Titolo: Lavoro e astinenza
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Generale, Slice of life
Personaggi: Dante, Nero
Wordcount: 2579 (
fiumidiparole)
Prompt: 355. Finisce stanotte @
500themes_itaNote: Age difference, Lemon, UST, Yaoi
«Be', io devo andare, ho un altro lavoro e stavolta è parecchio lontano, quindi è meglio che mi sbrighi a partire» esclamò finendo di chiudere la zip della camicia e avviandosi verso la porta.
Nero serrò i pugni e protese leggermente il collo sperando che gli concedesse almeno un bacio come saluto. Era un gesto molto più romantico della media di quelli che tipicamente il suo partner gli concedeva; tuttavia, sperare non era certo peccato.
Dante gli passò di fianco battendogli una sonora e amichevole pacca sulla spalla, senza accennare a dargli neppure un bacio sulla guancia. Gli passò semplicemente accanto ed uscì lasciando l'uscio aperto.
Dopo tanto tempo passato senza avere niente da fare, Dante e Nero si erano improvvisamente ritrovati sommersi di richieste di lavoro.
Felici di avere qualche incarico per poter avere degli introiti da poter spendere in piccole concessioni, si erano dedicati al lavoro con impegno per poter essere pagati al più presto. Purtroppo però la loro eccessiva vivacità, unita alle loro doti fisiche molto al di sopra dell'umano medio, li aveva portati a lasciarsi andare un po' troppo: oltre a sterminare i demoni come era stato loro richiesto, seminarono anche una notevole dose di caos e distruzione.
La conseguenza fu ovviamente una drastica riduzione dei loro compensi e l'obbligo a ripagare i danni. Per far ciò dovettero addirittura dividersi e assolvere i loro incarichi singolarmente per cercare di mettere insieme più soldi possibile, stando attenti stavolta a combinare meno guai possibile.
Nero si era abituato ormai a lavorare in coppia e vedere Dante praticamente sempre, sia in agenzia sia sul campo, in qualsiasi momento della giornata. L'improvvisa necessità di separarsi aveva spezzato la loro quotidianità, riducendo al minimo il tempo che riuscivano a trascorrere assieme. A malapena riuscivano a dormire qualche ora schiena contro schiena, esausti.
A Dante la situazione non sembrava creare nessun problema particolare: le poche volte che Nero riusciva ad incrociarlo lo vedeva comportarsi normalmente, eccetto per l'aria un po' stanca.
Per il più giovane, al contrario, era frustrante non essere più l'oggetto indiscusso delle sue attenzioni ed il fatto che nei loro rari incontri non tentasse alcuna avance lo irritava più della sua apparente noncuranza. Desiderava i piccoli gesti quotidiani, un bacio o una carezza lasciva, con ogni fibra del suo essere ma il suo orgoglio gli impediva di farsi avanti e chiedere.
Voleva che fosse Dante stesso a prendere l'iniziativa per farsi perdonare - cosa che Nero non era molto incline a concedere al momento.
Il tempo iniziò a passare e l'astinenza del ragazzo raggiunse livelli critici grazie anche allo stress del lavoro e al rancore che covava dentro.
Una notte tornò alla Devil May Cry sporco e sfinito, la spada con la lama ricoperta di sangue stretta nella mano umana e il Devil Bringer scoperto fino al gomito. Era tardi e non gli importava se qualcuno lo vedeva: a quell'ora in giro probabilmente c'erano solamente ubriachi e forse delinquenti.
Appena ebbe varcato la porta si bloccò annusando l'aria: percepiva distintamente l'inconfondibile odore di muschio bianco del bagnoschiuma preferito di Dante.
Subito pensò a quest'ultimo che se ne andava in giro per casa in accappatoio - o meglio ancora con solo l'asciugamano legato in vita - coi capelli bagnati e non riuscì a non eccitarsi.
Lasciò cadere la spada e si diresse verso le scale, salendole velocemente fino ad arrivare di sopra.
La porta della camera da letto era aperta e lui non esitò ad entrare, trovandosi a guardare il culo nudo di Dante rivolto nella sua direzione mentre l'albino, chino sul copriletto, era intento a pressare con foga qualcosa.
Nero arrossì fino alle orecchie alla vista di quel corpo spoglio così virile e atletico nonostante il proprietario non fosse più così giovane ed il desiderio si riaccese in lui ben più intenso di quanto non fosse stato negli ultimi tempi.
Voleva accarezzarlo, baciarlo e stringerlo, possederlo di nuovo come era solito fare almeno una volta alla settimana quando erano pieni di tempo libero.
