And we’ve Got to find Other Ways - Prima Parte

Nov 18, 2012 16:29

Autore: hikaruryu.
Titolo: And we’ve Got to find Other Ways.
Fandom: Harry Potter.
Pairing: Regulus/Remus (accenni Remus/Sirius e Regulus/Sirius).
Rating: NC17/NSFW.
Capitolo: 1/2.
Beta: waferkya.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico.
Warning: Era dei Malandrini, Sesso descrittivo, Slash, What if.
Words: 5316/11081 (fiumidiparole).
Summary: Regulus non riesce a comprendere cosa ci trovi suo fratello di tanto speciale in Lupin, quindi inizia a studiarlo. Destino - o sfiga cosmica - vuole che inizi a trovare Remus ovunque vada e il Grifondoro si prende più confidenze di quanto gli piaccia. Ovviamente, nemmeno Sirius è molto contento della situazione.
Note: Avevo promesso questa storia a zia_chu una vita fa, ma fingiamo che io sia una brava persona che non si fa distrarre da altri fandom. La storia riprende quella che ho accennato in Attimi Rubati. La cover art è a opera di calypsolaninfa, la mia gifter :D

DISCLAIMER: Non mi appartengono… bla-bla-bla…. Non ci guadagno niente… bla-bla-bla…

And we’ve Got to find Other Ways
Prima Parte

La Biblioteca di Hogwarts sorge silente e maestosa, come sempre. Solo il fruscio di una pagina sfogliata o lo scricchiolio di una piuma sulla pergamena, ogni tanto, frusta l’aria. I bagliori di un tramonto rosseggiante filtrano dalle imponenti finestre istoriate, rifrangendosi sui tavoli vuoti. Soltanto uno, oltre al tuo, è occupato, e da niente meno che Remus Lupin, Prefetto del settimo anno Grifondoro, uno dei migliori amici di tuo fratello.
Lo osservi e continui a chiedertelo: cosa diavolo ci trova Sirius in lui?
È magro, e non nella maniera piacevole e tonica data dallo sport, ma in quella emaciata della malattia. Non è particolarmente alto, né particolarmente attraente. Il suo viso è sfigurato da due brutte cicatrici; la base del suo naso è un po’ troppo larga; i suoi occhi troppo sottili e di un colore strano - una densa tonalità miele, quasi dorata, lupesca proprio come il suo nome - inquietante, addolciti unicamente dalla singolare propensione delle sue labbra a sorridere un po’ troppo spesso.
Eppure a tuo fratello piace. Gli piace anche più di quel James Potter da cui non si separa mai, ed è attaccato a lui in maniera totalmente differente da come lo è con quest’ultimo.
Lo sai perché è Lupin che Sirius si diverte a tormentare e non Potter, e quello è proprio il modo contorto in cui tuo fratello dimostra il proprio interesse. E lo sai perché una volta eri tu l’oggetto di quelle attenzioni moleste.
Cos’ha Remus Lupin di tanto speciale? Cos’ha che lo rende tanto interessante agli occhi di Sirius? Cos’ha che tu non hai?
Proprio in quel momento, l’oggetto di quello studio alza lo sguardo e incrocia il tuo. Arrossisce quando ti scopre ad osservarlo e poi, imbarazzato, ritorna al libro che sta leggendo.
Non t’importa se ti ha visto, non t’interessa quello che pensa e nemmeno per un secondo immagini che possa fraintendere le tue attenzioni. Decidi d’ignorarlo e di concentrarti sul motivo per cui sei lì: finire il tuo tema di Pozioni. Il Fato, però, non sembra essere dalla tua parte.
Infatti, circa mezz’ora dopo, mentre cerchi tra gli scaffali un libro di cui hai bisogno, ritrovi il Grifondoro nella tua stessa sezione, che si sbraccia per raggiungere un volume posto troppo in alto per lui.
È proprio basso, pensi, quando lo affianchi e prendi il libro di cui ha bisogno, per poi porgerglielo in silenzio.
Lui ti osserva stupito, come se fossi un angelo sceso in terra a miracol mostrare e sussurra un sentito: «Grazie».
Ti sfugge una smorfia. «Sei un mago, Lupin. Se proprio non ci arrivi, usa un incantesimo» gli ricordi con fare sprezzante.
«Alcuni volumi sono veramente antichi, l’energia magica può rovinarli» spiega in tono sommesso, per non attirare l’attenzione di Madama Pince. Proprio un bravo topo di biblioteca.
«Per questo ci sono le scale, Lupin» gli fai presente, indicando quella posta sul fondo della sezione dedicata ai libri di Pozioni, in cui vi trovate.
Lui arrossisce di nuovo e, dopo aver preso il volume che cercavi, gli volti le spalle con disinteresse per tornare al tuo tavolo.
«Sirius sta bene» la sua voce ti blocca quando ti sei allontanato solo di qualche passo.
«Nessuno te l’ha chiesto» sibili. Non doveva farlo, non doveva nominarlo, non ne ha alcun diritto!
«Pensavo volessi saperlo» replica mite.
Come osa? Non dovrebbe nemmeno rivolgerti la parola, quella feccia, e presuppone perfino di sapere ciò di cui hai bisogno?
«Ti sbagliavi» rispondi secco, allontanandoti a grandi passi prima che l’istinto di scagliargli addosso una maledizione ti sopraffaccia.

