Titolo: In ufficio potremmo...
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Cheren, Kyouhei
Wordcount: 1203 (
fiumidiparole)
Prompt: Nell'ufficio della Galleria Solidarietà per il
p0rn fest #6 @
fanfic_italiaNote: Frottage, Gameverse, Lemon, PWP, Rimming, Spanking, Yaoi
Per avere la stanza tutta per sé gli era semplicemente bastato dare il giorno libero a tutti i suoi assistenti e loro non avevano proferito nemmeno un “ma” - erano dei maledetti stakanovisti e, se non ci avesse pensato lui a farlo, nessuno di loro avrebbe mai osato aprir bocca per chiedergli un dannato giorno di ferie.
«Kyouhei, vuoi farlo davvero qui?» chiese il moro, cercando conferma al proprio interrogativo nello sguardo del castano.
Quest'ultimo annuì con il capo.
«Siamo soli e nessun cliente entrerà mai qui senza prima bussare. Questo è il mio ufficio».
Kyouhei sbatté Cheren contro il bordo della scrivania, le mani che già correvano febbrili a sganciare i bottoni della camicia del capopalestra di Alisopoli.
Quest'ultimo si aggrappò con una mano alla scrivania per non caderci sopra all’indietro mentre con l'altra accarezzava la schiena del ragazzo di fronte a lui, premendolo a sé quasi avesse timore che si allontanasse.
L'ufficio era deserto per la prima volta da quando Kyouhei ci aveva messo piede. Persino quando ancora non c’era neppure l’ombra di un negozio ed il proprietario della struttura, disperato, gli aveva chiesto se voleva occuparsene e renderla un’attrazione per il pubblico c’erano già un paio di assistenti - un maschio ed una femmina, la quale si era sempre rivolta a Kyouhei in un tono così sdolcinato da fargli venire la nausea.
Per avere la stanza tutta per sé gli era semplicemente bastato dare il giorno libero a tutti i suoi assistenti e loro non avevano proferito nemmeno un “ma” - erano dei maledetti stakanovisti e, se non ci avesse pensato lui a farlo, nessuno di loro avrebbe mai osato aprir bocca per chiedergli un dannato giorno di ferie.
Cheren baciò con impeto l'allenatore, assaporando il momento fino in fondo mentre l'altro terminava di aprire l'ultimo bottone.
Passò ai pantaloni. Il torace snello e pallido del capopalestra lo invitava ad accarezzarlo e a Kyouhei occorse un notevole autocontrollo per non farlo. Aveva altri impegni da sbrigare.
«Kyouhei, vuoi farlo davvero qui?» chiese il moro, cercando conferma al proprio interrogativo nello sguardo del castano.
Quest'ultimo annuì con il capo.
«Siamo soli e nessun cliente entrerà mai qui senza prima bussare. Questo è il mio ufficio» rispose in tono abbastanza tagliente e spiccio, desideroso di perdersi in chiacchiere il meno possibile e passare ai fatti.
Con un rumore metallico appena percepibile, la cintura dei pantaloni del moro venne aperta e la fibbia sbatté contro la scrivania.
Kyouhei gli calò i pantaloni ed iniziò a sfregare il proprio inguine contro il suo. Cheren, per parità di condizione, abbassò i pantaloni pure al partner.
Si ritrovarono a strofinarsi lentamente l'uno contro l'altro sbuffando e sospirando.
«Ohw sì, Cheren...! Struscia...!» disse, socchiudendo gli occhi beato.
Il capopalestra gli posò le mani sul sedere, accarezzandogli le natiche con desiderio, avvertendo il proprio pene indurirsi e cominciare a premere contro il principio di erezione dell'altro, separato dal proprio solo da un sottile strato di tessuto.
Fremevano entrambi per quel contatto intimo tanto a lungo desiderato. Avrebbero voluto fondere il loro corpo in uno solo tanto bramavano di toccarsi intimamente.
Rimasero lì a strusciarsi per diversi minuti, l'eccitazione sempre più difficile da tenere a bada.
«Kyouhei...» sussurrò Cheren, passandosi la lingua sulle labbra «V-va' avanti, per favore...».
Di solito era lui il più controllato tra i due, quello che riusciva meglio a controllare le proprie spinte più istintive e primordiali, ma non quando Kyouhei lo incitava in modo tanto spinto a fare sesso.
Quest'ultimo, allora, decise di esaudirlo: lo prese per i fianchi e lo costrinse a voltarsi, schiacciandolo contro il mobile alle sue spalle.
Cheren lo lasciò fare più che volentieri, impaziente di arrivare al rapporto vero e proprio. Il suo sesso eccitato voleva essere ricoperto d'attenzioni.
Kyouhei sculacciò la sua natica sinistra pallida ed invitante talmente forte che l'altro emise un gemito acuto e stridulo molto simile ad un grido di dolore.
