Fuori dell'obbligo di castità

Nov 30, 2013 18:07

Titolo: Fuori dell'obbligo di castità
Rating: Rosso
Genere: Commedia, Erotico, Slice of life
Personaggi: Credo, Dante, Kyrie, Nero
Wordcount: 4651 (fiumidiparole)
Prompt: 166. Purezza @ 500themes_ita
Note: First time, Het, Lemon, What if, Yaoi
«C'è mancato poco...» borbottò tra sé, spostando la mano che poco prima aveva posato sul suo inguine, abbassando allo stesso tempo lo sguardo su di esso: anche attraverso la coperta si vedeva bene il rigonfiamento tra le sue gambe.
Con un movimento esasperato si passò le dita tra i lisci capelli castani, sollevando gli occhi a guardarsi attorno come se temesse che qualcuno fosse appostato nella stanza per spiarlo.
Aveva sognato di nuovo i giorni di gloria dell'Ordine, quando lui guidava i soldati nella lotta contro i demoni dimostrandosi il più valido dei guerrieri.
Il suo corpo rispondeva sempre in quel modo ogni volta che faceva sogni del genere e non sapeva che cosa potesse voler dire.

Credo era sopravvissuto alle ferite riportate nel tentativo di salvare la sua adorata sorella dalle grinfie di Sua Santità. Trish l'aveva portato via assieme al resto della popolazione di Fortuna, cosicché aveva potuto riposare accudito dalle amorevoli mani delle donne della città che erano state convinte da Trish che l'uomo era stato raggirato ed usato dall'Ordine a sua stessa insaputa. Era stato incosciente per giorni anche dopo la caduta del Salvatore e di Sua Santità. Pareva caduto in uno stato di coma per le ferite che stentavano a migliorare.
Si era addirittura perso la dichiarazione appassionata che Nero aveva fatto alla sorella.
Si era risvegliato quasi due settimane dopo la fine degli eventi e si era ritrovato nel bel mezzo di una situazione che non capiva: l'Ordine era caduto, Fortuna stava venendo ricostruita e Nero e Kyrie si frequentavano con regolarità, vedendosi anche diverse volte nell'arco della stessa giornata. Per lui era una cosa intollerabile, abituato alle regole severe riguardo alle relazioni sentimentali che gli aveva imposto l'Ordine quando vi era entrato, molti anni prima.
Lui - ligio com'era al regolamento - non aveva mai avuto una fidanzata e non riusciva a capire perché Nero e Kyrie dovessero vedersi così di frequente. Una volta al giorno per lui era già più che sufficiente da sopportare senza mettersi in mezzo e protestare.
Quando poi iniziarono a scacciarlo dalla camera dove lui e la sorella dormivano, fu un atto a dir poco apocalittico per il poveretto, il quale - curioso di sapere che cosa facevano lì dentro quei due - una volta decise di appostarsi fuori dell'uscio e rimanere in ascolto.
Dall'interno iniziò a sentire il rumore di coperte che venivano sollevate e gemiti misti della sorella e del suo fidanzato che lo fecero pensare subito - e senza alcuno sforzo d'immaginazione - ad un rapporto sessuale.
Fu un vero e proprio colpo: quando lui, Kyrie e Nero erano entrati a far parte dell'Ordine avevano fatto voto di castità e per lui quel voto valeva tutt'ora.
La facilità con cui quei due l'avevano violato era terrificante e Credo stesso si rese conto che anche lui poteva violarlo, far finta che non fosse mai esistito.
Nero e Kyrie facevano l'amore spesso a giudicare dal numero di volte che Credo si ritrovò chiuso fuori della sua stanza e parevano anche divertirsi parecchio: i gemiti iniziali si trasformavano di volta in volta in grida sempre più estatiche.
Nel frattanto lui era impegnato a vedersela con problemi fisiologici che prima di allora non aveva mai avuto, come per esempio un irrigidimento del pene al mattino quando si svegliava o strani desideri quando sentiva sua sorella far l'amore con il suo fidanzato. Con l'Ordine era talmente preso da tutte le sue varie mansioni da non avere molto tempo per prestare attenzioni a se stesso. Forse un po' avrebbe dovuto farlo, perché adesso non aveva idea di come rimediare a certi comportamenti del suo organo riproduttore. L'unica cosa che faceva era ignorare tutto o nasconderlo quando Kyrie era nei paraggi, tenersi impegnato il più possibile. Più di una volta fu tentato di chiedere informazioni a Nero, ma poi la vergogna prendeva puntualmente il sopravvento e rinunciava. Il ragazzo di sua sorella era molto più giovane di lui e l'idea che fosse più esperto di lui in qualsivoglia cosa lo metteva terribilmente in imbarazzo.

