ho portato la colazione, pensavo volessi fare una pausa. Cos’è questa cosa?” gli chiese, indicando lo strano oggetto che l’altro stava usando.
Yuya sorrise, prendendo un bicchiere di spremuta, tendendone uno anche a Chinen e sedendosi sugli ultimi gradini delle scale
“Me l’ha prestato mio padre, si usa per sveltire il lavoro!”
“Credevo usassi il classico grande pennello o il rullo, li abbiamo comprati!” gli fece notare e Yuya annuì.
“Sì, li userò, ma volevo provare con questo, vedi” gli disse, indicando la parete. “Ho fatto alcune prove, a seconda di come usi la pistola possiamo decorarla con gli effetti che più ci piacciono” illustrò, finendo la sua aranciata e poi allungando un braccio verso Yuri, attirandolo tra le sue gambe.
Il ragazzo rimase in piedi, cingendogli il collo con un braccio sfilandogli l’elastico dai capelli, rifacendogli meglio il codino dietro la testa.
“Ti posso aiutare?” chiese, sollevandogli meglio le maniche della maglietta, arrotolandole sulle sue spalle come se fosse una canotta, accarezzando poi con le dita i muscoli del braccio.
Yuya sorrise, rabbrividendo appena per quelle delicate carezze, baciandogli le labbra.
“Ma certo, devo solo sistemare la vernice e poi ci possiamo mettere a lavoro!” gli spiegò entusiasta, rialzandosi e avvicinandosi al secchio più grande, mescolando diluente e colore, girando il tutto con un pezzo di legno abbastanza largo da amalgamare il tutto in modo uniforme.
Yuri osservava il proprio ragazzo affascinato, a volte prendeva in giro Yuya solo per il gusto di indispettirlo, ma in effetti stava scoprendo lati di lui che non conosceva, non aveva idea, per esempio, che fosse così bravo con i lavori manuali e che sapesse tante cose a riguardo. Poggiò i gomiti sulle ginocchia, sostenendosi il volto con le mani continuando a guardarlo incantato, lo vide prendere un contenitore più piccolo che riempì di vernice colorata e poi cercare un pennello.
“Ecco qua!” disse voltandosi verso di lui, facendogli cenno di raggiungerlo.
Chinen si alzò e prese in mano il barattolo e il pennello.
“Allora, Yu, ci dividiamo la parete, tu ti occuperai di questa parte” disse, muovendo la mano disegnando mentalmente un rettangolo e formando una linea immaginaria orizzontale così da mostrargli fin dove dovesse arrivare. “E io farò lassù in alto… ah, non che non mi fidi, ma preferisco salire io sulla scala, è un po’ vecchia e non voglio che ti faccia male” gli spiegò, passandogli una mano tra i capelli.
“Sai già come si fa o vuoi…?” domandò titubante e Yuri capì che volesse dargli fiducia, ma facendogli intendere che ci sarebbe stato per qualsiasi chiarimento.
“Mh, l’ho visto fare tante volte, ma non ho mai provato, lo faccio e mi dici come vado?” propose il più piccolo e Yuya annuì, avvicinandosi a lui: Yuri bagnò le setole del pennello con abbondante dose di vernice, premendo appena la punta contro i bordi per eliminare quella in eccesso, dando una prima pennellata alla parete, muovendo la mano su e giù e guardando Yuya in attesa.
“Vado bene?” chiese perplesso, continuando a tinteggiare la parete.
Yuya si avvicinò a lui, portandosi alle sue spalle, cingendolo con un braccio in vita e chiudendo la mano su quella di Yuri, sull’impugnatura.
“Benissimo, sei molto bravo, solo devi essere un po’ più deciso, non succede nulla se cade qualche goccia, l’importante è che non ne restino sul muro! Se c’è poi della vernice in più la ripulisci con il pennello stesso” spiegò, lasciandolo poi continuare da sé e spostandosi poco distante da lui, iniziando a lavorare sulla sua parte di muro, fischiettando qualcosa, allegro.
Yuri bagnò di nuovo il pennello, cercando di seguire i consigli di Yuya e fermandosi a osservare il ragazzo al lavoro: era davvero bello e Yuri non riusciva a smettere di fissarlo, forse sarebbe stato molto più utile se fosse rimasto seduto a guardarlo lavorare, perché dubitava molto di essere in grado di reggere la velocità del più grande e forse sarebbe piaciuto di più anche a lui passare la giornata a guardare Yuya. Gli sembrava diverso, non poteva dire di non aver conosciuto il vero Yuya in quegli anni e in modo più approfondito da quando stavano insieme, ma in quella particolare situazione gli sembrava davvero che lo stesse riscoprendo ancora una volta.
Depose il barattolo per terra e camminò avvicinandosi alla scala.