«Ah! Kyouhei!» esclamò in tono di rimprovero un momento dopo, ma fu tutto inutile dato che il suo giovane partner lo sculacciò una seconda volta e poi ancora una terza.
Infine l'allenatore dai capelli castani cessò di sculacciarlo e si piegò alle sue spalle a leccare la sua apertura.
Cheren si aggrappò con ancor più forza di quanta già ne impiegasse al bordo della scrivania, gli occhi sgranati per il piacere intenso ed improvviso che l'aveva colto.
«Ohw...!» gemette quasi senza fiato, accasciandosi con il torace sul piano sotto di lui.
Era troppo bello per lui tutto ciò, troppo paradisiaco perché riuscisse a sopravvivere senza alcun riguardo per il suo membro; perciò insinuò la mano destra tra il proprio corpo ed il mobile contro cui era premuto ed iniziò a masturbarsi con movimenti scoordinati e rapidi, indici di un bisogno d'appagamento fisico intenso ed urgente.
Schiuse le labbra in una "o" muta ma piena di appagamento, le palpebre calate a mezz'asta sugli occhi e la pelle umida di sudore.
Venne con pochi secondi di scarto, tendendo i muscoli così tanto da farsi quasi male.
Kyouhei, ancora impegnato con la lingua, silenziosamente e senza esser visto increspò le labbra in un sorriso trionfante: ogni volta che riusciva a far raggiungere a Cheren l'orgasmo era una vittoria per lui.
Solitamente avveniva il contrario, dato che il capopalestra inspiegabilmente riusciva ad eccitarlo al punto da farlo venire o quasi anche senza fare niente di particolarmente differente dal solito.
A volte gli bastavano gesti estremamente semplici e quotidiani per scatenare reazioni spesso eccessive nel suo apparato riproduttore.
Il castano si sollevò e fissò la schiena del suo partner: la camicia - che gli aveva aperto ma non tolto - adesso aveva delle zone in cui aderiva alla sua pelle umida di sudore.
Il giovane si appoggiò con entrambe le mani al margine della scrivania, quindi spostò in avanti il bacino.
Non appena Cheren avvertì l'erezione dell'altro toccargli una natica subito avvertì un brivido attraversargli la spina dorsale e dipanarsi lungo tutta la schiena, dandogli il familiare prurito sottocutaneo che tanto spesso aveva provato sotto il tocco delle mani di quello stesso allenatore.
«Cosa stai aspettando...?» volle sapere Cheren, gli occhi ben aperti fissi sul muro che aveva innanzi.
La mano con cui si stringeva l'erezione, ora bagnata completamente del suo stesso sperma, continuava imperterrita a muoversi e a soddisfare la sua libidine.
«Volevo vedere come avresti reagito...» replicò in tono abbastanza sereno l'altro, troppo sereno per le circostanze in cui si trovavano.
Continuò a sfregare il suo pene contro la parte interna delle natiche del moro, lungo la linea sottile che le separava, osservando compiaciuto il risultato di quel contatto: il suo compagno si torceva, ansimava e invocava il suo nome ad alta voce accompagnandolo con suppliche accorate.
«Basta...» dichiarò infine in tono di resa, sorreggendosi esausto con l'unico braccio disponibile.
Strinse forte la presa sulla propria erezione ed il misto tra dolore e piacere lo riempì, facendolo fremere per un momento.
«Sì, facciamola finita» si dichiarò d'accordo Kyouhei.
Prima ancora che l'altro potesse dire o fare alcunché, il castano lo penetrò con decisione, spingendosi poi a fondo senza mezzi termini con altrettanta veemenza.
Cheren si sentì mancare il fiato nell'attimo stesso in cui il membro turgido del compagno lo riempiva, trascinandolo verso un'estasi che non gli occorse molto a raggiungere.
Venne una seconda volta nella propria mano, le palpebre chiuse ed un'espressione beata ed ebete ad un tempo sul viso.
Kyouhei se ne infischiò del fatto che fosse venuto fintantoché non ebbe raggiunto egli stesso l'orgasmo. Riversò il proprio sperma caldo nel corpo del capopalestra senza il minimo rimorso, tendendo i muscoli della schiena e delle cosce per l’afrodisiaco picco del piacere.
Cheren giacque sulla scrivania, esausto, la mano ancora saldamente stretta attorno al proprio pene duro. Non aveva la forza neppure per spostare il braccio, figurarsi cambiare posizione.
«Ah...» sospirò contento Kyouhei, sdraiandosi sulla schiena sudata del moro «È stato bellissimo...!».
«Già...» convenne Cheren, stirando debolmente le labbra in un sorriso teso, le palpebre socchiuse e le guance ancora rosse come pomodori maturi.
Era d’accordo con il partner, era stato veramente meraviglioso. Scomodo, ma meraviglioso.
«Dovremmo rifarlo, uno di questi giorni...».