Zakuro: Capitolo 6

Feb 18, 2010 22:22




DATI
Titolo: Zakuro, un melograno in mezzo all'erba
Capitolo: Prologo - 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6
Genere: Commedia, Sentimentale
Pairing: Arashi x OC
Rating: PG
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Trama: Il gruppo di punta della Johnny's Enterateinment compie il decimo anniversario di attività e l'azienda avvia uno speciale progetto per la promozione dell'evento. Per l'occasione la collaborazione di artisti dal resto dell'Asia sarà un'ottima occasione per Aiba, Jun, Sho, Nino e Ohno... e per Lei.

NOTE
E' stato il capitolo più difficile da scrivere. Tutt'ora non sono sicura che mi vada bene così T_T ma non so proprio più come rigirarlo.
E' molto serio rispetto agli altri e anche molto "statico" come svolgimento... spero quindi che non sia noioso, perchè per spiegare gli atteggiamenti dei personaggi ho bisogno di parole.
Ho riscritto 5 volte il capitolo, all'inizio l'idea era completamente diversa (doveva addirittura entrare in scena il famoso fidanzato di Yunseo! XD) poi questo è stato il risultato finale. Sudatissimo T_T cacchiooooo e manco sono sicura che mi piaccia! Accettasi anche frasi come "è 'na schifezza", "riscrivilo" o "sei un babbuino del burundi".
Però mi è piaciuto sviluppare finalmente un po' di scene di gruppo e anche un.. senso di gruppo XD
Enjoy... se vi riesce ç_ç
Quando vedete un * significa che c'è un nota alla fine del testo del capitolo
Le parti scritte in grassetto sono dette in coreano

CAPITOLO 6: una coccinella dispettosa [2#]