*°*°*°*°*

È tanto evidente che Lupin è innamorato di tuo fratello, quanto lo è il fatto che quel sentimento è ricambiato. Solo loro - poveri sciocchi! - sembrano non accorgersene. Non fanno che battibeccare e osservarsi di sottecchi quando l’altro è distratto; non appena Sirius si gira a parlare con qualcuno, Lupin lo guarda adorante e, quando torna a rivolgersi a lui, fa finta di niente. E viceversa. Continuano tutti e due così, in un circolo vizioso.
Davvero uno spettacolo patetico. Li osservi da lontano, dal lato opposto del corridoio, mentre schiamazzano con il resto della loro combriccola, e daresti qualunque cosa per potergli lanciare un libro addosso e tramortirli - entrambi.
Un gruppo di ragazzini del primo anno, sicuramente in ritardo per la lezione di Trasfigurazione, ti investe, facendo cadere a terra la tua cartella. Il fermaglio si slaccia ed i libri si sparpagliano sul pavimento, mischiandosi alle pergamene e affogando nell’inchiostro.
Imprechi sottovoce, desiderando di essere un Prefetto per poter punire quegli insetti, e fai Evanescere la china, controllando che il resto del materiale non si sia macchiato in modo irrimediabile.
Due ginocchia entrano nel tuo campo visivo. «Tutto bene?» domanda una voce sgradevolmente familiare, mentre una mano sottile ti porge un libro.
Alzi lo sguardo per incontrare il volto di Remus-Prefetto-Perfetto-Lupin, che ti rivolge un mezzo sorriso, prima di voltarsi nella direzione in cui sono scomparsi i ragazzini, sfoderare la bacchetta e portarsela alla gola. Mormora un Sonorus, poi si schiarisce la gola per attirare l’attenzione dei fuggiaschi: «Dieci punti in meno a Corvonero per la maleducazione. Non si corre nei corridoi» la voce rimbomba limpida tra le mura di pietra, i ragazzini sobbalzano e scivolano sul pavimento incerato, sbattendo il sedere a terra, e una manciata di zaffiri scompare dalla clessidra della loro Casa.
Vorresti sbatterglielo sui denti, quel volume; non hai bisogno della sua pietà.
Accetti il libro senza proferire verbo e lo schiaffi in borsa, riprendendo a riordinare i tuoi effetti, quando un altro paio di gambe vi raggiungono. Una mano autoritaria afferra Lupin per un gomito e lo tira su; sai già cosa accadrà quando alzerai lo sguardo, ma per orgoglio - o puro masochismo - lo fai comunque.
Gli occhi di Sirius sono così freddi da essere una copia dolorosa di quelli di vostra madre.
«Andiamo, Lunastorta» ordina semplicemente, trascinando via il suo amico.
C’è una sola cosa più agghiacciante della rabbia di tuo fratello: la sua indifferenza. L’odio va bene, è beneaccetto, perché significa qualcosa. Sirius, impetuoso com’è, ama in modo bruciante e detesta con la medesima intensità. Ma l’indifferenza- quella è qualcosa che ti pugnala dritta al cuore, perché è vuota. Fa male, fa troppo male, e non sai cosa hai fatto per meritarlo. Lo odi per questo, davvero.
Lupin si divincola, cercando di fermarlo. «Sirius, aspetta!» esclama stizzito.
Stupido, pessima mossa, pensi e infatti - come ti aspettavi - tuo fratello si volta e gli rivolge uno sguardo iroso da record, prima di mollare il suo braccio - praticamente glielo getta addosso - e allontanarsi. Mai contraddire Sirius quando è incazzato, specie se si tratta della vostra famiglia. È la prima regola del quieto vivere con lui.
«Scusa» mormora Lupin tornando da te, come se Sirius vi avesse interrotti nel bel mezzo di qualcosa d’importante.
Ti rialzi da terra, rimettendoti la cartella in spalla. «Va’ da lui» replichi, con quello che vuole essere un chiaro “Sparisci!”.
«Senti, mi dispiace per Sirius, lui è-»
«Lupin, si può sapere che accidenti vuoi?» lo interrompi. «Solo perché ti ho passato un libro, non significa che siamo amici. E, soprattutto, non presumere di conoscermi» sibili. O di conoscere Sirius meglio di me. I suoi occhi dorati si sgranano, come se l’avessi schiaffeggiato - magari! - e scuote il capo, pronto a ribattere, ma non gliene dai il tempo. «Ora scusami, devo andare a lezione» tronchi sul nascere qualunque replica, allontanandoti rapidamente.

