DATI
Titolo: Idol School Musical
Capitolo:
1 -
2 -
3 -
4 - 5
Genere: Comico, Commedia, Song-fic, AU
Pairing: -
Rating: G
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Trama: Un nuovo studente si trasferisce al Johnny's Education Institute. Un tutor, una squadra di basket, cellulari rotti e basi musicali per un ambito premio di fine anno. Ma quale obiettivo comune può unire 5 adolescenti tanto diversi? [fic a DUE MANI con
shochan_reru]
Capitolo 5
Subarashiki Summer
«Io sono Aiba. Un ruolo ancora non ce l’ho» borbottava il ragazzo, accucciato in un angolo degli spogliatoi
«Capitano, capitano» bisbigliavano intanto alcuni compagni di squadra che si allontanavano da lui
«Cosa sto facendo?» si domandava ancora «Non ne ho la più vaga idea»
«La matricola lì infondo è inquietante»
«Su stai tranquillo Aiba, è normale essere nervosi alla prima partita» disse il capitano Sho, alzandosi dalla panca per raggiungere l’angolino in cui si era rintanato Masaki «Ascolta le mie parole, l’importante è: correre veloci nel contropiede, passare la palla e non incartarsi col terzo tempo»
«Il terzo cosa?» domandò Aiba sbattendo le palpebre perplesso
«E soprattutto non devi mai, assolutamente, per nessun motivo…»
«Capitano!» chiamarono dalla porta
«Eccomi!» rispose Sho voltandosi e raggiungendo gli altri compagni
«Eh? Cos… cosa? Ehi!» balbettò confuso, ma ormai era troppo tardi perché l’amico non lo stava più a sentire.
Era il primo giorno del campionato prefetturale per gli SMAP, la squadra di basket del Johnny’s Education Institute, tutta la scuola era in fermento e buona parte degli studenti si accalcava sugli spalti della palestra per poter seguire la prima partita di una delle squadre scolastiche più forti di tutto il Giappone.
Quando gli SMAP entrarono in campo per cominciare il riscaldamento ci fu un boato di entusiasmo e scosciarono applausi ovunque. I tifosi della squadra avversaria sembravano non avere alcuna chance di far sentire la loro voce.
«Aiba chaaan!!» si sentì urlare dagli spalti. Il ragazzo si voltò pensando di aver già un piccolo gruppo di fan, invece nel pubblico trovò solo Jun che, in prima fila, si sporgeva dalla balaustra e agitava un braccio per farsi notare.
«Jun, sei venuto a vedermi!» esclamò Masaki tutto contento, correndo sotto le tribune per potergli parlare senza urlare
«Sì, e guarda chi ha deciso di venire» gli disse per poi voltarsi a guardare dietro di sè «Ehi, non c’è un modo per mettere in pausa quella partita?». Nino smanettò ancora un po’ sul suo Nintendo, poi una musichetta annunciò il salvataggio in corso. «Che c’è? Cominciano?»
«No, ma c’è qui Aiba chan. Salutalo prima della partita» gli rispose indicando verso il basso
«Ciao Ninooooo!!!!» gridava Masaki saltellando in mezzo al campo
«Se continui così non comincerai a giocare già stanco?» gli fece notare il ragazzo, alzandosi dalla tribuna e sporgendosi insieme a Jun
«Ma no tranquillo! Il capitano mi ha svelato tutti i trucchi, ce la posso fare!»
«Sentiamo» lo incitarono i due
«Allora» cominciò ad elencare contando sulle dita «Correre veloce nel terzo tempo, passare il contropiede, non incartarsi con la palla e poi una cosa che non devo mai-mai-mai fare, ma che non so cosa sia!»
«Mi dicono che vinceremo» commentò Jun
«Sei sicuro? Secondo me hai confuso verbi e complementi oggetti» osservò perplesso Nino
«Ma và! Ho un capitano in gamba io, cosa ne vuoi sapere tu che hai esperienza della vita solo attraverso i videogiochi» sbuffò Aiba risentito prima di girare sui tacchi e raggiungere i compagni per cominciare il riscaldamento.
«Prevenuto» storse il naso Nino «Io leggo anche manga» specificò tornando a sedersi.
Quando le squadre furono pronte e il pubblico seduto sugli spalti, i giocatori si riunirono al centro del campo attendendo il fischio dell’arbitro e il lancio del pallone.
