DATI
Titolo: Idol School Musical
Capitolo:
1 - 2
Genere: Comico, Commedia, Song-fic, AU
Pairing: -
Rating: G
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Trama: Un nuovo studente si trasferisce al Johnny's Education Institute. Un tutor, una squadra di basket, cellulari rotti e basi musicali per un ambito premio di fine anno. Ma quale obiettivo comune può unire 5 adolescenti tanto diversi? [fic a DUE MANI con
shochan_reru]
Capitolo 2
Boom! Boom! Tell me what you wanna be
Quando Aiba Masaki si svegliò una mattina da sogni inquieti, si trovò trasformato nel suo letto in uno studente del Johnny’s Education Institute. La sera prima era andato a letto già con indosso la divisa nel caso in cui si fosse svegliato tardi e non avesse avuto tempo di vestirsi.
Come primo giorno da studente dell'istituto doveva prendere possesso del suo armadietto e prima di tutto del codice per poterlo aprire. Arrivato a scuola, e dopo aver richiesto la combinazione in segreteria, si mise a cercarlo lungo il corridoio. La fiumana di gente che vi si affollava era composta dalle più svariate tipologie umane, tutte intente a salutarsi e prepararsi per l'inizio delle lezioni. Il suo armadietto era vicino a quello di una ragazza che gli parve una via di mezzo tra un vaso di orchidee tropicali e un panda visto al negativo: il temine comunemente utilizzato per definire questo esemplare di femmina umana era "ganguro". Capelli platinati e addobbati con fiori multicolori, pelle scurita da un numero non ben definito di lampade e trucco, invece, dai colori chiari, come chili di ombretto bianco spalmato lungo tutto il contorno degli occhi. Aiba si imambolò a fissarla perchè, nonostante vestisse la divisa come tutte le altre, era impossibile non notarla, inoltre teneva la gonna più corta rispetto a quanto concedesse il regolamento. Si riprese dallo stato di trance in cui fissava il fiorellone fuxia e celeste che la tipa aveva fissato poco sopra l'orecchio sinistro grazie al potente rombo del motore di una macchina che entrava in quel momento nel parcheggio della scuola e che lui, dal suo armadietto davanti all'entrata, vedeva perfettamente. Era una decappottabile color borgogna, lucente e dal chiaro design delle macchine da corsa. Senza nemmeno aprire la portiera, il guidatore ne uscì con balzo, mentre le due ragazze, sul lato passeggero e sul sedile posteriore, scesero in maniera più umana. Senza distrarsi ancora a guardare il giovane che si avviava all'entrata tenendo un braccio sulle spalle di entrambe le donne, Aiba si decise a dedicarsi al suo nuovo armadietto. Lesse sul foglio della segreteria la combinazione di cinque cifre e la inserì nel lucchetto automatico. La serratura scattò, lui girò la maniglia... e l'armadietto non si aprì! «Ma che ca...» semi imprecò lui, tirando la maniglia verso di sè nella speranza che si decidesse a sbloccarsi. Continuò imperterrito in questa lotta per qualche secondo finchè un braccio entrò nel suo campo visivo e una mano diede un fortissimo pugno contro l'anta. Masaki sobbalzò per lo spavento, ma finalmente si aprì. «Era il mio l'anno scorso» spiegò il proprietario del braccio. Il ragazzo si girò a vedere chi lo avesse aiutato e si trovò davanti il tizio della macchina sportiva, che lo fissava con uno smagliante sorriso.