Passarono due giorni interi, dalla sera in cui era scoppiato lo scandalo, prima che qualcosa dall'agenzia si muovesse. L'unica cosa che avevano fatto era riportare subito gli Arashi al lavoro sui programmi televisivi (avevano registrato puntate in anticipo per potersi dedicare alcuni giorni solo ai balli per i video, ma ora dovevano tornare a registrare quelle nuove), così che in quei due giorni dei cinque non ci fu traccia nè sul lavoro, nè nel dormitorio. La sera del primo giorno, passato senza aver loro notizie e senza poter rintracciare Takechin di modo da chiedere a lei, si era appostata fuori dal dormitorio maschile: una volta aveva capito qual era la stanza di Jun ed era intenzionata a vedere se la luce fosse accesa, se fossero tornati almeno la sera. Quando aveva visto la finestra illuminata si era fiondata all'interno dell'edificio, inseguita dal portinaio che, vedendola di corsa, aveva creduto fosse una sconosciuta che irrompeva lì dentro senza motivo. Dovette affrontare una grande delusione quando realizzò che la luce era accesa solo perchè stavano pulendo approfittando che la sede centrale aveva avvisato che gli Arashi non sarebbero tornati quella sera. Il mattino dopo, prima di andare verso la piscina, si azzardò a domandare al portinaio se magari fossero tornati nel cuore della notte: niente. Passò la seconda sera chiusa nella cabina telefonica a controllare l'entrata e le finestre del dormitorio: niente. Non tornavano. Nel frattempo avevano cominciato ad arrivare gli sms: 「Yun cosa sta succedendo laggiù? Ci sono arrivate delle notizie strane, cos'è successo? J.」「Sei sicura di volerlo sapere? Lo sa, certo, ma... Jaejoong」「Yu-yun come va in Giappone? Senti, stasera abbiamo saputo di uno scandalo lì in Giappone: sembri tu in foto! Yoochun」「Avevo intuito che qualcosa non andava, ma non pensavo fino a questo punto. Cosa ti sta combinando quello scemo? Y.」「Per la verità niente. Non ha detto, nè fatto nulla. Non sembra pensare sia una cosa che lo riguardi più. Dovresti essere contenta, o no? Jaejoong」. Anche i rapporti con i compagni di lavoro era cambiati di nuovo: qualcuno aveva cominciato a pensare che lo scandalo fosse vero, per quanto lei avesse spiegato dettagliatamente la situazione a tutti quelli che avevano chiesto; fortunatamente queste persone erano poche ed erano quelle che con lei non avevano legato molto dopo la chiarificazione avuta all'inizio del lavoro. Chi le era ormai diventato amico vedeva il suo tormento in quei giorni e aveva deciso di credere alle sue parole e di supportarla semplicemente andando avanti con il lavoro come avevano sempre fatto. Sakura san, che di solito non alloggiava alla JH, erano giorni che si fermava per tutti i pasti e le stava vicina intuendo che qualcosa non andava già dal giorno in cui Yun-seo aveva lasciato il fidanzato (anche se lei non sapeva cos'era successo dato che la coreana era molto riservata con chiunque di loro, poteva quindi solo intuire e vedere la sua tristezza).
Finalmente, il mattino del terzo giorno, venne convocata alla sede principale. Takechin le aveva fatto arrivare un disegno con la strada da fare, non certa che Yun-seo si ricordasse a ritroso quella fatta il primo giorno che era arrivata. Arrivò in orario, era uscita in anticipo di modo da non fare tardi se avesse sbagliato strada o avuto altri problemi, e trovò la manager ad aspettarla all'ingresso. «Buongiorno» la salutò dopo aver superato le porte a vetri girevoli. Dato che si trattava di un incontro ufficiale con alcuni capi della Johnny aveva abbandonato la tuta che indossava alla JH e si era sistemata meglio: aveva indossato una camicia bianca a maniche lunghe senza bottoni, ma con un piccolo fiocco da allacciare sul davanti poco sotto il seno, una maglia a righe bianche e nere sotto e un paio di jeans a vita bassa, attillati e neri, che si intonavano alle scarpe con il tacco, scure anch'esse, lucide e con un cinturino da allacciare poco sotto il collo del piede. Non si era truccata, era capitato poche volte e in quelle occasioni ci aveva pensato qualcun'altro quindi lei non sapeva farlo da sola, e non si era acconciata i capelli, troppo corti per poterci fare qualcosa a parte indossare qualche molletta. Aveva solo indossato dei braccialetti fini, argentati ai polsi e non si era tolta il pendente a croce che indossava sempre all'orecchio sinistro, tranne quando doveva ballare. «Ahn san, buongiorno» si inchinò Takechin prima di farle segno di seguirla. Si avviarono all'ascensore in silenzio ed entrarono. «E' grave anche stavolta?» domandò quando finalmente si trovarono da sole. Takechin attese un po' prima di risponderle «Per la verità, non saprei dire» scosse leggermente il capo
«Capisco...»
«Ad ogni modo non è in discussione il tuo incarico» la rassicurò subito dopo «Ormai avete cominciato a lavorare ed è innegabile che tu riesca a lavorare bene sia con il gruppo che con il corpo di ballo. Da quel che ho capito con loro le cose vanno bene e se c'è bisogno di qualcosa è a te che si rivolgono» sembrò chiederle
«E' un po' come un branco» rispose stringendosi nelle spalle. Takechin sgranò gli occhi «In che senso?»
«E' come quando i due maschi dominanti lottano per essere i capi. Ho vinto quindi sono un po' il capo branco: ad alcuni non sta bene, ma sanno che sono più forte e non si ribellano, per altri va bene così e si adeguano sfruttandomi per migliorare loro stessi» a quel punto sentì ridacchiare la manager
«Va bene, ma se dovessero chiedere qualcosa non spiegarla in questo modo» la redarguì «Ma non dovrebbe succedere, il lavoro è a buon punto, sostituirti sarebbe da pazzi, anche perchè questo pomeriggio dovreste registrare il primo video. Dovete finirlo entro domani pomeriggio per poterlo sistemare in un'altra mezza giornata e mandarlo in onda da dopodomani. E' troppo tardi per cambiarti insomma»
«Così rapidamente? Chi sono il regista e gli addetti al montaggio che si prestano ad una simile tabella di marcia?» fu il suo turno di risultare stupita
«Quelli che si acchiappano un mucchio di soldi per cui ne vale la pena farlo» e fu la prima volta che sentì parlare la pacata manager in modo così colorito: forse la stava influenzando con il suo giapponese imperfetto? Arrivarono finalmente al ventesimo piano del palazzo della Johnny e attraversarono un paio di corridoi e porte finchè non arrivarono ad una porta alla quale la manager bussò timidamente «Prego». Quando entrarono c'erano tre persone sedute dietro un grosso tavolo ovoidale in vetro dalla parte opposta alla porta, altre due su delle poltrone vicine alla parete dell'entrata e Sakurai Sho accomodato su una sedia dall'altro lato del tavolo rispetto ai primi tre. Aveva tutta l'aria di una sala per le riunioni, dalla parete a vetri entrava la luce del sole dei primi di febbraio, e sembrava simile a quella dove avevano fatto le presentazioni il primo giorno. C'era un numero indefinito di sedie libere, ma una di fianco a Sho era leggermente scostata dal tavolo e quindi aveva tutta l'aria di aspettare lei: ci mancava che arrivasse sua madre, trafelata, a chiedere scusa e si sarebbe sentita tornare ai tempi della scuola. Salutò i presenti e riconobbe i tre dietro la scrivania, ma mentre si avvicinava e si sedeva non poteva non continuare a chiedersi come salutare Sho: dopo la loro uscita non si erano più visti nè parlati, quindi non sapeva cosa ne pensava lui di quella storia e lì davanti a tutti non trovava un modo per salutarlo che non sembrasse troppo freddo per lui, che ormai la conosceva, nè troppo affettuoso dal punto di vista degli altri che parevano lì pronti proprio ad esaminare loro e quello che c'era ipoteticamente stato tra loro. Sho però non alzò lo sguardo, quindi non dovette affrontare la questione. Scoprì quindi che avrebbe preferito affrontarla e sbagliare piuttosto che realizzare quell'improvvisa e completa freddezza da parte sua. «Il tempo è poco sia per noi che per voi, quindi verremo subito al dunque» cominciò l'uomo seduto al centro, era piccolo e pelato «Capitano di rado notizie e avvistamenti dei nostri artisti che siano così chiari ed espliciti quindi non dobbiamo affrontare spesso situazioni come questa. Ogni volta si sono presentate con modalità ed effetti differenti: in questo caso possiamo dire che il