The day after a hot night

Dec 14, 2013 08:54

Titolo: The day after a hot night
Rating: Arancione
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Credo, Dante
Wordcount: 1567 (fiumidiparole)
Prompt: 52. "Sono in ritardo!" / "E quando mai." dalla mia cartellina per la Maritombola #5 @ maridichallenge
Note: What if, Yaoi
«Che stai facendo?» domandò Credo in tono improvvisamente spazientito. Non aveva intenzione di lasciarsi trattenere a letto a poltrire oltre. Era un uomo impegnato, a differenza del compagno, che per lavorare aveva bisogno di essere contattato da gente che aveva dei problemi fatti a forma di demone.
«Sono di nuovo duro» asserì quest'ultimo con un'inflessione leggermente infantile, alludendo a qualcosa che era rimasto inespresso ma che era ben percepibile e che Credo non mancò certo di recepire.

«Togli la tua gamba da lì» intimò Credo con la voce ancora impastata dal sonno, cercando di mettersi seduto sul materasso. 
Dante - che dormiva profondamente al suo fianco, completamente nudo - si mosse appena, ma non spostò di un solo centimetro la gamba che aveva messo a cavallo del suo inguine, come a delimitare un suo possedimento. 
Le braccia toniche erano avvinghiate strette attorno al cuscino su cui poggiava la testa e respirava rumorosamente con la bocca aperta. 
Credo non aveva mai visto in vita sua un uomo che potesse sembrare più bambino di lui. 
«Ehi!» lo richiamò un'altra volta il castano, stavolta scuotendolo anche per una spalla con vigore «Togli la gamba dalle mie! Mi senti?!». 
Non era abituato a dover ripetere gli ordini. In quanto alto ufficiale militare dell'Ordine, tutti quanti i suoi sottoposti scattavano all'istante quando lui gli comandava qualcosa. Dante, invece, aveva bisogno che gli venissero ripetuti un paio di volte prima che si decidesse ad eseguire. 
Come al solito l'albino si prese arbitrariamente il tempo necessario ad elaborare la richiesta; dopodiché con tono infastidito disse: «Uhm... sì, ho sentito...». 
Abbassò la gamba e girò il viso dalla parte opposta, sdraiandosi prono sul materasso. 
Grazie alla coperta che Credo aveva spostato per buona parte si vedeva una natica del cacciatore di demoni, sulla quale spiccava rossa l'impronta di un palmo di mano aperto. 
Era uno dei segni residui della notte focosa che avevano passato in quello stesso letto, mettendone a dura prova la resistenza. Dante aveva dato prova di essere un amante di certe pratiche un po' violente delle quali i ceffoni sul sedere erano il gesto più rappresentativo. Credo personalmente si era divertito molto nel lasciare i segni delle sue mani sulle sue natiche, così come Dante si era divertito enormemente nello sfogare su di lui tutte le voglie che aveva trattenuto tanto a lungo. 
Il castano si pettinò all'indietro i capelli, cercando di dar loro un ordine che non avrebbero mai mantenuto se non avesse usato un pettine. Una volta messosi seduto sul bordo del materasso, stirò le membra per sgranchirle un po', dato che erano ancora intorpidite dal tosto esercizio fisico cui erano state sottoposte nella notte - non che lui non fosse avvezzo alla ginnastica. Era semplicemente stanco. 
Dante - senza essere notato - aveva voltato di nuovo il capo e - poiché tanto ormai era sveglio - decise di approfittare del momento per concedersi qualcos'altro. Così aprì un occhio e sbirciò, trovandosi ad ammirare lo spettacolo della schiena nuda di Credo e del suo fondoschiena ancora sporco di sperma. Per lui era eccitante vederlo nudo; difatti la prevedibile conseguenza fu un ulteriore irrigidimento del suo organo riproduttore - già duro di per sé per questioni naturali. 
