Voglia d'indipendenza

Jan 24, 2013 18:37

Titolo: Voglia d'indipendenza
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Introspettivo
Personaggi: Feliciano Veneziano Vargas (Nord Italia), Roderich Edelstein (Austria)
Wordcount: 1452 (fiumidiparole)
Prompt: 31. I venti del cambiamento @ 500themes_ita + Indipendenza per il p0rn fest #6 @ fanfic_italia
Timeline: Ambientata durante il Risorgimento.
Note: Lemon, Yaoi
«Perché non posso avere l’indipendenza? Austria, rispondimi...!».
Il povero austriaco era tartassato da quel ragazzino assillante ormai da ore. Camminava in giro per casa propria - che non era esattamente minuscola - nel tentativo disperato di farlo stancare e desistere, ma la tattica non stava funzionando: l’italiano lo stava rincorrendo senza tregua, continuando imperterrito a coprirlo di domande.
Aveva fama di essere un pigrone quanto ad attività fisica, ma adesso Austria stava cominciando a credere che quella fosse solamente una voce messa in giro da qualcuno che lo conosceva veramente poco: quel giovanotto sembrava instancabile - per disgrazia del suo povero sistema nervoso a pezzi.

Indipendenza.
Da quando Italia si era messo in testa di avere l’indipendenza, la vita domestica di Austria era diventata puro e semplice inferno: Feliciano non era un tipo particolarmente aggressivo, ma quando si trattava di stressare qualcuno non aveva paragone.
Era la persona più insistente e snervante che Roderich avesse mai incontrato in vita sua.
«Perché non posso avere l’indipendenza? Austria, rispondimi...!».
Il povero austriaco era tartassato da quel ragazzino assillante ormai da ore. Camminava in giro per casa propria - che non era esattamente minuscola - nel tentativo disperato di farlo stancare e desistere, ma la tattica non stava funzionando: l’italiano lo stava rincorrendo senza tregua, continuando imperterrito a coprirlo di domande.
Aveva fama di essere un pigrone quanto ad attività fisica, ma adesso Austria stava cominciando a credere che quella fosse solamente una voce messa in giro da qualcuno che lo conosceva veramente poco: quel giovanotto sembrava instancabile - per disgrazia del suo povero sistema nervoso a pezzi.
«Austria, rispondi! Voglio l’indipendenza. Perché non posso averla? Ce l’hanno tutti in Europa...!» proseguì la sua protesta il Vargas, accelerando ulteriormente il passo per star dietro all’andatura quasi di corsa dell’Edelstein.
«Perché comando io» tagliò corto quest’ultimo, chiudendo le palpebre in un moto di sopportazione ed esasperazione assieme: perché un simile supplizio era toccato in sorte proprio a lui?
Con tutte le nazioni che avevano possedimenti in altre parti del mondo al di fuori dei propri confini nazionali, proprio a lui spettava sorbirsi tutte quelle lamentele senza costrutto?
A ben pensarci, aveva avuto un sacco di problemi anche Inghilterra con la sua colonia all’estero, tanto che alla fine si era giunti alla guerra e alla proclamazione dello stato indipendente. America.
Lui voleva evitare la guerra: non solo perché come combattente faceva veramente pena - come non aveva mai mancato di ribadirgli Svizzera - ma anche perché gli dispiaceva dover dichiarare guerra ad Italia, che aveva paura di tutto. Sarebbe stata una sola dimostrazione di forza, dato che gli italiani si sarebbero ritirati dal fronte non appena avessero visto in lontananza lo schieramento dei battaglioni austriaci.
«Ma io voglio l’indipendenza, come il fratellone Francia e...»
«Non m’interessa che tu la voglia o meno! Io non voglio dartela!» esclamò Austria in tono scocciato, fermandosi in mezzo al corridoio e voltandosi indietro all’indirizzo del suo fastidioso interlocutore.
Erano arrivati davanti alla camera da letto del padrone di casa.