A partita conclusa Masaki aveva perso tempo a chiacchierare con Jun e Nino nei corridoi della palestra, quindi rientrò negli spogliatoi quando ormai la maggior parte della squadra era già andata via. Avevano vinto, il che lo aveva reso particolarmente felice, quindi aprì il suo armadietto che ancora gongolava per l’ottimo risultato della partita, ma non sapeva che presto il suo umore sarebbe stato irrimediabilmente guastato.
Mentre si stava cambiando, infatti, sentì una voce provenire dall’altra fila di armadietti dove alcuni compagni di squadra stavano chiacchierando tra loro senza sapere della sua presenza. «Abbiamo vinto per puro miracolo» disse una prima voce
«Per un attimo ho pensato di dare forfait» si aggiunse un altro
«Ma cosa pensava di fare quella matricola? Non ho mai visto niente del genere: correva come un fulmine nel terzo tempo, si incartava con la palla e passava il contropiede»
«Che poi… cosa significa “passare il contropiede”?»
«Non lo so, l’ho visto fare e basta!» sospirò il terzo
«Il capitano non avrebbe dovuto metterlo in campo tanto presto, ha ancora molto da imparare: nemmeno palleggiava mentre correva! È fondamentale»
«E’ il meno. Quando ha fatto punto nel canestro avversario non potevo crederci!»
«Perché, ha anche fatto canestro?» chiese il secondo
«Ah no, era un altro. Queste matricole si somigliano tutte»
«Hai finito di cambiarti? Torniamo a casa, sono troppo depresso»
«Sì, ho fatto. Certo che una vittoria simile è proprio demoralizzante per noi che siamo abituati a vincere con 30 punti di scarto…» e fu l’ultima cosa che Masaki riuscì a sentire di quel discorso perché i tre uscirono dallo spogliatoio.
Sconsolato si sedette sulla panca davanti all'armadietto, prendendosi la testa tra le mani, in silenzio. Non c'era più nessuno nella stanza, era solo con la nuova consapevolezza di essere stato solo un peso per i suoi compagni. «Mi ero esaltato un po'» cominciò a cantare con voce roca «Che cosa pensavo di combinar?
Sono pochi mesi che io so giocar
Pensavo veramente che
Alla prima partita io avrei
Fatto la differenza tra questi giocator» continuò tristemente, mettendosi l'asciugamano sulla testa e le mani sugli occhi «Ancora non so
Cos'è un terzo tempo
O un rimbalzo
Per non parlare di
Un tiro in sospensione o un alley-oop
E non mi so proprio smarcare» realizzò con angoscia, alzandosi in piedi di scatto e tirando un pugno all'armadietto «Forse farei meglio a ritirarmi
Non sarò mai un bravo giocatore
Chi lo vuole uno che non sa tirare
Se poi si sbaglia anche il canestro
Si fa più bella figura a non giocare
E' stato breve ma io smetto e ormai mi arrendo» tirò sul con il naso, sentendo che stava per mettersi a piangere. Con vocina debole cantò le frasi successive «Hello Hello My new fail
Hello Hello Sing a little fail».
Improvvisamente, però, si interruppe, notando con la coda dell’occhio qualcuno sulla porta. Il capitano Sakurai era in piedi che lo fissava stranito, con la testa leggermente reclinata a destra. «E tu? Da quanto eri lì?»
«Da "ancora non so cos'è un terzo tempo"» rispose canticchiando il verso
«Dovevi palesare la tua presenza!» esclamò Aiba imbarazzato. Sho gli si avvicinò e si sedette sulla panca tra le file di armadietti «Cosa ti fa pensare di aver giocato male?» domandò preoccupato
«Ho sentito dei compagni che si lamentavano. Non sapevano che fossi qui e non erano molto contenti del mio gioco» spiegò sedendosi al fianco del capitano «Come principiante immaginavo che non avrei giocato meravigliosamente, ma mi sembra di capire che io sia stato proprio un disastro. Eppure Jun e Nino non mi hanno detto nulla»
«Magari non se ne intendono» ipotizzò Sho
«No, Nino la sa lunga. Sai, lui legge manga sul basket» spiegò laconico Aiba
«Non è proprio la stessa cosa» gli fece notare il capitano «Magari non ti hanno detto nulla per non smorzare il tuo entusiasmo. Sei solo al’inizio, può capitare a tutti di fare qualche errorino»
«Tipo passare la palla all’avversario?» cominciò a chiedere Masaki fissando Sho con la speranza negli occhi
«Ehm… no, quello non mi è mai successo»
«Colpire in faccia il compagno quando hai finalmente capito a chi passarla?»
