Titolo: Estremi rimedi
Rating: Rosso
Genere: Commedia, Erotico
Personaggi: Dante, Nero
Wordcount: 4846 (
fiumidiparole)
Prompt: 91. Frammenti di onore @
500themes_itaNote: Age difference, Crossdressing, Het, Lemon, Yaoi
«Sono le otto del mattino» si difese l'uomo «Che c'è, hai dormito male?» lo pungolò. Nero riusciva ad immaginarsi il suo sorrisetto impertinente mentre gli poneva la domanda e desiderò poterlo avere davanti solo per poter prenderlo a pugni.
«Lascia perdere» rispose, lasciando bene intendere che non era incline ad affrontare l'argomento.
Dante una volta tanto decise di concedergli una piccola tregua e assecondarlo; perciò cambiò argomento, anche se non tanto quanto il ragazzo invece sperava.
«Ho sistemato il tuo piano!» esclamò trionfante, al che l'espressione di Nero si fece stupefatta.
«Sul serio?» domandò, incredulo: dubitava fortemente delle doti intellettive del più grande.
«Certo! Vieni in ufficio che te la faccio vedere».
Da quando era arrivato quel tipo - Nero neppure ricordava il nome, ma l'appellativo gli era più che sufficiente - Kyrie aveva cominciato ad uscire sempre con lui e ad ignorarlo. Il ragazzo non si era mai reputato una persona gelosa, però quando aveva iniziato a vedere quella che doveva essere la sua fidanzata assieme ad un altro aveva cominciato a pensare di esserlo.
Gli dava fastidio vederla andare in giro fianco a fianco con un altro ragazzo, anche se non facevano niente di che. Niente abbracci e niente baci, solo chiacchiere.
Nero avrebbe voluto piantare un proiettile nella fronte di quell'essere, ma - come aveva appreso in seguito - quello era un amico di vecchia data di Kyrie, per cui non poteva trucidarlo. Lei l'avrebbe abbandonato totalmente ed il ragazzo non avrebbe potuto sopportare una cosa del genere.
Per cercare di riaverla indietro, Nero aveva pensato di farla ingelosire con uno di quei classici piani da commedia romantica: uscire con un'altra e farsi vedere felice e contento con lei dalla fidanzata. Per far ciò, però, aveva bisogno di trovare qualcuna che accettasse il ruolo, possibilmente qualcuna che lo conoscesse almeno un po'.
E chi c'era di più adatta delle due amiche di Dante? Oltre a Kyrie, erano le uniche che conosceva - o che almeno sapevano il suo nome.
Dopo gli avvenimenti a Fortuna, Dante aveva deciso di aprire una succursale della Devil May Cry in città e così adesso le due donne che in genere lo accompagnavano - Trish e Lady - bazzicavano i dintorni abbastanza spesso da essere state viste da una considerevole porzione della popolazione locale.
Erano belle donne e - per quanto Nero ne sapeva e poteva immaginare - erano ancora single. Erano perfette per il suo piano: Kyrie non avrebbe potuto lnon essere gelosa se l'avesse visto in compagnia di una di loro.
Purtroppo però non ebbe fortuna: Lady si rifiutò categoricamente, piantandolo in asso in mezzo ad una delle poche piazze sopravvissute alla distruzione; Trish non solo gli disse di no, ma lo schernì anche per l'idea in un modo che al ragazzo ricordava molto l'atteggiamento tipico di Dante e per di più lo fulminò letteralmente quando insistette per convincerla.
Così alla fine della giornata, Nero si era ritrovato un po' bruciacchiato e senza una fasulla fidanzata per far ingelosire quella vera.
«Che diavolo posso fare?» sbottò rivolto a nessuno in particolare: a quell'ora di sera tutti gli abitanti di Fortuna o quasi erano a casa a cenare.
Per un momento Nero si immaginò la sua Kyrie mentre cucinava per il suo amico e un'ondata di rabbia crebbe in lui fino a riempirlo e traboccare con un pugno picchiato con forza sul pavimento tra le sue gambe divaricate.
Poiché il braccio era il Devil Bringer, nel punto colpito si aprì una ragnatela di crepe che arrivò a crepare solo superficialmente - per fortuna - il muretto della fontana su cui era seduto, altrimenti sarebbe caduto con il sedere nell'acqua che certamente avrebbe inondato la piazzola.
