[Inoobu] La dura legge del gol

Dec 24, 2012 00:03

Titolo: La dura legge del gol
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yabu Kota, Inoo Kei, Yaotome Hikaru, Yamada Ryosuke, Arioka Daiki
Pairing: Inoobu, Ariyama
Rating: PG
Genere: AU, fluff, romantico
Warning: slash
Wordcount: 2.740 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la Maritombola indetta da maridichallenge con il prompt 32. Bianco/Nero, per la community diecielode per la tabella Ideal Good con il prompt ‘calma’ e per la 500themes_ita con il prompt ‘bianco e nero’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: Maritombola
Tabella: Ideal Good
Tabella: 500themes

Tutta per simph8!!

Buon compleanno Chiaaaaaaa <3 <3 <3 <3 <3

Kota entrò nel locale avvicinandosi al bancone e sollevando un braccio in direzione del cameriere che lo salutò con un sorriso.
“Ciao, Kota!”
“Yama-chan! Sono già arrivati?” domandò, sedendosi sulla seggiola e controllando velocemente la sala con lo sguardo.
“Secondo te? Sono qui già da un’ora!” rise il più piccolo, finendo di asciugare un bicchiere.
“E come ti sembrano?” si informò Yabu.
“Agguerriti, come sempre… ma d’altro canto cosa ci possiamo aspettare?” scherzò Yamada. “Cosa ti porto?”
“Una birra! E magari anche un posto in cui nascondermi!” gli disse ridendo, mentre l’altro stappava la bottiglia, poggiandogliela davanti, sopra un fazzolettino.
“L’unico posto disponibile è qua sotto, se ci stai…” propose con fare divertito, stringendosi nelle spalle e vedendo un altro ragazzo avvicinarsi e poggiare il braccio sulla spalla del cliente, sedendosi al suo fianco.
“Kota, non ci starai provando con il mio ragazzo, vero? Ho sentito qualcosa riguardo il nascondersi sotto il bancone” parlò il nuovo arrivato, sporgendosi poi per baciare Yamada sulle labbra, ridendo.
“Magari, Daiki, magari. L’avrei preferito” commentò Yabu, guardando Yamada che gli passò giocosamente lo strofinaccio sul viso.
“Sei pronto per la serata?” domandò Arioka, facendo l’occhiolino a Ryosuke quando questi gli offrì da bere, allontanandosi poi per andare a servire ai tavoli.
Yabu prese un lungo sorso di birra, voltandosi poi per poggiare i gomiti contro il bancone.
“Pronto a perdere, vorrai dire!” rettificò una terza voce, seguita da un risata e Yabu sollevò gli occhi al cielo.
“Hikka…” salutò il più grande. “Kei” sollevò la bottiglia di birra in direzione dei due amici, sentendo Inoo ridere e abbracciare Hikaru.
“È nervoso, è nervoso, guardalo!” lo prese in giro.
Hikaru sollevò un braccio a circondare le spalle di Kei e iniziò a parlare del più grande come se lui non fosse presente: “Vedi, Kei-chan… fa così perché sa già che perderà. Non possono nulla contro di noi! Siamo troppo forti!”
“È molto facile parlare per voi che vi siete conquistati la finale con sporchi mezzucci” replicò tranquillo Yabu.
“Ah, quando la finirete con questa faccenda? Quei rigori erano assolutamente meritati, siamo più forti, punto e basta, mettetevelo in testa!” si alterò Kei, avvicinandosi al più grande.
“Coda di paglia, Kei-chan?” mormorò Yabu, sporgendosi verso di lui, felice di aver fatto perdere la calma all’altro. “È esattamente di questo che parlo” gli disse, colpendogli la fronte con il collo della birra, bevendo un altro sorso di birra e scendendo dallo sgabello.
Inoo lo guardò malissimo e Hikaru cercò di calmarlo posandogli le mani sulle spalle.
“Avanti, avanti, state buoni! Kei, questo scettico Milanista, parla così perché è da solo questa sera, nessuno lo spalleggerà. Sa che contro la Vecchia Signora non può niente!” sottolineò.
“Io tifo Milan stasera!” la voce di Yamada, tornato dagli amici, fece voltare Kei sconvolto verso di lui.
“Cosa? Yama-chan, non puoi!”
“Perché?” domandò il più piccolo, avvicinandosi al suo ragazzo che gli permise di sistemarsi tra le sue gambe, facendogli scivolare le braccia sulle spalle, intrecciando le mani sul suo petto, per stringerlo a sé.
“Dai-chan, digli qualcosa!” replicò Kei.
“Ma dai, Kei-chan, cosa vuoi che succeda se si schiera con Yabu! Tanto perderanno comunque…” affermò.
“Daiki…” Yamada gli diede un colpo sulla mano, divertito.
