Tre foglie nel vento / Capitolo 24
Titolo: Tre foglie nel vento
Autore: haruka-lantis
Fandom: originale
Rating: NC-17
Note: ambientanta in Giappone, nel 1687, ovvero durante l'era Tokugawa, ad Edo (l'attula Tokyo). Chiari riferimenti a rapporti omosessuali anche con minori (ma era una prassi comune a molte civiltà del passato e avere sedici anni nel XVII secolo non è come averli al giorno d'oggi)
anni nel XVII secolo non è come averli al giorno d'oggi).
Scritta per: la mia tabella su 24ore, prompt Ore 02:00 Gettare il superfluo
Disclaimer: mia l'idea, miei i personaggi, mia la storia, siete pregati di ricordarvelo, nel caso fosse in cerca di ispirazione!
Anno 1688, maggio
Edo, tenuta di caccia del principe Yanagisawa Yoshiyasu
Ora del Bue
La festa si prolungava nella notte: una miriadi di lampade di carta erano state accese sui tetti della villa, tra gli alberi, e nelle stanze, dove i festeggiamenti stavano proseguendo tra litri di sakè, spuntini di ogni tipo e l’accompagnamento delle suonatrici di shaminsen. Ranmaru avrebbe voluto tornare a casa, adesso molti dei suoi colleghi erano impegnati con degli ammiratori ed erano spariti nelle stanze interne, il maestro Chikamatsu e il capocomico ronfavano della grossa gonfi di vino in un angolo del salone principale, altri continuavano a banchettare. Il ragazzo si affacciò sull’engawa per mirare lo spettacolo dello stagno con le ninfee illuminato dai raggi della luna piena: sembrava una scena da favola. Lì fuori i rumori della festa arrivavano ovattati e bastava allontanarsi di pochi passi per non udirli più. Si fece portare i geta da un servo e si avventurò nel giardino deserto, si sedé sulla sponda del laghetto artificiale e con le mani giocò ad increspare le acque. Ad un tratto, tra le onde concentriche, apparve il volto confuso di una persona; Ranmaru attese che lo stagno tornasse quieto per osservare lo sconosciuto alle sue spalle: un volto severo, due occhi scuri che lo fissavano intensamente, un’acconciatura curata e lucida, un kimono nero, decorato con i simboli della famiglia Tokugawa. Il cuore mancò un battito, si voltò di scatto ma gli occhi erano già così colmi di lacrime da impedirgli di capire se stava sognando o se era proprio vero.
“Cerchiamo di non fare un dramma teatrale ogni volta, Ranmaru-kun” disse il samurai accarezzandogli una guancia “Non è stato carino da parte tua farmi suicidare in quella tua ridicola messinscena”
“Masanori-sama?”
“Sono ad Edo in incognito, per ora, dovevo parlare con Tokugawa-sama di alcune questioni che mi stavano a cuore” Ranmaru annuì, mentre l’uomo lo afferrava per la manica del vestito per spostarsi in un angolo non illuminato “Sei ancora dell’idea di seguirmi ovunque io vada?”
“Adesso più che mai, samurai-sama”
“Tra pochi giorni sarò nominato daimyo di Akaoka, vi porterò lassù con me”
“Vi?”
“Sojiro-kun è in città, era a teatro, non te ne sei accorto?”
“No, samurai-sama. Quel piccolo testardo abbandonarvi a quel modo…”
“Anche tu mi hai abbandonato” lo schernì Masanori.
“Io credevo che sarebbe stata la cosa più giusta”
“E Sojiro-kun pensava che saremmo stati più felici da soli. Fortuna che sono riuscito a risolvere tutto”
Ranmaru sorrise imbarazzato ma felice. Finalmente poteva liberarsi di tutto: delle regole, dei divieti, delle costrizioni, dei sacrifici, del dolore. Aveva capito che il lusso, i soldi, lo sfarzo, perfino la libertà di disporre di questi beni con disinvoltura, non erano niente se non aveva con chi condividerli. Era tutto superfluo, a ben vedere, ridicolamente superfluo, come avrebbe detto Masanori. Restava solo ciò che era importante: Masanori-sama era venuto a prenderlo e, quella che sarebbe stata la loro vita futura, sarebbe stata esattamente ciò che desiderava avere.
Seguì il suo uomo nell’oscurità, lontano dalle luci e dai suoni della festa, e lo fece senza voltarsi indietro nemmeno una volta.
Fine
Note:
Shaminsen: strumento a corde che va pizzicato con una sorta di peltro grande.