fatto è andato più a nostro favore che a discapito del progetto o dell'immagine del gruppo». Al sentire questo Yun-seo non potè fare a meno di tirare un leggero sospiro di sollievo, ma continuava a far caso all'atteggiamento di Sho: era completamente irrigidito sulla sedia e teneva le mani l'una nell'altra sulla superficie trasparente del tavolo. «La campagna pubblicitaria per l'anniversario degli Arashi è stata massiccia fin dai primi dell'anno e le varie pubblicità in televisione e sulle riviste hanno creato una grande attesa per gli otto nuovi video. Sono già previsti i sold out per i concerti estivi nelle maggiori città del Giappone» si intromise quello a sinistra, era cicciotto e più giovane degli altri due «Questo improvviso scandalo ha contribuito ad aumentare l'attesa e la tensione invece di screditare il gruppo o Sakurai san in persona». Sbirciò una possibile reazione del ragazzo, ma il suo profilo, occhi sottili, labbra morbide e sguardo intenso, non cambiò di una virgola. «Non significa che non abbiate sbagliato» riprese quello basso «Simili inconvenienti non devono più versificarsi» specificò con una voce che aveva un tono quasi minaccioso «E' andata bene questa volta, non è detto che la prossima non sia invece quella che stroncherà la carriera di tutti e cinque». Fece una pausa, molto teatrale, che però servì a far pesare quelle ultime parole come macigni, a farle aleggiare come una nube scura nella stanza che, per contrappasso, era invece luminosa, quasi brillante grazie al sole. Le parve quasi di dover piegare la schiena sotto quel rimprovero: era andata bene, ma avevano rischiato grosso, come aveva potuto non pensarci? «Le è chiaro ciò che abbiamo detto Ahn san?» domandarono spostando lo sguardo su di lei
«Si» rispose semplicemente, annuendo appena con il capo «Mi dispiace molto per aver causato altri problemi. Mi dispiace veramente» concluse piegando il capo e inchinandosi quanto poteva essendo già seduta e avendo una lastra di vetro davanti a sè contro cui certamente non poteva sbattere la fronte
«Pensa di aver bisogno di un interprete?»
«No, capisco quello che dite» tutto sommato erano vocaboli facili e se erano complicati li conosceva perchè era il mondo dello spettacolo, ossia quello in cui lavorava e di cui doveva essere esperta «Mi dispiace molto». Capiva, capiva perfettamente, eppure quell'atmosfera era tanto sgradevole che avrebbe preferito non comprendere una sillaba di giapponese. «Sakurai san?» domandarono rivolgendosi a lui
«E' tutto chiaro, ne abbiamo già discusso con il gruppo i giorni passati» rispose una delle persone sedute dietro di lei. Il ragazzo non disse nulla, semplicemente abbassò lo sguardo sul tavolo.
«Dobbiamo aspettarci altri rischi?» domandò il terzo al tavolo, uno smilzo magrissimo, che la osservava con gli occhi socchiusi. Quella le sembrò un'intromissione esplicità e fastidiosa nei suoi affari personali e in quelli di Sho: era un modo indiretto per chiedere se sarebbero ancora usciti insieme. «No» forse «No» ripetè come a sottolineare una convinzione che però, a voler essere sincera, non aveva
«Ecco...» cominciò a dire Sho e finalmente Yun-seo ebbe la prova che perlomeno respirava: cominciava a dubitarne dato che non muoveva un muscolo da svariati minuti. Fu interrotto e fu nuovamente una delle due persone sulle sedie vicine all'entrata a parlare «Non si ripeterà più niente del genere. Sakurai san ha molto lavoro a cui dedicarsi, non c'è tempo per uscire con le ragazze». Quell'affermazione parve una riproverò diretto proprio a Yun-seo, come se lei avesse messo le grinfie sul ragazzo e volesse intenzionalmente rovinarlo, come se avesse architettato lei quello scandalo e loro dovessero invece evitare che potesse ripetere il suo diabolico piano per far affondare la nave degli Arashi. Da parte sua sentì come se le avessero dato uno schiaffo o una coltellata alla schiena: che li sgridassero andava bene, che facessero loro presente il rischio corso era giusto, ma che la trattassero come la ragazzina in cerca di fama a discapito dei pupilli della Johnny no! Sbattè le mani sul vetro con forza e prese un profondo respiro. I presenti si ammutolirono, guardandola con gli occhi sgranati di stupore, e Sho finalmente girò lo sguardo verso di lei «Sentite un po', adesso stiamo esagerando» borbottò a mezza voce «Non penso di aver fatto niente di male, non penso che nessuno dei due lo abbia fatto. Era un giorno libero: ci sono restrizioni su quello che si può o non si può fare? A me non risulta!»
«Veramente sì» fece il ragazzo a bassa voce
«Sì, no!» esclamò lei scuotendo il capo «E' vero, ci sono! Ma le conosco!» si corresse «So che non abbiamo infranto alcuna regola, sono stata attenta... che dico? Attentissima! Ho badato al minimo dettaglio perchè Sakurai san non venisse scoperto: i vestiti, gli occhiali, il cappello, i posti che abbiamo frequentato, dove ci siamo fermati» sospirò incrociando le braccia al petto e appoggiando la schiena alla sedia «No, sinceramente... nessuno è mai stato beccato quando usciva con me e posso assicurarvi che mi è capitato più volte: nessun problema» scosse il capo «Ma a parte questo: qui sembra un tribunale di inquisizione! Abbiamo sbagliato, abbiamo rischiato moltissimo, ma ho stima sufficiente per Sakurai san da pensare che sia professionale quel che basta per capire da solo quel che c'è in gioco ogni volta che agisce fuori dagli schemi. Non so cosa dire di me, sapevo quello che stavo facendo, sapevo il rischio e ho agito per prevenirlo al meglio delle mie possibilità. PIù di così... se non volevamo correre alcun rischio non saremmo nemmeno dovuti uscire»
«Ed è quello il punto» si intromise nuovamente la persona alle sue spalle «Non dovevate uscire, fine del discorso» finalmente si girò per guardarla in faccia e non potè fare a meno di lanciargli l'occhiata più ostile che aveva
«Quindi gli altri possono andare a trovare la famiglia ma Sakurai san non può uscire con gli amici?» domandò alzando la voce
«E' quella la differenza: se lo fotografano con la famiglia non c'è nulla di male, se lo fotografano con una ragazza sono pronti ad imbastire una storia che serve solo a far vendere di più la rivista. A loro non importa che sia vera o meno, che rovini oppure no la carriera di un artista: l'importante è che faccia vendere» replicò questi, un tipo sulla trentina in giacca e cravatta, alto e ben piazzato di spalle
«Allora rinchiudiamoli con le loro famiglie o nelle loro case» cominciò a gesticolare mentre Takechin le si avvicinava cautamente
«Non intendevo tanto» replicò questi colpito dalla veemenza della coreana
«Facciamoli uscire solo con gli uomini finchè non diventeranno omosessuali!» la manager cercò di fermare il suo gesticolare e di tenerla sulla sedia quando la vide che stava per alzarsi in piedi nella foga
«Ahn san non credo il collega volesse...» tentò di spiegare uno dei tre al tavolo
«E allora non potranno più farsi vedere in giro con nessuno all'infuori della mamma! Non sono animali accidenti, sono esseri umani! Umani capito?» sbraitò prima che Sho intervenisse
«Basta così!» esclamò a voce alta e riprese a parlare solo quando sentì che tutti si erano nuovamente calmati «So benissimo qual'è il mio posto, quali sono i miei doveri, i miei obblighi e anche i miei diritti. Non ho bisogno che nessuno me lo venga a dire» pronunciò con voce dura, difficile dire se stesse rimproverando Yun-seo per aver esagerato, parlando di una situazione che non era la sua, o con gli altri che stavano invece parlando al posto suo senza lasciarlo intervenire in una questione che riguardava lui soltanto. «Mi dispiace per ciò che è successo, non ripeterò l'errore di venir fotografato nella vita privata. Per arginare gli eventuali effetti negativi di quello che è successo collaborerò come posso e sono pronto a seguire le istruzioni che mi darete».
Impossibile non ammirarlo dopo quella risposta così seria, pacata e professionale. Impossibile, per Yun-seo, non cogliere come Sho avesse detto esattamente quello che volevano sentirsi dire i tre al tavolo, senza però mai dire che avrebbe smesso di vedere lei o altre eventuali amiche. L'atmosfera si calmò dopo quelle parole e dissero alla coreana che poteva pure andare, invece avrebbero trattenuto Sho ancora qualche minuto.