“Mi dispiace, tesoro, ma sarà così!” spiegò Arioka al fidanzato, sorridendo poi a Yabu: “C’est la vie.”
“È un bene per te che Ryo-chan non sia un vero tifoso, altrimenti la vostra relazione non durerebbe a lungo, competitivo come sei!” commentò Yabu guardandoli.
“Oh, io invece penso che sarebbe molto più interessante” replicò Arioka con tono basso contro l’orecchio del fidanzato il quale rise, girandosi poi verso di lui e baciandolo.
“Sì, sì… risparmiatemi!” li riprese Kei, muovendo una mano per aria e indicando il loro tavolo. “La partita sta per cominciare, andiamo!” li spronò.
“Tu che fai? Resti qui?” chiese Kota a Daiki che sembrava non volersi muovere dalla sua postazione, né lasciare che lo facesse Yamada.
“No, adesso viene con voi!” rispose Ryosuke per lui, scostandosi.
“Mi stai scaricando?” Daiki mise il broncio, prendendolo per i fianchi.
“No, ma salvaguardo il mio posto di lavoro, c’è un sacco di gente e devo lavorare! Non posso stare dietro a te stasera.”
“No, infatti solitamente è il contrario, ma se lo desideri si può provare…” mormorò malizioso Daiki, scendendo dallo sgabello e rubando un ultimo bacio sulla bocca ad uno sconvolto Yamada, il quale gli colpì il sedere con lo strofinaccio e Daiki si volse verso di lui: “È esattamente questo che intendevo” rise, facendogli di nuovo l’occhiolino e raggiungendo Yabu, Kei e Hikaru al loro tavolo.
“Kota!” lo richiamò Kei, guardandolo divertito. “Che fai dopo la partita?” sorrise.
Yabu attese un istante prima di rispondere, sulla difensiva.
“Perché?”
“Perché io e Hikka abbiamo deciso di organizzare una festicciola a casa mia per la vittoria! È già tutto pronto!” spiegò sicuro di sé. “Abbiamo addobbato con striscioni e palloncini colorati!” disse.
“Io nella tana del nemico non ci metto piede neanche morto! Tutto quel bianco e quel nero mi farebbe venire l’orticaria. E comunque ancora non avete vinto, perché siete così presuntuosi?”
“Non siamo presuntuosi, siamo forti, è diverso!” specificò, vedendo Yabu sorridere divertito, era così divertente vedere come Kei si accendeva subito che avrebbe continuato all’infinito.
Daiki e Hikaru si guardarono scuotendo il capo e Yaotome, seduto accanto a Kei, lo prese per le spalle facendogli poggiare la schiena contro di sé, accarezzandogli i capelli.
“Non devi dargli soddisfazione. Sa che perderà e quindi ci calunnia!” disse, guardando storto Kota.
“Dico solo la verità, è palese a tutti il vostro tipo di gioco e poi se Kei-chan se la prende tanto, vuol dire che sa che ho ragione! Vero, Kei?” lo punzecchiò, stringendogli con due dita una guancia, venendo scostato infastidito dalla mano di Kei.
“Io con te non ci parlo! Non è molto sportivo quello che stai facendo!”
“Io rivedrei le priorità della mia fede calcistica allora se la pensi così.”
Kei si voltò sconvolto verso di lui, spalancando la bocca, incrociando le braccia al petto e ignorandolo.
“Quello che dici non mi tange. Mi entra da un orecchio e mi esce dall’altro! Ah!” si risollevò dalla comoda postazione contro il corpo di Hikaru, volgendosi verso Kota. “Senti, rendiamo le cose più interessanti!”
“Ohi, ohi!” Hikaru sospirò, meritandosi un’occhiataccia da parte di Inoo.
“Se vincete voi, poniamo di essere in un universo alternativo in cui il Milan possa qualcosa contro la Juve” iniziò, “ti offro una cena e” aggiunse, per rendere il tutto più allettante, “indosserò una maglia rosso-nera.”
Hikaru a quell’ultima clausola inorridì, lui non l’avrebbe mai fatto, nel suo cuore erano scolpiti solo due colori e quelli sarebbero stati per sempre.
“Se vinciamo noi” continuò Kei, “Tu verrai alla nostra festa, ti stamperai in faccia un bellissimo sorriso e brinderai alla vittoria della Juve!”
“E indosserai una maglia bianco nera!” rincarò Hikaru.
“Grande, Hikka!” Kei gli porse una mano e Yaotome vi batté il cinque.
“Allora?” lo spronò il più piccolo.
“Se tergiversi la prenderemo come una mancanza di fiducia nella tua squadra” gli fece notare Daiki rimasto fino a quel momento in silenzio e Yabu non poté fare a meno di cedere.
“Ci sto!” scommise, stringendo la mano di Kei, sentendo nello stesso istante l’arbitro fischiare l’inizio della partita.

