Titolo: Yet I'm the only light that you see
Fandom: DC Comics [
Lovvoverse]
Beta:
izzieannePersonaggi:
Mario Rossi/
Lisa Benni,
Lena LuthorRating: PG14
Parole: 1.127 (W)
Prompt: Lena Luthor, Mario Rossi(/Lisa Benni) - “Dio, siete la cosa più noiosa che abbia mai visto.” + “Ciò che è mio è solo mio. Sarà una delle prime cose che imparerai, vedrai.” @
gomitolidilana (
prompt scelti)
Note: Tanto per amor di cronaca, è ambientata prima di qualsivoglia avvenimento nel lovvoverse, quindi da qualche parte prima del 2017 (prima che Lena arrivi in America insomma).
- L'ho scritte duemilioni di anni fa XD lol
- titolo da Sunshine - The All American Rejects
- Principalmente l'ho postata perchè così a gennaio fanno dieci fanfic postate xD
Disclaimer: No mio e anche quando è mio non ci guadagno, divertimento y_y
Mario decide di lavorare con la Luthor perché vuole aiutare la sua famiglia. I suoi fratelli e sua madre hanno il diritto di avere una vita dignitosa, e diventare una guardia del corpo - probabilmente in perenne pericolo - è l’unica risorsa possibile. Così si presenta alle selezioni, con la paura di farcela e il terrore di fallire, sapendo che la sua unica scelta lo porterà a perdere ogni cosa, lentamente.
Lena indossa spesso e volentieri occhiali scuri, sembrano quasi una di quelle maschere per cui prova così tanto ribrezzo, ed è con indosso questi che la vede per la prima volta. Si trova sulla sdraio, in mano tiene un drink. Il tipo grosso e muscoloso che lo ha accompagnato in piscina si allontana appena la ragazza fa un gesto con la mano.
«Bene, novellino.» sorride, il suo italiano è perfetto nonostante un leggero accento americano, non si scomoda nemmeno a guardarlo: «Diventerai la mia ombra, sai?»
Nonostante il clima rovente, Mario avverte un brivido di freddo su per la schiena.
All’inizio non era male, all’inizio era un Inferno. All’inizio doveva lavorare come venti cameriere e dieci guardie del corpo - glielo avevano detto, comunque, tutto avvisato e sotto contratto, uno schiavo totalmente legale - respirare e vivere diventarono cose da mettere in secondo piano rispetto ai voleri di Lena, che erano sempre tanti e sempre da liberare in fretta e furia. All’inizio non osava nemmeno rivolgerle la parola più di quanto non fosse strettamente necessario. All’inizio non aveva nemmeno il tempo per pensare a ciò che si era lasciato dietro.
La sua famiglia, i suoi amici, Lisa, tutto messo da parte per svolgere il lavoro, riposto con cura in un cassetto nella speranza di poter, ogni tanto, riprendere qualcosa e contemplarla, almeno.
La compagnia con cui usciva si era fatta da parte in fretta, senza osare avvicinarsi alla guardia del corpo metaumana di Lena Luthor - una volta lo chiamavano semplicemente amico, ma questo è un dettaglio -, i suoi famigliari sono troppo presi dalla felicità e dall’agiatezza che portano i soldi. Lisa è l’unica a cercare di tenerlo ben ancorato a questa realtà, con le unghie e con i denti, per questo, forse, non riesce a fare a meno di amarla ancora di più, per questo trema al pensiero di doverla abbandonare come ha fatto con il resto.
Nonostante gli altissimi e spessi muri che Mario ha innalzato tra di loro, Lena riesce ad infilarsi con tranquillità sconcertante nella sua vita e nelle sue decisioni, facendo pesare il suo volere anche dove non dovrebbe.
Se c’è una cosa che a Lena non piace, questa va eliminata. E a Lena non piace Lisa.
La Luthor si trova sulla terrazza, sta intrattenendo gli ospiti. Si è voltata a guardarli per pochi attimi, ed è tornata a fare la smagliante e adorabile figlia di papà, mentre Mario salutava la sua ragazza, baciandola e promettendola che si sarebbero rivisti presto.
«Sì, certo, perché secondo te l’arpia ti lascerà un secondo libero?» domanda Lisa, stringendosi un po’ di più a Mario, come a non volerlo lasciarlo andare: «È ingiusto.»