♫tra i mille volti della gente
ho sentito un battito in più.
Il tuo ritmo è diverso,
come fai a tenere questa velocità?♫

Non se lo fece ripetere due volte e uscì, senza che Takechin la seguisse. Non attese fuori dalla porta, ma si incamminò per seguire qualche corridoio a caso e fermarsi solo alla fine di uno di questi, che terminava con una finestra ampia che dava sulla strada trafficata, molti piani più sotto. «AL DIAVOLO!» strillò dando un calcio al cestino di fianco a lei, ribaltandolo. Fortunatamente era vuoto, ma non accennò a rimetterlo in piedi, fissandolo con odio. «Al diavolo, al diavolo, al diavolo, al diavolo, al diavolo, al diavolo!» continuò a ripetere dando calci al cestino guardandolo mentre rotolava contro la parete ad ogni colpo per rimbalzarvi e tornare verso di lei, pronta ad affibbiargli l'ennesimo calcio. «Stupidi imbecilli rincoglioniti! Vi odio schifosi! Ma cosa volete dalla mia vita? Posso uscire con chi mi pare e può farlo anche lui! Dovete morire maledetti schifosi! Vi uccido con le mie mani, lo giuro!» e su quell'ultima frase perse l'equilibrio precario che aveva sul tacco, quello dell'unico piede su cui poggiava il suo peso, sbilanciandosi all'indietro. Già sentiva il colpo che avrebbe preso alla schiena e anche la probabile storta al piede, ma niente di tutto questo accadde. «Voi carote siete violente...» sentì dire ed alzò lo sguardo «Tutto bene?» le venne domandato. Era Nino che l'aveva presa al volo prima che atterrasse sul pavimento. La aiutò a rimettersi in piedi «Kazunari san! Mi spiace... scusami»
«Tutto bene?» chiese ancora lui
«Si, è che non indossavo i tacchi da un po' e non sono più abituata» rispose rimettendosi a posto la camicia. «Ah! E' vero, non vediamo Ahn san vestita elegante dal primo giorno» osservò Nino «Mi ero abituato a vederti in tuta» ridacchiò
«Ah si?» annuì leggermente osservando l'altro: era alto quanto lei e questo le risultò quasi strano abituata com'era ad aver a che fare con giganti. «Non mi sembrava il caso stavolta» aggiunse poi
«Vieni, stavamo aspettando che avessero finito con te e Sho kun» le sorrise pacato e fece segno di seguirlo. La accompagnò ad un piano diverso, nemmeno lei fece caso dove dato che parlarono tutto il tempo, en infine entrarono in una stanza alla fine di un corridoio breve. Era uguale a quella dov'era stata prima: spaziosa e con la parete a vetri; ma c'erano divani, tavolini, poltrone, una televisione e addirittura un lettino per massaggi. Quando entrarono Jun, Aiba e Ohno si alzarono in piedi dai divani su cui stavano parlando, piegati su un tavolino a vedere qualcosa tutti insieme. «L'ho trovata che prendeva a calci un cestino e urlava qualcosa di incomprensibile» ridacchiò Nino facendole cenno di accomodarsi
«Devi essere proprio arrabbiata» sorrise stupito Aiba
«Non... non blateravo! Era... era coreano» specificò arrossendo, mentre Jun le si avvicinava
«Di nuovo arrabbiata quindi, carotina?»la domandò mettendole una mano sulla testa
«Sono antipatici e mi hanno fatto arrabbiare» perchè in giapponese la sua opinione suonava patetica mentre con la giusta coloritura coreana le parole esprimevano il suo esatto grado di incazzatura?*
«Aaaah.. ora ho capito cosa intendevi!» sospirò d'improvviso Ohno mettendosi una mano in fronte
«Vero? E' terribilmente carina quando si arrabbia!» ridacchiava Aiba. Doveva immaginarlo che in giapponese faceva tutt'altro effetto! «E' vero, la carota fa tenerezza quando si arrabbia» rise Jun scompigliandole i capelli
«Dai, sediamoci aspettando il ritorno di Sho» propose Nino avviandosi ai divani. Yun-seo rimaneva ancora sulla porta ma fu Jun a spingerla leggermente in avanti, verso di sè, con la mano dietro la sua nuca «Tu non devi preoccuparti di nulla» le sussurrò in quel secondo in cui si ritrovarono vicini «E' tutto a posto. Intesi?» e gli rispose semplicemente annuendo. Non ebbero il tempo di sedersi che la porta si riaprì ed emerse Sho «Sho kun!»
«Sakurai san!»
«Sho!»
«Che ti hanno detto Sho kun?». Il ragazzo mise le mani in tasca dopo essersi richiuso la porta alle spalle «E' tutto a posto, abbiamo solo discusso del lavoro» sorrise lievemente «Dimentichiamo che ci abbiano convocato e diamo il massimo questo pomeriggio» aggiunge spostando lo sguardo su Yun-seo «Va bene?» domandò quindi agli altri e tutti risposero con un "si" in coro, a cui si aggiunse anche la coreana. Si sistemarono sui divani, più sollevati, ma lei non si era ancora decisa: preferiva stare vicino ad Aiba e farsi contagiare dalla sua spensieratezza per trovare la calma necessaria al lavoro del pomeriggio? Oppure era meglio piazzarsi di fianco a Jun che era il solo a trasmetterle l'impressione che tutto sarebbe andato per il verso giusto, che poteva contare su di lui? O ancora, sarebbe stato meglio avvicinarsi a Sho per chiacchierare e capire che non era successo realmente nulla di grave e poteva stare tranquilla? Ma alla fine decise di fare un passo indietro, certa di dover lasciare la stanza: non era il suo posto quello, chi era lei per rimanere? Chi erano loro per arrivare a cercare nella loro presenza o nelle loro parole il conforto di cui aveva bisogno? «Beh, Ahn san non ti siedi?» domandò Nino sbattendo le palpebre ed osservandola in piedi in mezzo alla stanza
«No, scusate, non credo sia il caso» rispose facendo un inchino ed uscendo dalla stanza prima che potessero dire altro oltre al suo nome.

♫Era sempre lo stesso paesaggio
poi qualcosa è cambiato
un nuovo ritmo, nuovo movimento
lentamente, rapidamente, tu sei diversa♫

