[Takaru] How do you love someone without getting hurt?

Dec 23, 2012 15:22

Titolo: How do you love someone without getting hurt? [How do you love someone - Ashley Tisdale-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggio: Yaotome Hikaru, Takaki Yuya
Pairing: Takaru
Rating: PG-13
Genere: malinconico, triste
Warning: slash
Wordcount: 1.010 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la Maritombola indetta da maridichallenge con il prompt 27 ispirato a questa canzone, per la 10disneyfic per il Set Mix con il prompt “A volte è meglio essere soli” “Che cosa vuoi dire?” “Nessuno può ferirti”, per la think_angst, per la tabella Citazioni 2 con il prompt “Se io piangessi dichiarerei la mia sconfitta e la compassione non fa per me” e per la 500themes_ita con il prompt ‘prima che scenda la prossima lacrima’ e per la
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: Maritombola
Tabella: Set Mix
Tabella: Citazioni 2
Tabella: 500themes

Hikaru osserva Yuya dormire accanto a lui, il più grande riposa, steso pancia sotto, ignaro di quelli che sono i pensieri del più piccolo riguardo quel loro rapporto che Hikaru per primo non sa come definire.
Non può essere una relazione, perché alla fine quello che fanno è solo sesso, non perdono neanche troppo tempo in preliminari, non ci sono carezze dopo, non ci sono braccia calde a stringere i corpi bollenti, non ci sono baci. Niente.
Eppure Hikaru vorrebbe davvero che qualcosa di più ci fosse, che tutti quei gesti che è sicuro Yuya sia solito compiere dopo aver fatto l’amore con il suo ragazzo e siano talmente naturali, li vorrebbe sentire su di sé, ma sa che se solo provasse a rivolgere le stesse premura anche a lui, proverebbe dolore.
Perché Hikaru non è niente in fondo, non conta niente per Yuya, anche se si potrebbe sostenere il contrario, perché quando tradisci il ragazzo che dici di amare con il tuo migliore amico, forse tutto quel sentimento che vai a sbandierare ai quattro venti non è poi così forte.
E, invece, non è così: Yuya ama Yuri, lo ama come forse non ha mai amato e mai amerà nessun altro, perché Hikaru quell’amore lo vive sulla propria pelle ogni giorno e si sente inferiore, per questo fa così male. Per questo deve trovare il coraggio di prendere lui la decisione per entrambi, ma soprattutto per se stesso.
Perché anche senza esserne consapevole, Yuya lo sta uccidendo lentamente, con ogni suo gesto, ogni parola, ogni sguardo che gli rivolge, giorno dopo giorno lo porta alla distruzione.
E Hikaru adesso è stanco di piangere da solo, pentendosi per essersi lasciato andare all’illusione di un sogno per l’ennesima volta e per quanto sappia quanto lo faccia soffrire ci ricade sempre, continuando a ferirsi.
Osserva Yuya dormire, perché è tutto quello che può fare ormai, perché le parole non esistono quando entrambi sono svegli, dal momento che si trasformano solo in un groviglio di corpi, ansimi e gemiti e non c’è spazio per le loro anime, non più.
Poteva esserci? Forse, un tempo. O forse no, perché non può dire Hikaru quando ha iniziato ad amare così tanto Yuya da permettergli di calpestarlo, pur conoscendone i presupposti.
E fa ancora più male perché Yuya non se ne accorge, non si accorge di quel dolore che Hikaru prova ogni volta che lui lo tocca, ogni volta che i loro corpi entrano in contatto, perché Yuya non si guarda mai indietro, non guarda mai Hikaru, pensa solo a sé, pensa solo a Yuri, sempre, di questo Hikaru ne è convinto.
Per questo, seduto su quel letto, in quella stanza che odora ancora di loro, tra quelle lenzuola calde dei loro corpi, è costretto a prendere una decisione.
Non vuole farlo, ma sa che deve. Sa che deve farlo, prima che scenda la prossima lacrima, silenziosa e nascosta, colpevole.
Lo osserva dormire e posa una mano sulla sua schiena calda, si permette di lasciare scorrere le dita su quella pelle morbida e si stende di nuovo accanto a lui, un braccio piegato a sorreggersi la testa e poi si china, posa le labbra sulla spalla, da una all’altra, accarezza i capelli e scivola sul fianco, mai sazio di quel corpo, come se lo stesse scoprendo per la prima volta, permettendosi di essere egoista per una volta, fino a che non lo sente svegliarsi e guardarsi attorno confuso, riconoscendolo poi e sorridendo smarrito, come se avesse dimenticato per un istante perché sia lui la persona al proprio fianco.
“Hikka cosa c’è?”
L’espressione sul suo volto deve essere già di per sé esplicativa, perché Yuya si mette a sedere, ignorando le sue carezze, guardandolo confusamente.
“Niente” Hikaru scuote il capo tornando a sua volta seduto, sollevando le ginocchia al petto, coprendole meglio con il lenzuolo, “niente Yuuyan… mi dispiace averti svegliato.”
“Tu perché non dormi?” gli chiede il più grande.
“Non avevo sonno e poi stavo riflettendo...”
“Lo sai che non ti fa bene sforzare tanto la testa, mh?” Yuya ridacchia un po’, lo prende in giro, puntandogli l’indice contro la tempia e Hikaru in un’occasione diversa avrebbe ribattuto a tono, stando al gioco, ma non oggi, non ora, non quella notte. adesso che ha deciso di perdere anche quella falsa felicità nella quale si era crogiolato fino a quel momento.
“Io sono serio, Yuya…”
“A cosa pensavi allora?” decide di chiedergli, restando a sentirlo attento.
“Credo che a volte sia meglio essere soli” afferma semplicemente.
“Che cosa vuoi dire?”
“Nessuno può ferirti” commenta, guardandolo dritto negli occhi, senza aggiungere niente e Yuya comprende, capisce che non è una considerazione fatta così su due piedi.
“Hikaru…”
Yuya allunga un braccio e posa la mano sulla sua guancia, una carezza, la prima che gli riserva, così semplice e pura che Hikaru sente male al cuore, ed è così caldo il suo tocco, ha un calore nuovo per Hikaru, e fa dannatamente male.
Fa male arrivare quasi a toccare ciò a cui ha sempre anelato, sapere cosa si prova, come sarebbe potuto essere se solo tutto fosse stato diverso e sorride amaramente.
“Hikaru, mi dispiace io non pensavo che tu… credevo che sapessi che quello che c’è fra noi…”
Hikaru lo interrompe, perché non riesce a sentire quelle parole da lui, non le vuole sentire, perché sarebbe troppo.
“Tranquillo, Yuya, va tutto bene” gli dice, scostandosi da lui. “Sto bene. Non ho intenzione di piangere. Non davanti a te perché se io piangessi dichiarerei la mia sconfitta e la compassione non fa per me” fa una pausa, come in attesa di sentire ancora Yuya parlare, ma il più grande tace e dentro di sé Hikaru ringrazia, perché le sue intenzioni potrebbe vacillare e lui potrebbe di nuovo desiderare quel contatto, desiderare di cascarci ancora e ignorare per l’ennesima volta il proprio dolore, ma non può più farlo; si concede di guardarlo un’ultima volta e regalargli un sorriso, uno dei tanti forzati che in quel periodo si è disegnato addosso talmente bene e che non sa se riuscirà a cancellare
“Addio, Yuya” mormora, morendo dentro un po’ di più.

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