*°*°*°*°*

«Sangue di drago - sangue di drago - sangue di drago…» mormori sommessamente, scorrendo i titoli dei libri della Biblioteca. Dove accidenti è finito? Eri convinto che fosse lì! Forse qualcuno l’ha già preso quel libro e lo sta consultando.
«Seconda mensola, in alto a destra» ti giunge in aiuto una voce conosciuta, causandoti uno spiacevole guizzo allo stomaco. Ti volti incrociando lo sguardo ambrato di Lupin; il Destino deve proprio avercela con te.
Regge tra le braccia una pila di libri più alta di lui, ognuno dei quali grosso come uno gnomo da giardino, e lo fa come se non pesassero niente. Se non fosse per l’evidente ingombro, penseresti che stia trasportando un paio di quaderni, mentre in realtà i suoi occhi sono a malapena visibili dietro a quella torre cartacea. Li posa agevolmente sul primo tavolo a disposizione, producendo un piccolo schianto che innalza una nuvoletta di polvere; Lupin arriccia il naso come un coniglio e starnutisce, coprendosi la bocca con una manica.
Non avevi idea che fosse tanto forte, con quelle braccia esili non sembra in grado di sollevare nemmeno una brocca d’acqua.
«Perché mi aiuti?» domandi, sospettoso.
«Per ricambiare il favore della settimana scorsa» scrolla le spalle, sedendosi al tavolo e aprendo il primo volume.
«Mi hai già ringraziato e ti sei perfino fermato in quel corridoio» replichi, inappellabile. «Non mi devi niente».
«Sono un Grifondoro e un Prefetto. Volevo solo essere gentile ed è mio compito aiutare gli altri» ribatte quietamente.
C’è qualcosa di strano nel suo sguardo, è illeggibile; i suoi occhi sembrano uno specchio d’acqua torbida sul cui fondo si cela qualcosa di pericoloso. Da esperto di maschere e sotterfugi, sei certo che Remus Lupin non sia affatto ciò che sembra. È troppo posato, troppo remissivo, troppo cortese, troppo riflessivo. Semplicemente troppo tutto per essere naturale.
Lui nasconde qualcosa, e tu riuscirai a scoprire di che si tratta.

