Motion Picture Soundtrack: Track #2

Oct 20, 2011 13:35

Titolo raccolta: Motion Picture Soundtrack.
Titolo capitolo: Track #2
Fandom/Pairing: RPF (Robert Downey Jr/Jude Law)
Rating: Giallo.
Numero Parole: 2322
Genere/Note:
~AU, slash, se leggete con gli occhi chiusi può sembrare fluff.
~nata per il prompt Debolezza della prima RDJ Challenge, la mia tabellina qui.
~altre note alla fic della fic.
~Seconda OS per la raccolta, leggermente - ma LEGGERMENTE - più lunga della prima; ambientata dopo la precedente ed in effetti può essere letta come una sorta di secondo capitolo.
~Io non riesco a dimenticare le parole e le azioni. Immagino di aver dato a questo Robert il mio stesso difetto: non dimentica, non abbandona. Così Jude ha detto le parole sbagliate ed ora Robert le ricorderà, le penserà e le ripenserà ancora.



Il piccolo appartamento dove si trovano è silenzioso, in un certo senso. In televisione danno un film anni ottanta - forse, non ne sono sicuri - con le immagini quasi patinate ed il suono lontano; Jude pare davvero preso da ciò che sta succedendo sullo schermo, tanto da non emettere neanche un suono da almeno mezzora.
Robert non riesce ad appassionarsi, invece, vuoi perché non è mai andato troppo d'accordo con la televisione, vuoi perché ha tantissime altre cose per la testa - ed è da almeno dieci minuti che pensa a come introdurre un certo discorso.

«Ti ho visto.» Mormora infine, voltandosi verso l'altro.
«Ora?» Chiede Jude, senza scomporsi né distrarsi troppo, «Mi hai visto ora per la prima volta?»
«No, intendevo ieri sera... stavi con i tuoi amici.»
«Ah, sì, al locale appena aperto.»
«Ma c'erano anche persone "nuove" con voi.»
«A chi ti riferisci?»
«A quel ragazzo che ti piace.» Risponde, una leggera acidità nascosta sotto la superficie. Non che faccia effetto, considerando che la risposta arriva con la solita tranquillità:
«Ethan.»
«Oh, perfetto! Trovo meraviglioso che tu sia sempre così dannatamente chiaro.»
«Non è colpa mia: è carino. Ha degli occhi molto belli. Pecca un po' in carisma, probabilmente perché mi sono abituato a te. Ah, deve aiutarmi per un progetto.»

Lui non sa come rispondere: non vuole domandare più nulla. Resta in silenzio, ben sapendo che qualsiasi reazione sarebbe in bilico fra l'inappropriato e l'esagerato. E, comunque, perché dovrebbe avere una reazione? Non ha nessun diritto di comportarsi come una fidanzatina gelosa né di sentirsi possessivo.
Ed, in effetti, nessuno dei due sentimenti descrive bene ciò che prova.
Fastidio.
Tanto, troppo.
Fastidio perché ora ha quasi paura. (Ha paura) Di non essere più abbastanza o che Jude decida di vivere un'altra amicizia come la loro, ma con qualcun altro.

«Quale progetto?» Si sforza.
«Niente, una roba noiosa,» sminuisce l'altro, «tu che ci facevi in giro?»
«Tornavo a casa...» E non mente nella sua risposta, ora che il dubbio di star dicendo troppe bugie è nato.
But it's too late to be real.

«Robert?» Lo chiama Jude, come per riportarlo alla realtà - dalla quale non si è mai staccato, comunque.
«Dimmi.»
«Sei arrabbiato?»
«Perché?»
«Non hai detto neanche una battuta. Già mi aspettavo tantissime frecciatine sul fatto che "sono gay".»
«Tu sei gay.»
«Hai perso il punto.»
«Come?»
«Del discorso. Si tratta di un modo di dire. Ma non ti distrarre, piuttosto... perché sei arrabbiato? Che c'è?»

C'è che si trova nel salotto disordinato di casa sua, seduto scompostamente per terra anziché sul divano, circondato dai suoi stessi oggetti, con la televisione accesa su un film qualsiasi - ed in tutto questo riesce a concentrarsi solo su Jude e sui suoi occhi, gli stessi che lo stanno scrutando da quando ha posto la domanda.
Una parte di sé sa - sa - che l'altro ha già capito che cosa sta succedendo nella sua testa ma preferisce far finta di nulla, per ascoltarlo dalla sua voce.
Una parte di lui sa che questa è probabilmente una vendetta psicologica, di quelle che raramente riescono - ma che già si sta rivelando stranamente efficace.

