And we’ve Got to find Other Ways - Seconda Parte

Nov 18, 2012 16:56

Autore: hikaruryu.
Titolo: And we’ve Got to find Other Ways.
Fandom: Harry Potter.
Pairing: Regulus/Remus (accenni Remus/Sirius e Regulus/Sirius).
Rating: NC17/NSFW.
Capitolo: 2/2.
Beta: waferkya.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico.
Warning: Era dei Malandrini, Sesso descrittivo, Slash, What if.
Words: 5767/11081 (fiumidiparole).
Summary: Regulus non riesce a comprendere cosa ci trovi suo fratello di tanto speciale in Lupin, quindi inizia a studiarlo. Destino - o sfiga cosmica - vuole che inizi a trovare Remus ovunque vada e il Grifondoro si prende più confidenze di quanto gli piaccia. Ovviamente, nemmeno Sirius è molto contento della situazione.
Note: Avevo promesso questa storia a zia_chu una vita fa, ma fingiamo che io sia una brava persona che non si fa distrarre da altri fandom. La storia riprende quella che ho accennato in Attimi Rubati. La cover art è a opera di calypsolaninfa, la mia gifter :D

« Prima Parte.

DISCLAIMER: Non mi appartengono… bla-bla-bla…. Non ci guadagno niente… bla-bla-bla…