Cognome: Matsumoto
Nome: Jun
Altezza e peso: 1,73 metri per 58 chili
Punto forte: il mio irresistibile charme
Punto debole: la mia sconfinata pignoleria
Ama: i miei capelli
Odia: i palestrati gasati e presuntuosi
Molti dicono che tu sia uno snob arrogante, come rispondi a queste accuse? Non mi interessa ciò che pensano gli altri, io almeno per conquistare una donna non devo sudare come un maiale
«Ciao. Io sono Matsumoto Jun» si presentò senza smettere di sorridere. Masaki non rispose subito, ma rimase incantato ad osservarlo per un manciata di secondi. «Ah...» sospirò sognante «Aiba Masaki» riuscì infine a presentarsi
«Tu sei quello nuovo giusto?» domandò questi, senza minimamente scomporsi davanti alla faccia da stoccafisso dell'altro e aprendo senza problemi l'armadietto di fianco al suo
«Sì... sì sono io, grazie per l'armadietto» disse con un lieve inchino
«Devi solo essere un po' rude per fargli capire chi comanda, poi si apre» gli spiegò mentre frugava nel suo, tirando fuori i libri che gli servivano «Te l'hanno detto che puoi sceglierti la combinazione che preferisci una volta che l'hai aperto?» aggiunse vedendolo col foglietto in mano e i numeri della combinazione in bella vista, scritti a caratteri cubitali
«Oh, davvero? Forse sì... o forse no, non mi ricordo» farfugliò guardando il lucchetto automatico e cominciando a impostare dei nuovi numeri «uno... poi, duuue... tre, quattro.... cinque» sussurrò piano «Bene, grazie! Sono ancora un po' spaesato qui a scuola e non so bene come muovermi»
«E' comprensibile, ma fidati, è semplicissimo capire come funziona qui» gli rispose quell'altro che vestiva la divisa perfettamente stirata e in maniera impeccabile: nonostante fosse uguale alla sua, lui sembrava uno studentello sfigato, Jun invece era più simile ad un ricco rampollo pronto per una serata d'affari. «Ti darò io qualche dritta» si propose chiudendo il proprio armadietto «Per sopravvivere a questo mondo devi capire che ci sono due categorie di persone: quelli che possono e... tutti gli altri»
«"possono" cosa?» domandò Aiba confuso mentre seguiva il suo nuovo amico lungo il corridoio
«Tutto» rispose criptico l'altro
«Oh... non credo di aver afferrato il concetto, ma vai pure avanti» annuì poco convinto
«Vedi carissimo» disse schiarendosi la gola prima di cominciare a cantare «You don't care about Il tuo stile ma In my head
Penso tu voglia esser qualcuno Is it true?
E in questo ti serve una guida Time to find me
ti darò io la Chance e poi sarai free» cantò con voce piena, mentre alcuni studenti, precedentemente piegati a frugare nei loro armadietti, si voltarono improvvisamente formando una piccola banda di ottoni «Ti dici All the time
Vorrei solo essere qualcuno in My life!» A quel punto Aiba notò che c'era anche un tipo alle loro spalle, vestito in pantaloni e giacca di pelle, che strimpellava energicamente su una chitarra elettrica «Allora
Tell me what you wanna be
Tell me what you wanna be, Aiba?»
«Yeah, yeah, yeah, yeah» si aggiunsero in coro cinque giovani studentesse che guardavano Jun con occhi sognanti
«Scegli chi vuoi essere, il tuo stile e avrai All your friend...
Su forza
Tell me what you wanna be
Tell me what you wanna be, Aiba?»
«Yeah, yeah, yeah, yeah» cantarono di nuovo quelle, sculettando al loro seguito, insieme allo strimpellatore vestito di pelle
«Tell me Forza
Everybody cercan notorietà
Ti guiderò io All right!» concluse con un gesto elegante, scostandosi il ciuffo di capelli morbidi che si era scompigliato durante l'estasi canterina. Quando la musica finì le cinque studentesse sospirarono innamorate, mentre del chitarrista sadomaso non c'era più traccia. Stessa cosa per la piccola banda di ottoni: gli studenti avevano preso i libri e chiuso i loro armadietti. «Capisci cosa voglio dire? Che o sei qualcuno o sei uno di tutti gli altri. E tutti gli altri a loro volta si dividono in diversi sottogruppi» aveva ripreso a spiegare come se nulla fosse «Ci sono quelli da evitare ad ogni costo, in particolare: palestrati sudaticci e pieni di sè, nerd incalliti e donne che si prendono troppo sul serio per curarsi di cosa si mettono addosso» cominciò ad elencare mentre Masaki annuiva leggermente col capo cercando di seguire il suo discorso «Ci sono poi quelli accettabili: ragazze carine e disponibili, se poi hanno anche un cervello è meglio altrimenti ci si accontenta, secchioni, che possono sempre tornare utili, e tutti quelli che paiono vagamente normali» concluse con un gesto plateale sulla folla di studenti che si affrettava nelle aule. Anche loro avevano raggiunto la porta di una classe «Mmmh, capisco...» continuava ad annuire «Ho solo una domanda: e quelli che possono?»