*

“Tadaaaaan!” Kei spalancò la porta del proprio appartamento mostrando agli amici la cucina e l’ingresso addobbati a festa con striscioni con su scritto “Forza Juve” e palloncini bianchi e neri. “Allora? Bello, vero?” chiese ai suoi ospiti. “Mi ha aiutato Hikka ad appendere quelli!” disse, indicando le decorazioni in alto.
“Non avevi di meglio da fare, eh?” lo riprese sottovoce Yabu.
“La sconfitta brucia, vero?” lo prese in giro il più piccolo, punzecchiandogli un fianco con il gomito.
“Yama-chan” Kei si rivolse a Ryosuke, “io te l’avevo detto che avresti fatto meglio a scommettere contro il Milan, ma tu non mi hai ascoltato!”
“Naa… Dai-chan è felice, per cui sono felice anche io. Scusa Kota!” disse Yamada al più grande, guardandolo mesto.
“Figurati, tanto ormai sono circondato, uno più uno meno!”
“Forza, forza, bando alle ciance, vieni devi pagare pegno!” gli disse Kei, prendendolo per un polso e portandolo nella propria stanza, aprendo un cassetto e prendendo una maglia accuratamente ripiegata.
“Trattala bene, mi raccomando, niente macchie di cibo o birra, attento a come ti siedi è originale e…”
“Posso respirare, almeno?” domandò Yabu, prendendo l’indumento e vedendo Kei piegare il capo di lato, pensandoci su.
“Sì, ma non troppo forte” sorrise, dandogli una pacca sulla spalla. “Forza, mettila! O devo spogliarti io?” lo provocò scherzosamente e Yabu sollevò gli occhi al cielo, disperato.
“Va bene, va bene, che ansia!” lo rimproverò, spingendogli la fronte con una mano, levandosi la maglia e indossando quella che Kei gli aveva prestato.
“Ah!” urlò il ragazzo, battendo le mani e scompigliandogli poi i capelli con entrambe, trascinandolo di nuovo dagli altri. “Hikka! Hikka, guardalo!” disse al più piccolo, il quale stava bevendo un bicchiere di Coca Cola e quando lo vide per poco non si strozzò.
“Sono decisamente i tuoi colori!” affermò divertito, prendendolo in giro.
“Sì, sì, grazie… oltre al danno la beffa!” si auto commiserò Kota, sedendosi accanto a Daiki e Yamada che stava seduto in braccio al più grande.
“Ma voi due non vi separate mai?” domandò loro e Yamada chinò il capo confuso.
“Ehi, se sei frustrato per la partita non prendertela con noi!” lo rimproverò Daiki, continuando anche lui a spettinarlo per indispettirlo e ridendo. “Hai ragione Hikka, gli dona proprio” commentò Arioka, stringendo a sé Yamada, prendendo in giro Yabu che decise di affogare i propri dispiaceri nei salatini e in qualche birra, sentendo gli amici continuare a commentare le azioni compiute dalle due squadre quella sera e sforzandosi di sorridere quando Kei gli rammentò i punti fondamentali della loro scommessa.

