Titolo: It's impossible...!
Rating: Verde
Genere: Comico, Generale
Personaggi: Feliciano Veneziano Vargas (Nord Italia), Ludwig (Germania)
Wordcount: 730 (
fiumidiparole)
Prompt: Military / Fucile per l'
Hetalia Prompt-athon 2011 @
hetafic_it«Germania, hai dei pomod...?»
«Non è possibile che tu...!».
Germania non terminò neppure la frase: semplicemente, si passò una mano sul viso in atto d'esasperazione estrema. Non gli sembrava possibile una cosa del genere. Ne aveva viste tante e ne aveva anche vissute altrettante, ma non aveva mai e poi mai immaginato che avrebbe assistito ad una scena del genere.
«Germania, cosa c'è...?» domandò Italia perplesso, piegando incuriosito la testa da un lato nel vedere il gesto colmo di disperazione del tedesco.
«E me lo chiedi anche?!».
«Germania, Germania! Mi aiuti?».
Nel sentirsi chiamare da Italia, Ludwig si volse all'indietro pronto a sbraitare: l’italiano aveva preso il brutto vizio di chiedergli aiuto quasi esclusivamente per stupidaggini insignificanti. Nel posare lo sguardo su di lui e nel notare cosa teneva in mano e soprattutto come, però, tacque.
«Germania, hai dei pomod...?»
«Non è possibile che tu...!».
Germania non terminò neppure la frase: semplicemente, si passò una mano sul viso in atto d'esasperazione estrema. Non gli sembrava possibile una cosa del genere. Ne aveva viste tante e ne aveva anche vissute altrettante, ma non aveva mai e poi mai immaginato che avrebbe assistito ad una scena del genere.
«Germania, cosa c'è...?» domandò Italia perplesso, piegando incuriosito la testa da un lato nel vedere il gesto colmo di disperazione del tedesco.
«E me lo chiedi anche?!» replicò quasi gridando Ludwig.
Feliciano sobbalzò impaurito dall’improvvisa veemenza dell’esclamazione del biondo.
«C-che cosa ho f-fatto?!» domandò tremando il castano.
«Il fucile non si tiene così!» replicò Ludwig di getto, scatenando un mugolio di terrore nel suo interlocutore.
Quest’ultimo guardò perplesso l'oggetto che aveva in mano e che stava reggendo come fosse un bastone - ossia per le canne.
«U-un fucile? YAAAH!» esclamò Italia, lasciando cadere l'arma: non voleva farsi male con quell'arnese. Poteva essere pericoloso.
«N-non volevo... l'ho raccolto qui fuori perché stavo per inciamparci. E-ero solamente venuto a chiederti se avevi dei pomodori...» spiegò l'italiano dispiaciuto.
Germania sospirò: non si era nemmeno accorto che era un fucile. Si poteva essere più tonti di così...?
Si piegò a raccoglierlo e lo porse a Veneziano dicendo: «Avanti, imbraccialo come si deve».
Il tono era quello tipico di un ordine, non di una richiesta.
«No, non voglio farlo. È pericoloso» si rifiutò Italia lanciando un'occhiata diffidente all’oggetto.
«È un'arma. È naturale che sia pericolosa» spiegò in tono ovvio e con logica incontrovertibile Germania. Nel vedere però che il castano si stava innervosendo e spaventando, si affrettò ad aggiungere: «Ma non fa niente se non premi il grilletto».
Gli sembrava una cretinata spiegare una cosa tanto ovvia: anche un bambino capiva che, se non si premeva il grilletto, un’arma da fuoco come il fucile era completamente innocua.
«No, io non lo prendo. N-non so come si tiene» ribadì Veneziano, accompagnando l'affermazione con un vigoroso cenno di diniego del capo.
«L'avevo notato» disse Germania, avvicinandoglisi da dietro «Guarda, si tiene così».
Il tedesco passò il fucile davanti al torace di Italia e gli prese la mano destra nella sua per poi portarla sul raccordo tra il fondo e le canne, dove c'era il grilletto - sopra il quale strinse le dita del Vargas.
Quest'ultimo tentò di ritrarsi, allontanandosi, ma andò a sbattere contro l'ampio torace muscoloso del tedesco, che tuttavia non si mosse d'un centimetro.
«Sei un uomo e un soldato. Non puoi aver paura di un'arma!» gli fece presente quest’ultimo in tono duro, rinsaldando la presa sulle sue dita.
Gli guidò la mano sinistra sulle canne, stringendocela sopra.
Veneziano, costretto tra il fucile ed il biondo, sembrava essere stranamente a proprio agio. Si addossò con ancor più abbandono contro il corpo di Germania, riscontrando con piacere che la sua pelle emanava un gradevole tepore.
«Italia! Cosa stai facendo?!» gli rimproverò Ludwig, notando come si stesse lasciando andare contro il suo petto.
Per riflesso all'ammonizione strinse ancor di più la presa sul fucile.
«M-mi stai facendo male, Germania. Mi fai male alle mani...!» mugolò il castano con le lacrime agli occhi per il dolore: stava perdendo la sensibilità delle dita.
Germania lasciò andare all'improvviso la presa su di lui.
«Oh, ehm... scusa...» borbottò, indietreggiando di mezzo passo con lo sguardo fisso al suolo, profondamente imbarazzato: doveva imparare a fare più attenzione quando si trattava di Italia. Era troppo fragile per resistere alle sue coercizioni fisiche.
Italia rimase da solo con il fucile tra le mani. L'espressione di terrore che comparve allora sul suo viso risultava carina anche a Germania.
«G-Germania...!» chiamò l'italiano, sperduto e spaventato. Dopo un momento lasciò cadere completamente l'arma e si allontanò d'un passo.
«Ma che razza di soldato sei?!» sbottò il tedesco, arrabbiato: era un suo alleato e non era buono nemmeno a tenere in mano un fucile per il verso giusto!
«YAAAAH! Scusa! Scuuusa, non farmi male! Io voglio solamente tornare in cucina!!» frignò l’italiano.
Germania sospirò e borbottò un semplice e rassegnato: «Sì, vai...».
Era inutile cercare di forgiare un guerriero fatto e finito da uno così. Doveva accettarlo ed apprezzarlo per quel che era: un artistico ragazzino amante delle ragazze e della pasta. Perlomeno come cuoco era bravo.
«Ma perché i tipi problematici toccano tutti a me...?».