«Ne hai uno davanti» gli sorrise tranquillo, quindi gli diede una pacca sulla spalla «E se frequenterai le persone giuste potresti diventare uno di noi! Jaà...» lo salutò prima di entrare in aula.
Aiba rimase impalato nel corridoio per qualche secondo, forse cercando di dare un senso a tutto il fiume di parole che Jun gli aveva appena propinato, poi la campanella lo risvegliò ricordandogli che anche lui doveva andare a lezione.
Ci sono molti modi per costringere una persona a fare qualcosa, il peggiore è convincerla per mezzo di subdoli ricatti, ma un diabolico surplus è quando chi ricatta lo fa senza accorgersene, ma, anzi, con ottime intenzioni!
Ohno Satoshi, studente sociopatico e tutor del nuovo arrivato, stava deambulando nel corridoio, strascicando svogliatamente i piedi, quando la sua tranquillità fu turbata da un unica singola parola, detta in maniera cantilenante «TooOOooooshiiIIIiiiii....»
«Cazzo, no...» bofonchiò alzando gli occhi al cielo e fermandosi
«ToooooooooOOOOOOOOooshiiiiiIIIIIIiiiiiii...» insisteva la vocina sempre più vicina
«Che cosa vuoi?» domandò infine girando il capo, Masaki ormai l'aveva raggiunto
«Ho bisogno della tua consulenza di tutoooooor...» gli spiegò con un sorriso degno del miglior piazzista
«Che c'è, hai perso il cervello?» domandò scocciato
«Come scusa?»
«Troppo tardi» e gli diede le spalle riprendendo a camminare a passo più sostenuto
«No, aspetta!» si mise a rincorrerlo «Ho davvero bisogno di te!» insistè con tono implorante. Mosso a pietà Satoshi si fermò di nuovo e ancora una volta lo guardò con infinita pazienza «Dimmi»
«Accompagnami agli allenamenti di basket»
«Esula dalle mie competenze» rispose lapidario riprendendo ad allontanarsi e lasciando il nuovo studente solo nel corridoio. «Ma... ma... e io cosa scrivo poi sulla "scheda di valutazione tutor"?» domandò con vocina affranta. Ohno si bloccò all'istante nell'udire le parole "SCHEDA DI VALUTAZIONE" e al ricordo dei crediti mancanti. A quel punto, rassegnato, fece marcia indietro «E andiamo» sospirò. Una volta convinto poterono dirigersi verso la palestra della scuola. Il corridoio era semi deserto, dopo le lezioni gli studenti andavano a casa o ai propri club, quindi non c'era nulla con cui Satoshi potesse distrarsi per evitare di stare ad ascoltare le chiacchiere di Masaki. La soluzione migliore, molto spesso, era semplicemente staccare il cervello e annuire di tanto in tanto.
Arrivati in palestra il capitano Sakurai gli andò incontro palleggiando. «Eccoti Masaki! Ti stavo aspettando. Siamo tutti ansiosi di vedere il nostro nuovo acquisto come se la cava»
«E io non vedo l'ora di giocare insieme a voi!» rispose entusiasta lui
«Questa non me la voglio perdere» boffonchiò Satoshi
«Oh, Ohno» salutò Sho notando il tutor alle spalle di Aiba «Accomodati pure, sarà uno spettacolo magnifico e non si sa mai che venga voglia di giocare anche a te» e quello, senza rispondere nulla, si andò a sedere sugli spalti. «Bene, Masaki» proseguì Sho «Ti farò qualche domanda e poi ci farai una dimostrazione pratica per mostrarci il tuo livello»
«Nessunissimo problema!»