*°*°*°*°*

Sono passati alcuni giorni dall’ultima volta che hai incontrato Lupin in biblioteca, ma hai continuato ad osservarlo, a studiarlo da lontano.
È una persona apparentemente giusta ed equilibrata, molto più di quanto lo siano gli altri suoi compagni di Casa, tranne per il trascurabile fatto che tende a sorvolare un po’ troppo spesso sugli errori dei suoi amici. Quando si tratta di loro, specie di James Potter, sembra incapace di arrabbiarsi. Se poi ha a che fare con Sirius, la sua irritazione non dura mai a lungo: basta uno sguardo supplice dei suoi occhioni grigi per farlo capitolare.
E ha un attaccamento alla cioccolata quasi morboso. Ma quello l’hai scoperto per caso, quando ha colpito la mano di tuo fratello - rea di aver tentato di rubare una Cioccorana dalla sua cartella - con una Fattura Urticante. Tra l’altro, sembra la merce di scambio preferita da Potter per imbonirlo.
Per questo non ti stupisci quando, un pomeriggio, lo sorprendi in cortile a smozzicare con sguardo truce una tavoletta di Mielandia. Deve essere successo qualcosa di grave se sta consumando una tavoletta intera.
«Fammi indovinare» esordisci, incurante d’irrompere nella sua privacy. Posi la cartella ai suoi piedi e con le braccia ti dai lo slancio per sederti sul cornicione di una finestra, accanto a lui. «L’hai sorpreso con qualcuno» sogghigni cinico, accavallando elegantemente le gambe.
Non serve pronunciare il suo nome, sapete benissimo entrambi di chi parli e, dal modo in cui si curva su se stesso, abbracciandosi le ginocchia, ci hai preso in pieno.
Le sue guance s’imporporano e lui svia lo sguardo. «Ti sbagli» tenta di mentire e quasi ti sfugge una risata. Un tentativo davvero patetico, e sembra accorgersene persino lui, perché finalmente racimola il famigerato coraggio Grifondoro e incontra il tuo sguardo.
«Non ha importanza» asserisce, ma sembra voler convincere più che altro se stesso.
«D’accordo» lo assecondi, dedicando la tua attenzione al Lago Nero. Un tentacolo della Piovra Gigante emerge pigramente dall’acqua, stiracchiandosi all’aria fresca. Non sarai tu a dire a Lupin che non ha nulla di cui preoccuparsi.
«Perché sei qui?» ti domanda, perplesso.
«Passavo di qua» rispondi, vago.
«Passavi di qua».
«Già».
«E perché non mi hai ignorato, andando per la tua strada?» ti interroga, allora.
«Mi facevi pena» ammetti schiettamente e vedi le sue spalle incurvarsi, mentre incassa la frecciata.
«Grazie per la sincerità» ribatte ironicamente.
«Quando vuoi» concludi con finta cortesia.
«Come l’hai capito?» chiede infine, al colmo dell’imbarazzo.
Non puoi fare a meno d’inarcare un sopracciglio, è un riflesso condizionato: «Sono un Serpeverde, hai presente? Non uno dei tuoi amichetti Grifondoro. Noi notiamo ogni cosa, specie quelle che possiamo usare a nostro vantaggio; fa parte della nostra politica» chiarisci.
«Dovrei sentirmi insultato?» pondera.
«Fai un po’ tu. I colori della tua cravatta sono, già di per sé, un insulto alla decenza».
«Sei sempre così simpatico?»
«No, riservo il meglio per te».
Restate in silenzio per qualche secondo, poi Lupin si lascia sfuggire un verso inconsulto e posa la fronte sulle ginocchia, mentre le sue spalle cominciano a sussultare. Solo in un secondo momento ti accorgi che sta ridendo in silenzio.
«Grazie» soffia dopo qualche minuto, riemergendo dal suo rifugio ed asciugandosi dagli occhi una lacrima d’ilarità.
Lo scruti stralunato; ma è pazzo, deficiente o tutte e due?
«Non stavo cercando di farti stare meglio» esclami indignato.
«Poco importa. Tu sai come ci si sente, ad essere ignorati da Sirius, vero?»
Prima che tu possa frenarlo, un ringhio ti risale la gola. «Tu non hai idea di cosa significa essere ignorato da lui, non ne hai nessuna idea» sibili, scendendo dal davanzale. Fai per raccogliere la tua borsa da terra e allontanarti, ma Lupin ti afferra un polso.
«Mi dispiace, Regulus. Non avrei dovuto» biascica, contrito.
«Non m’importa, Lupin. Te l’ho già detto: noi non siamo amici. Quindi non metterti strane idee in testa, non mi servono le tue scuse» strappi il braccio dalla sua presa, rassettandoti la manica stropicciata.
«Eri preoccupato per me» afferma.
«Ti piacerebbe» lo deridi.
«Sì» confessa, scrutandoti attraverso un pizzo di ciglia bionde.
Lo contempli in silenzio per un po’, poi ti accosti di nuovo a lui. «Che succede, Lupin, sei già in cerca di un sostituto?» lo sbeffeggi, poggiando le mani ai lati delle sue gambe, intrappolandolo tra il tuo corpo e i vetri della finestra. «Potrei esserlo, sai?» sussurri suadente, avvicinandoti tanto da accarezzargli le labbra con il tuo respiro. È tutta la vita che prendi il posto di tuo fratello, questa volta non farà differenza.
«Io non potrei mai confondere Sirius con qualcun altro» dichiara, senza indietreggiare. Un punto per lui. «Inoltre- tu lo faresti solo per ferirlo» aggiunge, fissandoti intensamente.
«Può darsi. Magari questo attirerà la sua attenzione» ammetti. «Non è quello che desideri anche tu?»
Lupin non risponde, ma artiglia i tuoi capelli e cattura le tua labbra con prepotenza.
Sa ancora di cioccolato - cioccolato amaro.