Il ragazzo parve non accorgersi della sua piccola opera di distruzione, troppo impegnato a minacciare a mezza voce: «Io lo ammazzo!».
«Spero tu non ti riferisca a me...» gli rispose una voce maschile adulta che aveva imparato a conoscere fin troppo bene nell'ultimo periodo.
Nero alzò la testa con un moto di pura esasperazione per appuntare un'espressione decisamente irritata sul viso di Dante, il quale si strinse nelle larghe spalle sollevando le mani in segno di resa.
«Stavolta non ho fatto niente» assicurò, assumendo l'espressione più innocente che il minore gli avesse mai visto sul viso.
Ciò però non servì certamente a migliorare l'umore di Nero.
«Non mettertici anche tu adesso!» sbottò quest'ultimo, picchiandosi entrambi i pugni sulle ginocchia.
Dante rimase dov'era, reclinando leggermente di lato la testa. Era il più chiaro sintomo di confusione e perplessità che il suo corpo potesse esprimere.
«Che è successo di così grave?» volle sapere.
«Non sono affari che ti riguardano» replicò brusco il ragazzo. Quello era un problema che doveva risolvere da solo. Uno come Dante non avrebbe fatto altro che gettare benzina sul fuoco, proprio come aveva fatto Trish.
Il più grande si sedette - o meglio, si lasciò cadere - di fianco a lui, le braccia dritte e le mani posate sul bordo della fontana in modo tale che poteva stare con la schiena flessa all'indietro e le spalle sollevate attorno al collo.
Pareva totalmente rilassato, al contrario di Nero, che aveva un diavolo per capello. Del resto, che cosa poteva aspettarsi da uno che era single e che aveva anche tutta l'aria di essere un libertino della peggiore specie? Comprensione, forse?
«Lo sai che parlare con qualcuno di problemi di cuore fa bene?» se ne uscì Dante all'improvviso con assoluta nonchalance, cogliendo il suo interlocutore alla sprovvista: non erano da lui simili affermazioni.
In maniera del tutto involontaria Nero arrossì, fatto che non sfuggì all'esame di Dante.
«Ci ho azzeccato, eh? Si tratta di Kyrie» esclamò trionfante, facendo diventare ancora più paonazzo il più giovane, ma stavolta d'ira a stento repressa.
«Idiota, non è mica un gioco!» ringhiò, abbattendo un pugno sulla spalla del maggiore, il quale prontamente frappose una mano per evitare che gli venisse fracassato un osso.
Mentre Nero lo fissava con odio crescente e l'umore che stava rapidamente degenerando a livelli omicidi, l'espressione dell'uomo si fece all'improvviso buia.
«Non sto giocando, ragazzo» disse «Che diavolo ti è preso oggi?».
L'interpellato ritrasse bruscamente il braccio con un verso di stizza, distogliendo lo sguardo mentre rifletteva sui pro e i contro di ciò che stava per fare per poi concludere che non gliene importava niente e che tutto ciò che voleva era essere lasciato in pace.
Così raccontò a Dante di quant'era accaduto durante la giornata, dell'amico d'infanzia di Kyrie con cui lei era uscita per tutta la giornata e del suo fallito piano per far ingelosire la sua fidanzata senza tralasciare di fare intuire l'odio che provava nei confronti del suo "rivale". Sorvolò solo sulla scossa elettrica di Trish per evitare che Dante lo sfottesse con una battuta del tipo "ti sei fatto picchiare da una donna", anche se la donna in questione era in realtà un demone.
Alla fine del racconto, Dante rimase in silenzio per qualche momento, come se stesse riflettendo su qualcosa, poi disse: «Una finta fidanzata, eh?».
Nero emise un sospiro rassegnato: detto così sembrava un'idea balzana e ridicola persino a lui che fino a poco prima era assolutamente convinto della sua validità.
«Già» esclamò, pronto a ricevere le battute taglienti e sarcastiche del suo interlocutore «È stata una pessima idea» soggiunse, piegando in avanti e scuotendo il capo.
Doveva trovare un'altra maniera per far tornare Kyrie a guardare solamente lui.
«No, per una volta hai avuto un'idea buona» lo consolò Dante battendogli una pacca affettuosa sulla scapola, anche se proprio consolazione non era perché ci aveva messo di mezzo anche un insulto non proprio implicito.