Girò a caso un paio di angoli cominciando a perdersi nel dedalo di corridoi degli uffici finchè non si stancò e si fermò di nuovo vicino ad una finestra: quei luoghi risultavano tanto opprimenti per lei che affacciarsi ai vetri trasparenti e guardare l'azzurro del cielo della città le dava sollievo e alleviava quel senso di claustrofobia che l'edificio le trasmetteva. Prese il cellulare dalla tasca della giacca e compose un numero con prefisso per la Corea: avrebbe finito i suoi soldi ma ne sarebbe valsa la pena.〈Siamo spiacenti, ma il numero da lei selezionato potrebbe essere spento o n...〉richiuse di scatto l'apparecchio e appoggiò la fronte alla finestra, con un sospiro. «Volevi chiamarlo?» la voce di Jun risuonò alle sue spalle. Lei scosse la testa «No, volevo sentire JaeJoong»
«L'amante?» domandò Nino mentre altri passi segnalavano che tutti la stavano raggiungendo
«Eh? Davvero?» domandò stupito Aiba
«Ma che dite, scemi» sembrò rimproverarli Ohno
«Il mio migliore amico» rispose girandosi, mostrando loro il fianco
«Ma sta in Corea no? Non è costoso chiamare fino a lì?» domando Aiba
«Si che lo è» annuirono gli altri
«Hai bisogno di parlare con qualcuno che conosci laggiù?» domandò Ohno «Possiamo farti chiamare da un fisso dell'agenzia, ti costerebbe meno»
«No, è solo che... mi sento soffocare» tentò di spiegarsi tenendo gli occhi sul cielo, evitando di guardarli
«Chang è stato così cattivo da sconvolgerti al punto di doverti sfogare con degli estranei ad un lasergame o con un amico a chilometri di distanza?» domandò seriamente Sho, la sua voce sembrava dura, quasi la stesse accusando di qualcosa
«Non è lui il problema... è complicato» ma non bastò a sfuggire alle domande di Nino, Aiba e Ohno che, con tutta la calma del mondo, le cavarono fuori tutto il racconto. Yun-seo era, seppur un'ottima ballerina, una perfetta sconosciuta in Corea. Di viso non compariva mai nei video, se non per poco, aveva partecipato a concorsi e spettacoli, ma era conosciuta nell'ambiente, mentre per il grande pubblico, che vede solo la bellezza esteriore e si rifà al nome famoso, lei era una qualsiasi. Il fidanzato al contrario era uno ben conosciuto in tutta la nazione ed il fatto che lei non dubitasse della sua fedeltà, nonostante la sua popolarità lo avesse portato ad essere un sex symbol per molti, lo aveva sempre messo in ansia, dubitava che dietro a quella fiducia che lei gli dava ci fosse invece uno scarso interesse. Si aggiungeva il fatto che, seppur non famosa, anche lei non era certo una brutta ragazza e qualcuno che si faceva avanti c'era sempre, ma non essendo conosciuta non era nel mirino di nessun fotografo e di nessuna rivista scandalistica: controllare una possibile relazione segreta di lei, anonima nella folla, con un altro era pressoché impossibile per il fidanzato costretto a starle lontano per via degli impegni di lavoro. La fiducia di lei che avrebbe dovuto giocare a favore di una relazione pacifica agitava lui e la sua ansia pesava su di lei che, si vedeva, era invece una che alla sua libertà teneva parecchio. Essersi allontanata per prendere le distanze non era servito: l'agitazione di lui pareva proporzionale ai chilometri che li separavano e il fatto che gliel'avesse trasmessa apposta anche dopo quella voluta separazione pesava ancora di più su di lei, la opprimeva. Avevano litigato prima della sua partenza, aveva litigato due volte dopo il suo arrivo in Giappone e alla seconda volta, quella a cui aveva "assistito" Jun, lei aveva tagliato i ponti per la rabbia. «Adesso che, seppur non realmente, si è verificato ciò che lui ha sempre temuto: che lo tradissi con qualcuno; adesso che l'ha saputo proprio tramite uno scandalo sui mass media... non ha battuto ciglio.»
«Ma tu l'hai lasciato no?» domandò Aiba
«E' vero, e non mi interessa cosa faccia o pensi» annuì, pareva più per convincere se stessa che per sottolineare le sue parole agli altri con quel gesto. Nel frattempo si erano tutti spostati sulle panche di uno dei corridoi lì vicini: Jun e Ohno seduti con lei in mezzo, Aiba e Nino accovacciati a terra davanti a loro e Sho seduto sulla panca di fronte contro la parete opposta del corridoio. «Era solo che speravo ci fosse una qualche reazione ora che le sue noiose e patetiche paranoie si sono realizzate» borbottò incrociando le braccia
«Ma chiamare il mago scadente a cosa ti serviva?» domandò Aiba ricordando di aver già sentito il nome dell'amico di Yun-seo, il primo giorno che l'aveva conosciuta
«Mago?» domandò Nino
«E' per il motivo che vi ho detto prima: mi sento soffocare»
«Avevo capito che era colpa del tuo ragazzo» aggrottò le sopracciglia Jun, che rifletteva attentamente sulla situazione della coreana che non era mai venuto a sapere prima nonostante l'avesse vista piangere davanti a sè
«No, è stato Sh... Sakurai san a tirarlo fuori prima, con la sua domanda. Non sto soffocando per colpa sua, ma... ma...» balbettò improvvisamente incerta sulle parole che stava per dire «Per voi» tentò di spiegarsi appoggiando i gomiti alle ginocchia e nascondendo il viso nelle mani.

♫Come mi hai conquistato?
Hai stregato solo me o anche altri?
Ha senso agitarsi tanto in questa vita?
Me l'ero sempre chiesto, senza risposta♫