*°*°*°*°*

C’è solo una cosa peggiore di un’ora di Trasfigurazione: due ore consecutive di Trasfigurazione.
Tu e la maggior parte dei Serpeverde fuggite dalla classe della McGranitt come se aveste il Gramo alle calcagna e, non appena metti piede fuori dall’aula, quasi baci il corridoio gridando felicemente “Terra!”. Qualcuno, però, decide di guastare i tuoi piani.
«Regulus, posso parlarti?» esordisce Lupin, appostato fuori dalla porta come un maledetto Auror.
È proprio vero che le disgrazie non arrivano mai sole.
«Ho scelta?» domandi retoricamente e il suo sorriso ti conferma che, no, non ce l’hai.
«Ho una cosa da mostrarti» spiega.
«Uhm, non proprio originale come approccio sessuale, Lupin» lo sbeffeggi solo per il gusto di vederlo arrossire fino alle orecchie e biascicare qualcosa d’inintelligibile.
«Io- cos- no! Seguimi» replica molto coerentemente, afferrandoti per una manica e trascinandoti in un passaggio segreto. Accidenti a lui, sa essere davvero forte quando vuole.
«Barbaro, ma che modi sono?» sbotti, non appena ti lascia andare, e continueresti volentieri, se non ti mettesse qualcosa sotto il naso; praticamente te la schiaffa in faccia.
È un’istantanea magica scattata nel parco della scuola e ritrae tuo fratello preso alla sprovvista. Lo mostra di profilo, sembra nervoso, tamburella le dita sul tavolo e le stringe con forza sino a far sbiancare le nocche, poi sussulta - evidentemente richiamato dal fotografo - e sorride alla camera.
«Quindi?» sbuffi, non capendo perché Lupin te la stia mostrando.
«Guarda bene lo sfondo, qui» suggerisce, indicando un angolo della foto.
Allora lo noti. Sirius sta osservando qualcuno, prima di girarsi: la figurina di un ragazzo seduto sotto le fronde di un albero. Sei tu.
«Forse non te ne accorgi, ma ti osserva spesso. Ti guarda sempre e solo quando sei distratto, e se ti volti verso di lui fa finta di niente» rivela, lasciandoti senza parole.
Tu continui ad osservare l’istantanea, il modo ipnotico in cui tuo fratello si morde nervosamente le labbra e corruga alla fronte, il sorriso storto - velato di malinconia - che ne consegue, così diverso da quelli che di solito dedica ai suoi amici.
«Tienila» conclude il Prefetto, e tu vorresti replicare che non te ne fai nulla, ma non riesci ad aprire bocca.
Volti la foto, trovandola piena di scritte, quasi tutte di calligrafie diverse; frasi tracciate senza ordine, in diagonale, poi in verticale, una è perfino sottosopra.
La prima, sottile e inclinata a sinistra, ti è familiare e recita: “Ramoso, smettila di fare foto alla ladra!” e, poco più sotto, una calligrafia più sgangherata ghigna un “Come se ti dispiacesse!”
Scritto a testa in giù, in stampatello, compare: “Non preoccuparti, Felpato, sei venuto bene” e all’angolo, seguita da una freccia, ritorna la calligrafia di Sirius: “Lunastorta è l’unico che si ricorda le cose importanti”, conducendoti ad una data: 19/04/1976.
È stata scattata l’anno scorso.
«Non posso» ribatti finalmente, con voce roca.
«Tienila, dico davvero, ne ho tante altre» ti rassicura e, con un ultimo sorriso, se ne va.

*°*°*°*°*

Una folata di vento gelido t’investe, non appena ti chiudi alle spalle la porta della serra, facendoti rabbrividire. Alzi il bavero del mantello, cominciando ad incamminarti sul soffice manto di neve, sbuffando come una teiera. Erbologia è una di quelle lezioni di cui faresti volentieri a meno, se solo conseguire un M.A.G.O. in quella materia non fosse necessario per accedere all’Accademia di Medimagia.
Non vedi l’ora di farti una doccia bollente e lavare via le tracce di terra che ti si sono incrostate sotto le unghie. Fantastichi già sul Bagno dei Prefetti - luogo a cui, in qualità di Capitano della squadra Serpeverde, hai tutto il diritto d’accedere -, quando vieni distratto da una voce nota.
«Felpato, smettila» intima con autorità Remus Lupin, a qualche metro da te. Stringe tra le mani guantate un’estremità della propria sciarpa, mentre quella opposta è chiusa tra i denti di un grosso e peloso cane nero.