«Che vuo...?» iniziò il minore perplesso, ma venne interrotto da un'altra pacca sulla spalla da parte di Dante seguita immediatamente da un: «Non preoccuparti, ci penso io».
Fu proprio quell'affermazione a far preoccupare Nero: non c'era da fidarsi dei piani di Dante. C'era sempre qualcosa che non andava in essi o dettagli che gli sfuggivano; tuttavia, non ebbe il tempo per dirglielo, poiché l'albino si dileguò prima che potesse anche solo formulare mentalmente il discorso.
Dante abbandonò la priorità tra i suoi pensieri in pochi secondi, il tempo che occorse al ragazzo ad alzarsi ed avviarsi verso la casa dove abitava assieme a Kyrie: era tardi ormai e lui iniziava ad avere fame.
Sperava che lei ed il suo amico fossero già tornati, così da poter perlomeno cenare assieme alla sua ragazza. Non contava affatto sul poter avere un po' di intimità con Kyrie: aveva insistito per ospitare l'altro a casa loro ed era quasi una settimana che neppure si baciavano più, figurarsi se si coccolavano o facevano l'amore.
Era praticamente in astinenza dal corpo di Kyrie da ben sette giorni e le prospettive per il futuro sembravano prometterne ancora, per sua sfortuna. Era una vera e propria sofferenza, ma non poteva far altro che sottostare, perché l'unica alternativa che gli si presentava ora come ora era commettere un omicidio.
Quando Dante fece ritorno in ufficio lo trovò deserto.
«Trish!» chiamò, entrando a passo lento e cadenzato nella stanza principale «Lady!» chiamò ancora.
L'assenza di entrambe gli fu riconfermata dalla mancanza di risposta: non erano tipe cui piaceva fare scherzi come sbucare fuori da dietro le porte. Se non rispondevano significava che non c'erano.
Durante tutto il tragitto dalla piazzola dove si era incontrato con Nero fino all'ufficio aveva riflettuto su chi potesse presentare al ragazzo in veste di sua fidanzata temporanea. Doveva essere una bella donna capace di suscitare invidia nelle altre che la vedevano e soprattutto doveva essere in grado di far ingelosire Kyrie, cosa che reputava non da poco: non le sembrava esattamente il tipo di persona capace di provare certe emozioni.
Arrivato a destinazione aveva concluso che non conosceva altre donne vive o di cui conosceva la locazione attuale ad eccezione di Trish e Lady, che però si erano già rifiutate di farsi carico del fardello.
L'albino si lasciò cadere sulla sedia dietro la scrivania - era riuscito a mettere insieme abbastanza soldi da potersi permettere un mobilio sufficientemente integro e simile per di più a quello che aveva a casa, fatta eccezione ovviamente per la vasta gamma di armi demoniache appese alle pareti - ed incrociò le braccia sul torace ampio e solido, continuando a pensare ad un modo per poter aiutare Nero.
Non l'aveva mai visto così depresso ed arrabbiato insieme, neanche quando Kyrie era stata rapita da Agnus.
Mentre pensava a chi potesse essere la candidata ideale per il piano di Nero, gli ritornò alla mente Gloria, l'identità fasulla di Trish all'interno dell'Ordine. Grazie ai suoi poteri demoniaci era riuscita a travestirsi in maniera a dir poco impeccabile.
«Poteri demoniaci...» ripeté tra sé e sé.
All'improvviso Dante balzò in piedi battendosi un pugno sul palmo aperto della mano opposta.
«Ma certo!» esclamò trionfante. Accompagnato dal frusciare del suo cappotto rosso, il cacciatori di demoni si avviò su per le scale, diretto al piano superiore, dove c'erano le camere da letto di Lady e Trish.
Nero venne svegliato dal trillare assordante del telefono l'indomani mattina. L'ospite sgradito si rigirò nelle coperte nel letto che Kyrie gli aveva temporaneamente dato in prestito, per la gioia del suo fidanzato, il quale si era ritrovato contro la sua volontà a dormire assieme al suo acerrimo nemico.
Era una fortuna che non ci fosse un letto a due piazze da condividere, perché altrimenti Nero avrebbe preferito andare a dormire sul pavimento del soggiorno. Perlomeno la compagnia sarebbe stata più piacevole.