Ci fu un attimo di silenzio in cui ognuno rimase solo coi suoi pensieri «Ci tratti così freddamente eppure noi abbiamo sentito la tua mancanza in questi giorni» intervenne d'improvviso Sho. Yun-seo alzò lo sguardo stupito a guardarlo. «Sho kun ha ragione» annuì imbarazzato Ohno passandosi una mano tra i capelli corti «Senza rendercene conto ci siamo abituati alla tua presenza nei giorni in cui siamo rimasti alla JH. Era diventato quasi normale che ci fosse qualcuno a salutarci al nostro arrivo alle prove»
«A me è mancato che non ci fosse nessuno a dirci "lavoriamo bene anche domani" tutte le sere prima di separarci» annuì Nino incrociando le gambe a terra
«E poi non c'era una persona che si scusava per ogni suo errore» ridacchiò Aiba «Perchè Ahn san lo fa sempre credendo di essere un peso per il nostro lavoro, mentre non si rende conto che nel ballo è più brava di noi e siamo piuttosto noi a non agevolare il suo lavoro con un ballo di livello più inferiore»
«E non vi è capitato, ogni giorno di pensare "Ah, questa parola somiglia a quest'altra... Yun-seo l'avrebbe sbagliata?"» domandò Jun ridendo, con quel suo sorriso divertito, tutto particolare «E magari cercare una frase buffa che avrebbe potuto dire?» gli altri annuirono ognuno ridendo per conto suo: ognuno aveva realmente pensato ai suoi possibili errori?!!
«Insomma, ci conosciamo poco eppure è successo tutto questo, è strano no?» riprese Ohno, sorridente
«Per me non le siamo mancati manco un po'. Ecco perchè ha chiamato in corea invece di parlare con noi» asserì Aiba, incrociando le braccia
«Eh?» esclamò Yun-seo abbassando le braccia «Ma non è vero! Sono due giorni che non ho vostre notizie e che aspettavo che tornaste»
«Bugiarda» dissero lui e Nino in coro
«No, è vero» si intromise Sho, che quel giorno era stranamente silenzioso «Ieri ha chiamato il portinaio del dormitorio chiedendo di Jun, ma dato che non c'eri ho risposto io. Avvisava che c'era una ragazza che dalla cabina telefonica continuava a fissare la sua camera fino a tarda notte»
«La mia? Perchè la mia?» domandò lui stupito
«Perchè è l'unica che conosco» spiegò Yun-seo arrossendo «Ma credevo che quello là avesse capito chi sono»
«Allora ti siamo mancati?» domandò sorpreso Nino
«Che domande sono? E' solo che... parlare con voi non è come parlare con gli altri in corea: sono come fratelli, posso contare su ognuno di loro per qualcosa e in qualsiasi momento. Ci conosciamo da tanti anni che ormai non abbiamo più segreti tra di noi, quindi so di poter parlare con loro di qualsiasi cosa» spiegò tristemente
«Ho capito» esordì Jun e tutti lo osservarono stralunati che capivano sempre meno «Sei abituata ad avere i tuoi amici insieme a te. Quello che è successo con Chang è stato triste e in una situazione normale avresti cercato appoggio e consiglio con loro. Ma non è possibile da qui quindi hai dovuto tenere tutto per te. E' quello che io ti dissi di aver notato e che anche altri hanno percepito successivamente»
«Ma certo!» esclamò Aiba «Per via di una serie di coincidenze e perchè lavoriamo insieme ti sei ritrovata a aprirti con noi, ma da quel che ho capito sei piuttosto riservata Ahn san... quindi quando la situazione è stata aggravata dallo scandalo non potevi tenere tutto per te e avevi bisogno di sfogarti»
«Probabilmente però non te la senti di aprirti con noi, è per quello che hai tentato di chiamare?» domandò Nino. Era la verità, ma non c'era da stupirsi se l'avessero capita da soli. Involontariamente aveva dato un po' di se stessa a qualcuno di loro cinque ed era bastato unire i pezzi per cominciare a capirla, eppure ancora non avvertivano il suo ultimo ostacolo. «E' chiaro che non potendo raggiungere nessuno in Corea stavo inconsciamente sovrapponendo voi agli altri» sospirò.
«E allora?» domandò Sho intervenendo di nuovo e guardandola seriamente «Non ci conosciamo da anni, ma ti fidi giusto?» lei annuì lentamente «Perchè allora non ti rivolgi a noi? Siamo qui, vicini e senza spese di chiamata all'estero: non vuoi contare su di noi?» e in quelle parole, nella sua espressione, vide lo stesso sentimento e la stessa comprensione che aveva intravisto il giorno in cui erano usciti
«E' che siete così uniti... insomma che diritto ho io di intromettermi e buttarvi in faccia i miri problemi? Tutto sommato sono un'estranea, perchè dovreste farlo?» Aveva bisogno di qualcuno e, nonostante riconoscesse di aver condiviso qualcosa con qualcuno di loro, non aveva il coraggio di dire a se stessa che voleva poter contare sul loro appoggio. «Direi che è tardi» annuì piano Jun «Mi hai portato via una preziosa serata di riposo frignando per ore sulla mia spalla»
«Mi hai tenuto una notte intera sveglio a chiacchierare e ballare, che è il tuo personale modo di sfogarti» aggiunse Aiba alzando una mano
«Mi hai trascinato nel mirino dei paparazzi dopo che ho ceduto al tuo capriccio del lasergame» lo imitò Sho
«Sicuramente romperai le scatole anche a noi» asserì Nino
«Non c'è dubbio» rise Ohno
«Quindi perchè ti fai ancora problemi? In un modo o nell'altro ci siamo incontrati. Hai bisogno di un permesso scritto per diventare nostra amica e affidarti al nostro appoggio?» domandò Sho. Negò con il capo e arrossì senza riuscire a dire nulla, ma ormai non c'era altro da aggiungere, o no?

♫Dai un senso a questa vita
perdermi e ritrovarmi, fare scelte
cambiare: semplicemente vivere.
Puoi insegnarmi tutto questo?♫