And we’ve Got to find Other Ways
Seconda Parte

L’amicizia è un concetto troppo Grifondoro per essere apprezzato dai tuoi compagni di Casa, tutti troppo egoisti ed ambiziosi per interessarsi al bene altrui - a meno che questo non sia strettamente legato ai propri comodi, s’intende. A Serpeverde ci sono solo parenti o alleati.
I Purosangue rimasti sono così pochi da essere tutti imparentati - forse è da lì che deriva il detto “parenti serpenti” - e, nel raro caso in cui non lo siano o il legame di sangue sia troppo labile, si avvicinano agli altri soltanto per convenienza. Possono provare simpatia, possono andare d’accordo, in alcuni casi possono perfino sentire empatia, ma non arriveranno mai al concetto di “amicizia” che regna nelle altre Case, perché sono coscienti che se dovessero scegliere tra la loro vita e quella di un compagno, sceglierebbero sempre e comunque la propria.
In sintesi: tra i figli di Salazar, non ci si può fidare di nessuno.
Severus Piton, in tal senso, per te è la figura che più si avvicina a un amico. È uno dei pochissimi Serpeverde a non essere un tuo parente - anche perché è un Mezzosangue - ed è un comodo alleato. Da un paio d’anni avete preso l’abitudine di studiare insieme in Biblioteca, quando dovete recarvi entrambi lì; lui ti aiuta con le materie in cui hai difficoltà e tu, con la tua semplice presenza, tieni lontano Sirius, che per evitarti rinuncia perfino a tormentare Piton. È una situazione conveniente per entrambi, insomma.
Per questo, nel momento in cui scorgi il suo profilo, ti accosti al tavolo a cui è seduto, ma solo quando ormai sei a qualche metro da lui noti che - stranamente - non è solo. Inarchi un sopracciglio quando scopri con chi sta studiando: Remus Lupin.
Deve essere una persecuzione.
«Avevi bisogno di qualcosa, Regulus?» domanda proprio lui, notandoti per primo.
Tu non sai bene cosa rispondere, troppo stupito di vederli insieme. Rivolgi lo sguardo su Piton, che non sembra affatto felice di trovarsi - e trovarti - lì.
«Siediti» tuttavia ti invita, indicando la sedia al suo fianco.
«Non vorrei disturbarvi. Non sapevo foste amici» replichi e, come ti aspettavi, le labbra sottili del tuo compagno di Casa si stirano in una smorfia.
«Abbiamo un accordo, tutto qua» sibila secco.
«Severus mi da una mano in Pozioni e io lo aiuto in Trasfigurazione» chiarisce gentilmente Lupin, forse per toglierlo dal - supposto - imbarazzo.
A quanto pare la libertà di chiamare i conoscenti con il nome di battesimo non se la prende solo con te.
Ti accomodi a fianco a Piton e, in silenzio, tiri fuori libri e pergamene, mentre questi riprende a spiegare sottovoce al coetaneo la distillazione di un filtro.
Il Grifondoro ogni tanto ti guarda di sottecchi, ma tu cerchi d’ignorarlo; questo non è proprio il momento adatto e Lupin dovrebbe capirlo da sé. La tua reputazione non è qualcosa che puoi mettere a rischio davanti a un altro Serpeverde.
Andate avanti così tranquilli per quasi mezz’ora, finché, all’improvviso, senti Piton irrigidirsi di fianco a te e alzi lo sguardo dalle pergamene. Quasi ti sfugge un’imprecazione e un campanello d’allarme squilla nella tua testa; tuo fratello si sta avvicinando. Guai in arrivo.
Solitamente la tua presenza basta a tenerlo lontano, ma - ovviamente - se uno dei suoi amici è con voi, la situazione cambia. A quanto pare, però, nemmeno lui si aspettava di trovarti lì, perché non appena ti vede si blocca per un attimo, prima di accigliarsi e riprendere a camminare ancor più deciso.
È preoccupato per Lupin? Crede che non possa cavarsela in compagnia di ben due Serpeverde? Vorresti tanto fargli presente che non siete cannibali, né bulli come lui.
Senza preoccuparsi di chiedere il permesso, scosta la sedia accanto a Lupin e si accomoda al vostro tavolo, poi puntella il gomito sul ripiano e poggia la testa sulla mano, rivolgendo tutta la sua attenzione all’amico, come se voi non ci foste. Cafone! Senti quasi la voce di vostra madre strillare in rimprovero nella tua testa.
L’eleganza con cui si muove tuo fratello, nonostante la posa poco signorile, è disturbante; tu non riusciresti a sembrare tanto affascinante nemmeno dopo anni e anni d’esercizio.
«Hai finito?» domanda al Prefetto, evidentemente a conoscenza di quello in cui è occupato.
«No. Che ci fai qui?» replica questi.
«Mi annoiavo. Ramoso corre dietro alle gonne della Evans e Codaliscia si è fatto ricoverare in Infermeria per una indigestione» risponde, e il fastidio con cui parla del suo migliore amico e quella ragazza è quasi pari a quello che Piton cerca di nascondere. «Dai, molla questa roba e vieni via con me» propone poi, con un sorriso smagliante.
«Non posso, lo sai. A differenza tua, io ho bisogno d’impegnarmi sul serio per mantenere buoni voti. A proposito, non hai un tema da finire per la McGranitt?»
«Ho già conclusa la mia lettera d’amore a Minerva» cinguetta Sirius. «Resterà fulminata dalla mia diligenza e dai miei profondi sentimenti per lei».
«Sicuro, e li classificherà con una bella “T”» conferma Lupin. «Dovresti portarle più rispetto» lo rimprovera, subito dopo.
«Tu non te ne rendi conto, ma sotto quell’espressione austera si cela un fuoco che attende solo di essere animato dal sottoscritto» sogghigna tuo fratello, e Piton proprio non riesce ad evitare una smorfia schifata, per quanto entrambi vi stiate sforzando di non ascoltare.
«Salazar, questa è un’immagine che potrebbe spingermi a diventare omosessuale» sibila disgustato.
«Sarebbe anche peggio» gli assicuri, tu che sei orripilato dall’idea di toccare qualunque donna, figurarsi la Professoressa McGranitt!