Fu con un moto di sollievo e rabbia insieme che Nero si alzò dal suo letto per andare a rispondere. Uscì dalla camera in boxer e canotta pulendosi il rigagnolo di bava che gli si era mezzo solidificato sul mento. Passando attraverso il soggiorno, i suoi occhi andarono immediatamente al divano sul quale Kyrie dormiva avvolta in un fagotto di coperte.
L'istinto di andare da lei e stringerla e baciarla lo sopraffece per un momento, ma lo squillare martellante del telefono placò in parte i suoi spiriti.
«Pronto?» esclamò una volta alzata la cornetta, la voce che minacciava un imminente omicidio ai danni dello sventurato che aveva osato chiamare.
«Ehi, ragazzo!» rispose allegramente la voce di Dante dall'altra parte dell'apparecchio.
«Ti pare questa l'ora di chiamare?!» sbottò il più giovane in risposta, lieto di poter sfogare almeno in parte la rabbia accumulata dalla sera avanti, quando gli era stata comunicata la notizia che avrebbe dovuto dormire in camera con l'ospite.
«Sono le otto del mattino» si difese l'uomo «Che c'è, hai dormito male?» lo pungolò. Nero riusciva ad immaginarsi il suo sorrisetto impertinente mentre gli poneva la domanda e desiderò poterlo avere davanti solo per poter prenderlo a pugni.
«Lascia perdere» rispose, lasciando bene intendere che non era incline ad affrontare l'argomento.
Dante una volta tanto decise di concedergli una piccola tregua e assecondarlo; perciò cambiò argomento, anche se non tanto quanto il ragazzo invece sperava.
«Ho sistemato il tuo piano!» esclamò trionfante, al che l'espressione di Nero si fece stupefatta.
«Sul serio?» domandò, incredulo: dubitava fortemente delle doti intellettive del più grande.
«Certo! Vieni in ufficio che te la faccio vedere» disse, un momento prima di riagganciare, cosicché Nero non ebbe modo di ribattere niente.
Sorpreso per la rapidità con cui il suo interlocutore aveva chiuso la chiamata, il giovane si era affrettato a vestirsi e a dileguarsi prima di assistere ad altre scene di piacevoli chiacchiere tra vecchi amici come quella della cena. Era stato orribile e lui si era sentito un vero e proprio intruso.
Mentre si dirigeva presso l'ufficio di Dante, Nero continuava a domandarsi quale delle due colleghe fosse riuscito a convincere e in che modo, anche se pensava che forse sarebbe stato meglio evitare di risolvere il suo secondo dubbio.
Il tragitto fu di breve durata e, una volta giunto a destinazione, Nero non fece altro che spingere uno dei battenti della porta, che si aprì senza alcun problema. Dante aveva l'abitudine di non chiudere mai la porta perché non aveva mai voglia di alzarsi per aprire.
In quel caso tale abitudine poco corretta si rivelò utile, poiché quando Nero entrò non trovò traccia del padrone di casa.
Avanzò di qualche passo all'interno guardandosi intorno finché non individuò il cappotto rosso del proprietario appeso all'attaccapanni vicino alla porta e nascosto per metà dietro l'anta aperta.
Dante doveva per forza essere dentro: non usciva mai senza il suo cappotto.
«Dante!» chiamò a voce alta. Il richiamo echeggiò lieve nel silenzio e si spense pochi attimi dopo essere iniziato.
«Arrivo!» rispose l'uomo dal piano di sopra.
Nero cominciò a passeggiare in attesa che l'altro lo raggiungesse, guardandosi intorno senza alcun interesse.
Quando udì il rumore di tacchi alti si girò verso la sommità delle scale pronto a scoprire chi fosse la prescelta da Dante, ma ciò che vide in cima ai gradini gli tolse il fiato - e non per il motivo che pensava lui.
Sulla cima delle scale c'era nientemeno che Dante abbigliato con abiti che definire succinti era eufemistico: indossava una maglia nera priva di lacci per le spalle e stretta con elastico su quello che doveva essere il seno ma che - nel caso specifico - erano grossi ed ingombranti pettorali. Era evidente il suo tentativo di ricreare le rotondità dei seni, ma era tutto fuorché ben riuscito. Da sotto il seno poi si allargava come un vestitino fino al bacino, dal quale partiva una minigonna nera cortissima che gli stava aderente fino all'attaccatura delle gambe per poi allargarsi leggermente. Attraverso la stoffa era palese il rigonfiamento tra le gambe dell'uomo, che a stento era coperto dall'indumento e che infatti rivelava una biancheria costituita da mutandine bianche di pizzo.