«Molla la presa, ho detto» continua Lupin, e il bestione decide finalmente di dargli retta. L’unico problema è che, venendo a mancare il contrappeso, il ragazzo si ritrova all’improvviso sbilanciato e, complice la neve, scivola all’indietro, finendo gambe all’aria.
Tu hai quasi l’impressione che il cane stia ghignando, o ridendo sotto i baffi, tanto scodinzola soddisfatto; un’immagine davvero bizzarra, vista la sua stazza imponente e un po’ inquietante. Poi gli salta felicemente sopra, prendendo a leccargli la faccia.
«No, no! Disgraziato, smettila» esclama il Prefetto, ma non appare troppo convincente, visto che sta ridendo a crepapelle. «Felpato, mi stai soffocando e, Merlino!, che diavolo hai mangiato pranzo?» continua, cercando di scrollarselo di dosso.
Felpato, lo stesso soprannome di tuo fratello? Non sei sicuro se aver chiamato così il proprio famiglio sia una cosa molto dolce o molto patetica. Propendi più per la seconda.
«Non è proibito tenere un cane, a Hogwarts?» domandi, avvicinandoti al bizzarro duo.
Si bloccano entrambi, puntando lo sguardo su di te.
«Oh no, lui- lui non è mio, sta nella foresta» si affretta a spiegare il ragazzo, come se l’avessi sorpreso in un momento compromettente.
«E gli hai dato un nome?» replichi perplesso, accucciandoti sui talloni per essere alla stessa altezza del cane, che ringhia piano al tuo indirizzo. «Va tutto bene» sussurri, rivolgendoti a quest’ultimo in tono più mite e allungando una mano - con il palmo rivolto verso l’alto, per mostrargli che non hai cattive intenzioni - lasciandoti annusare.
Felpato, apparentemente soddisfatto dall’esame, ti dà un colpetto col muso e tu gli gratti le orecchie, divertito. È proprio un bel cagnone. Hai sempre desiderato la compagnia di un animale simile, ma i tuoi genitori non ti hanno mai permesso di prenderne uno.
«Siete comodi, voi due?» chiede Lupin in tono sarcastico, ancora steso a terra e sulla via del congelamento.
«Sì, grazie» ghigni, e di nuovo hai l’impressione che il cane stia facendo lo stesso. A quanto pare, tuttavia, Felpato decide che sei troppo asciutto, perché ti salta addosso buttando a terra pure te e cominciando a farti le feste. «No, che schifo!» esclami tra le risate, mentre la sua grossa lingua esamina accuratamente il tuo orecchio sinistro, e l’altro ragazzo si stende s’un fianco, puntellandosi su un gomito e arcuando le labbra con fare malandrino.
«Dovresti farlo più spesso, sai?» mormora, mentre Felpato ti si piazza sopra a mo’ di pelle di leopardo.
«Cosa?» lo interroghi perplesso.
«Ridere. Sei molto carino, quando lo fai» risponde ed il sorriso ti si congela sulle labbra.
Non ricordi nemmeno più l’ultima volta che hai riso davvero. Risale di sicuro a molti anni fa, quando Sirius era ancora a casa.
Il cane sbuffa, allungandosi verso Lupin e mordendogli un braccio sopra i vestiti, senza stringere troppo, come se volesse rimproverarlo.
«Ouch! Che ho fatto?» protesta lui e Felpato gli abbaia contro una sola volta. I suoi grandi occhioni scuri hanno una tonalità di grigio graffite che ti è molto familiare; ora capisci perché Lupin l’ha chiamato così.
«Se vuoi vi lascio soli, così potrò finalmente tornare a studiare» propone quest’ultimo ed il bello è che si sta rivolgendo ancora al cane, che uggiola rattristato, come se lo capisse davvero.
«Va’ pure, io e Felpato ci divertiremo anche da soli, vero?» ribatti, occhieggiandolo. Non ti dispiace affatto l’idea di passare un po’ di tempo a giocare con lui, l’Incantesimo Riscaldante e quello Imperturbabile di cui è intriso il tuo mantello scacciano la neve, e il cane è una coperta decisamente calda e piacevole.
Quest’ultimo, tutto contento, ti regala una nuova leccata sul mento, come se volesse assentire.
«Felpato…» ponderi stringendo - senza tirare - una manciata della folta criniera nera sul suo collo «Be’, peloso lo sei di sicuro» concludi, divertito. «E tu, perché ti chiamano Lunastorta?» domandi a Lupin, che vi osserva assorto.
«Perché sono lunatico, suppongo» risponde lui, dopo un attimo di riflessione e dalla gola del cagnone risale un gorgoglio che suona quasi come una risatina.