Protese un braccio e lo usò per agganciarsi al suo fianco, trattenendolo proprio nel momento in cui stava per alzarsi. 
«Che stai facendo?» domandò Credo in tono improvvisamente spazientito. Non aveva intenzione di lasciarsi trattenere a letto a poltrire oltre. Era un uomo impegnato, a differenza del compagno, che per lavorare aveva bisogno di essere contattato da gente che aveva dei problemi fatti a forma di demone. 
«Sono di nuovo duro» asserì quest'ultimo con un'inflessione leggermente infantile, alludendo a qualcosa che era rimasto inespresso ma che era ben percepibile e che Credo non mancò certo di recepire. 
Il messaggio - chiaro come se gli fosse stato gridato - era: “facciamo sesso di nuovo”. 
«Ora non posso, devo andare» tagliò corto l'altro, cercando di liberarsi dalla mano che stava cercando di insinuarsi tra le sue gambe per avere un migliore punto su cui fare pressione per trattenerlo seduto. 
«Come te ne vai?» protestò Dante, sollevando la testa dal cuscino ed assumendo un'espressione improvvisamente ben sveglia ed indignata insieme. Non voleva essere abbandonato in quella maniera, di prima mattina e senza aver avuto nemmeno un bacio o una sveltina. Il suo pene reclamava attenzioni e lui non era certamente il tipo di persona incline a rifiutargliele, non quando aveva qualcuno con cui potersi divertire nel frattempo. 
«Sì, stamattina ho una riunione con i gerarchi dell'Ordine» spiegò Credo, dandosi arie da grand'uomo. Era fiero del ruolo che ricopriva all'interno della congregazione e voleva che anche il suo partner attribuisse al suo incarico la giusta importanza. 
«Oh, avanti...» lo esortò in tono lamentoso l'albino, mettendosi seduto a propria volta ed avvicinandosi all'altro finché questo non avvertì la punta della sua erezione premergli delicatamente contro una chiappa «Non puoi lasciarmi qui in questo stato» continuò, sporgendosi a catturare la mano del compagno nella propria, intrecciando le dita con essa. 
«E invece devo, non posso arrivare tardi». 
Credo si alzò in piedi, con sommo dispiacere di Dante, che lo seguì con lo sguardo mentre andava a cercare i boxer che la notte avanti avevano lanciato in chissà quale angolo della stanza, spinti dall'impeto della passione. Ogni volta che l'uomo si piegava a raccogliere una parte dell'abbigliamento per il cacciatore di demoni era un piacere ed un dolore insieme osservarlo, dato che quel genere di spettacolo attizzava sempre più il suo ardore - bramosia che Credo non era per niente disposto a soddisfare. 
«Non puoi rimanere ancora un po'...? Solo un altro round» insistette ulteriormente, affatto incline ad ignorare la sua erezione o masturbarsi per appagare il desiderio che stava riaffiorando in lui. 
«Non ti è bastato stanotte?!» fece Credo inarcando stupito un sopracciglio, le guance che minacciavano di diventare di una tonalità molto prossima al porpora. 
Per lui non era stato un sacrificio fare sesso con Dante per ore, a ripetizione e senza fare pause se non quelle strettamente necessarie a risolvere incombenze di carattere fisiologico come il dover svuotare la vescica di tanto in tanto; tuttavia, adesso non era eccitato e per di più aveva altri impegni a cui pensare. 
«Non mi basta mai, lo sai benissimo» gli rispose l'albino con nonchalance, un'inflessione nel tono di voce che voleva essere sexy «E poi non è un po' troppo presto? Sono solo le otto...» continuò con una scrollata di spalle, gettando uno sguardo alla sveglia poggiata sul comodino. 
Credo si bloccò a metà mentre stava raccogliendo la casacca da terra, voltando la testa di scatto all'indirizzo del partner. 
«Cosa?!» fece, sgranando gli occhi di colpo «Non è possibile che sia così tardi». 