Dante non sembrava essersi accorto della sua presenza e Nero decise di approfittarne: spinto dai suoi impulsi più bassi, si fece avanti con circospezione, protendendo le braccia per ghermirlo all'altezza dei fianchi.
Se fosse riuscito a fargli percepire l'erezione che teneva nascosta nei jeans forse avrebbe capito che voleva fare l'amore.
Era arrivato a metà strada quando Dante si spostò per andare a prendere qualcosa dal mucchio di vestiti che si trovava dal lato opposto del letto. Colto dall'improvviso timore di essere scoperto e bloccato, Nero si affrettò a slanciarsi verso di lui ma scivolò su una piccola pozza d'acqua che il suo compagno si era lasciato alle spalle entrando.
Slittò col piede e cadde all'indietro, finendo seduto sul pavimento picchiando forte il fondoschiena. Un'imprecazione colorita gli sfuggì dalle labbra mentre si massaggiava all'altezza del coccige.
Attirato dal gran chiasso della caduta, Dante si volse con cipiglio guardingo per vedere cosa fosse caduto e si meravigliò di trovarsi dinanzi il suo partner.
«Che ci fai qui? Non dovevi essere in giro a lavoro?» domandò, tendendogli una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Era palesemente a proprio agio nonostante fosse nudo davanti al più giovane e - cosa che mandava quest'ultimo ancor più in bestia - non c'era la minima traccia di eccitazione in lui, né tantomeno di desiderio.
Il minore sbuffò stizzito e gli scoccò un'occhiataccia mentre gli schiaffeggiava la mano per allontanarla.
«Ho finito prima, che domanda del cazzo!» ringhiò rimettendosi in piedi da solo in maniera un po' goffa a causa del forte dolore al posteriore «E il fatto che non mi aspetti a casa non ti autorizza a seminare acqua da tutte le parti, dannazione!» proseguì pieno di rabbia.
Dante scrollò le spalle con noncuranza.
«È solo qualche goccia d'acqua, perché ti scaldi tanto?» chiese.
Non si era mai preoccupato di cose tanto futili prima di allora e gli sembrava strano che iniziasse a farlo così all'improvviso.
«Perché ci sono appena scivolato sopra!» sbraitò il minore.
Dante rise e la cosa diede ancora più sui nervi al suo partner.
«Non mi pare che tu ti sia fatto tanto male!» commentò mentre si infilava i pantaloni senza indossare niente sotto.
La cosa non sfuggì ai sensi allertati di Nero, che arrossì mentre chiedeva: «Perché non metti le mutande?!».
«Non le ho mai messe» replicò Dante pacato «E tu non ci hai mai fatto caso prima di stasera» soggiunse allacciandosi la cintura.
Il ragazzo non riuscì a sostenere il suo sguardo oltre e lo deviò.
Dante approfittò del silenzio che seguì per finire di vestirsi in fretta.
«Be', io devo andare, ho un altro lavoro e stavolta è parecchio lontano, quindi è meglio che mi sbrighi a partire» esclamò finendo di chiudere la zip della camicia e avviandosi verso la porta.
Nero serrò i pugni e protese leggermente il collo sperando che gli concedesse almeno un bacio come saluto. Era un gesto molto più romantico della media di quelli che tipicamente il suo partner gli concedeva; tuttavia, sperare non era certo peccato.
Dante gli passò di fianco battendogli una sonora e amichevole pacca sulla spalla, senza accennare a dargli neppure un bacio sulla guancia. Gli passò semplicemente accanto ed uscì lasciando l'uscio aperto.
Nero lo seguì con lo sguardo fino a che non uscì dal suo campo visivo, l'espressione che comunicava il più completo senso di abbandono che lo aveva istantaneamente invaso. In quel preciso momento non si sentiva neppure in grado di essere incazzato con Dante. Era come se gli fosse appena crollato il mondo addosso: poteva capire che non riuscissero a trovare il tempo per scopare ma non perché si dovesse rifiutare di dargli un banalissimo bacio.
Si avvicinò al letto e si lasciò cadere seduto sul bordo fissando il vuoto in silenzio.
In un attimo la rabbia riesplose feroce nel suo animo, insieme al desiderio di rivalersi per tutto il tempo che aveva dovuto passare senza che Dante gli prestasse attenzione.
La frustrazione e il bisogno di vendicarsi incisero pesantemente sulla sua condotta lavorativa nei giorni seguenti: era più cattivo nel cacciare i demoni ma era anche molto più incline a causare incidenti piuttosto costosi.