Le gambe toniche erano tutte nude e addirittura depilate - e Nero immaginò che razza di dolore avesse dovuto sopportare nel vedere le chiazze rosse che gli erano rimaste disseminate un po' ovunque.
Ai piedi calzava un paio di grosse scarpe leopardate col tacco veramente alto e sottile ed un rialzo sotto la suola che per fortuna impediva alle sue estremità di essere in precario equilibrio su quelle trappole mortali.
Attorno al collo aveva avvolto una sciarpa sottile dello stesso tessuto della maglia e adornata con un grosso fiore sul lato sinistro. Un lembo gli pendeva su una spalla, mentre l'altro era oltre quella dal lato opposto.
Il trucco era la parte che gli era riuscita un po' meglio. Nero si chiese se effettivamente fosse la prima volta in vita sua che si truccava e sperò che lo fosse, non tanto per lui quanto piuttosto per la sua dignità. Comunque fosse, però, l'avrebbe utilizzato contro di lui in futuro, appena gli si fosse presentata l'occasione giusta.
La parrucca era rosso acceso coi capelli lisci e lunghi e la frangia laterale, nello stile più sexy che gli era riuscito di trovare.
Dante si appuntò una mano sul fianco destro e scosse la testa in un approccio deliberatamente provocatorio.
«Te l'avevo detto che ci avrei pensato io» disse in una pessima imitazione di voce femminile. Invece di sembrare una donna pareva che avesse il mal di gola.
«Sì, ma... ma...» Nero non riusciva a trovare le parole adatte per descrivere il proprio stupore dinanzi ad una scena del genere «Perché ti sei vestito da donna?!».
Era uno spettacolo decisamente penoso, tanto più che pareva si fosse costretto ad entrare in quei vestiti sfidando ogni legge della fisica esistente al mondo.
«Perché non c'era nessuna che andasse bene per ricoprire il ruolo...» replicò il più grande in tono ovvio, scuotendo di nuovo la testa per allontanare dei ciuffi fastidiosi dal viso.
«E allora lasciavi perdere!» sbottò Nero esasperato da tanta ottusità «Non dovevi conciarti a quel modo!».
«Ma perché, non sono sexy?» domandò Dante deluso, scendendo il primo gradino.
Nero nemmeno ebbe il tempo di accorgersi del cambio di posa: la caviglia già duramente provata dalla vertiginosa altezza del tacco non resse il peso del corpo dell'albino.
Con una distorsione che per un essere umano comune avrebbe significato subire un'operazione di ricomposizione dei legamenti, Dante rotolò giù per le scale e rovinò in ultimo di petto una volta raggiunta la base, trovandosi con il viso quasi all'altezza dei piedi di Nero.
Il ragazzo fissava ad occhi sgranati il più vecchio, sdraiato prono sui gradini.
«Ahio, che male...!» borbottò quest'ultimo, cercando di puntellarsi sui gomiti doloranti per cercare di rialzarsi, ma il suo corpo si rifiutò di farlo, messo KO dal colpo appena subito.
Era tutto un dolore dalla punta dei piedi a quella dei capelli, nel senso più letterale possibile. Non aveva mai provato tanto dolore nemmeno quand'era stato ripetutamente trafitto da armi varie.
«Idiota» lo insultò Nero senza mezzi termini «Che cazzo metti a fare i tacchi alti se nemmeno ti riesce camminarci. Non hai proprio nemmeno un briciolo di onore verso te stesso...».
In effetti, aveva gettato al vento il suo onore mettendo su quella messinscena, ma non se ne era pentito affatto.
«Provaci tu la prossima volta...» esclamò Dante, irritato dall'atteggiamento strafottente del più giovane «Io l'ho fatto per te» aggiunse.
Nero si sentì un po' in colpa, ma non più di tanto, perché si affrettò ad aggiungere: «Comunque non ti ho costretto io a mettere quei tacchi».
Dante dovette dargli ragione almeno in parte: aveva fatto tutto di testa sua.