Dante sbatté le palpebre, perplesso dalla sua reazione così energica, e gli indicò con un dito l'orologio: «Questo dice che sono le otto in punto». 
Credo sbiancò di colpo in viso, come se avesse appena visto un fantasma. A passo di marcia riattraversò la stanza fino al letto, accanto al quale si fermò per osservare la sveglia: effettivamente, le lancette segnavano le otto precise. 
Gli sfuggì un gemito di esasperazione al posto di quella che per altri soggetti - Nero, tanto per menzionarne uno - sarebbe stata una colorita imprecazione. 
Dante lo osservò mentre diveniva di un pallore quasi spettrale e sfogava in vari modi la rabbia repressa a stento: si morse il labbro inferiore, si passò entrambe le mani tra i capelli, tremò. 
«Oh, la riunione!» sbottò alla fine dopo una manciata di secondi «Dovrei essere già lì!» disse, tornando a raccogliere i vestiti. 
Doveva ancora farsi la doccia, ma decise di rimandare a più tardi, una volta finito l'incontro. Nessuno avrebbe visto il suo corpo nudo, per cui non c'era motivo di dare la priorità ad una buona doccia calda, anche se Credo avrebbe di gran lunga preferito presentarsi in ordine, pulito e profumato ai suoi colleghi e superiori. 
Maledisse se stesso per non aver pensato di riattivare la sveglia la sera avanti, troppo impegnato a strusciarsi e baciarsi con l'albino. 
«Be', allora possono aspettare ancora un po'...» disse Dante, alzandosi e avvicinandosi alle spalle del castano accarezzandogli le spalle ancora nude. 
«Non pensarci nemmeno!» sbraitò quest'ultimo, lanciando all'altro un'occhiata rabbiosa da sopra la spalla «Sono in ritardo!» aggiunse con enfasi. 
«E quando mai» lo prese in giro Dante, bloccandogli con entrambe le mani i pantaloni che stava infilando insieme con i boxer. 
«Al contrario di te, io non amo arrivare tardi» asserì Credo, sgomitando per cercare di togliersi l'uomo di dosso, invano. 
«Io non arrivo tardi, sono gli altri che arrivano troppo presto» replicò Dante con un sorriso sghembo sulle labbra, riuscendo a posare una mano sul pene dell'altro, accarezzandolo con un polpastrello. 
Credo trattenne il fiato un momento, godendosi il contatto intimo - che gli piaceva da matti - ma si costrinse a rimanere conscio della situazione in cui si trovava e non si abbandonò contro il corpo del cacciatore di demoni, come altrimenti avrebbe fatto. 
«Devo andare...» disse, constatando con costernazione che la voce già iniziava a venirgli meno e somigliare ad un bisbiglio di supplica disperata. 
«Non vuoi andartene, lo sai...» gli sussurrò il compagno all'orecchio mentre con la lingua passava su un punto particolare dietro l'orecchio che fece torcere il castano per il piacere. 
Un gemito gli sfuggì dalle labbra senza che lui potesse reprimerlo: era più forte di lui, doveva farlo. 
«Non... posso ora» si oppose ancora, ostinato «Sono già... in ritardo...» ripeté. 
«Oh, che rottura che sei» gli disse il compagno, scocciato «Tanto sei già in ritardo, che ti importa? Almeno hai una buona scusa» continuò, stringendo il pene del castano e muovendo lentamente la mano, iniziando a masturbarlo. 
Credo irrigidì i muscoli della schiena, inarcandosi all'indietro, esalando un altro sospiro. Divaricò le gambe, le palpebre calate a mezz'asta in un'espressione inebetita, il piacere che aumentava esponenzialmente dentro di lui come un mare in tempesta. 
Sarebbe arrivato terribilmente in ritardo, ne era più che certo. Dante non lo avrebbe lasciato andare fintantoché non avesse soddisfatto le sue brame, il che avrebbe potuto richiedere anche parecchio tempo. 
Lui, d'altro canto, non aveva abbastanza forza di volontà per sottrarsi.

fandom: devil may cry, pairing: dante/credo, rating: nsfw

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