Le riparazioni a carico dell'agenzia subirono un notevole incremento e Dante si sobbarcò un quantitativo notevole di incarichi extra, molti più di quanti ne avesse mai presi in vita sua, il tutto per cercare di far lavorare di meno il suo partner e ridurre così i debiti.
Nero si trovò così con molto più tempo libero da spendere in agenzia e pensò bene di sfruttarlo per mettere in pratica la sua vendetta.
Una sera, dopo aver cenato, si appostò nell'ufficio e rimase in attesa che il suo partner rientrasse. Quel giorno avrebbe dovuto farlo per forza: ritornava sempre almeno una volta alla settimana per cambiare i vestiti e prendere le provviste e lo faceva ogni volta nello stesso giorno.
Rimase ad aspettare per molte ore, al buio, tanto che per un paio di volte si appisolò leggermente.
Finalmente a notte fonda udì la porta che si apriva lentamente, cigolando forte.
Nero sorrise e si alzò in piedi, avvicinandosi all'uscio.
Vide una figura robusta e leggermente curva stagliarsi come un'ombra nella luce dei lampioni che si trovavano all'esterno e riconobbe immediatamente il profilo di Dante.
Nero si posizionò proprio dirimpetto all'ingresso, in maniera che l'estremità del rettangolo di luce gli investisse la metà inferiore del corpo.
Dante arrancò esausto nell'agenzia, al buio. Non vedeva l'ora di andarsene a dormire, infischiandosene dei morsi della fame che si erano fatti ben sentire per strada e del fatto che non si lavasse da diversi giorni ormai.
La prospettiva del suo letto che lo aspettava era molto più allettante, specialmente se poi sotto le coperte avesse ritrovato il corpo caldo e duro del suo fidanzato, dopo così tanto tempo.
Stava per dirigersi verso le scale che portavano al piano superiore quando notò che qualcuno gli intralciava la strada.
Si bloccò appena in tempo per non investirlo ed esclamò: «Che ci fai qui al buio?».
Era veramente tardi e credeva che a quell'ora lui fosse già nel mondo dei sogni da un bel pezzo.
Lo squadrò nella penombra della luce che - adesso che la porta era chiusa - entrava fioca dalle finestre. Aprì la bocca e la richiuse un paio di volte mentre le sue guance si scaldavano per lo spettacolo che gli era offerto.
«E... perché sei nudo?!» chiese ancora, sbalordito: Nero non era esattamente il tipo cui piaceva stare nudo, neanche in casa. Se lo era c'era sicuramente un motivo - o un secondo fine.
«Perché non ho intenzione di resistere ancora!» asserì criptico ma deciso il più giovane «L'astinenza finisce stanotte!».
Ciò detto afferrò l'altro per il cappotto e lo tirò verso di lui con impeto, baciandolo senza neanche dargli il tempo di realizzare cosa stesse accadendo.
Il contatto con le labbra morbide e profumate di Nero fu come un balsamo per la stanchezza di Dante.
Nel suo corpo si riaccese forte un fuoco che si era da tempo spento che scacciò dal suo inconscio ogni desiderio che non fosse quello di rimanere lì in mezzo alla stanza a toccare e baciare il suo compagno, riprendere familiarità con il suo corpo.
L'impeto del ragazzo cresceva attimo dopo attimo. Le sue mani si fecero più audaci, andando ad infilarsi sotto il cappotto e spingendosi fino al suo culo.
Lo palpò con forza e Dante mugugnò contro i suoi denti.
Si sfilò la lunga giacca, lasciandola cadere a terra, quindi afferrò l'altro per il sedere e lo sollevò, portandolo fino alla scrivania.
Nero si lasciò trasportare e porre seduto sul piano in legno. Una volta seduto si staccò dalle labbra del più grande e gli slacciò le cinture sull'addome e quella dei pantaloni.
Dante li abbassò, rivelando la sua erezione già bella turgida.
«Non vedo l'ora di entrare dentro di te, ragazzo» esclamò con voce arrochita dal desiderio «Ti farò urlare».
«Non mi sembravi dello stesso avviso fino a poco tempo fa» replicò Nero, spogliandolo della maglia «Ti sei rifiutato persino di baciarmi».
Gli affibbiò un sonoro ceffone, al quale Dante rispose abbracciandolo stretto e strusciando il suo pene contro quello del suo compagno.