Engawa: ballatoio esterno che costeggiava le case giapponesi.
Autore: haruka-lantis
Fandom: originale
Rating: NC-17
Note: ambientanta in Giappone, nel 1687, ovvero durante l'era Tokugawa, ad Edo (l'attula Tokyo). Chiari riferimenti a rapporti omosessuali anche con minori (ma era una prassi comune a molte civiltà del passato e avere sedici anni nel XVII secolo non è come averli al giorno d'oggi)
anni nel XVII secolo non è come averli al giorno d'oggi).
Scritta per: la mia tabella su 24ore, prompt Ore 02:00 Gettare il superfluo
Disclaimer: mia l'idea, miei i personaggi, mia la storia, siete pregati di ricordarvelo, nel caso fosse in cerca di ispirazione!
Anno 1688, maggio
Edo, tenuta di caccia del principe Yanagisawa Yoshiyasu
Ora del Bue
La festa si prolungava nella notte: una miriadi di lampade di carta erano state accese sui tetti della villa, tra gli alberi, e nelle stanze, dove i festeggiamenti stavano proseguendo tra litri di sakè, spuntini di ogni tipo e l’accompagnamento delle suonatrici di shaminsen. Ranmaru avrebbe voluto tornare a casa, adesso molti dei suoi colleghi erano impegnati con degli ammiratori ed erano spariti nelle stanze interne, il maestro Chikamatsu e il capocomico ronfavano della grossa gonfi di vino in un angolo del salone principale, altri continuavano a banchettare. Il ragazzo si affacciò sull’engawa per mirare lo spettacolo dello stagno con le ninfee illuminato dai raggi della luna piena: sembrava una scena da favola. Lì fuori i rumori della festa arrivavano ovattati e bastava allontanarsi di pochi passi per non udirli più. Si fece portare i geta da un servo e si avventurò nel giardino deserto, si sedé sulla sponda del laghetto artificiale e con le mani giocò ad increspare le acque. Ad un tratto, tra le onde concentriche, apparve il volto confuso di una persona; Ranmaru attese che lo stagno tornasse quieto per osservare lo sconosciuto alle sue spalle: un volto severo, due occhi scuri che lo fissavano intensamente, un’acconciatura curata e lucida, un kimono nero, decorato con i simboli della famiglia Tokugawa. Il cuore mancò un battito, si voltò di scatto ma gli occhi erano già così colmi di lacrime da impedirgli di capire se stava sognando o se era proprio vero.
“Cerchiamo di non fare un dramma teatrale ogni volta, Ranmaru-kun” disse il samurai accarezzandogli una guancia “Non è stato carino da parte tua farmi suicidare in quella tua ridicola messinscena”
“Masanori-sama?”
“Sono ad Edo in incognito, per ora, dovevo parlare con Tokugawa-sama di alcune questioni che mi stavano a cuore” Ranmaru annuì, mentre l’uomo lo afferrava per la manica del vestito per spostarsi in un angolo non illuminato “Sei ancora dell’idea di seguirmi ovunque io vada?”
“Adesso più che mai, samurai-sama”
“Tra pochi giorni sarò nominato daimyo di Akaoka, vi porterò lassù con me”
“Vi?”
“Sojiro-kun è in città, era a teatro, non te ne sei accorto?”
“No, samurai-sama. Quel piccolo testardo abbandonarvi a quel modo…”
“Anche tu mi hai abbandonato” lo schernì Masanori.
“Io credevo che sarebbe stata la cosa più giusta”
“E Sojiro-kun pensava che saremmo stati più felici da soli. Fortuna che sono riuscito a risolvere tutto”
Ranmaru sorrise imbarazzato ma felice. Finalmente poteva liberarsi di tutto: delle regole, dei divieti, delle costrizioni, dei sacrifici, del dolore. Aveva capito che il lusso, i soldi, lo sfarzo, perfino la libertà di disporre di questi beni con disinvoltura, non erano niente se non aveva con chi condividerli. Era tutto superfluo, a ben vedere, ridicolamente superfluo, come avrebbe detto Masanori. Restava solo ciò che era importante: Masanori-sama era venuto a prenderlo e, quella che sarebbe stata la loro vita futura, sarebbe stata esattamente ciò che desiderava avere.
Seguì il suo uomo nell’oscurità, lontano dalle luci e dai suoni della festa, e lo fece senza voltarsi indietro nemmeno una volta.
Fine
Note:
Shaminsen: strumento a corde che va pizzicato con una sorta di peltro grande.
Engawa: ballatoio esterno che costeggiava le case giapponesi.