Zakuro: Capitolo 3

Jan 27, 2010 20:47




DATI
Titolo: Zakuro, un melograno in mezzo all'erba
Capitolo: Prologo - 1 - 2 - 3
Genere: Commedia, Sentimentale
Pairing: Arashi x OC
Rating: PG
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Trama: Il gruppo di punta della Johnny's Enterateinment compie il decimo anniversario di attività e l'azienda avvia uno speciale progetto per la promozione dell'evento. Per l'occasione la collaborazione di artisti dal resto dell'Asia sarà un'ottima occasione per Aiba, Jun, Sho, Nino e Ohno... e per Lei.

NOTE
Quando vedete un * significa che c'è un nota alla fine del testo del capitolo
Le parti scritte in grassetto sono dette in coreano

CAPITOLO 3: i petali della campanula [1#]

Yun-seo prese un profondo respiro per rilassarsi e calmare i battiti del cuore. Aveva fatto ritardo apposta e adesso doveva decidersi.
Aprì la porta della sala da ballo facendo più rumore possibile e ottenne l'effetto voluto: l'intero corpo di ballo si voltò verso di lei. Li guardò intensamente uno ad uno, rimanendo in piedi davanti all'entrata e ascoltò la porta richiudersi. Calò improvvisamente il silenzio e tutti si bloccarono a fissarla: era chiaro che avesse voluto attirare l'attenzione, ma ancora non si decideva a parlare. «Ahn san?» domandò timidamente Cheng
«Si» rispose riscuotendosi e osservandolo stupita, come se non si aspettasse di vederlo lì
«Avevi bisogno di qualcosa?» la incoraggiò ancora il cinese
«Si» rispose ancora «Si, avevo bisogno di qualcosa. Avevo bisogno di parlare con voi»
«Cos'avrai mai da dirci?» domandarono dal gruppo
«Mh? Chi è stato?» domandò incrociando le braccia, ma non ricevette risposta «Allora?» ancora nulla «Ottimo, è proprio la risposta che mi aspettavo» cominciò quindi ad alta voce, piantando bene i piedi a terra «Come potrei aspettarmi un atteggiamento diverso da un branco di vigliacchi come voi?
Volevo mettere bene in chiaro una cosa, perchè sono stufa di questa situazione. Sappiate che posso accettate di lavorare per due stagioni con persone razziste, dall'atteggiamento discriminante o che non mi apprezzano, ma non posso, in nessun modo, accettare di lavorare al fianco di un branco di ipocriti e voltafaccia. Quindi vorrei spiegarmi una volta per tutte. Sappiamo tutti perfettamente perchè Shibata san si è meritato quello che gli ho fatto, quindi non starò qui a dire a voi perchè ho reagito in quel modo, ne deduco che sappiate che se lo meritava e, se pure ho esagerato, è stato giusto reagire ai suoi atteggiamenti. Assodato questo gradirei che: primo, non si andasse in giro a parlar male di me dato che, se pure mi sono scaldata troppo, non ero dalla parte del torno; secondo, se non volete avere a che fare con me abbiate il coraggio di venire da me e di ammetterlo "Yun-seo mi fai schifo, non voglio avere a che fare con te". Preferisco la sincerità e una chiara dichiarazione di reciproca ignoranza, piuttosto che atteggiamenti ipocriti e pettegolezzi alle mie spalle come se foste bambini di cinque anni. Non volete avere a che fare con me? Perfetto: per quel che mi riguarda siete solo pezzi dell'ingranaggio del ballo di gruppo quindi posso anche arrivare alla fine di agosto senza sapere che siete esistiti, ma ditemelo» concluse per poi sciogliere l'intreccio delle braccia «E' chiaro che mi piacerebbe conoscervi. Sono una carota, non un automa. Vorrei poter lavorare in un ambiente sereno e condividere con voi questa esperienza, oltre che opinioni sulla danza e allenamenti divertenti. Anche voi siete carote, siamo tutti carote, quindi immagino che la sincerità, almeno per chiarire e migliorare i rapporti tra noi, siano il desiderio di tutti» si inchinò davanti al corpo di ballo «Per favore» concluse per poi affrettarsi dall'altra parte della sala da ballo. Si avvicinò alla parete trasparente e oltre passò la porta scorrevole che gli Arashi avevano lasciato aperta. Erano tutti ammassati a lato della porta, come se potessero spuntar fuori sono con il viso e nascondere il resto del corpo nonostante la parete fosse trasparente. Mentre però erano stati tutti in ascolto mentre parlava, da quando aveva finito erano inspiegabilmente tutti seduti a terra, piegati in avanti. Solo Aiba era rimasto in piedi, ben in vista sulla porta «Meglio di quello che mi sarei aspettato!» esclamò lui vedendola arrivare verso di lui e allungò il palmo della mano aperta