*

Diverse ore dopo Yabu entrò nella stanza da letto di Kei, passandosi stanco una mano sugli occhi: avevano fatto chiasso fino a tardi e alla fine, nonostante la sconfitta che ancora bruciava nel suo cuore, si era comunque divertito, avevano mangiato e bevuto così tanto che Hikaru aveva finito per addormentarsi sul tavolo della cucina, mentre Yamada e Daiki, appartatisi sul divano per farsi comodamente i cavoli loro, si erano appisolati stretti l’uno all’altro. A dire il vero, Yabu li aveva trovati anche molto carini, nonostante li prendesse sempre in giro non poteva fare a meno di restare affascinato ed essere felice del rapporto che i due avevano.
“Kei? Oh, sei qui!” disse notando il ragazzo.
“Sì, mi stavo cambiando, entra pure!” gli diede il permesso l’altro, indicandogli il letto affinché si sedesse.
“Scusa, mi pare di aver lasciato qui la mia maglia, sarà ora di tornare a casa, è tardi! Se vuoi sveglio i tre belli addormentati e li riporto a casa… o almeno Daiki e Ryo-chan” si corresse.
Kei si tolse i pantaloni, restando con addosso solo la camicia e si sedette sul proprio letto, lasciandosi andare con la testa sulle gambe di Kota, guardandolo da quella posizione, prendendogli l’orlo della maglia.
“Dì, la verità, ha tipo iniziato a pungere da quando l’hai indossata, vero?” lo prese in giro, risollevandosi e alzandosi, squadrandolo critico, portandosi una mano sotto al mento.
“Non lo so sai se puoi cambiarti, fino a quando valeva il patto?” continuò a stuzzicarlo divertito e Kota lo supplicò con occhi spalancati.
“La posso togliere, adesso? Ti prego!”
Kei ridacchiò piano e annuì.
Yabu si portò le mani all’orlo della maglia, levandola, restando a petto nudo, sospirando per quella tortura gratuita, passandosi le mani sulle braccia, tendendola poi a Kei che rise.
“Esagerato!” disse, levandosi la camicia e indossando a sua volta la maglia.
“L’avresti fatto anche tu se ti avessi costretto a indossarne una del Milan!” appuntò Kota.
“È così comoda! Ora è anche calda” commentò il più piccolo, lisciando la stoffa,osservandola e perdendo d’improvviso l’equilibrio nonostante fosse fermo, sbilanciandosi su Yabu.
“Attento!” lo sostenne Kota quando Kei si sedette sulle sue gambe.
“Ops, scusa” sorrise il più piccolo, ridacchiando.
“È grave allora se non ti reggi in piedi, hai bevuto troppo per festeggiare ed è tardi, sarà il caso che tu vada a dormire, no?” suggerì Kota.
Kei però continuava a guardarsi la maglia pensieroso.
“Mh, sai non ti donava poi così tanto” commentò, alzando gli occhi su di lui e trovando Yabu che sorrideva e annuiva.
“Io te l’avevo detto, in effetti sta meglio a te!” concesse, ridacchiando appena e sentendo le mani di Kei posarsi sulle sue spalle e poi Inoo chinarsi verso di lui poggiando le labbra sulle sue.
Yabu rimase confuso da quel gesto, allontanandosi e sentendo nell’aria uno schiocco, vedendo Kei aprire gli occhi e poi sporgere di nuovo il viso in avanti.
“Aspetta” lo fermò Kota tirando indietro il capo. “E Hikaru?” chiese.
“Hikaru?” ripeté Inoo, guardandolo confuso.
“Sì, tu… voi… insomma, voi non…”
“Noi non…?” volle comprendere il più piccolo.
“Sì, insomma… voi state insieme!”
“Cosa?” fu Kei stavolta a tirare indietro la testa, guardando l’altro sconvolto, prima di iniziare a ridere a bassa voce. “Questa è bella? E chi mai te l’avrebbe detto?”
“Beh… nessuno. L’ho dedotto!”
Kei smise un istante di ridere, circondandogli meglio le spalle con un braccio, attirandolo contro di sé, lasciando scivolare l’indice sul suo petto.