«No, nemmeno»
«Fare punto nel canestro della tua squadra?» tentò ancora, con sempre meno entusiasmo
«Ma tu non hai mai fatto canestro» gli fece notare Sho aggrottando le sopracciglia
«Allora vedi? Sono senza speranza» sospirò prendendosi la testa tra le mani e piegandosi su se stesso, disperato
«Oh, dai non è niente a cui non si possa rimediare con un po’ di allenamento in più. Che ne dici se per un po’ di tempo ti do qualche lezione extra, dopo le lezioni?»
«Lo faresti?» domandò per poi abbracciare il capitano in un impeto di gioia «Grazie!» esclamò senza nemmeno aspettare la risposta.
Passarono un paio di settimane e arrivò Maggio.
Durante quel periodo Jun si era convinto ad abbandonare l’idea iniziale della canzone per il concorso e Nino si era proposto di comporre e arrangiare una base che potesse piacere a tutti. Ne aveva già fatte due: cassate entrambe. Ohno non partecipava quasi mai alle riunioni del gruppo perché, a quanto diceva: «Questo mese molte specie si avvicinano alla riva per la riproduzione e io posso pescare usando il bolentino costiero». I tre presero la giustificazione come buona e nessuno ebbe mai il coraggio di chiedergli cosa fosse un bolentino costiero. In ogni caso, anche quando il ragazzo era presente, il suo apporto al lavoro del gruppo era minimo o nullo. Nel frattempo Aiba avrebbe dovuto cercare un quinto membro, dato che il termine per la consegna dei nominativi dei partecipanti al concorso era Giugno, ma tra gli allenamnti con la quadra e quelli speciali con Sho si era ritrovato tutti i giorni occupati. Inoltre, tutta quell’attività fisica lo stancava moltissimo: la sera a casa si ingozzava, la notte dormiva e a lezione… pure. Insomma, prima di cercare il fatidico quinto membro doveva anche occuparsi di mantenere una media scolastica decente. Il che non era semplice in quelle condizioni.
Per quanto riguardava il basket, per lo meno, non poteva lamentarsi. Il capitano aveva fatto chiedere scusa ai compagni che avevano parlato male di lui: non l’avevano fatto con cattiveria (essere cattivi con Aiba sarebbe stato impossibile), ma Sho non aveva tollerato che si fossero lamentati senza dire niente, comportandosi in maniera tanto infantile; poi le matricole erano state messe sotto torchio perché non facessero più sfigurare la squadra e gli allenamenti supplementari che Masaki faceva con lui si stavano rivelando efficaci. Ora per lo meno sapeva cos'era un terzo tempo e sapeva che il contropiede non si "passava".
Un giorno in cui avrebbero dovuto giocare insieme, Aiba aspettava il capitano all’ingresso e lo vide arrivare tutto trafelato mentre ancora indossava la felpa e teneva in mano lo zaino. «Ti dico subito che non posso» disse questi passandogli di fianco senza fermarsi
«Aspetta, che succede?» domandò Masaki cominciando a seguirlo
«Mi dispiace, ma ho un impegno imprevisto» aggiunse avviandosi dritto verso il cancello, tradendo una certa fretta «Se l’avessi saputo prima ti avrei avvisato, perdonami. Facciamo domani?» domandò unendo le mani a chiedere scusa nel voltarsi verso Aiba, ma continuando a camminare, seppur all’indietro
«Sì, certo... va bene» annuì in risposta
«Bene, allora ci vediamo. Scusa ancora!» disse per poi mettersi letteralmente a correre lungo il marciapiede.