«Sensi di colpa.» Si sente rispondere e neanche si è reso conto di aver davvero parlato.
«Per cosa?»
«Per ieri. Sei stato fortunato a non avermi invitato con voi. Probabilmente ti avrei soffocato con la mia presenza. Infastidito. Poi ti avrei amato in un posto qualsiasi.»
«Parli di amore,» mormora l'altro, «ma nella stessa frase vuoi pure uccidermi.»

In effetti, l'idea di ammazzarlo viene prima di quella che suggerisce amore.

«Soffocarti... per le mie attenzioni.»

Si guardano negli occhi per qualche secondo, dopodiché tornano a distrarsi.

«Oggi ti prende tutto male.» Sminuisce ancora Jude e non è colpa sua se non riesce a vedere bene il problema o a dargli il giusto peso: Robert lo ha abituato a questo modo, probabilmente lo lascerà convinto che può comportarsi come al solito.

Non c'è mai stato nessun tipo di patto fra loro due né alcun discorso - ed è strano anche questo, perché sono due ragazzi che potrebbero andare avanti per ore solo - quindi non esistono regole. Magari il problema è che ne hanno bisogno.
Magari in passato lo ha ferito con la sua freddezza ed il suo ostinato distacco. Magari non è il primo a ritrovarsi con questi dubbi per la testa.
E ci è appena arrivato.
Ed è troppo tardi per perdere la faccia, troppo tardi per sapere se Jude è davvero interessato a fare qualcosa di più, troppo tardi per capire se possono essere una coppia.
...Probabilmente è solo la giornata sbagliata, visto che sta prendendo tutto al contrario.

«Hai detto che non siamo più Migliori amici.»
«Quando?»
«Due settimane fa. O forse tre -» divaga, per non far vedere all'altro quanto effettivamente ha pensato a tutto questo «- hai detto che siamo qualcosa in più.»
«E ti ha dato fastidio. Capito.»
«No, no. Credo sia giusto.»

Di Jude non desidera niente, perché una parte di lui sa di avere già tutto - e sapeva da molto tempo che esisteva un lato del suo carattere così vanitoso, orgoglioso, prepotente da considerarsi al di sopra degli altri.
Questo di sicuro non può dirglielo: non che lo considerava scontato.

«Siamo qualcosa in più.»
«Lo dici per Ethan?»
«Lo dico per non annoiarti.» Ed una delle sue speranze è quella di aver messo il giusto tono -il giusto carisma - dentro questa frase, per far comprendere che non sta scherzando affatto. Un'altra delle sue speranze è che dopo questa risposta l'altro capisca, che si renda conto di quanti segreti ha nascosto.
Sa persino che ci sono modi e modi di affrontare un problema e che - per questo in particolare - ha mille scelte, ma una sorta di paura si nasconde dentro il suo cuore, impedendogli di parlare.

Jude non risponde, non lo guarda, medita solamente. Ha capito e probabilmente sta "lavorando" su una possibile soluzione, sul da farsi, su un possibile passo che sappia accontentare entrambi senza creare troppi problemi. Forse questa non è la sua vendetta.
Forse.
Neanche il tempo di sperarci che lo vede ghignare, improvvisamente e quasi spaventoso: «Se non vuoi annoiarmi, perché non esci con noi questa sera?»

Sì: in passato deve aver davvero esagerato. Ed ora gli sta dando troppo potere, improvvisamente - come può pretendere che l'altro non ne abusi?

*

Robert è un ragazzo carismatico, lo è sempre stato, ha imparato molto presto come comportarsi con le persone. Il suo problema è che non ha voglia di farlo: non gli piace legarsi troppo, discutere sempre con le stesse facce, non si trova d'accordo con la maggior parte dei discorsi che gli vengono proposti.
E questo è un fatto, non si può cambiare.

Uno dei motivi per cui Jude gli piace così tanto è che indossa sempre l'aria di star facendo qualcosa controvoglia - più o meno la sensazione che prova continuamente anche lui. E pure questo è un fatto che non si può cambiare.

Robert è quel tipo di persona disposta a passare interi pomeriggi sdraiata senza fare niente, con Jude il desiderio non pare neanche troppo irreale - può ricordare centinaia di momenti del genere, sdraiati, quasi abbracciati, a chiacchierare del più e del meno con poca convinzione.

Ed adesso è stato invitato ad uscire con i suoi amici. Ma è un fatto che non vuole presentarsi, che più ci pensa più le ragioni per le quali dovrebbe farlo fuggono via: una gentilezza del genere viene quasi naturale quando si parla di Jude, ma che senso ha fingere che sia solo per questo? L'altro lo sa benissimo, del resto, che lo ha messo di fronte ad una scelta difficile.