«Stupito con effetti speciali vero?» domandò lei, ancora rossa in viso, allungandosi a sua volta e battendo un cinque al ragazzo per poi continuare a camminare ed entrare nella stanza. Aiba invece le strinse la mano e la tirò verso di sè facendole fare rapidamente dei passi indietro: una volta che l'ebbe con la schiena contro il suo braccio abbassò la voce e si piegò leggermente verso di lei «Non vorrei rovinarti l'effetto teatrale, ma si dice "esseri umani", non "carote"*». Inutile dire che a quel punto gli altri, che si erano piegati a terra per trattenersi, scoppiarono a ridere di gusto «Eh? Sul serio? Io ero convinta...» spalancò gli occhi la coreana «Si somigliano» riflettè arrossendo di nuovo
«Non importa, sicuramente abbiamo cominciato bene la giornata» disse Ohno, alzandosi da terra e tossicchiando cercando di darsi un contegno «Certo che dopo l'uniforme...» riflettè tornando a ridere. Yun.seo sgranò gli occhi e lasciò andare la mano di Aiba dandogli uno schiaffo sulla spalla «Gliel'hai raccontato?» esclamò a metà tra l'imbarazzato completo e l'offeso
«Ma no, giuro!» rideva quello
«E allora come fanno a saperlo?»
«Ce lo ha raccontato. Anche quello della casalinga»
«Eeeh? Nino, stai zitto!» cercò di difendersi Aiba
«Mmmh... che cosa... mh.. succede?» chiese Sho, che arrivò solo in quel momento, mentre mangiava una caramella
«Sho kun te ne sei persa una bellissima!» gli spiegò Nino mentre ancora si contorceva a terra
«Eeemmh? Cosa? Cosa?» domandò quello curioso, piegandosi su di lui
«LA CARAMELLAAAAAA!!!» aveva urlato Aiba prima di partire in corsa e lanciarsi nel mucchio degli amici per avventarsi su Sho «Era l'ultima, era mia, era mia!!»
«Come l'ultima? Sho era l'ultima?» scattò Nino dando manforte ad Aiba «Sho sul serio?»
«Nooo, sputala! Sputala! Avevamo detto che era miaaa!! Era miaaa!!» ribatteva il ragazzo che si era avventato su Sho per poi attaccarlo con del solletico selvaggio, forse nella speranza di fargliela sputare
«Ridagliela Sho, ridagliela!!» Nino gli dava manforte per il puro gusto di divertirsi con loro
«Aiba chan non ti conviene, gli è caduta a terra» spiegò Ohno con una smorfia di disgusto e i due attaccanti si allontanarono immediatamente, dando anche alla vittima un po' di respiro
«Che schifo, Sho kun»
«Disgustoso, veramente» ridacchiarono tutti insieme.
A quella scena Jun assisteva sorridendo, senza intervenire, e all'ultima reazione dei due, che da uno scalmanato solletico erano passati a tranquille smorfie di disprezzo, scoppiò a ridere senza trattenersi, contagiato un po' da tutti. Le sue risate si fermarono improvvisamente quando incontrò per caso lo sguardo della ballerina coreana, si smorzarono e il sorriso scemò leggermente dalle sue labbra. Lo stava facendo di nuovo: perchè quando i loro sguardi si incrociavano aveva quell'occhiata strana? Yun-seo si innervosiva ogni volta che lo vedeva: più lo osservava più sembrava avvolto da un aura di fascino e magnetismo, tanto forte che avrebbe potuto sbatterci contro ballando, ed il suo sguardo la trasmetteva tutta anche a distanza, comunicando la forza di cui quel ragazzo era ricco. Eppure fino a quel momento era sempre sembrata una persona seria, posata, silenziosa, quasi un felino che attenda quieto il momento giusto per uscire allo scoperto. Non le era nemmeno sfuggita l'occhiata che si erano scambiati prima e non avrebbe saputo descriverla, forse quella che le persone vedono ritrovandosi in pericolo davanti ad un animale feroce: l'occhiata gelida di chi sta ancora decidendo se farsi uno spuntino per aprirsi lo stomaco oppure no. «Ohi» Ohno richiamò Jun colpendogli la fronte con l'indice «Pronto? Hai sentito?»