“Mmh, di secondo nome non fai Sherlock, vero?” lo prese in giro, scivolando meglio su di lui e guardandolo in modo esauriente, muovendo il capo, fissandogli il braccio che Kota poi mosse per abbracciarlo in vita. “Bene” annuì soddisfatto vedendo che Kota l’aveva compreso senza bisogno che chiedesse, “e adesso spiegami cosa ti ha dato da pensare che io e Hikaru stessimo insieme?” domandò sempre più divertito.
Kota inspirò un bel po’ di volte, prima di rispondere, cercando di non farsi prendere dal panico e di non perdere la calma: dal modo in cui Kei si stava comportando, iniziava a temere che ci fosse qualcosa di decisamente sbagliato nei propri calcoli.
“Allora?” lo spronò Kei, infilandogli una mano tra i capelli, guardandolo curioso.
“Allora” Kota tossicchiò, schiarendosi la voce. “Siete molto amici.”
“Mh, sì anche io e Daiki” obbiettò il più piccolo.
“Ok e siete sempre appiccicati… anche oggi al pub mentre guardavamo la partita, l’hai abbracciato, eri poggiato contro di lui…” elencò.
“Lo faccio anche con Ryo, mi piace che la gente mi coccoli e mi piace stare al centro dell’attenzione” spiegò Kei.
“Sì, ma con me non l’hai mai fatto” appuntò un po’ risentito. “Da quando vi conosco vi ho sempre visto così, io non…”
“E se avevi questo dubbio che ti tormentava perché non hai chiesto?”
“Non era un dubbio che mi tormentava, solo lo credevo e se avessi chiesto potevo sembrare indiscreto o potevate farmi domande compromettenti che…”
“Ti è dispiaciuto?” lo interruppe Kei.
“Cosa?”
“Che non sia stato così… diciamo espansivo anche con te?”
Kota lo guardò negli occhi, notandoli divertiti.
“No, cioè, pensavo che fosse perché non ci conoscevamo ancora bene e…”
“Era una tattica!” rivelò Kei.
“Per cosa?”
“Per prendere tempo!” spiegò con fare ovvio. “Mi sei piaciuto subito e ammetto di non essere proprio una persona facile con cui trattare, per cui cercavo di capire fino a dove potessi spingermi, ma tu sei sempre rimasto molto sulle tue e così…” si strinse nelle spalle, lasciando cadere il discorso.
“Quindi è colpa mia?” domandò Yabu accennando un sorriso, sentendosi invadere da una strana calma, ora che aveva capito che i suoi sentimenti era indirizzati verso la persona giusta quella sensazione di disagio e inadeguatezza che provava quando stava con i suoi amici, sembrava scomparsa. “Quello era il tuo modo di flirtare con me e io non me ne sono accorto?”
“Sì…” ammise Kei, poggiandosi meglio con il petto contro quello di Kota, sorridendogli.
“E ora che ho svelato le mie carte, ora che è chiaro che sono libero come l’aria e che, se ho letto bene i segnali, ho una qualche probabilità di piacerti, se provassi a baciarti di nuovo otterrei una reazione diversa da quella di prima?” domandò Inoo con tono di voce basso e Yabu fece un’espressione pensierosa, prima di muoversi rapido sul letto, facendo stendere Kei sotto di sé, sistemandosi in mezzo alle sue gambe.
“Kota, che fai?” rise. “Sei matto?”
Yabu lasciò passare una mano sul torace di Kei, giungendo all’orlo della maglia, afferrandola con entrambe le mani.
“Potrebbe essere diversa” concesse, sollevando la stoffa, “proviamo a levare questa prima, mi inibisce e non fa stare tranquillo” mormorò, sfilandogli la maglietta dalla testa: Kei alzò le braccia, lasciandolo fare, sentendolo tornare poi su di lui.
“Riproviamo?” suggerì Yabu, chinandosi verso il volto di Kei il quale ridacchiò, schiudendo le labbra, pronto a ricevere quel bacio tanto agognato.

comm: 500themes_ita, genere: oneshot, present-o, hey! say! jump: inoo kei, pairing: ariyama, comm: diecielode, hey! say! jump: arioka daiki, hey! say! jump: yamada ryosuke, hey! say! jump: yaotome hikaru, pairing: inoobu, tabella: ideal good, comm: maridichallenge, fanfiction: hey! say! jump, hey! say! jump: yabu kota, challenge: maritombola, tabella: 500themes, rpf, genere: au, warning: slash

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