Le scene principali del primo video vennero girate quel pomeriggio. Il regista quasi non ci credeva, ma le scene di gruppo andavano tutte bene dopo il primo ciak. Ne fece fare due per sicurezza, ma sia lui che il resto della troupe non potè fare a meno di complimentarsi con il gruppo per l'ottimo lavoro. Chiaramente ringraziarono anche Yun-seo ma nessuno attribuì a lei, e al nuovo affiatamento con il gruppo, la buona riuscita delle riprese. Le inquadrature singole e più particolari vennero fatte la mattina successiva. Se pure gli Arashi continuavano a non poter andare alla JH li poteva incontrare sul lavoro e questo evidentemente la sollevava. Il suo umore era migliorato, i problemi la opprimevano meno ed aveva trovato un equilibrio interiore che le permetteva di esprimersi senza problemi durante il ballo, così come Sho si era augurato, e di trasmettere solo sentimenti positivi, cosa che aiutava la sensibilità di Jun.
Al termine delle riprese del video era quasi mezzogiorno e un corriere rapido portava la pellicola al montaggio mentre tutti potevano dedicarsi ad una meritata pausa pranzo. Aiba entrò nella sala dove tutti si rilassavano portando due sacchi della spesa «Ahn san! Ahn san!» la chiamò ad alta voce mentre poggiava i sacchetti e tirava fuori una piastra riscaldata portatile
«Nh?» domandò quella alzando lo sguardo dal portafoglio dove stava contando le monete per andare a recuperare un panino «Cosa c'è Masaki san?»
«Ho comprato tutto l'occorrente: cucina!». Per poco non le cadde il portafoglio di mano «Eh?» rantolò guardandolo sorpresa
«Voglio il Kimchi**» disse con decisione prima di cominciare a svuotare i sacchetti «Ho preso tutti gli ingredienti necessari, c'è la piastra portatile su cui cuocere tutto, se ti serve dell'altro lo vado a prendere. Lo fai?» era chiaramente una domanda retorica: come poteva dire di no se era già tutto pronto? E come si poteva dire di no alle richieste di Aiba quando lo si vedeva tanto convinto ed entusiasta? «E' un po' che non lo cucino per la verità» ammise lei alzandosi dal divano dove si trovava. Sbirciò lo sguardo del ragazzo che sembrava leggermente rattristato «Ma basterà ripassare la ricetta e dovrei farcela» cedette e non riuscì a pentirsene quando anche gli altri si unirono all'entusiasmo di Aiba. Le quantità degli ingredienti erano tante che sarebbe riuscita a prepararne una porzione per ognuno dei presenti quindi si rimboccò le mani e si diede da fare «Non posso farti il kimchi normale, ci voglio alcuni giorni per la ricetta che conosco io, ma possiamo fare il Paech’u kŏtchŏri» gli spiegò mentre prendeva il cavolo dal sacchetto
«Il.. cosa?» domandò Nino avvicinandosi, come se quel nuovo nome complesso rendesse il futuro piatto molto meno invitante di quanto sembrasse precedentemente
«Diciamo un Kimchi istantaneo, rapida preparazione» cercò di spiegarsi. Sembrarono rincuorati e parte della troupe si attivò per recuperare le sedie necessarie, mentre il gruppo e altri decisero di andare a cercare piatti e bacchette che non erano stati comprati. «Sakurai san» lo richiamò lei mentre apriva la scatoletta dei gamberetti. Il ragazzo si fermò sulla soglia della porta e si girò verso di lei «Rimarresti a darmi una mano? Non ce la farò mai da sola» gli propose
«Certo. Voi andate, io rimango a dare una mano» annunciò al resto del gruppo già fuori dalla sala
«C'è bisogno di qualcun'altro?» domandò qualche voce
«C'è bisogno?» domandò a sua volta verso Yun-seo, rimanendo sulla soglia
«No, basta una persona, altrimenti non riusciremmo a muoverci» gli disse facendo un sorriso tirato. Era la sua occasione. Anche se si era creato un nuovo legame con gli Arashi lei sentiva di non aver ancora chiarito del tutto con Sho e non aveva trovato un momento per rimanere sola con lui e spiegarsi: o erano presi con il lavoro o c'erano altri quattro ragazzi chiassosi insieme a loro. «Bisogna tritare tutti questi gamberetti, puoi farlo mentre mi occupo degli altri ingredienti?» gli domandò accennandogli alle cinque confezioni di gamberetti salati
«Mh, ho capito» annuì con un sorriso tranquillo e si mise al lavoro. Qualcuno portò loro ciotole e coltelli richiesti e Yun-seo dovette aspettare un momento buono in cui non ci fosse nessuno che entrava e usciva portando utensili. Lasciò da parte il cavolo salato in una ciotola e prese gli altri ingredienti mettendosi davanti a Sho a tagliuzzarli, dall'altra parte del tavolo. «Sakurai san» cominciò prendendo un profondo respiro mentre affondava la lama del coltello
«Nh? Cosa?» domandò lui concentrato sui gamberetti
«Cosa ti hanno detto i capi della Johnny quando me ne sono andata?» domandò lentamente
«Niente che richiedesse la tua presenza. E' la nostra agenzia, lavoriamo per loro, hanno sempre cose da dirci» le spiegò stringendosi nelle spalle, tranquillo
«Devo averli fatti arrabbiare» disse lei abbassando lo sguardo
«Loro tre no, ma Sunada se l'è presa parecchio» ridacchiò divertito
«Ah! Il tizio antipatico che parlava al posto tuo?!» esclamò smettendo di tagliare per qualche secondo «Me lo sarei mangiato vivo»
«L'avevo intuito. Non è propriamente il nostro manager, ma spesso ci aiuta e ci sostiene. Lui e Jun si conoscono meglio dato che è proprio Jun a curare meglio gli aspetti tecnici del nostro lavoro, mentre io ho un buon rapporto, ma solo di lavoro. Abbiamo caratteri diversi e finiremmo per scontrarci duramente se approfondissimo la nostra amicizia, quindi è meglio confrontarci solo per questioni lavorative» si strinse nelle spalle «Ma ieri ha infastidito anche me, infatti gli ho risposto in maniera irritata» quindi la dura frase che aveva pronunciato non era per lei «Per la verità ho sperato che servisse anche a te per calmarti, ha funzionato eh?»
«Mi spiace, mi scaldo facilmente» disse con voce sottile e lamentosa
«Me ne sono reso conto in più occasioni, infatti mi aspettavo la tua reazione. Ad ogni modo lo scandalo è andato talmente a nostro favore che qualcuno ha cominciato a pensare che non ci fosse nulla di vero nella foto e che fosse solo una mossa pubblicitaria completamente architettata»
«Mi dispiace lo stesso. Ho fatto del mio meglio eppure ho rischiato seriamente di rovinarvi, tutti quanti. So che gli altri mi hanno perdonato altrimenti non ci sarebbe il rapporto che c'è tra noi, ma con te non ho parlato molto in questi giorni quindi pensavo che fossi arrabbiato» gli spiego con voce tremante
«Ahn san, stai piangendo?» domandò sconcertato Sho, alzando lo sguardo su di lei
«Nooo... cioè si» piagnucolò con le lacrime che le scendevano sulle guance «Ma è colpa delle uova» gli rispose tirando su con il naso
«Sono cipolle***» specificò Sho. Effettivamente ne stava tagliando una grossa quantità e l'aroma stava quasi arrivando dalla sua parte del tavolo «Non sono arrabbiato con te» le spiegò trattenendo una risata al vederla in quello stato «O meglio... forse un po' si» riflettè meglio lasciando i gamberetti e passando dalla sua parte
«Vedi? Allora sì che sei arrabbiato» continuò a dire con la voce piegata dalle lacrime
«Si, ma per un motivo tutto diverso» le spiegò mentre le faceva fare un passo più in là, per fargli spazio davanti alle cipolle, di modo da darle una mano
«Non capisco» ammise passandosi la manica sugli occhi nel tentativo di asciugarsi le lacrime, gesto inutile dato che una volta che li riapriva gli effluvi delle cipolle tornavano a stimolarle il pianto
«Hai negato così facilmente davanti a loro» le disse sorridendo amaramente e poi tirando su con il naso, mentre cominciava a tagliare «Quando hanno chiesto se dovevano aspettarsi altri errori del genere... è come se avessero chiesto se avevamo ancora intenzione di vederci»
«Quello? Beh io...» farfugliò riprendendo a tagliare e sbattendo le palpebre, infastidita
«E intendevano "vederci da soli"» specificò subito dopo Sho «Hai negato, per ben due volte, e con molta convinzione. Mi ha dato fastidio, forse sono rimasto deluso» da qualche secondo aveva cominciato a piangere anche lui
«Come?» domandò sbalordita lei, fermandosi e guardandolo in faccia «Credevo che davanti a loro fosse la cosa più saggia da fare, tutto qui» cercò di spiegarsi
«Quindi» aggiunse lui subito dopo, alzando lo sguardo a ricambiare la sua occhiata «Se ora, mentre siamo soli, ti chiedessi di uscire di nuovo e da soli diresti di sì?» domandò. Ci fu qualche attimo di silenzio durante i quali i due si guardarono, lui piuttosto seriamente e lei completamente stupita (o perlomeno così sarebbero stati se la cipolla non li avesse fatti piangere di continuo), poi la porta si aprì d'improvviso e sussultarono «Ecco i piatti!» esclamò Nino
«Accendo la piastra, accendo la piastra!» canticchiò Aiba entrando nella sala tutto contento
«Ma state bene?» domandò Jun vedendoli entrambi in lacrime piegati sul tavolo e con i coltelli affilati in mano
«State piangendo?» si unì Ohno scrutandoli sorpreso
«E' colpa delle uova!»
«E' colpa delle cipolle!» esclamarono insieme i due al tavolo «Sakurai san, mi stai facendo il verso?» domandò Yun-seo improvvisamente, realizzando che l'altro aveva scimmiottato il suo errore di prima
«Oh... scusa, scusa!!» rise lui divertito «E' stato più forte di me!»
«Ho un coltello in mano, lo sai?».