*°*°*°*°*

Questa zona della Biblioteca è davvero buia e polverosa, nemmeno le anime più temerarie ed amanti dei libri come Lupin vi si avventurano spesso, per questo l’hai attirato qui. Inoltre, a quest’ora anche il resto della Biblioteca è vuoto, visto che la maggior parte degli studenti sono a cena.
Sono passate più di due settimane dal vostro primo bacio sul cornicione di quella finestra e, ormai, questo posto è diventato il vostro ritrovo. Sguardi sfuggenti sopra le pergamene, mani sfiorate con distrazione apparente, baci a fior di labbra rubati fra gli scaffali; fino ad ora è stato tutto un gioco, un rincorrersi e fuggire tra pile di libri secolari, unici testimoni di questa follia.
I suoi occhi dorati luccicano anche al tenue lume delle candele, catturando ogni scintilla di luce. I suoi capelli sono soffici e di un colore caldo, il tipico castano chiaro di chi, da bambino, era biondo. Arricci una ciocca tra le dita, mentre lui sta addossato ad uno degli scaffali e ti osserva assorto.
Cominci a capire cosa ci trova Sirius in lui. In apparenza sembra un ragazzo comune, quasi anonimo, uno come tanti, senza segreti da nascondere, ma col tempo capisci che ciò che vedi non è che la punta dell’iceberg. Ogni suo pensiero è ermetico, sfuggente e nascosto sul fondo della sua mente, contraffatto da sorrisi cordiali e modi gentili. È un mistero.
Lupin ti guarda e aspetta, attendendo la tua prima mossa - alla faccia del coraggio Grifondoro! -, sta lì in silenzio, così mite da confondersi con i tomi alle sue spalle, ma tu l’hai sentita, la passione di cui è capace; perfino ora riesci a percepire la tensione guardinga e pregna d’aspettativa che gli scorre sottopelle.
Posi un bacio asciutto all’angolo della sua mascella e ne percorri il profilo, sino a raggiungere il mento sottile e graffiarlo con i denti. Lui si sottrae alla tua presa ed acchiappa la tua bocca, sorridendo come se avesse segnato il primo punto. Glielo concedi schiudendo le labbra ed accarezzando le sue con la lingua. Tergiversate per qualche momento, prendendo familiarità e poi Lupin assume il controllo del bacio, con una fermezza che ti strappa un brivido.
Proprio come sospettavi: è tutta apparenza. Un lupo travestito da agnello.
Sta pensando a tuo fratello? Te lo chiedi quasi distrattamente, mentre allenti il nodo della sua cravatta e assapori il suo collo. Ha un profumo particolare, ma non spiacevole - un che di selvatico -, sa di bosco, terra e pioggia, e un po’ ti sorprende, perché finora hai associato quel ragazzo solo a polvere, inchiostro e pergamene. Anche il suo sapore è inaspettato, speziato e non dolce come potrebbe ingannevolmente suggerire il suo aspetto.
Le sue mani si posano sulle tue, impedendoti di continuare a spogliarlo, anche se di fatto hai solo slacciato il collo della sua camicia. Lo scruti perplesso cercando di capire che gli prende. Troppo pudico? Forse, ma hai idea che non sia quello il problema, o almeno non solo quello.
«Se è per il posto, possiamo andare da un’altra parte» proponi, cercando conferma delle tue supposizioni, e lui scuote la testa, chiarendoti involontariamente che hai indovinato.
Intrufoli le mani sotto il suo maglione, sfilandogli la camicia dai pantaloni, ma Lupin ti afferra nuovamente i polsi.
«Non posso nemmeno toccarti?» domandi, stavolta un po’ infastidito. Sì, hai voglia di vederlo nudo anche se non è una bellezza, e allora? Hai pur sempre sedici anni, la carne è debole.
Qual è il problema, è vergine? Ma se è così perché non preferisce un luogo più appartato, magari un letto comodo? Ha una perversione per i luoghi pubblici?
«Pensa a lui, se ti fa sentire meglio» suggerisci, baciando il suo orecchio.
«No, non è quello» mormora imbarazzato «Solo- non voglio spogliarmi».
Una delle tue sopracciglia va a salutare l’attaccatura dei capelli. Be’, gli piace farlo con i vestiti addosso? Non che tu non apprezzi il fascino di una sveltina, ma preferisci il sesso fatto come si deve.
«Va bene» sbuffi, riprendendo da dove ti eri interrotto e riuscendo a raggiungere finalmente la pelle calda dei suoi fianchi. Lui sibila e tu gli rivolgi un’occhiata seccata.
«Hai le mani fredde» si giustifica, arrossendo.
«Oh…» d’accordo, forse stavolta puoi perdonarlo. «Tu, invece, sei bollente» banale, ma vero. È caldissimo sotto le tue dita, tanto da sembrare quasi febbricitante, se solo la sua pelle non fosse piacevolmente asciutta. Non senti addominali sotto le dita, ma il suo ventre è piatto e liscio - quasi liscio, ti rendi conto, quando incontri una striscia di pelle scabra e la segui col polpastrello. Una cicatrice, comprendi, e poi un’altra poco più sopra, e un’altra ancora. Merlino, ma quante sono? Ti ritrovi ad aggrottare la fronte.
«Hai avuto qualche incidente, in passato?» non puoi fare a meno di chiederglielo, troppo stupito e, forse, un filino preoccupato.
«Una specie» biascica, teso.
Annuisci e basta, perché puoi capire alla perfezione il desiderio di non voler mostrare segni simili. Poi lo baci ancora e lasci scivolare una mano all’interno dei suoi pantaloni, dove il suo interesse è già inequivocabilmente risvegliato.
Premi il palmo sulla sua erezione, sopra la stoffa dei boxer, e gli sfugge un ansito; sembra che il pragmatico Remus Lupin non sia tanto bravo a controllarsi, in questi casi. Sorridi famelico, sbottonandogli i pantaloni ed abbassandoglieli sui fianchi. Vuoi vedere il suo viso stravolto, la sua espressione completamente sfatta a causa delle tue attenzioni, vuoi strappargli ogni strato d’inibizione, come brandelli di un frutto succoso e giungere al vero nocciolo della sua essenza, quella feroce e animalesca.