«Aho!» esagerò il moro portandosi una mano alla fronte, distogliendo l'attenzione da Yun-seo «No, io... che cosa?» rispose sbattendo le palpebre, passando lo sguardo sui tre con lui
«Va tutto bene?»
«Mh? In che senso?» chiese a sua volta appoggiando la schiena al muro trasparente
«Sono due giorni che ti vedo un po' tra le nuvole e non proprio di buon umore. Hai dei problemi?» continuò ad indagare
«Mi dispiace se vi sto facendo preoccupare, ma sto bene. Aiba chan piuttosto? Gli piace la nuova collaboratrice eh?» sviò il discorso facendo un mezzo sorrisino.
«Buongiorno a tutti!» esclamò la coreografa, una donna sulla quarantina energica e sorridente, entrata proprio in quel momento. Il discorso tra i due venne interrotto «Saito san, buongiorno!» risposero in coro gli Arashi alzandosi dai loro posti e raggiungendola
«Pieni di energie come al solito vedo» scherzò la donna mentre appoggiava da una parte il borsone che si portava dietro «Ogni volta mi aspetto di vedervi almeno un po' stanchi, dato i numerosi impegni che avete, e invece sembra che niente vi abbatta»
«E' che siamo sempre ansiosi di allenarci con Saito Sensei» spiegò Ohno, appoggiato dall'annuire degli altri
«Spero siate pronti allora» attese la risposta decisa del gruppo quindi guardò alle loro spalle «Prima di tutto volete presentarmi la nuova collaboratrice?». Ci fu un attimo di imbarazzo: anche se avevano riso fino a quel momento, quattro di loro non conoscevano abbastanza la coreana per potersi azzardare a presentarla, non sarebbe stato corretto; ma Aiba prese in mano la situazione «Ahn san è coreana. E' stata scelta per fare la prima ballerina» spiegò allungando un braccio verso la ragazza facendole segno di avvicinarsi, era infatti rimasta al centro della sala senza muoversi «Ah è così? Beh, io sono Saito Kaoru, coreografa del gruppo»
«E' un po' la mamma sostituta di tutti noi» azzardò a spiegare Ohno chinando leggermente il capo
«Sono Ahn Yun-seo, molto piacere» si inchinò profondamente la ballerina «Sono onorata di fare la sua conoscenza, lavorerò duramente e farò del mio meglio» pronunciò nervosamente, si era preparata quella frase quella stessa mattina mentre osservava imbambolata la sua ciotola di cereali a colazione (chiaramente aveva nuovamente fatto colazione da sola). «Perlomeno è cortese» disse con una risata divertita la coreografa «Ma non hai bisogno di essere così formale con me. Conosco i ragazzi più o meno dal loro debutto e mi sono occupata della loro preparazione per tutti questi anni, ormai il mio lavoro di insegnamento si basa sulla fiducia e lo scambio di idee sul lavoro. Insomma non sentirti sotto pressione» spiegò la donna
«Saito san ha ragione, Ahn san. Lei è qui per insegnarci i passi, ma più che altro ci affianca nell'apprendimento, non è che sia proprio una nostra superiore» spiegò Aiba
«Se però non studiate vi caccio in corridoio con un secchio d'acqua sulla testa!» scherzò questa per poi voltasi verso la borsa «Forza, cominciamo!». Yun-seo, ancora una volta, si era dimostrata timida e di poche parole di fronte ad una sconosciuta: forse era sembrata scortese ai suoi occhi?
