Titolo: Addobbi natalizi
Rating: Verde
Genere: Fluff, Generale, Slice of life
Personaggi: Child!Alfred F. Jones (America), Arthur Kirkland (Inghilterra)
Wordcount: 1198 (
fiumidiparole)
Prompt: Sentimenti / Emozione per l'
Hetalia Prompt-athon 2011 @
hetafic_it + Merry Little Christmas / 003. Pall(in)e @
casti_puriEra la prima volta da quando Inghilterra l'aveva preso con sé che festeggiava il Natale.
Era contento di vedere i festoni appesi alle pareti, una polvere bianca simile alla neve sui lunghi fasci di aghi d'abete che la sua madrepatria aveva posizionato attorno al tavolino al centro del soggiorno e sopra il camino.
Respirava un'atmosfera ben diversa dal normale in casa, più festosa e rilassata che lo metteva di ancor più di buonumore del solito.
Era la prima volta da quando Inghilterra l'aveva preso con sé che festeggiava il Natale.
Era contento di vedere i festoni appesi alle pareti, una polvere bianca simile alla neve sui lunghi fasci di aghi d'abete che la sua madrepatria aveva posizionato attorno al tavolino al centro del soggiorno e sopra il camino.
Respirava un'atmosfera ben diversa dal normale in casa, più festosa e rilassata che lo metteva di ancor più di buonumore del solito.
Ogni volta che Inghilterra tornava alla sua casa nel Nuovo Mondo gli portava qualcosa di nuovo per addobbare gli interni, col risultato che si percepiva l'atmosfera natalizia in ogni stanza, anche se in misura diversa. In questo modo sentiva molto meno la solitudine dello stare completamente solo in quella grande casa lontana dall’Inghilterra.
L'ultima volta che l'inglese era tornato da Londra gli aveva portato un abete che aveva piazzato in un angolo del soggiorno ed una cassa piena di palline colorate che avevano attirato immediatamente le attenzioni del piccolo Alfred.
«Allora, ti piacciono...?» chiese Arthur, osservando estasiato il suo fratellino che guardava le palline multicolore con curiosità, prendendone qualcuna in mano, esaminandole.
«Inghilterra, queste a cosa servono...?» domandò con ingenuità impressionante, alzando una pallina rossa decorata con fregi d'oro verso il più grande.
Gli piacevano quelle palline: i disegni sulle piccole superfici gli suscitavano felicità.
Kirkland sorrise intenerito: era dolce vedere come si meravigliava nell'osservare le decorazioni, cogliendole dal contenitore una dopo l'altra. Nei suoi occhioni azzurri riusciva a scorgere un'emozione profonda e cristallina, candida.
Il britannico si ritrovò ad arrossire nel contemplarlo.
«Sono per l'albero» spiegò in tono paziente «Devi appenderle ai rami».
America passò lo sguardo dalla pallina dorata che aveva in mano in quel momento all'abete enorme dietro di sé. Si rivolse di nuovo ad Inghilterra, stavolta con espressione d'innocente supplica: «Posso metterle io, Inghilterra?».
«I've taken them for you» disse Arthur, in modo d'evidente assenso «Ma stai attento a non far cadere l'albero» l'ammonì in seconda battuta, pacato.
Il viso di Alfred s'illuminò di un sorriso smagliante mentre annuiva grato con un cenno del capo.
Il bambino sollevò la scatola delle palline come fosse stata vuota e se la portò ai piedi dell'albero. La sua forza fisica era qualcosa di strabiliante.
L’americano pescò una pallina dal contenitore e si volse verso l'albero, alzando lo sguardo verso la cima di esso, ammirandolo. Si sentiva emozionato: era la prima volta che metteva le palline ad un albero di Natale.
Gli sembrava un momento di una certa importanza: dopotutto, era il primo Natale in assoluto che si apprestava a festeggiare.
Inghilterra l'osservò mentre, in punta di piedi, si sporgeva per appendere la decorazione più in alto che riusciva ad arrivare.
Non appena ebbe messo la prima, cominciò a riempire le parti più basse dell'abete con il resto delle palline con una esaltazione che poteva avere solo un fanciullo come lui. Addirittura andò ad infilarsi nell'esiguo spazio che separava i rami dal pavimento per andare a decorare anche la parte dell'albero a ridosso della parete.
Kirkland lo seguiva da lontano con gli occhi, meravigliandosi dell'entusiasmo che ci stava mettendo. Neanche lui quand'era bambino aveva mai vissuto i preparativi del Natale con così tanta gioia - probabilmente anche a causa dei suoi fratelli che andavano a fargli visita in quel periodo dell'anno e gli rendevano la vita un vero e proprio inferno.