Aiba rimase solo vicino al cancello, mentre altri studenti gli sfilavano di fianco salutandosi e andando verso la stazione. Dove stava andando Sho così in fretta? Cosa poteva averlo agitato tanto da mettersi a correre? «Magari soffre di... di... uuuh, diarrea fulminante!» cominciò a rimuginare tra sé «Naaa, farebbe prima ad andare nei bagni della scuola. Per domani mattina la puzza sarà già scomparsa. Ah, ho capito! Ha un incontro. Sì, un incontro romantico con la sua fidanzata segreta! Ma certo, la fidanzata di cui nessuno sa niente e che è sicuramente più grande di lui» concluse battendosi un pugno sul palmo della mano «Un amore proibito! Nelle grandi città queste cose sono normali, lo sanno tutti!»
«Ehi tu» si sentì richiamare improvvisamente. Quando si girò vide che alle sue spalle stava un professore, appoggiato al cancello. «Io devo chiudere, levati e vai a fare il tuo monologo da un’altra parte».
Ormai conosciamo Aiba Masaki: entusiasta, travolgente, ottimista e impiccione. Decise di pedinare Sho.
Non fu facile ritrovarlo dato che era corso avanti qualche minuto prima. Sapeva in che zona abitava , ma quando arrivò nei pressi cominciò a non capire più da che parte andare. La fortuna volle che il capitano fosse nel parco di quartiere, non a casa, infatti Masaki riconobbe un suo strillo a metri di distanza: «Ferma Mei! Non toccarlo!».
Aiba si girò e si mise a correre verso il parco con gli occhi spalancati: possibile che stesse facendo una cosa simile in un luogo pubblico!? Superata la siepe però si ritrovò un bimbo tra i piedi e per poco non inciampò cadendo a terra. «Signore, faccia attenzione» lo rimproverò il piccolo
«Scu-scusa» farfigliò prima di sentire di nuovo la voce di Sho
«Mei, non metterlo in bocca!». A quel punto Masaki afferrò il bambino e gli coprì gli occhi con la mano «No! Sei ancora puro e innocente!» esclamò, chiudendoli a sua volta
«Aiuto! Fratello, mi molestano!» strillò il bimbo cercando di divincolarsi
«Shu, quante volte ti ho detto di non allontanarti!?» e finalmente Sho emerse dal recinto della sabbia con una paletta in mano «Ai maniaci piacciono i bambini cattivi, quindi tu devi fare il bravo» sospirò pulendosi i pantaloni
«Capitano» mormorò Masaki aprendo un occhio per sbirciare davanti a sé «Ti piace fare certe cose nella sabbia?»
«Oh, Aiba» farfugliò sorpreso quello «Sei tu che stai molestando mio fratello?»
«Non lo sto molestando! Io... Ahio!» il bambino aveva cominciato a tentare di morderlo pur di liberarsi «Cercavo di impedire che subisse un trauma infantile»
«E’ veramente traumatizzante giocare nella sabbia: oh, una paletta, potrebbe aggredirmi!» sbuffò Sho. Il piccolo rientrò nel recinto della sabbia alle sue spalle, unendosi ad una seconda bambina, tutta presa ad usare un secchiello celeste. Era quello l’impegno urgente dell’amico: curare i fratelli più piccoli, Shu e Mei (che aveva fatto cadere il Taiyaki per terra e pretendeva di raccoglierlo e mangiarlo comunque).
«Mia madre mi ha mandato una mail all’ultimo momento chiedendomi di occuparmi di loro al suo posto, perché è dovuta tornare di corsa al lavoro» gli spiegò il capitano. Si erano seduti su una panchina vicino alla sabbia, di modo da tenere d’occhio i due fratellini. «A parte quello che dedico alla squadra di basket, di tempo libero non ne ho molto: i miei lavorano duro per mantenere una famiglia così numerosa e sanno che vorrei frequentare una buona università il prossimo anno. Anche per questo servono molti soldi»
«Università?» domandò stupito Aiba mentre beveva un succo all’albicocca da un cartoccio «Non l’avrei mai detto. A quale istituto pensavi?»