Ci pensa qualche secondo ancora:
Fra loro non esistono romanticherie, quindi nessuno andrebbe a casa di nessuno, si dovrebbe presentare al locale scelto - quello del quale non ricorda neanche il nome, poco importa quante volte gli è stato ripetuto - in orario, cercare gli altri con lo sguardo e trovarli distrattamente, senza neanche avvicinarsi. Verosimilmente, Jude non lo starebbe aspettando. Lo immagina - piuttosto - di fronte l'entrata, intento a chiacchierare con il proprio migliore amico.

Ben.
Ben Qualcosa.
Lo stesso Ben che in effetti somiglia davvero molto a Jude, non solo fisicamente, che condivide con lui lo stesso modo di parlare, di vestirsi, di mostrarsi, di guardare; Ben che ha scritto praticamente in fronte 'siamo amici da secoli' e che - a Robert ogni tanto viene il dubbio - l'altro deve essersi portato da casa sua prima di trasferirsi.
Lo chiamerebbero loro per primi, invitandolo ad unirsi alla discussione, o magari iniziando un qualche discorso banale - «Come stai?», «È da tanto che non ci vediamo,» «stavamo aspettando proprio te.» - giusto per conversare. Dirgli qualcosa.

Lui e Jude magari si illuderebbero sulla loro amicizia, comportandosi come se fossero solo amici, evitando di guardarsi negli occhi o in generale di compiere qualsiasi azione vagamente ambigua. Illusioni.
Illusioni, appunto.
Potrebbe essere anche questo un dato di fatto.

Quindi Robert non ha intenzione di andare, ora come mai, deciso a troncare anche questo. Se nel pomeriggio stava pensando che è troppo tardi per tornare indietro - per rendere vero qualsiasi cosa ci sia fra loro - adesso ne è più che convinto: è tardi, non può cambiare in una notte.
Gli scrive un sms di scuse poco convinte. Poco convincenti. Poco sincere. Poco tutto.
Ma al tempo stesso si sente troppo debole per fare altro, troppo insicuro per fingere di non esserlo, troppo amareggiato per riconoscere che ha sottovalutato un rapporto.

Jude non risponde. Probabilmente non lo farà mai, limitandosi ad ignorarlo per qualche giorno e poi tornare a casa sua in un momento qualsiasi, facendo finta di niente, autoinvitandosi dentro e rubando una delle sue sigarette, solo a quel punto lasciarsi baciare.
Baciare ma solo quello, viste le poche volte in cui hanno osato spingersi un po' oltre le effusioni appassionate e la reciproca masturbazione; a fermarli c'è sempre qualcosa, che sia la paura o la poca intraprendenza o il rifiuto totale di prendersi responsabilità di questo tipo. Di accettare sulla pelle una simile relazione - che infatti non hanno mai chiarito.

Jude non risponde al suo messaggio e la cosa non rappresenta un problema perché non hanno creato vincoli fra di loro, non hanno bisogno di una spiegazione. Il silenzio non può rovinare tutto.

Robert trascorre le ore pensando ad eventi passati e possibili futuri per nulla credibili, immaginando svolte sempre più ambiziose per ogni piccolo cambiamento. Passa la serata valutando le varie prospettive, considerando un possibile futuro con sei vertici, uno dei quali rappresentato da Jude; potrebbero andare insieme su una spiaggia, un giorno, sentire la sabbia ovunque, persino nelle vene, stare insieme - lontani dal mondo - e restare così.
Lontani dalle complicazioni.
Si lascia trasportare da questi sogni che non presentano difetti, cercando delle canzoni esatte da usare come sottofondo.

Il campanello suona minuti e minuti dopo, che oramai ha vissuto talmente tante vite da sentirsi vecchio.

Ed alla porta, pallido ed impassibile, c'è proprio Jude.
«Bugiardo.» Lo accusa senza tono - perché lui non cambia e non ha mai un tono, non lascia alle persone la possibilità di intuire il suo umore in base a come si esprime - senza neanche salutarlo.

«Lo so.» Lo sai anche tu. «Che cosa ci fai qui?»
«Mi hai mentito ed ingannato: oggi pomeriggio pensav-»
«Sì, sì, so anche questo. Cosa credi?» Sghignazza, rilassandosi un po', «Sono in grado di riconoscere i tuoi giochetti.»
«Non giocavo mica, ti stavo mettendo alla prova.»
«Ho fallito, no?»