“Yuuyan” lo chiamò. “Yuuyan posso provare a usare quello?” disse, indicando il rullo che l’altro aveva in mano.
“Yuri, non mi fido molto di questa scala, forse è meglio se…”
“Per favore, solo una passata, sembra più facile di quello che sto facendo io e poi se tieni tu la scala non corro pericoli, no? Starò attento!” promise.
Vide Yuya pensarci un attimo, prima di annuire e scendere, bagnando la spugna cilindrica nella vernice e scuotendola con forza, facendo cenno a Yuri di salire.
“Te la passo quando arrivi!” gli disse, reggendogli la scala mentre saliva i gradini e allungandogli il manico del rullo quando fu pronto. “Vedi dove mi sono interrotto io? Prosegui da lì, parti da quel punto e scivola bene, un movimento fluido e deciso” spiegò.
Yuri annuì e si concentrò, cercando di fare come gli aveva detto il più grande e finendo inevitabilmente per sporcarsi il braccio e i vestiti con alcune gocce di vernice.
“Ops” mormorò, mordendosi il labbro.
“Non ti preoccupare, non è niente, va via con l’acqua, guarda anche io mi sono macchiato” lo tranquillizzò, mostrandogli le gocce di tinta sulle braccia e sul viso, sorridendogli.
Yuri annuì mesto, ripetendo il movimento e colorando un altro pezzo di muro, prima di interrompersi e sedersi in cima alla scala, abbassando le braccia.
“Yuri che c’è?” chiese preoccupato Yuya vedendo che aveva smesso di lavorare e salendo due gradini, trovandosi subito con il volto di fronte a quello del più piccolo.
“Yu?” lo chiamò piano. “Sei preoccupato per la vernice? Non è nulla, piccolo, andrà via anche dai pantaloni” confermò di nuovo.
“Sì, lo so, non è questo Yuuyan, non mi interessa dei vestiti. Mi sento strano” ammise, era vero non si capiva neanche lui, quindi non poteva spiegare a Yuya cosa lo turbasse, sebbene neanche quello esprimesse realmente quello che sentiva.
“Forse c’è davvero troppo odore qui dentro, conviene uscire e…” fece per scendere dalla scala, ma Yuri lo fermò, afferrandolo per la maglietta, imponendogli di rimanere lì con lui. Allargò le braccia e lo strinse in collo, chinandosi per baciarlo.
Yuya non si oppose, rispose al bacio con enfasi, posandogli le mani sulle guance, allontanandolo poi da sé per scrutarlo in volto.
“Yuri, stai bene?”
“Mh… sì, credo di sì io… io credo che tutto questo, quello che significa e tu ed io non lo so, ti guardavo e non riuscivo a pensare a niente, a concentrarmi sul lavoro e…”
Yuya sorrise tra sé, interrompendolo, baciandolo di nuovo teneramente.
“Ti sei eccitato?” mormorò a voce bassa contro la sua tempia, incorniciandogli il volto con le mani, scivolando a parlare direttamente nel suo orecchio.
“Mh, in effetti sei decisamente sexy con questa mise” scherzò, prendendogli il labbro superiore tra le sue e sporgendo la lingua per accarezzare quella di Yuri che si ritrovò a sospirare e a stringersi maggiormente a lui.
“Tu lo sei decisamente di più” riuscì a dire Chinen, tra gli ansimi, cercando con le mani la sua pelle calda al di sotto della maglia.
Yuya lo fermò, allontanandolo da sé e scendendo di nuovo con i piedi per terra, tendendo le braccia verso il più piccolo.
“Vieni” gli disse e Yuri scese due gradini prima di lasciarsi andare in braccio al più grande che lo sorresse sotto il sedere, chiedendogli di allacciargli le gambe dietro la schiena. Yuri gli prese le guance, attirandolo contro le proprie labbra, lasciando che le mani gli stringessero le spalle scoperte, indicando poi un punto alla loro destra.
“Di là” lo guidò, staccandosi un istante dalla sua bocca e Yuya si spostò, facendo sedere Yuri sul tavolo e scostando con una mano gli oggetti presenti sul tavolo.
Yuri afferrò l’orlo della maglia del più grande, sfilandogliela e gettandosi sul suo collo, torturandolo di morsi e baci, passando la lingua sulle clavicole, mentre le mani di Takaki erano sulla sua pelle, sotto la maglia sfioravano i capezzoli, pizzicandoli con le dita, costringendo Chinen a gemere e ansimare forte.
Il più piccolo si scostò da lui, il tempo necessario per togliersi la maglietta e poi stendersi all’indietro, scivolando meglio anche con il sedere, allargando le gambe per permettere a Yuya si sistemarsi tra esse. Il più grande si abbassò su di lui, usando anche la bocca per fare in modo che i suoi gemiti sommessi si trasformassero in grida roche e adesso Yuri sapeva cos’era quella sensazione che sentiva, non era intossicazione a causa degli odori forti delle vernici, era intossicato da Yuya, era Yuya che gli faceva quell’effetto, stordendolo come fosse una droga.