«Lo so.» risponde, ma pensa ai suoi fratelli e a sua madre, alla tranquillità che ha visto nei loro occhi l’ultima volta che li ha incontrati, e pensa che ne vale la pena. Sa di non meritarsi Lisa, e che lei non si merita tutto questo, che dovrebbero troncare per non peggiorare la situazione, invece la stringe ancora di più al petto.
Appena entrato in casa prende a coordinare lo staff di domestiche e cameriere, lavora duro e lavora bene. Lena lo saluta con un cenno del capo, come se non fosse vagamente infastidita - ma Mario ormai la conosce, e sa che lo è.
Appena gli inviati se ne sono andati, come gran parte dei personale di servizio, Lena sbuffa: «Che palle.» si toglie i tacchi lasciandoli in mezzo alla stanza e si trascina sul divano, lasciandosi cadere in maniera poco elegante. Si ricompone subito, comunque, sdraiandosi, lo spacco del vestito rosso lascia vedere entrambe le gambe. Mario gironzola sistemando le ultime cose, mentre Lena comincia a parlare.
«Ma com’è che si chiama quella tua fidanzata?»
Dalla cucina la voce della padrona arriva forte e chiara, segnale che non è così disinteressata alla conversazione come vorrebbe far credere: «Lisa Benni.»
«Tsk. Portami qualcosa di alcolico, ho bisogno di bere.»
Mario, ovviamente, ubbidisce - è il suo lavoro - porge a Lena il suo drink preferito e cerca di sgattaiolare via, ma la ragazza lo ferma alzando la mano. «Che fretta c’è?» domanda, dopo aver dimezzato il bicchiere. «Devi andare da qualche parte?»
«Beh…» sarebbe bello - stupendo - farsi trovare sotto casa di Lisa, passare la notte con lei, ma sa bene che questo non accadrà.
«Tanto non ti lascio la notte libera.» sorride Lena, appoggiandosi allo schienale e lasciando le gambe sul bracciolo. «Ma questa tua… relazione,» continua: «Mi sembra lievemente inutile e dannosa per il tuo lavoro, sai?»
«Le prometto che non ci sarà alcun problema.»
«Le promesse non valgono un accidente.»
Mario resta un attimo in silenzio: «Non lascerò Lisa.»
La ragazza rotea gli occhi al cielo: «Ma guarda, ho incontrato Romeo e Giulietta! Dio, siete la cosa più noiosa che abbia mai visto.» sospira, quasi abbattuta.
Considerando che razza di vita è costretta a fare, Mario è sicuro che non stia mentendo. Ricomincia a sorseggiare la bevanda.
«Ciò che è mio è solo mio.» dice, appena finito: «È una delle prime cose che imparerai, vedrai.» gli porge il bicchiere vuoto. Il ragazzo lo prende e si allontana velocemente.
Non riesce a togliersi di dosso la strana sensazione di aver appena perso un pezzo della sua anima.
Lisa, ovviamente, l’ha lasciato. È stata la scelta migliore - per lei -, la salvezza - sempre per lei. Adesso che è lontana, adesso che lo sono tutti, è facile pensarli felici e contenti nelle loro oasi di benessere, facile, doloroso, orrendo. Lena gli aumenta lo stipendio come se lui avesse compiuto alla perfezione un ordine particolarmente difficile, come se fosse stato promosso. Ora che non ha più nulla può concentrarsi sul lavoro, ed è precisamente quello che fa.
Anche se aspetta ogni sera per chiamare Lisa, anche se spera che ci siano delle macerie su cui poter ricostruire qualcosa.
Passano gli anni e quando ormai si è abituato alla solitudine soffocante, Lena lo informa che si trasferiranno in America. Per sempre. I legami sono distrutti in maniera definitiva e si sente, stranamente, sollevato. Non c’è più niente per cui sentirsi in colpa o infelici, non c’è più niente punto e basta.
Rimangono, però, per fortuna, le chiamate di Lisa a sera tardi, quando lui non se l’aspetta, restano le chiacchierate innocenti e la consapevolezza di aver perso pure lei - ma di aver conservato un pezzettino della sua anima, per merito suo.