Titolo: Inebriante profumo
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Arthur Kirkland (Inghilterra), Francis Bonnefoy (Francia)
Wordcount: 1033 (
fiumidiparole)
Prompt: Dopobarba per il
p0rn fest #6 @
fanfic_italia + 372. Menta e lillà @
500themes_itaNote: Blowjob, Lemon, Linguaggio, Morning!sex, Yaoi
Quando Inghilterra si svegliò era ancora mezzo rintontito dal sonno e non capiva come o perché si fosse svegliato: la sveglia non stava suonando ed il suo compagno di letto non lo stava punzecchiando come a volte si divertiva a fare.
Pensando al suo compagno, Arthur spostò automaticamente gli occhi sul posto accanto a sé: il materasso era vuoto ed il copriletto spostato.
«Si è già alzato» borbottò tra sé e sé il britannico, stropicciandosi gli occhi e cercando di svegliarsi in modo definitivo.
Quando Inghilterra si svegliò era ancora mezzo rintontito dal sonno e non capiva come o perché si fosse svegliato: la sveglia non stava suonando ed il suo compagno di letto non lo stava punzecchiando come a volte si divertiva a fare.
Pensando al suo compagno, Arthur spostò automaticamente gli occhi sul posto accanto a sé: il materasso era vuoto ed il copriletto spostato.
«Si è già alzato» borbottò tra sé e sé il britannico, stropicciandosi gli occhi e cercando di svegliarsi in modo definitivo. Guardò l'orologio sul comò: non era tardissimo, ma neppure presto; ciononostante, gli sarebbe piaciuto tanto sapere a che ora si era alzato il suo partner. La sua era pura e semplice curiosità.
Mentre si interrogava in merito, la porta della camera si aprì e si materializzò sulla soglia Francia già vestito, pettinato e sistemato di tutto punto. Indossava la sua camicia preferita, lilla e larga, molto comoda per i movimenti, ed un paio di pantaloni blu. I capelli gli ricadevano sulle spalle ordinatamente, una cascata dorata disciplinata in modo ineccepibile. Neanche le ragazze riuscivano a battere Francis in quanto a cura dell'aspetto, il che era tutto dire.
Il contrasto tra quest'ultimo e Inghilterra era quasi ridicolo: mentre Francis era tutto tirato a lucido, pronto per uscire, Arthur era in boxer, gli occhi ancora gonfi di sonno e i capelli più simili ad un nido per uccelli che ad una banale chioma spettinata.
Un sorriso enigmatico si dipinse sul viso del Bonnefoy mentre fissava il suo compare.
«Dovresti darti una sistemata, mon amour. Soprattutto ai capelli» disse, attraversando la stanza per dirigersi verso la libreria incassata tra l'armadio e la parete dove entrambi riponevano i libri letti di recente. Su uno degli scaffali c'era anche un piccolo cofanetto lavorato dove il francese teneva i suoi nastrini per capelli.
«Fottiti» replicò brutalmente il Kirkland, sedendosi sul bordo del letto e privandosi della coperta «Mi sono svegliato ora».
Un brivido lo scosse da capo a piedi, ma lui non si nascose di nuovo sotto le lenzuola.
Nel percorrere la camera, Francia si lasciò alle spalle un odore di menta e lillà intenso e familiare al naso di Arthur. Era l'odore del suo dopobarba e - benché Francis si radesse veramente poco e ad Arthur scocciasse enormemente ammetterlo - era veramente buono, il suo preferito tra i tanti profumi dei dopobarba del Bonnefoy. Lo trovava sensuale, anche se non l'avrebbe mai ammesso pubblicamente, neanche sotto tortura.
Lo amava, era vero, però tra quello ed il sentimentalismo da piccioncini c'era un abisso che non intendeva attraversare.
«Quanto dopobarba hai messo?» fece, fingendo un tono disgustato, voltandosi a guardare il Bonnefoy.
«Quanto ne reputavo necessario, mon chère» fu la risposta di Francis, il quale rivolse al suo interlocutore un sorriso enigmatico «Non dirmi che ti dà noia...».
Era consapevole del fatto che quel suo dopobarba piaceva ad Inghilterra. Aveva avuto modo di appurarlo per conto proprio, senza l'intervento volontario dell'anglosassone.