«Forse hai ragione» conviene, dopo un attimo di riflessione.
Lupin vi ha sentito e sta ridendo sotto i baffi, te ne accorgi anche così, senza bisogno di alzare gli occhi dai tuoi libri. Per quanto riguarda tuo fratello, non hai nessuna intenzione di guardarlo, ormai siete così bravi a ignorarvi reciprocamente che potete farlo anche se siete seduti allo stesso tavolo.
Ti concentri di nuovo sul tuo compito d’Aritmanzia, fingendo che nessuno di loro esista, ma ti sei incagliato in uno dei calcoli e proprio non riesci a sbrogliare la matassa.
«Difficoltà?» domanda Piton, notandoti torturare la piuma e tu gli indichi in silenzio il problema. «Come hai fatto a raggiungere questo risultato?» t’interroga perplesso, sorpreso dell’assurdità che sei riuscito a produrre.
«Permetti?» ti chiede Lupin, indicando il foglio, e dopo che tu annuisci, strabuzza gli occhi quando li posa sulla pergamena.
A quel punto, Sirius gli sfila il tuo esercizio di mano e, dopo avergli gettato un’occhiata concentrata, sgraffigna una piuma all’amico e gli intima: «Continua quello che stavi facendo». Lavora sul foglio per quasi dieci minuti, sotto il tuo sguardo attonito che non si scolla dalla pagina, infine posa la penna e fa strisciare la pergamena sino a te. Il tutto senza guardarti nemmeno una volta.
L’ha corretto, ti accorgi con sgomento. Ha identificato l’errore, l’ha cerchiato e ti ha risolto il compito. Ora ti sarà sufficiente ricopiarlo in una pergamena pulita e consegnarlo all’insegnante. Non sai cosa dire, davvero, e non hai nemmeno il coraggio di guardarlo.
Sirius si alza, s’imbuca tra gli scaffali e torna indietro con un libro di Babbanologia, poi si siede nuovamente al suo posto ed inizia a sfogliarlo. In copertina compare l’immagine di uno di quei mostri metallici che gli piacciono tanto, con i quali ha tappezzato di poster la sua camera - com’è che si chiamano? Topociclette? No… fotociclette? - e sui quali vostra madre inveisce ancora, perché non riesce ad eliminare l’Incatesimo di Adesione che lui ha utilizzato.
Quasi un altro quarto d’ora scorre sereno, finché non tira la manica di Lupin: «Ehi, Lunastorta, cos’è uno scacciavite?» domanda, perplesso.
«Forse intendevi un cacciavite» lo corregge. «È una specie di bacchetta metallica che serve per montare le viti».
«Viti?» chiede Sirius, sempre più confuso.
«Ehm… sì, insomma, quelle che si usano per costruire i mobili» continua Remus, ma tuo fratello - e anche tu, in effetti - brancola ancora nel buio.
Piton sbuffa: «I Babbani, ovviamente, non possono usare Incantesimi di Adesione. Per fissare gli oggetti li bucano e li uniscono piantandovi delle asticelle di metallo - le viti - che vengono montate con i cacciaviti» chiarisce, in un riassunto coerente.
Sirius sembra decisamente stupito che un Serpeverde sia a conoscenza di un’informazione simile, ma poi mormora: «Oh, ingegnoso!»
Proprio mentre tu commenti: «Bucano gli oggetti? Ma è una barbarie!»
Lupin si lascia sfuggire una risatina, poi spiega: «Non hanno altro modo per farlo».
In quel momento lo stomaco di tuo fratello gorgoglia - forse ruggisce rende di più l’idea - in modo imbarazzante e lui si acciglia. «Ne hai ancora per molto?» domanda all’amico. «Sto morendo di fame. Facciamo un salto nelle cucine?» e mette su quello sguardo da cane bastonato che farebbe sentire chiunque il peggiore dei criminali; è odioso, davvero, e non capisci perché non possa andarci da solo e debba portare via Lupin.
Stizzito, apri la cartella e tiri fuori uno Zuccotto di zucca, per poi posarlo davanti a tuo fratello, che ti occhieggia incerto.
«Non è avvelenato» gli assicuri, rivolgendogli per la prima volta la parola, mentre continui a frugare. È solo un modo per ricambiare l’aiuto in Aritmanzia, non ti piace avere debiti. Dopo qualche secondo tiri fuori una Cioccorana e la offri a Lupin, che ti regala un sorriso.
«Hai svaligiato Mielandia?» Piton mette su quell’espressione sarcastica che - Salazar! - gli invidi da morire.
«Elfo domestico fedele» spieghi, conciso, tirando fuori infine una confezione di Piperille. Né tu, né il tuo compagno di Casa amate le cose dolci.
A sentire nominare Kreacher, tuo fratello si blocca, poi sembra decidere che divorare la merendina in due morsi è il modo migliore di vendicarsi. Lupin fa appena in tempo ad inghiottire il cioccolatino che l’ombra incombente di Madama Pince si staglia su di voi.
«Cibo in Biblioteca?» chiede conferma, minacciosa.
«Non si preoccupi, Madama, sono solo caramelle, non sporcheremo niente» la rassicura Lupin, ma lei sembra ancora più oltraggiata.
«Mi meraviglio che un Prefetto permetta una simile violazione. Proprio voi, poi, tre dei migliori studenti della scuola» continua la tirata, rivolgendosi anche a te e Piton.
«Grazie per la considerazione. Anche io sono tra i migliori, sa?» la distrae Sirius e tu ti affretti a far sparire il pacchetto incriminato.
«Ha perfettamente ragione, Signor Black, lei è tra le migliori calamità di Hogwarts. È una piaga biblica!» rincara, con le mani posate sui fianchi, impettita come una scopa.
«La prego, non lo incoraggi» sospira Lupin, schiaffandosi una mano sulla fronte, mentre tuo fratello ghigna soddisfatto.
Appurato che il cibo è scomparso, la bibliotecaria gira sui tacchi e si allontana. Non appena volta l’angolo, tu tiri nuovamente fuori le Piperille e le posi al centro del tavolo, sotto il sorriso compiaciuto di Sirius, che ne prende una manciata. Piton, disinteressato a tutta la faccenda, torna al suo compito, e Lupin borbotta qualcosa che suona sospettosamente come “Black”.