⎨... DURANTE LA CONFERENZA STAMPA SERALE PER IL LANCIO DEL PRIMO VIDEO DI QUELLO CHE I FAN ORMAI CHIAMANO "8DRAMA". RIPROPONIAMO QUINDI AGLI SPETTATORI LE PAROLE PRONUNCIATE DA SAKURAI SHO KUN IN QUESTA OCCASIONE.
"COSA POTETE DIRCI DELLE VOCI CHE HANNO COMINCIATO A GIRARE DOPO LO SCANDALO DI UNA SETTIMANA FA?"
"SI DICE CHE SIA STATO ARCHITETTATO DALL'ETICHETTA COME PUBBLICITA' GRATUITA AL GRUPPO E AI LAVORI CHE STATE PORTANDO AVANTI"
"NON C'E' STATO NIENTE DEL GENERE DA PARTE DELL'ETICHETTA"
"ECCO... NINO, PREFERIREI RISPONDERE IO"
"MH... VA BENE"
"COM'E' GIA' STATO DETTO NON C'ERA NULLA DI ARCHITETTATO. EFFETTIVAMENTE SONO STATO RIPRESO IN UN MOMENTO DI VITA PRIVATA. MI SPIACE SE QUESTO HA CAUSATO PROBLEMI A QUALCUNO, HA INFASTIDITO MOLTO ANCHE ME. A QUESTO PUNTO PREFERIREI NON SE NE PARLASSE PIU'"
"MA CHI ERA LA PERSONA CON TE?"
"NON E' UNA PERSONA FAMOSA, E' UNA MIA CONOSCENZA PERSONALE QUINDI NON CREDO SIA CORRETTO RIVELARE IL SUO NOME E CHI ELLA SIA. POTETE STARE PERO' CERTI CHE E' UNA BUONA AMICA E CHE NULLA DI QUELLO CHE E' STATO SCRITTO O DETTO FINO AD OGGI SU UNA MIA POSSIBILE RELAZIONE CON LEI E' VERO"
"QUINDI NON E' LA TUA FIDANZATA?"
"EPPURE SEMBRAVATE MOLTO INTIMI IN QUELLA FOTO"
"NON SI PUO' RIASSUMERE IL RAPPORTO CHE SI HA CON QUALCUNO DALLO SCATTO DI UN SECONDO SOLO. SIAMO BUONI AMICI. OLTRETUTTO, IN UN MODO STRANO E TUTTO SUO, SI PUO' DIRE CHE LEI SIA GIA' FIDANZATA"
"QUINDI E' UN AMORE A SENSO UNICO?"
"..."
"QUELLO CHE INTENDEVA DIRE SHO KUN E'..."
"E' UN'AMICA, CI VADO D'ACCORDO... MA NON MI DISPIACE. AHAHAH! NON SO CON PRECISO COME DESCRIVERE QUESTA SITUAZIONE, MA CREDO CHE SE IL SUO FIDANZATO NON SI SBRIGA A RIPRENDERSELA QUALCUN'ALTRO POTREBBE PORTARGLIELA VIA E QUEL QUALCUNO POTREI ANCHE ESSERE IO"⎬
Ci mancò poco che la zuppa di miso le uscisse nuovamente dal naso. Sulla televisione della mensa poteva sentire che altre domande seguivano quella dichiarazione spiazzante e i flash dei fotografi aumentavano a dismisura, mentre gli altri quattro cercavano di riportare il discorso sul video che avrebbe cominciato ad andare in onda dal mattino successivo: ossia il tema principale della conferenza stampa.
«Ahn san?» domandarono gli amici al tavolo con lei osservandola stupiti, ma nessuno poteva essere stupito quanto lei che si sentiva risucchiata in una specie di déjà vu di ciò che era successo pochi giorni prima. Cosa voleva dire Sho con la sua domanda di quel pomeriggio? Aveva pensato stesse solo scherzando o che la stesse mettendo alla prova, ma non c'era stato modo di chiederglielo durante il lavoro. Alla luce di quelle sue nuove parole però quella domanda sembrava essere una richiesta vera e seria, non un invito fatto per caso come l'ultima volta. Doveva essere tutto a posto adesso e invece? Invece Sho le aveva dato un nuovo motivo per preoccuparsi, si divertiva a farle i dispetti?

*Il giapponese è piuttosto povero di parolacce e insulti, il coreano invece è piuttosto ricco! I coreani stessi sono famosi per essere delle teste calde che si incavolano facilmente (chi l'avrebbe mai immaginato guardando Yun-seo eh? -.-)
** Assieme al riso bollito, il kimchi rappresenta uno dei piatti basilari per i coreani. E' un alimento fermentato molto nutriente con una fragranza e un sapore unici e, soprattutto, terribilmente piccante! A grandi linee la ricetta prevede verdure, salsa salata, paprica piccante e aglio, ma la ricetta varia a seconda dei gusti individuali e a seconda della tradizione regionale.
*** ennesimo errore: tra "uova" (tamago) e "cipolla" (tamanegi, che si pronuncia con la G dura, non come se fosse scritta con la J)

main:sho, artist: arashi, ff:[language]italiano, ff:[type]long fic

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