Arthur si alzò fingendo indifferenza.
«Si sente in tutta la stanza» disse, facendo per uscire dalla stanza.
«Non mi hai ancora risposto» intervenne Francis, attraversando rapidamente la stanza per intercettarlo.
Trovandosi inaspettatamente davanti al francese, l'inglese si fermò d'un tratto, arretrando d'un passo ed arrossendo.
«Allora...?» indagò il Bonnefoy, inarcando entrambe le sopracciglia «Ti dà fastidio, mon amour?».
Il suo accento originario riusciva ad imprimere un timbro eccessivamente sensuale al suo quesito. Arthur si ritrovò ad avvampare tanto era arrossito. Non riusciva a mentirgli del tutto, non con quell'odore forte ed invitante nel naso.
Il suo silenzio fu interpretato dal Bonnefoy come una risposta negativa al suo interrogativo perché se avesse avuto qualcosa da ridire non si sarebbe fatto problemi a dirlo, e poi perché lo vide arrossire.
Gli posò le mani sui fianchi, bloccandolo blandamente per vedere se si liberava dalla presa. Spesso lo faceva quand'era eccessivamente sotto pressione o di cattivo umore; in quel momento, però, non lo allontanò neppure quando avvicinò il capo al suo per baciarlo.
Il contatto tra le loro labbra inizialmente fu casto, poi degenerò rapidamente, soprattutto per volontà dell'inglese. Si morsicarono giocosamente le labbra a vicenda e si scambiarono prolungate leccate nel cavo orale.
L'odore del dopobarba del Bonnefoy era inebriante ed il Kirkland non riusciva a contrastare il desiderio fisico che provava nei suoi confronti in quel preciso istante.
Si ancorò al corpo del tuo partner con le braccia, tenendolo ben stretto a sé. Le mani di Francis scesero ai boxer di Inghilterra. Giocherellò con l'elastico per qualche attimo, poi li calò bruscamente fino alle ginocchia.
Spezzò il bacio e si inginocchiò, guardando il membro parzialmente eretto del britannico. Gli si avvicinò con il viso e lo leccò, lentamente e curandosi di non lasciare ignorata nessuna parte.
Inghilterra gli posò una mano sulla testa, socchiudendo gli occhi. Francia e la sua bocca erano fantastici quando si trattava di certe cose.
Una sensazione di tensione muscolare e piacere molto familiare ad Arthur si dipanò come una ragnatela nel suo corpo partendo dalla sua zona erogena.
Ad essa iniziava ad affluire sangue in abbondanza.
Francis continuò a leccare imperterrito, finché il pene di Arthur non fu completamente eretto. In quel lasso di tempo anche il francese si eccitò, ma non perché il suo partner gli stesse facendo qualcosa di particolare, bensì per il mero desiderio sessuale.
Si afferrò il cavallo dei pantaloni ed iniziò a masturbarsi velocemente mentre le sue labbra si chiudevano attorno all'erezione dell'inglese e cominciava a succhiare.
Inghilterra gemette, stringendo la presa sui capelli di Francia, ma quest'ultimo non allentò il ritmo di quel che stava facendo né sul suo compagno né su se stesso.
I gemiti di Inghilterra si moltiplicarono e nel giro di pochi minuti raggiunse l'orgasmo, riempiendo la bocca di Francia con il proprio sperma.
Si accasciò a terra ansimando sfuggendo alle labbra del Bonnefoy, appoggiando il capo contro il suo torace mentre anche lui arrivava all'orgasmo. Venne nei propri pantaloni, macchiandone il cavallo abbondantemente.
«Se ti eccita così tanto questo dopobarba lo metterò più spesso, chèrie» dichiarò Francia con un sorriso compiaciuto sul volto.
Il Kirkland arrossì, imbarazzatissimo. Avrebbe voluto picchiarlo, ma era stanco; pertanto tutto quel che fece fu commentare: «Hai i pantaloni macchiati».
«Oui, è colpa tua mon amour» replicò Francis, al che l'altro si alzò in piedi e, un po' incerto sulle gambe ancora deboli, si allontanò tirandosi su i boxer.
«Dove vai?» gli chiese Francia.
«In bagno!» abbaiò da lontano l'anglosassone.
Il francese sospirò soddisfatto.
«Trés bien, cambiamoci...».