*°*°*°*°*

Lasci la Biblioteca un paio d’ore dopo, quando ormai Severus è l’ultimo rimasto. Ti stai incamminando verso i sotterranei, intenzionato a lasciare la tua borsa in Dormitorio prima di salire a cena, quando ti senti afferrare per una manica e vieni trascinato in una nicchia buia, per poi essere sbattuto contro il muro.
Cerchi di protestare e impugnare la bacchetta, ma prima di riuscirci i tuoi polsi vengono inchiodati al muro e la tua bocca tappata da un bacio prepotente e feroce. Seppure gli occhi potessero aiutarti a riconoscere il tuo aggressore in mezzo a tutto quel buio, non ne avresti bisogno, perché è il suo odore a svelarti la sua identità.
Con le braccia bloccate e un suo ginocchio piantato tra le gambe non riesci a muoverti, tutto ciò che ti rimane possibile fare è abbandonarti al suo volere e ricambiare quel bacio che Remus è intenzionato a prendersi anche senza il tuo volere. Denti aguzzi ti scalfiscono le labbra e una lingua morbida lenisce il torto poco dopo, blandendoti. E ti odi un po’ di più, quando tutta la situazione comincia a eccitarti.
«Si può sapere che diamine ti prende, Lupin?» sbotti, quando infine ti lascia libero di respirare.
«È tutta la sera che desideravo farlo» ammette, con il respiro affannato, schiacciandoti - se possibile - ancora di più contro la pietra fredda.
«Ti capita spesso di aggredire i tuoi amanti?» sibili astioso e una lama di luce illumina il suo sorriso, che all’improvviso ti appare ferino e non ha più nulla della mitezza che ricordavi.
«Lunatico, ricordi?» ribatte lui e - dannazione! - vorresti mangiarglielo, quel maledetto ghigno.
Ma, prima che tu possa cedere ai tuoi bassi istinti, lui insinua il viso nella curva della tua spalla, inspirando il tuo profumo, e ti lecca il collo, strappandoti un fremito.
«D’accordo, andiamo da un’altra parte» cedi, desiderando di trovare un posto - uno qualunque, ma magari più discreto di questo - in cui imboscarvi.
«Non posso, tra poco Madama Chips verrà a prendermi per accompagnarmi al San Mungo» sussurra, posando la fronte sul tuo petto.
«Cosa?» replichi, cercando di vedere il suo viso, ma c’è davvero troppa oscurità. E, d’un tratto, ricordi le occhiaie più marcate del solito che avevi notato in Biblioteca, ma alle quali non avevi dato troppo peso.
«Sai che la mia salute fa abbastanza schifo. Ogni mese passo una notte al San Mungo per una specie di terapia, domani mattina sarò di nuovo qui, ma non potrò assistere alle lezioni per almeno un giorno» ti spiega.
«Ma cos’hai?» domandi accigliato.
«Non è contagioso, puoi stare tranquillo» ti rassicura, come se ne avessi bisogno.
«Non intendevo quello» sbuffi, intrecciando le dita tra i suoi capelli e ti stupisce scoprire che non ci stavi pensando davvero.
«È una sorta di maledizione» si scolla dal palato, dopo qualche minuto di silenzio. È così teso, tra le tue braccia, che quasi non lo riconosci.
«L’incidente di cui mi avevi accennato?» supponi, e Lupin annuisce in silenzio.
Alzi il suo viso e cerchi le sue labbra, perché capisci che non ha nessuna voglia di pensarci e, se è venuto da te, è proprio per quello.
All’improvviso, come un fulmine al ciel sereno, riconosci la foga con cui ti si appiglia: non è ferocia, è disperazione.

*°*°*°*°*

È quasi ora di pranzo quando t’incammini verso l’Infermeria. È stata una notte tremenda e hai riflettuto a lungo sull’andare a trovarlo o meno, ma alla fine non hai resistito.
Varchi l’ingresso con esitazione, le tende sono tirate attorno a un solo letto e, quando ti affacci tra i lembi, ti saltano subito all’occhio gli inconfondibili capelli corvini di tuo fratello.
Sirius e Lupin sono entrambi lì, profondamente addormentati, il primo stravaccato su una sedia ed il secondo accucciato sul letto. Le loro mani riposano sulle lenzuola, mollemente intrecciate.
La prima cosa che ti chiedi è che ci fai tu lì, in mezzo a loro, quando è chiaro come il sole che non c’è posto per te. Ma poi il tuo sguardo scivola sul volto pallido e sfregiato del Prefetto e capisci che ne avevi bisogno, avevi la necessità di scoprire se riesci a guardarlo ancora pur sapendo cosa è in realtà, se il segreto che nasconde è così tremendo da disgustarti.
Ti eri impuntato sullo scoprire ciò che si cela dietro quell’aria mite e ora lo sai, ma non avresti mai immaginato questo.
La cosa più buffa è che l’hai capito per caso, ieri notte, mentre consultavi il calendario per decidere il prossimo giorno in cui prenotare il Campo da Quidditch. Probabilmente non l’avresti mai scoperto - o perlomeno non tanto presto - se l’occhio non ti fosse caduto sulla data corrente e, in particolare, sul bollino sorridente che simboleggia il plenilunio.
All’improvviso ti si è squarciato il velo e ogni dettaglio è andato al posto giusto: l’eccessivo controllo che impone a se stesso, gli sbalzi d’umore, la forza spropositata, il soprannome che gli hanno affibbiato, le cicatrici di cui si vergogna, le assenze mensili; tutto - tutto! - sembra puntare a unica soluzione, e ti è bastato fare qualche discreta indagine tra gli alunni del settimo anno per appurare che le sue visite al San Mungo coincidono con la luna piena.
È un Licantropo.
Hai scopato con un dannatissimo Lupo Mannaro.
E, se ancora avessi dei dubbi, a provartelo basterebbero le bende che fasciano gran parte del suo corpo e sbucano sui lembi di pelle lasciati liberi dal pigiama.
Silente deve essersi davvero rimbecillito se ha permesso ad una pericolosissima Creatura Oscura di frequentare la scuola!
Lo guardi e vorresti provare rabbia, disprezzo, disgusto, qualunque cosa, ma tutto ciò che vedi è un ragazzo ferito e svenuto s’un letto ospedaliero. Appare troppo giovane e troppo fragile, sembra che possa bastare una folata di vento a ucciderlo. Le ciglia bionde si stagliano sulle occhiaie scurissime che gli appesantiscono le palpebre; non ti eri mai accorto che fossero così chiare.
Stringi le mani sulla sponda ai piedi del letto e chini il capo, incassando la testa fra le spalle.
Una “specie d’incidente”, una “sorta di maledizione” diceva. Balle, balle, BALLE! Non è una piccolezza, non c’è cura per una cosa simile.
Tuttavia, almeno su una cosa non ha mentito - e odi la stupida vocina che te lo ricorda -, qualcosa di sincero l’ha detto: non è contagioso. E nemmeno pericoloso, per la maggior parte del tempo.
Sirius grugnisce qualcosa nel sonno, facendoti sussultare. Dopo un attimo di silenzio, in cui non hai nemmeno la forza di pensare, impugni la bacchetta per richiamare una coperta dall’armadio dove l’infermiera le conserva e gliela drappeggi addosso.
Lo sguardo ti cade sul comodino, dove campeggia una montagna di cioccolatini, un plico di appunti delle lezioni della mattina e una tazza bianca coperta da un piattino. Una pozione? No, a giudicare dallo sbaffo scuro sull’orlo deve essere cioccolata calda, forse protetta da un Incantesimo Riscaldante.
Non serve un genio per capire che quelli sono i segni di quanto è amato.
Qualcuno ha lasciato un biglietto accanto a tutti quegli oggetti. Dopo un attimo d’esitazione lo dispieghi e lo leggi:

Ehi, Lunastorta!
Non ci fidiamo troppo di Felpato, così prima che se ne dimentichi ti abbiamo lasciato tutto il necessario sul comodino. Lui e Codaliscia hanno fatto una visita alla Strega Orba e io ti ho preparato la Pozione dei Miracoli con la mia personalissima ricetta.
Lily ti manda gli appunti delle lezioni. Che studentessa modello, il mio amore!
Torneremo dopo la fine delle lezioni e, per allora, immagino che sarai sveglio. Non preoccuparti per noi, abbiamo dormito durante Storia della Magia.

Ramoso.

P.S.: Non lasciare che Sirius tocchi i dolci, ha già fatto fuori la sua parte, e troppo cioccolato potrebbe far male a quello stupido canide.

Felpato.
Naturalmente.
Un altro tassello del puzzle va al suo posto e, forse, è il pezzo più sconvolgente di tutti.
Posi lo sguardo su tuo fratello, non riuscendo a credere a ciò che hai appena realizzato. Puoi accettare che Lupin sia un Licantropo, ma non questo.
Non c’è nessun animale a cui Lupin ha dato il soprannome di Sirius. Felpato è Sirius. Lo stesso cane con cui ti sei rotolato nell’erba meno di una settimana fa.
Che diavolo significa? Dopo due anni - dopo due fottutissimi anni - di silenzio in cui se n’è andato e ti ha abbandonato, in cui non ti è stato permesso nemmeno di rivolgergli la parola, in cui ha fatto finta che tu non esistessi- che cazzo significa?
In quel momento non riesci nemmeno a chiederti come, a soli diciassette anni, possa essere un Animagus. Non ti interessa. L’unica cosa che ti è chiara è che Lupin ha ottenuto ciò che voleva: Sirius.
E tu sei di troppo.