«Non volevo farlo per non cadere in tentazione... non hai idea di quanto mi sia costato tenermi a distanza. Ti avrei scopato una giornata intera...» rispose in tono sofferente.
«Questo è il momento di farsi perdonare» gli fece presente il minore sorridendo malizioso, allargando ben bene le gambe «Fammi vedere quanto ti sono mancato».
«Rimpiangerai di avermelo chiesto».
Dante si infilò un paio di dita in bocca e poi le calò tra i loro corpi, accarezzando con le falangi ogni centimetro che lo separava dal suo sfintere. Nero si rilassò - per quanto poté in una situazione così eccitante - e gli permise di entrare nel suo culo.
Gemette all'ingresso e raddrizzò la schiena, gettandosi in avanti e baciando con nuovo impeto il suo partner. Con le gambe cinse i fianchi di Dante, trattenendolo contro di lui.
Le dita di quest'ultimo si intrufolarono parecchio in profondità, allargando l'orifizio più che potevano. Nero non sembrava avvertire nessun dolore, o semplicemente non lo dava a vedere, troppo preso dal sondare accuratamente la sua bocca con la lingua.
Iniziò ad oscillare leggermente col bacino, mugolando nel cavo orale del più grande, l'erezione che sbatteva contro il suo addome.
I preliminari furono decisamente brevi: Dante non vedeva l'ora di sistemargli il pene dentro.
Quando fece uscire le falangi dal suo orifizio, Nero si staccò dalle sue labbra.
Si spinse un po' di più sul bordo della scrivania, abbassando all'indietro il torace per esporre un po' meglio il fondoschiena.
Dante prese il suo pene e glielo inserì dentro pian piano fino a circa metà, quando terminò di penetrarlo con un unico gesto più vigoroso.
«O-oh!» ansimò il più giovane, sgranando gli occhi.
Solo in quel momento parve realizzare quanto gli fosse mancata quella presenza nel suo corpo e la pressione che esercitava in esso, facendosi spazio fino in profondità.
Con la prima spinta arrivò il vero piacere.
Nero gemette piuttosto forte, puntellandosi più saldamente sul piano della scrivania. Aprì il più possibile le gambe e si agitò per andare incontro ai movimenti decisi del suo partner, che stava letteralmente prendendo a ginocchiate la scrivania per la foga di entrare ed uscire dal suo corpo.
«Sì, ragazzo... così!» esortò Dante con voce roca.
«Muoviti, voglio venire!» esclamò l'altro, masturbandosi.
Il maggiore continuò a sbatterlo senza trattenersi minimamente, gemendo e sospirando insieme al suo compagno fino all'orgasmo, che non tardò molto ad arrivare.
Dante continuò a spingersi dentro il culo di Nero mentre veniva, eiaculando in abbondanza in lui ed arrivando - grazie all'ulteriore lubrificazione - fino a toccare la prostata con la punta.
Il ragazzo si inarcò di colpo e gemette a voce alta ed insolitamente stridula, aumentando freneticamente il ritmo con cui si stava masturbando fino a renderlo asincrono.
Riuscì a venire a sua volta, schizzando col suo seme tutto il torace del suo fidanzato.
Quest'ultimo affondò un'ultima volta e rimase immobile, aspettando che l'altro terminasse.
Quando ebbe finito entrambi si rilassarono e Dante uscì, protendendosi per afferrare Nero e raddrizzarlo, stringendolo tra le braccia.
Il più giovane appoggiò la fronte sulla sua spalla e respirò profondamente per calmare l'affanno.
«Perché non si notava quanto ti mancasse tutto questo?» domandò Nero in un flebile sussurro, senza sollevare lo sguardo.
«Perché mi masturbavo diverse volte al giorno, appena avevo un attimo di respiro» spiegò banalmente Dante, accarezzando con la mano pulita i capelli del suo partner «Scommetto che tu non l'hai fatto» soggiunse a voce bassa.
Nero arrossì e digrignò i denti, imbarazzato.
Il suo silenzio fu una risposta più che sufficiente.
«Ora che abbiamo scopato presumo tu sia pronto a riprendere a lavorare in maniera adeguata, senza demolire tutto» continuò Dante, cambiando completamente argomento.
«Non ancora» rispose l'altro «Prima che possa riprendere davvero il lavoro temo che dovremo fare sesso ancora qualche altra volta».
Solo allora sollevò il viso per intercettare lo sguardo di Dante. Nei suoi occhi il maggiore lesse distintamente una lasciva provocazione.
«Allora non perdiamo altro tempo» asserì, tornando a baciarlo con impeto.