A ben vedere, la sua non era stata un'infanzia particolarmente felice, un po' per i trascorsi con quel depravato di Francia, un po' per i maltrattamenti subiti dai suoi fratelli, che coglievano ogni occasione possibile per fargli i dispetti.
Si riscosse dai suoi ricordi nel notare che America aveva preso un piccolo sgabello e ci era montato sopra nel tentativo di elevarsi all'altezza dei rami più in alto, ma di fatto l'elevazione dello sgabello era esigua ed il bambino era riuscito a raggiungere solamente i rami immediatamente sopra quelli già decorati.
Il broncio che comparve sul suo viso per lo sforzo di alzarsi sempre più su anche se era già in punta di piedi era delizioso.
Arthur, vedendolo in difficoltà, si alzò dalla sua postazione sulla poltrona ed andò a prendere la scala nel ripostiglio. Quando ritornò vide che il piccolo americano stava saltellando sullo sgabello.
Sistemò la scala vicino all'albero e prese in grembo il pargolo.
«Cosa fai, Inghilterra...?!» domandò quest’ultimo, lagnandosi, scalciando per farsi mettere giù «Devo mettere le palline lì giù...!».
«Vieni, guarda: così fai meglio» rispose la madrepatria in tono paziente, sedendosi su un gradino della scala per poter meglio sostenere il bambino sollevato a mezz'aria.
America sorrise felice: adesso riusciva ad arrivare anche più su. Poteva decorare anche i rami più vicini alla punta dell'albero...!
Divertito ed entusiasta più che mai, il piccolo americano sistemò le palline che aveva preso dal contenitore e teneva tra le mani. Quando ne rimase sprovvisto, Inghilterra depose il fratellino sul gradino più in alto della scala e scese a prendergli la scatola. Nel momento esatto in cui Kirkland si volse di nuovo verso la scala con il contenitore tra le braccia, sbiancò di colpo: America, nello spazio di pochi secondi, aveva deciso di dare l'assalto all'albero e si era aggrappato ai rami più vicini a lui.
«F-fermo!! Che stai cercando di fare?! Scendi, è pericoloso!!».
Arthur posò in fretta e furia la scatola a terra e si arrampicò sulla scala per cercare di farlo scendere.
«America, togliti! È pericoloso! Se cadi ti fai male» gli fece ben presente la madrepatria, afferrandolo per i fianchi e cercando di tirarlo via.
Il bambino, però, rimaneva saldamente ancorato alle fronde, scuotendo la testolina bionda in cenno di ostinato diniego.
«Voglio mettere le palline lassù in cima!» esclamò deciso, iniziando a scalare il fianco dell'albero.
Per fortuna era un bambino ancora piuttosto piccolo, altrimenti l'abete sarebbe caduto per il peso.
«Ti ci porto io, scendi!» cercò di richiamarlo il britannico, inutilmente.
Alfred si sentiva emozionato per l'ascesa verso la tanto sospirata cima. In qualche modo sentiva che poteva farcela. Perché...? Perché era lui!
Purtroppo, però, un ramo cedette nel momento in cui le sue dita ci si strinsero attorno e cadde all'indietro.
Arthur protese prontamente le braccia e l'accolse sul proprio petto, ma si sbilanciò troppo nel prenderlo e, cadde anche lui, ma dalla scala.
Lanciò un grido che venne smorzato da un gemito quando si schiantò a terra di schiena, l'americano sdraiato sul petto. Almeno lui era rimasto indenne.
Il fanciullo rise divertito mentre il povero britannico lacrimava per il dolore alla schiena causatogli dall'impatto violento con il suolo.
«Ahah! Ancora, Inghilterra! Ancora!!» lo esortò il più giovane, entusiasta. A quanto sembrava, l’esperienza di quasi caduta libera gli era piaciuta; purtroppo, Inghilterra non poteva dirsi dello stesso parere.
«Ahio, che male...!» sibilò a denti stretti quest’ultimo, mettendosi a fatica seduto sul pavimento. America scivolò seduto sulle sue gambe con il cambio di posizione.
«Non potresti addobbare con un po' più di calma e senza tentare di scalare l'albero come se fosse un picco...?» aggiunse la madrepatria in tono di richiesta e ammonimento.
«Ma così non arrivo più in alto!» obiettò mogio il pargolo.
«Arriverai anche lassù... ma senza manovre pericolose!» continuò Arthur, portandosi una mano sulla spina dorsale dolorante.
America storse un po’ la bocca ma annuì comunque. Nel vederlo soffrire, gli cinse d’istinto e con amore il collo in un gesto consolatore.
Arthur arrossì, profondamente intenerito dal gesto.
«Su, forza! Mettiamoci al lavoro!» esclamò, rialzandosi a fatica in piedi con il suo fratellino in braccio «Abbiamo delle palline da mettere!!».
«Sììì!».