*°*°*°*°*

Stai tornando dal più estenuante allenamento della tua vita, fradicio di pioggia fino al midollo e con il peggiore degli umori che ti serpeggia in circolo, quando il Destino decide di nuovo di prendersela con te. Proprio mentre stai imprecando sulla totale inefficienza - e deficienza - dei tuoi Battitori, qualcuno pensa bene di afferrarti per un braccio e trascinarti in un’aula in disuso.
Stavolta nemmeno ti preoccupi, sei troppo irritato per farlo. E dire che per due interi e gloriosi giorni - probabilmente quelli che gli sono stati necessari per rimettersi del tutto - sei riuscito a dimenticarti della sua esistenza.
Quando ti schiaffa contro la cattedra e cerca di baciarti, tu - forte dei dieci centimetri d’altezza in cui lo superi - scansi semplicemente le sue labbra.
«Non è aria» lo avverti, con la voce più gelida del tuo repertorio. «Levati dai piedi».
Lupin ti osserva con un’espressione così perplessa e innocente che vorresti affatturarlo.
«Non lo ripeterò una seconda volta» sibili e finalmente si scosta di qualche spanna, restituendoti il tuo spazio personale.
«Qualcosa non va?» domanda preoccupato.
Qualcosa non va?, lo scimmiotti dentro di te. È un eufemismo?
«Hai ottenuto ciò che volevi, quindi fammi la cortesia di non farti più rivedere» chiarisci, voltandoti verso la porta con il chiaro intento d’andartene.
«Regulus, aspetta. Non capisco di cosa parli» ti trattiene, afferrandoti per un gomito.
«Devo farti un disegnino, Lupin? Solo un cieco non vedrebbe che è pazzo di te, quindi cosa ci fai qui? Perché diamine non sei con lui a coronare il vostro sogno d’amore?!»
Lupin strabuzza gli occhi e poi la sua bocca si arcua in un sorriso divertito che vorresti cancellargli a suon di pugni. «Regulus… sei geloso?»
«Sei coglione? No, scusa, domanda retorica; sei un Grifondoro, quindi sì, lo sei» replichi mordace, dopo appena due secondi di shock.
Che Salazar lo Schianti, sembra sempre più divertito! Sei a tanto così da sputargli in un occhio, e al diavolo la finezza!
Fai a malapena in tempo a cogliere un luccichio pericoloso di quegli occhi lupeschi, prima che ti baci di nuovo, inchiodandoti contro la cattedra con arroganza, quasi fosse un suo diritto. Ma non hai il tempo di reagire, perché la porta si apre con un cigolio sinistro e un’ombra nerissima e affilata come una lama precipita su di voi.
Ti senti agghiacciare, se si spargesse in giro una voce su di voi sarebbe la fine per te, il tuo nome scomparirebbe dall’arazzo di famiglia in un battito di ciglia. Quando ti volti hai già un Oblivion sulla punta della lingua e, non appena riconosci quella figura, la tua reputazione diventa il tuo ultimo pensiero.
Sirius è lì e vi osserva con uno sguardo così gelido che il tuo cuore smette di battere.
Non arrivano urla, né maledizioni, né gesti inconsulti, e ciò la dice lunga su quanto sia furioso. La sua bocca si storce in una piega amara, poi gira sui tacchi e si allontana con passo deciso, ma misurato.
Non sta fuggendo, vi sta voltando le spalle.
Lupin chiama il suo nome e fa per lanciarsi al suo inseguimento, ma tu lo fermi. «Vado io» asserisci, slanciandoti verso l’uscio.
Non lo rincorri, non lo chiami, perché in tal caso Sirius esploderebbe, lo conosci troppo bene. Ti limiti a seguire il suo passo, mantenendoti a qualche metro di distanza.
Gli stai dietro per quasi due piani, finché non si stanca e si ferma. Tu fai altrettanto e, quando si volta, ti limiti a guardarlo. In silenzio, con le mani infilate nelle tasche, stai lì e aspetti.
Poi un ringhio, che sembra risalire dalle radici del suo petto, squarcia l’aria, e lui divora la distanza che vi divide in poche, rapide falcate. Ti afferra per il bavero della divisa da Quidditch - troppo Serpeverde, troppo fredda - e ti sbatte contro la parete con tutta la violenza di cui è capace. La tua testa cozza contro la pietra fredda e una miriade di luci bianche ti esplodono sotto le palpebre serrate, ma non importa. Ti aggrappi a lui e lo stringi come se non esistesse nulla di più importante al mondo; e forse è davvero così.
«Perché lui?» sibila al tuo orecchio, schiacciandoti contro il muro e artigliando i tuoi capelli.
«Per te. Sempre per te» mormori, abbracciandolo più forte che puoi, ma lui ti respinge e si scosta.
Fa qualche passo barcollante, come se fosse lui quello stordito, e si copre la bocca, da cui sfugge un lamento sofferente e rabbioso.
Non volevi fargli male, ferirlo non era nelle tue intenzioni, volevi solo- scuoterlo.
Dei passi risuonano da lontano e, proprio nel momento peggiore, Lupin si affaccia al corridoio e vi raggiunge. Perché ovviamente dopo aver superato lo shock quel coglione non poteva rimanere al suo posto, no.
«Sirius…» ansima affannato, e non potrebbe fare errore peggiore.
Lui carica il pugno così veloce che, anche se te lo aspettavi, ti lascia spiazzato. Remus crolla a terra come una piramide di carte.