Veneziano rimase a fissarlo, sorpreso dalla veemenza della sua risposta e deluso dalla sua ferma negazione.
«Ma io...» iniziò, ma fu nuovamente interrotto da un’altra risoluta presa di posizione da parte di Roderich: «Fa’ silenzio, sono stanco di sentirti protestare! Non ti concederò l’indipendenza, chiaro? E adesso vattene!».
Si girò di nuovo e si diresse a passo lesto verso la propria camera da letto prima che l’italiano avesse altro da aggiungere. Si chiuse la porta alle spalle ed accese la luce tirando un sospiro di sollievo: lì dentro sarebbe stato in salvo.
Non reputava Italia in possesso di un coraggio tale da riuscire ad aprire la porta senza che avesse avuto il suo espresso permesso.
Stava dirigendosi verso il suo letto quando Roderich udì l’uscio dischiudersi dietro di sé, rumore che lo invogliò a voltarsi immediatamente: sulla soglia stava in piedi nientemeno che Feliciano, le sopracciglia corrugate in una curiosa ed insolita espressione determinata.
Quest'ultimo superò con poche falcate i metri che lo separavano dall’Edelstein e gli si fermò proprio davanti.
«E se riuscissi a farti cambiare idea?» disse, lasciando trapelare qualcosa che il suo interlocutore non riuscì a cogliere. Era un’allusione a qualcosa di... strano.
«Non credo ci riuscirai tanto facilmente...» constatò Roderich, inarcando un sopracciglio con eleganza e sorpresa assieme.
Un sorriso infantile e giocoso si dipinse allora sul viso dell’italiano, segno che era fiducioso nel modo che aveva trovato per fargli cambiare idea - oppure che, semplicemente, la situazione lo stava divertendo. Austria aveva sempre trovato difficile capire cosa passasse per la testa di quel ragazzo.
«Ti fa ridere la cosa...?» chiese l’austriaco, ma la risposta dell’italiano fu completamente diversa da quella che si aspettava, dato che Feliciano lo baciò. All’improvviso e senza esitazione, benché - ed ormai neppure Austria aveva più dubbi in proposito - entrambi fossero uomini.
Il padrone di casa sgranò gli occhi ed avvampò di colpo, cercando di svincolarsi dalle mani che saldamente si erano strette attorno alle sue braccia per impedirgli di fuggire ancora.
Doveva essere debolissimo, ancora più di lui, eppure in quel momento la presa di Italia era così forte che Austria non riusciva a sottrarglisi.
Feliciano iniziò a spingerlo con il corpo verso il letto e a Roderich non rimase altro da fare che obbedire e sottostare: non aveva modo di impedirglielo.
Più di una volta l’aristocratico rischiò d’incespicare nei piedi del minore dei due fratelli Vargas, ma ciò non riuscì a fermare il cammino di quest’ultimo, con il risultato che in pochi minuti arrivarono al letto.
Austria finì sdraiato supino sotto il torace di Veneziano, il quale tolse le mani dalle sue braccia per dedicarsi ai suoi abiti, certo che il suo dominatore non si sarebbe sottratto.
In effetti, in quel breve lasso di tempo l’Edelstein si era quasi abituato alle labbra del castano sulle proprie, gentili e delicate, benché si stupisse di ciò. Era fermamente convinto di essere eterosessuale.
Infilò le proprie mani tremanti tra sé e l'italiano, iniziando a sbottonargli la casacca azzurra.
Italia si era già occupato della sua camicia e adesso gli stava accarezzando il ventre.
Gli aprì i pantaloni e li calò, quindi ruppe il bacio un momento per umettarsi indice e medio.
«Cosa vuoi fare?» domandò Austria, approfittando del momento di tregua per porre il quesito.
«L'amore» rispose semplicemente Italia, riprendendo a baciarlo mentre faceva strisciare le dita sotto i suoi pantaloni per inserirle nella sua apertura.