Saito san passò la maggior parte della mattinata a spiegare in cosa consisteva esattamente il progetto delle otto tracce. Tutte insieme formavano idealmente una storia che, seppur raccontata molto astrattamente dal testo di ognuna, sarebbe stata invece chiaramente comprensibile quando avessero girato i video. Questo tipo di video che raccontano un'unica storia, si sa, appassionano il pubblico ed era proprio per quello che la Johny aveva deciso di intraprendere questa mossa pubblicitaria per promuovere l'anniversario di uno dei suoi gruppi di punta. La storia, in breve, raccontava di cinque personaggi che in modi differenti fanno la conoscenza di un sesto personaggio, femminile, e se innamorano. Ognuno di essi in maniera differente tenta di conquistarla esponendo il proprio cuore e il proprio carattere. Le tracce erano otto: una di introduzione, una di conclusione e una per personaggio. Ognuno dei cinque membri degli Arashi aveva ideato personalmente un personaggio a proprio piacere e su di esso era stato fatto il testo. Aiba, per esempio, aveva ideato un ragazzo spensierato e amante della vita, con mille amici, ma che si sentiva sempre solo: l'incontro con la ragazza lo cambiava. I suoi tentativi di mostrarle le gioie semplici di ogni giorno, trasmetterle la sua gioia di vivere, gli avevano fatto capire cosa mancava realmente alla sua esistenza per non sentirsi più solo: fiducia e affetto sincero. Questo a Yun-seo spiegava molto del testo della sua canzone "Credi nel mio sorriso e afferra questa mano. Oltre le montagne/Oltre il mare/fiumi e foreste/la vita è meravigliosa insieme a te" proprio quella che ascoltava la sera prima.
«Va bene, cominciamo?» annunciò Saito san battendo le mani «Solitamente chiedo ai ragazzi di impararsi i passi prima di cominciare il lavoro con me, quando gli impegni glielo permettono. In questa sede solitamente correggo loro gli errori del loro primo apprendimento, lavoriamo sullo spostamento nello spazio che avranno a disposizione, palco o set di un video, li aiuto a coordinarsi, aggiungiamo movimenti e perfezioniamo il tutto» spiegò mente sistemava i CD con le tracce «Ma, lo ammetto, ho totalmente dimenticato di raccomandare questa cosa alla tua manager. Se preferisci oggi lavorerò con loro e tu...»
«Posso farlo» rispose chinando il capo «A grandi linee so già i passi delle cinque tracce principali» spiegò rimanendo chinata
«Oh» espresse semplicemente la coreografa squadrandola attentamente «Va bene, allora... Jun kun, cominciamo con te?» domandò richiamandolo con un gesto del braccio e avvicinandosi allo stereo. Se c'era una persona dalla quale preferiva non cominciare era proprio Matsumoto Jun, ma allo stesso tempo era molto curiosa: come avrebbe ballato una persona che lanciava quel genere di sguardi?
Prese posto da un lato della sala mentre la coreografa dava delle istruzioni al moro, che si era alzato dal suo posto di malavoglia, ed attese di sentire la musica. Il cuore le batteva all'impazzata, ma cercò di concentrarsi solo sulla musica lasciando che ogni nota la raggiungesse ed accarezzasse la sua coscienza risvegliando i ricordi dei passi, solleticandole la pelle e spingendola a muoversi.
Il personaggio di Matsumoto Jun era l'opposto di quello di Aiba: era complesso, controverso, pieno di luci ed ombre, ma esteriormente perfetto, elegante, raffinato, dai modi e dalle parole perfette. La musica era ritmata in maniera dolce, accompagnata da lunghe note di un quartetto di violino ed ogni tanto il suono morbido e limpido di un clarinetto spezzava il ritmo continuo della melodia principale. I passi che doveva fare da sola ricordavano molto quelli della danza classica: morbidi, eleganti, calcolati al millimetro, ma armoniosi e perfetti; mentre una volta incontratolo sarebbe sembrato più un valzer, seppur ballato su una melodia particolare e quindi più moderno. Secondo quel che raccontava la storia il personaggio di Yun-seo inciampava sul suo cammino, ma la sua caduta veniva fermata da uno sconosciuto che la afferrava al volo. E' così che si innamorava il personaggio di Jun, ma per quante volte la coreografa li facesse provare quel pezzo: lei che cadeva, lui che la salvava e l'occhiata decisiva; non c'era verso che fosse contenta. Yun-seo si estraniava sempre quando ballava, agiva d'istinto e le capitava spesso di essere lodata per aver trasmesso qualcosa tramite la sua danza, mentre a lei era sembrato semplicemente di ripetere senza sforzo i passi studiati. Le continue interruzioni della coreografa, la rigidità che lei avvertiva ogni volta che Jun la prendeva al volo e la aiutava a girare su se stessa prima di un semi casquet, il suo sguardo improvvisamente sfuggente, erano tutti elementi che dopo alcune prove cominciarono a disturbarla, a farla inciampare veramente, a ragionare meglio su quello che stava facendo e, quindi, a non ricordare i passi, a sbagliare dove pochi secondi prima era invece andata benissimo. Per quella mattina non andarono mai oltre i primi 30 secondi del pezzo.