«Mio fratello, cazzo, mio fratello!» gli urla contro. Paradossalmente, malgrado sia tu ad avergli soffiato da sotto al naso la persona che ama, lui giudica peggiore il tradimento di un amico che è andato ad infilarsi nelle mutande del suo fratellino; un fratellino che ha protetto e amato finché gli eventi - leggasi anche i vostri genitori - non sono riusciti a dividervi.
«Lo so, hai ragione» replica Lupin, come se la colpa fosse solo sua, asciugandosi con il dorso della mano un rivolo di sangue che gli imbratta le labbra spaccate.
«Non. Dirlo.» scandisce Sirius in un ringhio, intuendo i suoi pensieri «Non osare dirlo, perché non è vero. E se lo fosse, supporrei che l’hai obbligato, e allora dovrei ucciderti». E, infatti, non è vero; non è Remus che ti ha sedotto, è il contrario.
Il tuo cuore salta comunque un battito. Oh, Merlino, è per questo - proprio per questo! - che ti sei infilato in quel casino.
Lupin si rialza lentamente, mentre tu ti avvicini a loro e prendi posto al terzo vertice del triangolo.
«Mi dispiace» asserisce con sincerità, ma non sembra intenzionato a scusarsi di ciò che avete fatto, così come non lo sei tu.
«Non siamo molto bravi a sopportare la tua indifferenza» chiarisci, attirando lo sguardo d’entrambi.
Sirius ti fissa attonito, sembra che tu l’abbia appena schiaffeggiato, c’è troppo dolore nel suo sguardo. «Quindi la colpa sarebbe mia?» esclama incredulo, quasi oltraggiato.
Sì, sì dannazione, è anche sua! Perché se n’è andato, perché ha smesso di combattere e ti ha lasciato indietro, a gestire dei genitori impossibili, e loro ti stanno schiacciando, e tu non hai altri che lui. Vorresti urlargli contro tutto questo, ma non lo fai, non è il momento giusto ed è una questione che riguarda solo voi.
«La colpa non è di nessuno» risponde, invece, Lupin. «È semplicemente- successo».
«Stronzate!» sbottate insieme tu e Sirius, facendolo sussultare.
Ignori tuo fratello, che sembra sorpreso di sentirti usare un linguaggio così scurrile e ti concentri sul Prefetto. «Non è “semplicemente successo”, l’abbiamo voluto entrambi, non fingere di essere stato travolto da eventi più grandi di te». Poi ti volti di nuovo verso l’altro ragazzo. «E tu, si può sapere cos’è che ti rode? Il fatto che non abbiamo chiesto il tuo permesso o che ci siamo tenuti questa faccenda per noi?» il tono ti viene fuori più derisorio di quanto vorresti, ma - alla faccia del coraggio Grifondoro - sembra che se non sarai tu a prendere in mano la situazione, qui non lo farà nessun altro.
Sirius spalanca la bocca incredulo: «Mi stai sfidando» constata, allibito. «Ci tieni davvero a lui».
«Cos- ma che c’entra adesso?» E che diamine, ma perché questi idioti capiscono sempre lucciole per lanterne? È già la seconda volta che, in poco meno di venti minuti, ti viene rinfacciata una cosa simile.
«C’entra eccome, non mi hai mai tenuto testa in questo modo» ribatte tuo fratello, accigliato.
E questo è indice del fatto che non conosce la persona che sei diventato. «Non ho più dieci anni» rispondi, secco.
«È vero, non sapevo nemmeno che tu fossi gay» ammette, e tu inarchi un sopracciglio.
«Dovevo stamparmelo in fronte? Regulus Arcturus Black, sedici anni, Serpeverde, frocio» allarghi le braccia, come a volerti mostrare per bene; non sei efebico, ma non sei nemmeno un esempio di virilità.
Lupin si copre la bocca con una mano, tossicchiando leggermente; sei quasi certo che stia soffocando un sorriso poco appropriato alla situazione.
«Almeno non ti manca il senso dell’umorismo» pondera Sirius. «Poveri Orion e Walburga, ne hanno fatto due su due, eh?» Sai da anni che è bisessuale, non si è mai curato di nasconderlo o essere discreto, salta addosso a qualunque bipede - maschio o femmina - sufficientemente bello.
Lupin alza gli occhi al cielo, ma poi sospinge Sirius verso di te. Lui lo fulmina con uno sguardo e poi ti occhieggia incerto, dopo qualche secondo sbuffa, ti afferra per il bavero della divisa e ti attira a sé, stringendoti in un abbraccio impacciato.
«Mi hai fregato» ammette, con il viso affondato tra i tuoi capelli, ma tu quasi non te ne accorgi, tanto sei sopraffatto da tutto quanto - dal suo calore, dal suo profumo; sei a casa.
Ricambi la stretta forse in modo un po’ rigido, ma - che diavolo! - non ti piace avere spettatori.
Questo, ovviamente, non risolve nulla; ti è comunque impedito frequentarlo o anche solo mostrarti amichevole nei suoi confronti, e se venissi diseredato, tu - a differenza sua - non stai abbastanza simpatico a nessuno per vederti lasciare in eredità un sacco di galeoni, e nessuno dei tuoi cosiddetti amici ti accoglierebbe a casa sua. Ti resterebbe solo la strada.
Tuo fratello occhieggia Lupin da sopra la tua spalla e, lasciandoti andare lentamente - un po’ troppo presto per i tuoi gusti, ma non puoi pretendere più di tanto - sbuffa un rassegnato: «Immagino di aver perso la mia occasione».
L’unica risposta di Remus è un sorriso malinconico e Sirius lo afferra per il bavero della giacca e gli stampa un bacio feroce sulle labbra, prima di ringhiare: «Non fate cazzate» e andare via, lasciandovi soli. Qualcosa ti dice, comunque, che per quanto riguarda questi due non finisce qui.