Lo abbracciò in collo, mentre affondava le mani tra i suoi capelli e lo tirava verso di sé, conducendolo verso la propria erezione che Yuya si era premurato di liberare, spingendolo a dargli di più: non gli bastavano le carezze, non gli bastava il suo tocco deciso, voleva di più e Yuya lo accontentò prendendolo completamente in bocca, scivolando quasi del tutto, sentendo Chinen gridare e inarcarsi. Allungò una mano, cercando con le dita la bocca del più piccolo e questi gli afferrò la mano portandosela alle labbra, leccando e inumidendole con la propria saliva, lasciandogli andare il braccio e sollevando i fianchi per far capire a Yuya che poteva passare alla mossa successiva. E ancora una volta Takaki non lo deluse, mentre ancora muoveva la bocca sul suo sesso, piano infilava un dito dentro di lui, fermandosi quando lo sentì rigido e provando ancora quando Yuri si lasciò andare di più, permettendogli l’accesso, iniziando a godere per quella duplice stimolazione, chiedendo di più quando sentì il numero delle dita entrare in lui.
“Yuuyan” lo chiamò con voce roca, tirandogli i capelli per allontanarlo da sé, piegando le gambe, guardandolo con occhi lucidi.
Yuya sorrise, sollevandosi solo per raggiungere le sue labbra e baciarlo con urgenza, mescolando i loro sapori, slacciandosi al contempo i pantaloni: li lasciò scivolare fino alle ginocchia e così anche la biancheria, mentre con le mani si toccava, pronto a perdersi nel corpo del più piccolo.
“Dèi, Yuri” mormorò con voce affannata il più grande, baciandolo un’ultima volta, prima di mettersi dritto con la schiena e afferrandogli le gambe, iniziare a penetrarlo. Affondò le unghie nella sua coscia, stringendogli il sesso con una mano, cercando di distrarlo, osservando il suo volto sfatto dal piacere e il suo corpo tremare e inarcarsi, andandogli autonomamente incontro, affinché quella lenta tortura finisse e fossero finalmente di nuovo una cosa sola. Solo allora Takaki si fermò, riempiendo il corpo di Yuri e il suo viso di carezze, sentendolo poi con le mani risalire sulle sue braccia e sollevarsi, gemendo per il piacere di sentirlo affondare ancora dentro di lui. Yuri lo strinse in collo e lo richiese per un bacio, allacciandogli le gambe di nuovo dietro la schiena, muovendosi insieme a lui, ordinando a Yuya di spingere e non fermarsi, implorandolo, chiamando il suo nome svariate volte con voce sempre più alta, fino a che perdendo ogni capacità di resistenza, non si sciolse nella sua presa e mugolando ancora di piacere quando Yuya continuò a muoversi dentro di lui, affondando sempre di più, fino a venire nel suo corpo.
Yuya delicatamente lo fece di nuovo stendere sul tavolo, sfilandosi dal suo corpo, ripulendo se stesso e Yuri, prima di rivestirsi.
Quando il più piccolo riprese fiato, Yuya sorrise, aiutandolo a tirarsi su i pantaloni e abbracciandolo forte, accarezzandogli i capelli; si guardarono negli occhi e Yuri sorrise, senza riuscire a staccare le mani dal corpo di Yuya, a smettere di baciarlo.
“Ti amo” confessò all’improvviso. “Ti amo” ripeté.
Yuya sorrise e lo baciò di nuovo, mormorandogli a sua volta all’orecchio parole d’amore e ridacchiando poi piano.
“Dopotutto, credo che chiamerò qualcuno per darci una mano” decise e Yuri lo guardò confuso.
Yuya gli baciò la punta del naso e la fronte, prendendolo tra le braccia e risalendo le scale.
“Yuu, non abbiamo finito” appuntò, indicando i barattoli di vernice e i pennelli, ma il più grande scosse il capo.
“Non ti preoccupare, adesso torniamo a casa, voglio passare il resto della giornata insieme e te a coccolarti, a baciarti, ad accarezzarti, a fare l’amore con te. E domani chiamerò un’impresa affinché vengano a sistemare casa. Da soli ci metteremo troppo tempo, hai ragione, e ne abbiamo aspettato anche troppo. Voglio iniziare presto la nostra nuova vita insieme Yuri” decise sorridendo, vedendo Yuri annuire concorde con lui.
“Beh, per una volta, Yuuyan, non ho nessuna obbiezione!” esclamò a sua volta, tornando a baciarlo di nuovo.