Mentre osservava il più grande che cercava penosamente un punto d'appoggio che gli permettesse di riacquisire una postura dignitosa senza che il suo corpo protestasse - o che lo facesse il meno possibile - Nero notò che in quella posizione la gonna gli si era sollevata e lasciava vedere una parte discreta del suo culo intrappolato nel pizzo.
Il ragazzo arrossì senza nemmeno accorgersene in un primo momento, poi iniziò ad avvertire un certo calore concentrarsi nel suo bassoventre mentre continuava ad osservare Dante. Si ritrasse di mezzo passo, imbarazzato dalla reazione del tutto inappropriata del suo corpo: perché diavolo si eccitava vedendo un uomo in quello stato, per di più Dante?
Lui era innamorato di Kyrie. Possibile che avesse anche inclinazioni omosessuali e non se ne fosse mai reso conto?
Forse era una conseguenza della sua astinenza da qualsiasi contatto intimo con la sua fidanzata, fatto stava che vedere il fondoschiena del più grande stretto in quelle mutandine di pizzo bianco lo fece andare su di giri.
Per come stavano andando le cose con Kyrie, era tutto fuorché incline a rifiutare le tentazioni; così si chinò davanti a Dante e, afferrandolo da sotto le ascelle, lo tirò giù dalle scale senza tante cerimonie, provocandogli una discreta dose di dolore.
«Ma ti pare il modo...!» protestò il più vecchio, rimettendosi a fatica seduto. I tacchi giacevano a qualche metro di distanza, per cui gli fu semplice muoversi stavolta.
Nero era sempre in ginocchio davanti a lui e continuava a guardarlo, fissando con insistenza lo sguardo sul suo organo riproduttore sottolineato con dolorosa evidenza dalle dimensioni ridotte della biancheria.
L'eccitazione cresceva in lui senza che potesse porvi un qualsivoglia freno. Voleva toccare Dante, spogliarlo di quei vestiti stretti e soddisfare la lussuria che lo divorava.
Adesso, se l'altro gli avesse posto una seconda volta la domanda di poco prima - "Non sono sexy?" - lui probabilmente per tutta risposta gli avrebbe palpato una natica strusciandosi contro il suo petto solido ed ampio.
Dante notò senza alcuno sforzo lo strano scintillio nei suoi occhi, anche se non lo collegò ai torbidi desideri che potevano agitarglisi dentro, giovane com'era ed in preda agli ormoni.
Semplicemente, gli chiese: «Che hai, ragazzo? Sei strano...».
Fu la proverbiale goccia che fece traboccare il vaso: Nero camminò carponi fin da lui e lo spinse con forza contro le scale. All'uomo per alcuni secondi si mozzò il fiato a causa dell'impatto contro i gradini, ma già l'attimo dopo era impegnato a soddisfare la bocca di Nero, che gli si era gettato addosso come una belva feroce.
Con il Devil Bringer quest'ultimo gli tolse la parrucca rossa, gettandola lontano mentre con l'altra mano si insinuava sotto la maglia ad accarezzargli la schiena.
«Che ti prende, ragazzo? Hai cambiato sponda?» lo prese in giro Dante, staccandosi per un momento dalla bocca del più giovane. Gradiva quel trattamento da parte sua e tutto quell'essere focoso era quanto di più stimolante potesse chiedere. Sapeva di avere un debole per Nero già da tempo, ma la reazione del suo corpo a tutte quelle attenzioni glielo confermarono in maniera definitiva.
Iniziò ad abbracciare forte il ragazzo, passandogli le mani al centro della schiena più e più volte mentre col corpo cercava - per quanto possibile - di strusciarsi contro di lui.
«Non avresti potuto scegliere posto peggiore per farlo...» bisbigliò Dante sulle labbra di Nero, abbozzando un sorriso che l'attimo dopo venne soffocato da un nuovo bacio del minore.
«Mi è del tutto indifferente» replicò rapidamente il ragazzo, mentre la sua mano destra calava tra i loro corpi per andare ad insinuarsi sotto la sua minigonna. Le sue dita acuminate andarono a graffiare leggermente il duro rigonfiamento nelle sue mutande, mettendo a dura prova la resistenza dell'indumento, poiché Dante per riflesso al piacere iniziò a far pulsare in modo ben percepibile la sua erezione.
«Spogliami» ordinò al più piccolo con voce roca, allungando le mani a giocherellare con il lembo posteriore dei suoi pantaloni.