«Per cominciare, in che posizione giochi di solito?» cominciò Sho leggendo da una cartelletta plastificata piena di fogli
«Bah non saprei... in piedi?» rispose corrugando la fronte
«Come sei spiritoso! Mi piacciono i tipi come te» scoppiò a ridere il capitano «Comunque, intendevo il ruolo»
«Aaaah, certo. Vanno bene tutti direi»
«Quindi se un giocatore versatile? Interessante. Allora potresti giocare come ala, guardia o playmaker» riflettè picchiettandosi un dito sul mento e osservando i fogli nella cartelletta
«Suppongo di sì» rispose annuendo
«Escluderei il pivot, comunque, sei troppo mingherlino» continuava a ragionare
«Suppongo di sì» ripetè Aiba tutto sorridente
«Sì, hai ragione. Che sciocco che sono. Allora, per la prova pratica facciamo un uno contro uno, vince chi va a canestro per primo» concluse avviandosi verso il campo e lasciando la cartellina in mano alla prima matricola che incontrò sul suo cammino. Uno degli altri giocatori lanciò la palla a Masaki che la prese al volo e la osservò perplesso «Questa è una invitation a giocare qui con noi» cantò quello che l'aveva tirata
«Mostraci il tuo motion, se puoi starci dietro» aggiunse un altro
«C'è gente che ci prova e poi non ce la fa più
Tu forse sei quello che invece può sopportar
Oooooh!» presero a cantare di nuovo tutti in coro, schierandosi a lato del campo «Su dai prova a sopportare
Boom Boom L'allenamento Boom Boom Se non crolli già
Siamo i primi in Giappone e
Boom Boom Per esserlo Boom Boom Ci vuol fisico
Ci alleniamo dalla mattina fino a sera Il nostro livello Nessuno raggiungerà
Anche se ci provate voi
Boom Boom Non potrete battere gli SMAP Boom Boom Boom!!» conclusero con lo stesso ritornello che Aiba aveva già sentito. Sembravano veramente una squadra minacciosa e potente: quella canzone sembrava il loro equivalente della haka. «Bene, comincia tu e io tenterò di fermarti. Se ti ruberò la palla sarai tu a cercare di bloccare me» spiegò Sho, come nulla fosse successo, prima di farsi tutto serio e mettersi in posizione. Ci fu poco da dimostrare: Aiba aveva camminato tranquillamente verso di lui, palleggiando disinvolto, mentre l'attimo successivo questi gli aveva già rubato la palla e, con un terzo tempo, era andato a canestro. «Beh? Non hai nemmeno cercato di fermarmi» osservò Sho stupito, tornando verso l'avversario «Che succede?» domandò vedendolo corrucciato e pensieroso in mezzo al campo
«Non capisco...» fece lui
«Cosa?»
«NOn so, penso mi sfuggano alcuni punti fondamentali. Tipo: la rete lì in mezzo... si salta prima o dopo?» fece indicandola. Sho seguì il suo gesto e sbattè le palpebre, perplesso. «Quella è da pallavolo» gli rispose
«Ooooh» esclamò spalancando gli occhi
«Toglimi una curiosità: hai mai giocato a basket?» gli domandò incrociando le braccia
«No, affatto» disse tornando a sorridere. Da qualche parte sugli spalti sembrò partire una risatina soffocata. Il capitano si passò una mano sugli occhi, sospirando profondamente «Potevi dirlo prima» mormorò
«Non l'hai chiesto» obiettò serio Masaki
«Va bene, allora comincerai dai fondamentali» propose, ma dato che quella sottospecie di risatina sommessa che aveva sentito stava continuando, si girò spazientito verso le gradinate. «Dato che partiamo da zero vuoi unirti anche tu, Ohno? Un po' di movimento ti farebbe bene e poi sembri uno che ha un sacco di tempo libero» gli disse piccato
«Io sono occupato e poi faccio già sport» gli rispose stringendosi nelle spalle con aria svogliata
«Chi l'avrebbe mai detto!» esclamò sorpreso mettendo le mani sui fianchi «E sarebbe?»
«Pesco».
FINE DEL SECONDO CAPITOLO
Fanfiction written by
Hika86 & Reruchan
Original music by
Arashi
(Tell me what you wanna be & Boom Boom)
Terrible lyric by
Hika86
Saltellando sui confini della demenza: le autrici di confessano.
Indiciamo un concorso (ahahah!): riuscite a individuare le citazioni -leggermente modificate- presenti nei capitoli?