Lo fai voltare contro gli scaffali, poi t’inginocchi alle sue spalle e lui si dimena, ma tu lo spingi di faccia contro i libri. «Shhh… Lasciami fare» intimi. «Scommetto che questo non l’hai mai provato» aggiungi in un sussurro suadente, baciando la zona delle reni e scendendo rapidamente verso le natiche.
A dire il vero, nemmeno tu l’hai mai fatto, la sola idea ti ha sempre fatto un po’ ribrezzo, ma ora ti sembra il modo perfetto per distruggere ogni sua inibizione. Uncini tra gli indici l’orlo dell’intimo e l’abbassi fino alle ginocchia. Per un attimo lo ammiri così: scoperto ed indifeso, all’aria gelida della Biblioteca pubblica.
Ha un bel culo, ed è più di quanto avessi sperato. Mordi uno dei glutei e poi li separi lentamente. Lì il suo odore è più intenso e ti stordisce, come le piante che si annidano tra i cespugli e sprigionano tutto il loro profumo quando le calpesti incautamente.
Poggi la bocca sullo scroto e il modo in cui sussulta ti fa ghignare; ne vuoi di più, molto di più. Ti prendi il tempo per studiarlo con le labbra e con la lingua, succhi la pelle attorno alla sua apertura finché questa comincia a pulsare, avida, e le sue gambe a tremare, strette tra le tue mani.
«Tieniti aperto per me» ordini, ben sapendo che lo costringerai ad una posa scomodissima, non potendosi puntellare contro i ripiani. Ma i vantaggi saranno innegabili, ponderi, mentre ti slacci la cintura e poi chiudi il tuo uccello in un palmo e il suo nell’altro.
Ti tiri un po’ indietro per cercare la sua espressione: è un vero spettacolo. Così a disagio e vogliosa. Il profilo arrossato e sudato schiacciato sui volumi, le labbra dischiuse in respiri affrettati.
«Sbrigati» ringhia aspramente e, una volta tanto, accetti di buon grado il suo ordine, visto che tu stesso sei sul punto di scoppiare.
Stavolta gli conficchi davvero la lingua dentro, senza ulteriori cerimonie e senza pietà. Il suo sapore ti esplode in bocca, facendo tremare le tue papille gustative e - Merlino! - non è affatto come te lo saresti aspettato. È mille volte meglio.
Lupin soffoca un grido, mordendosi a sangue l’interno di una guancia e tu continueresti quella tortura all’infinito, ma non ne hai la pazienza, al momento. Con uno sforzo di volontà che ti costa un gemito frustrato, allontani la mano dal tuo cazzo e cerchi a tentoni la bacchetta, poi richiami una boccetta d’olio e te ne versi una dose cospicua sul palmo, unendo le dita alla bocca. Cerchi di ritrovare il briciolo di lucidità che ti permetta di prepararlo con attenzione, perché - sì - l’hai capito che non l’ha mai fatto prima, o quantomeno che non è mai stato passivo, e allontani la mano anche dalla sua erezione, perché non hai nessuna intenzione di concedergli di venire così; troppo comodo, dovrà aspettarti.
Ti rimetti in piedi e, quando finalmente lo senti rilassato, fai scomparire le falangi e guidi il tuo membro verso di lui. «Pronto?» lo avvisi, ma Lupin non ha nemmeno più il fiato per parlare, si limita ad annuire, con gli occhi serrati e le braccia puntellate in alto, a frapporsi tra il suo viso ed i libri polverosi.
Davvero non saresti capace di sopportare ancora; ti spingi dentro di lui lentamente, senza fermarti, fino a quando non senti i tuoi fianchi poggiare sui suoi. È stretto, accidenti, è ancora assurdamente stretto, tanto da toglierti il respiro.
«Rilassati» ansimi al suo orecchio, scacciandogli i capelli dal volto e baciandogli il collo; di quel passo vi farete male entrambi. Stringi di nuovo il suo pene e resti immobile, accarezzandolo per dargli sollievo. Ci vuole qualche minuto, ma alla fine puoi permetterti nuovamente di muoverti.
I tuoi affondi sono cauti ma costanti, e - dopo ognuno di essi - Lupin si fa sempre più sciolto, finche non aggiusti il tiro e lo senti letteralmente saltare. Allora le tue spinte si fanno più lunghe e mirate, ed il suo respiro torna febbrile.
«Meglio, vero?» soffi, afferrando la sporgenza delle sue anche e puntellandoti ad esse per muoverti meglio. Acceleri, prendendoti il piacere che ti spetta e lui uggiola e geme, mordendosi un braccio per fare meno rumore possibile.
«Siamo maghi, Lupin. Silenzia il corridoio, se hai paura» lo sbeffeggi, piantandoti con forza dentro di lui e lo senti rabbrividire, provocato ed eccitato da tutto quanto. Il proibito, la brutalità, la lussuria; lo sai che vuole tutto, lo senti.
Ti schiacci contro di lui, riprendendo a masturbarlo, e basta poco - davvero poco - per vederlo capitolare e venire, imbrattando i suoi amati volumi polverosi. E adesso è tuo, solo tuo, da usare e scopare fino a quando non raggiungerai il tuo piacere; è un corpo tremante e arrendevole tra le tue braccia, che ti soffoca nei fremiti del suo orgasmo. E ti piace così, è perfetto così.
L’idea che tuo fratello possa sorprendervi in quel modo è tutto ciò di cui hai bisogno per lasciarti andare e spegnerti dentro di lui. Una volta tanto, hai avuto qualcosa prima di lui, e ne è valsa tutta la pena.

Seconda Parte »

Potete trovarla anche su:
AO3.
EFP.
Nocturne Alley.
AO3 (again. Tradotta in russo ♥).

bigbangitalia: big bang 2012, harry potter: regulus/remus

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