Nero obbedì con estremo piacere, stanco di avere i suoi vestiti ad impedirgli di esplorare il suo corpo a sua discrezione.
«Non strapparli, sono in prestito...» lo avvertì Dante appena in tempo per evitare che Nero facesse strazio della parte superiore. Anche se la cosa lo infastidiva, gliela sfilò dalla testa per poi passare alla minigonna, che invece gli tolse dalle gambe. Entrambi gli indumenti opposero resistenza al passaggio, ma era assolutamente normale considerate le loro dimensioni in rapporto al corpo di chi le indossava.
Rimossa la maglia, il ragazzo si trovò davanti ad un reggiseno a fascia nero imbottito di calze che lo lasciò momentaneamente spaesato.
«Pure le tette finte?» domandò toccandole.
«Volevo essere credibile» si giustificò l'uomo stringendosi nelle enormi spalle.
L'occhiataccia rivoltagli dal minore gli fece intuire quanto poco apprezzasse la cosa.
Arrivato alle mutande, Dante fu ben felice di rimanere senza, come sottolineò bene il sospiro di puro sollievo che gli sfuggì dalle labbra.
A quel punto fu il turno di Nero di venire denudato, azione che richiese veramente poco, poiché quel che aveva addosso era tutto o quasi chiuso da praticissime cerniere.
Una volta tutti e due nudi ripresero a baciarsi con foga ma anche a strusciarsi l'un l'altro con smodata passione, gemendo.
Anche se con un maschio - Dante, per di più - Nero era contento di poter finalmente uscire dal buio tunnel dell'astinenza prima di impazzire.
Per primo afferrò l'erezione del compagno cominciando a muovere la mano destra - quella demoniaca - con energia, gli occhi ben aperti per cogliere la reazione dell'altro, che fu di inequivocabile beatitudine.
Sistemandosi meglio sulle scale - Nero cominciò a pensare che forse Dante avesse ragione sulla scomodità del punto - riuscì a far sì che la propria erezione strusciasse tra le gambe dell'uomo e la punta stuzzicasse la linea tra le sue natiche. Si stava divertendo da matti vedendo le reazioni sortite da quel contatto sul suo partner: era palese che non vedesse l'ora di superare i preliminari ed arrivare a consumare il rapporto vero e proprio. Si contorceva ed anelava avvertire la sua erezione tra le gambe a giudicare da come si muoveva.
Quando Nero gli afferrò le natiche stringendole tra le falangi il suo compagno si morse il labbro inferiore e mandò un ansito piuttosto forte.
«Oh, sì ragazzo!» esclamò, reclinando all'indietro la testa.
Nero gli sollevò la parte inferiore del corpo e, cercando un po' a caso l'ingresso, riuscì a penetrare nel suo fondoschiena.
Dante si inarcò sui gradini per il piacere ed il dolore assieme che avevano accompagnato l'azione ed intrecciò saldamente le gambe dietro la schiena del più giovane per tenersi ben ancorato a lui. Quest'ultimo iniziò a spingersi a fondo nel didietro del più vecchio con spinte talmente poderose da strappargli mugolii di puro dolore.
«Non... così forte...!» protestò ansimando il padrone dell'ufficio «Non mi hai... preparato per questo...».
Il verso che fuoriuscì dalla bocca del minore mise bene in chiaro quanto poco gli importasse di ciò. Lui voleva arrivare all'orgasmo e farci arrivare anche il suo partner. Non gli importava molto di fargli male o meno; perciò continuò a darci dentro con la medesima foga.
Dante iniziò a mordersi un dito per evitare di lamentarsi del dolore che gli stava aprendo in due il fondoschiena, soffocando in tal modo anche i sospiri che eccitavano tanto il suo compagno, fatto che non fu gradito molto.
Nero protese una mano a togliergli la sua dalla bocca, ma così facendo offrì a Dante l'opportunità di vendicarsi per ciò che era costretto a subire: l'uomo gli morse forte l'indice ed iniziò a succhiarlo vigorosamente, eccitando il ragazzo al punto da fargli rallentare il ritmo pur di godere di quella sensazione.
Ormai però il più era fatto, perché a Dante non occorse molto prima di raggiungere l'orgasmo: venne schizzando il proprio seme sulla propria pancia, macchiandosi fin sui pettorali.