«Va bene, va bene. Basta» sospirò sconsolata Saito san, battendo le mani «E' quasi ora di pranzo, riprenderemo nel pomeriggio». I due ballerini si erano inchinati e la tensione del pubblico, cresciuta con i loro continui errori, si rilassò improvvisamente. Solo in quel momento si accorse che la maggior parte del corpo di ballo era appiccicato alla parete trasparente per osservare le loro prove. «Volevamo tirare le tende, ma dato che nessuno di voi due se n'è lamentato...» spiegò Saito san mentre raccoglieva la sua roba e faceva per uscire «Ci vediamo più tardi» e si fece largo tra i ballerini per oltrepassare la porta a vetri e attraversare il resto della sala, guadagnando l'uscita. Il ragazzo oltrepassò Yun-seo senza degnarla di uno sguardo, visibilmente abbattuto e frustrato, ma lei si voltò per seguirlo con gli occhi ed aprì bocca mentre le passava a fianco «Ecco...» accennò lievemente
«Mh? Cosa?» domandò questi bloccandosi ed osservandola, mentre metteva le mani nelle tasche dei pantaloni
«Se posso permettermi» cominciò guardandolo dritto negli occhi, quando si trattava di danza non c'era niente che la intimidisse «Sei un professionista, non dubito che tu abbia talento, quindi non capisco perchè non ti riesca»
«Prego?» chiese quello aggrottando le sopracciglia. Gli altri quattro Arashi, che stavano raccogliendo i loro borsoni, si volsero a guadare la scena «Si, non capisco come mai non ti riesca. Eppure è facile, li avete scelti e ideati voi i personaggi, no?» domandò piegando il capo
«Si, sono nostre» rispose Ohno per Jun che dopo una manciata di secondi ancora non le aveva risposto
«Allora lo sai cosa dice questa canzone: il tuo personaggio è profondo, dietro una facciata di raffinatezza e fredda eleganza nasconde semplicemente il bisogno di fidarsi di qualcuno, di innamorarsi ed affidare a qualcuno i suoi veri sentimenti. Pensa di trovarlo nella ragazza che incrocia per caso e con lei da elegante diventa gentiluomo, attento ai suoi bisogni. Si innamora e comincia a cambiare, perchè non ti riesce di trasmetterlo se hai tutte le carte per farlo?» spiegò lentamente
«Cosa vorresti dire?» fece lui, sempre più perplesso
«Che tu sei il primo a nascondere la tua sensibilità agli altri mostrando un'aria composta e silenziosa, quindi sai cosa prova ed è per questo che hai descritto questo personaggio e non un altro. Io non so niente del mio, non ho ancora nemmeno sentito la sua canzone o letto il suo testo, eppure non sta andando male, perchè invece tu balli bene finchè sei da solo e quando dobbiamo farlo insieme c'è qualcosa che non funziona? Sono io il problema? Deve essere così, mi rifiuto di pensare che sia tu a non sapere cosa fare»
«E se fosse così?» domandò quello a bassa voce. La stava prendendo in giro, era arrabbiato o faceva sul serio? Non avrebbe saputo dirlo «Devi essere il tuo personaggio sia ballando da solo che con me: devi innamorarti, come capita a lui» concluse con un sorriso timido, ora che aveva finito di spiegarsi tornavano a galla i pensieri e i sentimenti personali che aveva su quel ragazzo. «E di chi? Di te?» domandò con un sorriso ironico il moro
«Certo, sono io il sesto personaggio» annuì osservandolo dubbiosa «Il primo attore di teatro ad ogni commedia deve innamorarsi della protagonista di turno. Loro lo fanno, tu non pensi di riuscirci?» ma non ricevette risposta. Jun sembrò semplicemente arrossire, si inchinò verso di lei e raggiunse l'angolo dove aveva appoggiato le sue cose. Yun-seo lo osservò finchè Aiba non la raggiunse e le mise una mano sulla spalla «Ho esagerato?» domandò
«Forse si» ammise annuendo «Ma magari gli farà bene... e poi tu esageri sempre»
«Masaki san, non dirlo come se mi conoscessi da una vita» sbuffò Yun-seo.

*Nel suo discorso Yun-seo ha detto "ninjin" (carote) invece di "ningen" (umano) 

artist: arashi, main:jun, ff:[language]italiano, ff:[type]long fic

Previous post Next post
Up