Roderich sgranò gli occhi, ma non si oppose, nonostante una parte del suo cervello gli gridasse di scaraventarlo a terra e darsela a gambe. Gli stava piacendo e non riusciva a porsi un freno.
Quando le dita di Feliciano lo penetrarono, Austria si irrigidì e gemette più volte nella bocca dell'italiano, staccandosi dalle sue labbra solo per riprendere fiato. Era tutto troppo intenso ed opprimente.
«Austria...» sussurrò Italia.
«Va' avanti» ordinò l'austriaco, prima di baciarlo di nuovo.
Ormai quello che c'era di razionale nella sua testa se n'era andato del tutto.
Il Vargas si abbassò i calzari, sfilandosi anche gli stivali. Lasciò tutto sul bordo del materasso e spinse più su l'Edelstein, voltandolo prono.
Gli si sdraiò sopra, strusciandosi contro il deretano dell'altro, strappandogli una sequela di gemiti misti ad invocazioni cui in una situazione normale l'aristocratico non si sarebbe mai abbandonato.
«Vai dentro. Non ne posso più...!» esclamò, esasperato.
La sua erezione, schiacciata nei pantaloni, gli doleva per la mancanza di attenzioni.
«Vuoi darmi l'indipendenza, Austria?» domandò per l'ennesima volta Veneziano. Più che una richiesta d'indipendenza, dal tono sommesso e la situazione sembrava una proposta di matrimonio.
«Va bene!» concesse Roderich e solo allora Feliciano si decise a penetrarlo.
Un nuovo gemito roco e pieno d'estasi traboccò dalle labbra del padrone di casa mentre avvertiva l'erezione del suo amante riempirlo.
Austria chiuse gli occhi e si abbandonò alle sole sensazioni comunicategli dal proprio corpo. Un calore enorme divampò nella sua area inguinale mentre Veneziano impartiva le spinte per affondare bene all'interno, fino in fondo.
L'italiano ci sapeva fare dannatamente: Austria si muoveva in sincrono con i colpi gentili ma risoluti del bacino del ragazzo latino, ansimando e sbuffando.
A stento si tratteneva dal supplicarlo di affondare più in fretta: la sua dignità non avrebbe sopportato un comportamento simile da parte sua. Si sarebbe vergognato di se stesso per tutto il resto della vita.
Quando l'italiano inserì la mano sotto di lui per prendergli il membro, Austria si dovette mordere il labbro inferiore per contenersi.
Il ritmo con cui l'italiano iniziò a masturbarlo si adattò rapidamente a quello con cui l'austriaco si spingeva dentro di lui.
Poco dopo Roderich raggiunse l'orgasmo. Si lasciò sfuggire un gridolino acuto che non riuscì a trattenere.
Avvertì l'umido nei pantaloni e se ne vergognò. Affondò il viso nel copriletto ed attese mentre le spinte rallentavano, facendosi più forti e meno frequenti. Quando Veneziano venne si schiacciò contro il sedere dell'altro, come per assicurarsi che non fuoriuscisse niente.
L'Edelstein avvertì il suo seme caldo riempirlo e tremò, accasciandosi definitivamente sul letto.
Non parlò più né alzò più il capo.
«Austria?» domandò Italia, reclinando di lato la testa. Che si fosse addormentato...?
«Cos'altro vuoi?» disse in tono esausto ed un po' scocciato il suo interlocutore ed amante.
«L'indipendenza. Me l'hai concessa» replicò Feliciano in tono beato.
L'austriaco sbuffò, quindi voltò la testa di lato.
«Vai via» disse.
«Ma Aus...!»
«Ti ho detto di andare via!» ripeté con voce più ferma il proprietario della tenuta.
Il Vargas esitò un momento, poi ubbidì senza fiatare, uscendo dalla camera mettendosi e richiudendosi la camicia.
Austria si sollevò a fatica, il respiro ancora affannato. Italia l'aveva costretto a concedergli l'indipendenza con l'inganno.
Non aveva voluto farlo fino ad allora, ma adesso non aveva scelta se voleva rinfrancare il suo orgoglio calpestato di nobile.
Doveva dichiarare guerra a Italia.

fandom: axis powers hetalia, rating: nsfw, pairing: nord italia/austria

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