Gemette forte, quasi gridando, per poi abbandonarsi definitivamente sui gradini e godersi la fine del rapporto in un generale intorpidimento dei muscoli. La sua controparte arrivò all'orgasmo poco dopo di lui ed eiaculò abbondantemente nel fondoschiena del maggiore, che chiuse gli occhi per concentrarsi sul vischioso liquido tiepido che gli stava riempiendo il sedere.
Finito che ebbero entrambi, Nero si abbandonò sul corpo di Dante, esausto.
«Non è il posto migliore per addormentarsi...» commentò il proprietario, prendendo tra le proprie braccia il più piccolo e cercando di mettersi in piedi. Per fortuna le sue gambe decisero di non tradirlo e lui riacquisì la postura eretta rimuovendo anche - e con dispiacere - l'erezione del partner dal proprio fondoschiena.
«Ehi, che fai...?» domandò Nero, stringendo contemporaneamente la presa con le gambe e con le braccia attorno al corpo del maggiore per evitare di cadere.
«Vado dove si sta più comodi» spiegò semplicemente l'altro, attraversando a piedi nudi l'ufficio fino a raggiungere il vecchio divano di seconda o terza mano dall'altro lato.
Ci si lasciò cadere sopra senza badare minimamente al poco rassicurante rumore che produsse quando si sedette.
Nero temette per un momento che il divano cedesse sotto il peso di entrambi, ma per fortuna ciò non accadde.
«Allora... ti piaccio?» domandò all'improvviso il più grande, cogliendo alla sprovvista il suo interlocutore.
«Non dire idiozie!» sbottò quest'ultimo arrossendo e distogliendo lo sguardo da lui, preferendo posare il mento sulla sua spalla.
«E allora perché l'abbiamo fatto?» volle sapere Dante.
Il ragazzo rispose con tono imbarazzato e senza alzare gli occhi: «Astinenza».
L'uomo inarcò entrambe le sopracciglia mormorando un: «Aaah...» tipico di chi avesse appena capito molte cose.
«Kyrie non te la dà con l'amichetto nei paraggi?» lo prese in giro Dante, affibbiandogli una sonora pacca su una natica.
L'altro abbatté con forza un pugno sul suo ventre, infischiandosene dello sperma che gli rimase appiccicato sulle nocche e il dorso delle dita.
«Sta' zitto» ringhiò.
«Ehi, mi hai appena usato come una prostituta, ragazzo! Posso prendermi almeno la libertà di ridere di te!» protestò Dante con fervore.
«Non ti ho usato come una prostituta! Sei tu che ti sei vestito da donna!» ribatté Nero, allontanandosi da lui per guardarlo in viso mentre parlavano.
«L'ho fatto perché volevo darti una mano, mica perché mi piaceva!» esclamò l'uomo di getto, scatenando un accesso di rossore nel compagno, che si sentì improvvisamente colpevole «E comunque mi trovavi sexy, ammettilo» continuò il primo sogghignando con un certo orgoglio.
Nero si alzò di scatto tremando di rabbia.
«MUORI!» urlò, facendo dietrofront e muovendosi per andarsene.
«Dove pensi di andare nudo?» gli fece presente Dante, sistemandosi meglio sul divano.
Nero si bloccò dov'era e girò per andare a raccogliere i vestiti che erano sparsi per la stanza. Ogni volta che si doveva piegare a raccogliere un indumento il suo viso acquisiva colore al pensiero di stare mostrando il posteriore nudo a Dante, il quale apprezzava sinceramente il panorama.
Quando si rialzò per l'ultima volta, l'uomo emise un verso di delusione.
«Era una bella vista, che peccato» commentò.
Nero si affrettò ad indossare i boxer e i pantaloni, precludendogli così totalmente qualsivoglia visuale.
Senza neppure infilare la maglia si avviò verso la porta, deciso a mettere il più in fretta possibile quanta più distanza poteva tra se stesso e quell'uomo, prima che gli venissero altre voglie che l'altro non avrebbe esitato a soddisfare.
«Ricordati che se fai parola con qualcuno di cosa ho messo oggi io dirò a Kyrie cosa abbiamo fatto» avvisò Dante con totale calma un momento prima che l'altro se ne andasse.
«Sono stato un idiota ad affidarmi a lui...!» si disse Nero irritato, avviandosi verso casa sua.