«Alla Keio» rispose Sho tranquillo, ma per poco l’altro non si strozzò ficcandosi la cannuccia in gola. Tossì e sputacchiò succo un po’ ovunque, poi, con le lacrime agli occhi, riuscì a riacquistare la capacità di parola. «Alla Keio? TU?» domandò sbalordito
«Mh? Io, sì, perché ti stupisci? Ho la media di voti più alta di tutta la scuola» gli spiegò sbattendo le palpebre perplesso. Aiba lo fissò sbalordito. «Ti avevo sottovalutato. Quindi sei capitano della squadra di basket, sei il miglior studente dell’istituto e devi anche accudire due fratellini più piccoli» elencò pensieroso «Ammirevole» concluse prendendo altro succo
«Grazie» arrossì Sho «Sei stato gentile ad averci fatto compagnia, ma per noi è ora di tornare a casa: quelle pesti devono fare il bagno, mentre io devo cucinare e fare i compiti per domani»
«Non ho niente da fare, posso darti una mano se vuoi. A me piace giocare con i bambini» si propose Masaki
«Sììì, fallo venire con noi!» cantilenarono i due piccoli dimenando le palette nell’aria
«Se hai voglia» rispose allora Sho, facendo un mezzo inchino «Grazie per l’aiuto»
«Allora andiamo!» li incitò Aiba agitando il cartoccio del succo, ormai vuoto
«Ah, Shu ha avuto la tonsillite la settimana scorsa» spiegò l’amico, alzandosi dalla panchina «Non credo ti convenga bere dalla sua cannuccia»
«Nooooooooo!!!» strillò Masaki terrorizzato, tenendosi la gola con una mano e guardando il cartoccio del succo come fosse una carogna putrida.
In realtà Masaki non fu di grande aiuto. A Sho sembrò di dover curare tre bambini invece che due. Magari Mei masticava i calzini a tutta la famiglia e la cena di Shu era più sul tavolo che nel piatto, ma l’amico aveva fatto scattare l’allarme antincendio quando aveva quasi fatto bruciare la cena e il rumore aveva traumatizzato il cane che era andato avanti ad abbaiare per un’ora.
Alla fine Aiba e i bambini erano stati piazzati davanti alla televisione a guardare “Crayon Shin chan”, così forse avrebbero fatto meno danni.
Dopo una decina di minuti sia Mei che Shu si erano addormentati sul divano, così Masaki se li scrollò di dosso e sgattaiolò verso la cucina per raggiungere Sho. Lo trovò che indossava ancora il grembiule con cui aveva cucinato, e mentre lavava i piatti sembrava canticchiare tra sé. «Fare la colazione e andare a scuola
Seguire le lezioni e mai bigiar
Ehy boy la squadra non ti puoi scordar
Ah, ho anche Aiba chan da allenar» lo sentì cantare. In realtà non era una vera e propria canzone la sua, era più un rap: parlava velocissimo e ogni parola era studiata sillaba per sillaba. «Poi torno a casa, mangio e una doccia calda
Non dimenticar i compiti per doman
E aiutare un po' Shu e Mei a studiar
Poi finalmente la giornata è finita» andò avanti ancora per un po' ad elencare le cose che doveva fare i giorni successivi, doveva essere un modo bislacco di ricordare tutti i suoi impegni. Masaki rimase seminascosto dietro lo stipite della porta ad ascoltarlo e dopo i primi momenti di serio ascolto, cominciò a ridacchiare tra sé sfregando tra loro le mani, con grande soddisfazione. «Eccellente…» mormorò tra sé stringendosi nelle spalle con una risatina
«Aiba chan» lo richiamò Sho che aveva improvvisamente smesso di cantare «Che diamine stai facendo lì dietro?».
FINE DEL QUINTO CAPITOLO
Fanfiction written by
Hika86 & Reruchan
Original music by
Arashi
(Subarashiki Sekai & Summer Splash)
Terrible lyric by
Hika86
Saltellando sui confini della demenza: le autrici di confessano.
Z: Aspetta, pipì…
R: Va bene…
*prende il suo posto alla tastiera*
*aspetta*
*aspetta*
*aspetta*
*aspetta*
Z: *tornata dal bagno* Comunque lo smalto bluetto che hai tu è veramente bello *tenta di accendere il ventilatore*
R: non và…
Z: chu-chu-chu-chuuu….*Nona sinfonia di beethoven* Ma tu hai scritto “aspetta” mentre io ero in bagno! Ma perché scriviamo sempre cagate quando facciamo queste cose?
R: C’è roba che vibra!
Z: E’ il mio cellulare!
R: Ehi!
Z: oddio è il mio amante!
R: La tim!
Z: "Dal 2 settembre, cambia la tariffa base"
R: Forse dovremmo smetterla…