Certo che lo ha fatto, ci potrebbe persino scommettere.

«Sei stato noioso.» Ribatte l'altro, oramai a conoscenza del fastidio che quello stesso aggettivo sa dare; non aspetta nessuna risposta, si limita ad entrare senza invito - probabilmente rendendosi conto che questo non è il tipo di discussione che normalmente si tiene stando sulla soglia di una porta - dando una veloce occhiata intorno, magari capire che cosa stava facendo il padrone di casa prima del suo arrivo. O magari cercando qualcosa da fumare.

«Stavo pensando.» Prova a facilitargli il compito.
«Che cosa carina.»
«Jude?» Lo chiama, anche se non c'è motivo, anche se si trova proprio lì a pochi passi; l'altro si volta, velocemente, un leggero segno di assenso - «Sì?» - e può continuare: «Credo che tu mi piaccia.»
«Lo so,» lo imita, ridacchiando anche, «lo avevo capito qualche mese fa.»
«Sarà perché sei gay, io l'ho compreso nell'ultimo mese.»
«Bugiardo.»
«Sì, un bel po'.»

Decisamente, ha ragione, perché esistono troppe facce di sé: esiste il carismatico, il solitario, lo scocciato, il sognatore, il migliore amico e l'amante. L'ameba che si adatta per sopravvivere, fungo di organismi più grandi. Più parti della stessa persona che Jude ha visto tutte.
Chi sono? Per un secondo - o anche meno - se lo domanda, prima di considerare che allo stato attuale non conosce neanche Jude con le sue emozioni nascoste. Ed ancora crede di averlo visto davvero quella mattina al bar vicino l'università, un quaderno con sopra una penna scarica, una maglia grigia, l'aria di chi sta facendo qualcosa controvoglia.
La sua stessa.

«Ti piace il mare?»
«Un po'.»

Quel poco basta per avverare uno dei suoi desideri, uno dei mille scenari nati nella sua mente durante la serata.

«Allora... ti va di restare qui? Questa notte, dai, forse puoi restare anche domani.»
«Non vedo nessuna spiaggia qui dentro, Robert.» Ma la sua risposta vibra di una risata nascosta.
«Beh, fa lo stesso,» torna a ridacchiare, sentendo nel petto un sollievo nuovo, «possiamo contarlo come riscatto visto che non mi hai detto perché sei qui.»

Jude non risponde, è un dato di fatto. Non risponde neanche adesso.

E forse dirà qualcosa in futuro, una sbiadita motivazione quando non avrà più importanza, ma il resto della notte - e della giornata dopo, perché possono stare ore senza fare nulla - la passa con lui.



Note:
Ora che il mondo sa quanto io sia incapace di concepire fluff mi sento molto felice.
Comunque: mentre scrivevo questa roba mi sono resa conto che non sono soddisfatta di Me come autrice ed ho quindi deciso di migliorarmi. ...E magari questo non è il luogo adatto dove dirlo visto che, insomma, avete appena letto questa cosa dove è evidente che 'sti miglioramenti non ci sono proprio stati *facepalm* ma speriamo per il futuro! ♥

Poi.
~Ben Qualcosa è il mio amato Ben Jackson, meglio noto come l'ex modello/assistente di Jude; è la seconda volta che appare in una mia storia (stava in Ocean of Noise :D) e non ho saputo trattenermi dal riutilizzarlo.
~Ethan è Ethan Hawke. Se avete visto Gattaca capirete anche perché proprio lui. Io l'ho rivisto qualche giorno fa e durante tutto quello slash ho sentito il bisogno fisico di 'utilizzarlo' per un ruolo simile. In precedenza avevo VELATAMENTE CONSIGLIATO anche alla mia adorata Sposa di metterlo in questa fanfiction che se non avete letto corrette ai ripari.
(A proposito, la stessa Moglie ha scritto anche quest'altra fanfiction che dovete leggere per me! Vedete? Matrimonio felice.)(Ed io in cambio posso solo spammarla, ghgh, ho vinto nella vita.)
~Quanto alla parte iniziale: il film che i due stanno guardando è "patinato e dal suono lontano"... beh, voi immaginate un film girato in Super 35 millimetri tipo Top Gun e avrete una chiara idea u_u
~Stavo dimenticando: ad ispirare questo capitolo (e ad aggiungere un pezzo: But it's too late to be real) la canzone You're Tender and You're Tired dei Manic Street Preachers.

char: jude law, genere: introspettivo, genere: oneshot, pairing: rdjude, char: robert downey jr, fandom: rpf, genere: malinconico

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