*°*°*°*°*

Fumi profumati salgono dalla piscina del Bagno dei Prefetti, arricciandosi nell’aria e rendendola quasi irrespirabile.
«Come va la testa?» ti domanda Lupin, soffiandoti una scia di baci sul petto, mentre scende sempre più in basso.
Siete rimasti in quel corridoio gelido per qualche minuto ancora, poi ti sei deciso ad intimargli «Seguimi» e a trascinarlo lì con te. Ha cercato di fare un po’ di resistenza quando hai iniziato a spogliarlo, almeno fino a quando non hai asserito: «Lo so, non hai motivo di nasconderti».
«Sai cosa?» ti ha interrogato con voce tremante, teso come una corda di violino.
«Che sei un Licantropo. L’ho capito un paio di giorni fa» hai rivelato allora, e poco c’è mancato che ti svenisse davanti, tant’è sbiancato in fretta. «Ehi… ehi!» Lo hai richiamato scuotendolo per le spalle. «Fai due più due, Lupin. Perché pensi che siamo qui, nonostante sappia il tuo segreto?» sei stato costretto a fargli notare, con tuo sommo imbarazzo, e allora si è gettato sulle tue labbra come se da esse fosse dipesa la sua vita.
Davvero non riesci ancora a capire come diamine hai fatto a cacciarti in quella situazione di merda, in questa relazione che non vedrà mai la luce del giorno, ma i vostri vestiti sono volati via in fretta, abbandonati in una breve scia fino alla vasca, dove siete immersi da un po’.
«Credo che stia venendo fuori il bernoccolo più grande del mondo» sbuffi tastandoti la nuca, lì dove hai cozzato quando tuo fratello ti ha sbattuto contro la parete nella sua sfuriata da tragedia greca.
Lupin, davanti a te, ha gli occhi cerchiati da occhiaie profonde e un livido enorme si sta allargando sulla sua mascella. Sfiori con cautela quel punto, deponendovi un bacio leggero e percependo sotto le labbra una lieve ricrescita di barba.
Il suo corpo è ancora più magro e ossuto di quello che sembra con i vestiti addosso e puoi finalmente vedere le cicatrici che lo ricamano come scarabocchi furiosi di un bambino troppo piccolo per saper controllare i propri gesti; morsi sulle braccia e sulle gambe, e segni d’artigli ovunque, sul torace, sulla schiena, sul viso. Ma il più terribile è il segno di zanne che si espande interamente su una spalla, in un punto che lui non avrebbe mai potuto raggiungere.
«Quanti anni avevi?» domandi, delineandolo con le dita.
«Sei» bisbiglia.
«E sei sopravissuto?» non riesci a trattenerti dall’esclamare, nonostante tu abbia proprio tra le braccia la prova evidente che è vivo e vegeto.
«Purtroppo» risponde solo lui e tu non riesci davvero a biasimarlo. Preferisci riprendere a baciarlo, attirandolo più vicino a te, facendo sfregare le vostre erezioni, già sveglie. Non sei il genere di persona che dice “Pensa positivo”, nemmeno tu vorresti essere sopravissuto per vivere come licantropo. Al momento, però, che sia vivo e caldo addossato a te non ti dispiace affatto.
Con un’insospettabile - o magari no - vena autoritaria, Lupin ti afferra sotto il sedere e, complice l’acqua, si carica il tuo peso addosso. Oscilli per un attimo, rischiando di perdere la presa sul bordo umido della vasca e sprofondare in acqua, poi gli cingi la vita con le gambe. Il suo uccello ti sfiora con anticipazione il solco tra le natiche, facendoti rabbrividire. Ti lecchi le labbra di riflesso e passi le dita tra i suoi capelli chiari e umidi.
«Cosa aspetti, un permesso scritto?» lo inciti, e quello che gli sfugge dalle labbra è un ringhio - proprio un ringhio - che ti fa di nuovo fremere da capo a piedi.
I suoi occhi prendono un taglio ferino, quasi bestiale, poi le palpebre calano a nasconderli e prende un respiro profondo, stringendoti con forza per riacquistare il controllo.
«Non provocarmi, Regulus» ordina, quando torna a fissarti e la sua voce bassa contiene ancora un vago sentore di minaccia.
«Già finito?» domandi quindi «La situazione iniziava a farsi interessante».
In risposta ricevi solo uno sguardo tagliente e poi senti la punta del suo membro spingere per entrare, e fa male, perché l’acqua non è proprio abbastanza, ma non ti importa. Stringi i denti e spingi i talloni sui suoi fianchi, incitandolo a muoversi. Lo senti sussurrare un incantesimo per facilitarti le cose, ma è solo un palliativo, quello di cui hai bisogno è tutt’altro.
«Merlino, datti una mossa, Lupin!» sbotti seccato e finalmente inizia ad affondare sul serio dentro di te, spinte forti ed esigenti, profonde, che ti spezzano in due, togliendoti il fiato. Baci piovono sulla tua gola, quando la testa ti ricade indietro, impossibile da sostenere, e denti acuminati strusciano sulla tua pelle sensibile, causandoti un brivido così forte da portarti in un attimo sull’orlo dell’orgasmo. L’acqua si riverse in ondate fuori dalla vasca, allagando il pavimento. La sirena del quadro arrossisce, coprendosi con la coda e sbirciandovi da dietro le sue pinne.
Non sei mai stato così duro, il tuo pene struscia sul suo ventre piatto, intrappolato tra voi in una frizione deliziosa, mentre Lupin spiana strade di fuoco nel tuo corpo; l’attrito è doloroso e delizioso, assolutamente perfetto. Il tuo seme si scioglie nell’acqua, mentre lui, con ultimo brusco piacere, ti tira sul suo uccello e viene, mordendo un gemito tra i denti.
E tutto questo è insensato, incerto e a dir poco pazzesco; non osi immaginare come la prenderebbe tua madre, se sapesse che te la fai con un Grifondoro mezzosangue e squattrinato, per non parlare del fatto che è un ibrido, ovviamente. Ma mancano più di sei mesi, prima della fine della scuola e non sei nemmeno certo che resisterete insieme più di qualche settimana, prima di lanciarmi addosso ogni genere di maledizione, quindi ci penserai più avanti. Sì, ci penserai più avanti.

FINE.

Potete trovarla anche su:
AO3.
EFP.
Nocturne Alley.
AO3 (again. Tradotta in russo ♥).

bigbangitalia: big bang 2012, harry potter: regulus/remus

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