«Credo...?».
Suo fratello era stato tutta la mattina fuori ad aiutare nelle riparazioni e, non appena era tornato, si era ritirato in camera per dormire.
Kyrie lo smosse leggermente, facendolo svegliare di soprassalto: il castano scattò seduto e si guardò attorno finché non scorse la sorella ed il suo accompagnatore in piedi da un lato del suo letto.
«Cosa c'è?» domandò Credo, deviando lo sguardo dai due e spostandosi in grembo una mano.
«Noi usciamo» riferì Kyrie, accarezzando il dorso della mano del suo ragazzo «Ti ho lasciato il pranzo sul tavolo in cucina, okay? Non aspettare troppo a mangiarlo che altrimenti raffredda» comunicò al fratello.
«Okay...» disse quest'ultimo, assentendo con il capo anche se riservò a Nero un'occhiata tutt'altro che accondiscendente «Torni stasera?».
La ragazza annuì, protendendosi a dargli un bacio sulla guancia più vicina in un genuino gesto d'affetto fraterno.
«A più tardi» salutò, facendo dietrofront e conducendo Nero via.
«A stasera» ricambiò Credo un momento prima che la porta si richiudesse.
A quel punto chiuse lentamente le palpebre ed emise un profondo sospiro di sollievo mentre da più lontano udiva chiudersi anche la porta di casa.
«C'è mancato poco...» borbottò tra sé, spostando la mano che poco prima aveva posato sul suo inguine, abbassando allo stesso tempo lo sguardo su di esso: anche attraverso la coperta si vedeva bene il rigonfiamento tra le sue gambe.
Con un movimento esasperato si passò le dita tra i lisci capelli castani, sollevando gli occhi a guardarsi attorno come se temesse che qualcuno fosse appostato nella stanza per spiarlo.
Aveva sognato di nuovo i giorni di gloria dell'Ordine, quando lui guidava i soldati nella lotta contro i demoni dimostrandosi il più valido dei guerrieri.
Il suo corpo rispondeva sempre in quel modo ogni volta che faceva sogni del genere e non sapeva che cosa potesse voler dire. L'unica cosa di cui era assolutamente certo era la nostalgia dell'essere un guerriero temuto e rispettato da tutti.
Decise di non pensarci e far finta di niente come al solito; perciò si alzò dal letto, lo rifece - stando spesso a casa da solo aveva scoperto un'imbarazzante vocazione per le faccende domestiche - e andò a far pipì. Senza neppure preoccuparsi di vestirsi - non aveva nessun posto dove andare, del resto - si diresse in cucina, dove trovò il pasto amorevolmente preparato da sua sorella conservato con coperchi di pentole ancora tiepidi e carta stagnola. Gli aveva preparato dell'insalata riccamente condita con chicchi di mais, pomodorini, filamenti di carote e olio che faceva da contorno ad una bistecca di maiale di medie dimensioni che Kyrie gli aveva lasciato nella padella dove l'aveva cotta. Poco più in là, coperta da un velo di stagnola, c'era una fetta della crostata al limone che la ragazza aveva preparato il giorno prima. Assieme alle pietanze erano state anche lasciate fuori la bottiglia del vino e dell'acqua.
Sopra il coperchio della padella era stato lasciato un bigliettino che attirò subito lo sguardo dell'uomo poiché riconobbe la grafia per quella di Kyrie. Sul foglietto era scritto un semplice "buon appetito", ma Credo fu comunque contento del pensiero carino della parente nei suoi confronti.
Si sedette tenendo le gambe leggermente divaricate per non avvertire il pene rigido premere contro l'interno delle sue cosce e si dedicò al suo pranzo. Scoprì che nonostante si fosse appena svegliato aveva una fame da lupi, fatto che non seppe a cosa attribuire se non al duro lavoro manuale fatto quella stessa mattina.
Consumò in fretta il pasto, annaffiandolo con sola acqua, temendo che se avesse bevuto vino ciò avrebbe potuto avere qualche effetto particolare sulle già scomode condizioni del suo pene. Ricordava bene l'unica volta che aveva visto Nero ubriaco: non riusciva nemmeno a reggersi in piedi e per di pù era incline ad essere aggressivo ed impulsivo - molto più del solito. Non voleva finire in quello stato anche lui, specialmente con l'organo riproduttore così duro: chissà come avrebbe reagito il suo corpo se avesse lasciato fare alla sua sola parte istintiva.
Una volta finito, sparecchiò e lavò i piatti, quindi si diresse di nuovo verso la sua stanza. Era sua intenzione vestirsi e andare a fare un giro, ma cambiò idea constatando che cominciava a sentire dolore tra le gambe e che non c'era nessun altro in casa eccetto lui. In pratica, quello era il momento perfetto per indagare sulla maniera più opportuna per contrastare quel fenomeno. Poteva provare di tutto certo che nessuno avrebbe interferito o assistito. Poteva anche sperimentare rimedi più... intimi.
Richiuse l'armadio e - anche se un po' a disagio - andò a sedersi sul letto per sfilarsi i pantaloni del pigiama.
Le sue guance divennero porpora quando vide il palese rigonfiamento sotto il morbido tessuto dei boxer.
«Ma che razza di reazione è questa?!» si domandò costernato, entrambe le mani posate sulle cosce nella parte più vicina dell'attacco al resto del corpo. Stava cercando di trovare il coraggio di infilarne una nella sua biancheria.
Inspirò ed espirò più volte lentamente, quindi si fece forza ed inserì la mano destra.
Sobbalzò leggermente al contatto, scoprendo che quella parte era diventata molto sensibile.
Con le dita la scorse dal basso verso l'alto, lentamente, stimolando un inaspettato piacere nel proprio corpo.
D'istinto si afferrò il pene con tutta la mano, cominciando timidamente a muoverla su e giù. Il piacere aumentò molto, facendogli emettere un lievissimo sospiro.
Fare ciò che stava facendo lo rilassava, come ebbe modo di constatare nei minuti successivi, e lo estraniava totalmente dal mondo circostante.
Fu per questo che non udì la porta d'ingresso aprirsi e la voce di un uomo chiamare: «Ragazzo...?».
Dante era venuto a conoscenza dell'indirizzo della casa di Kyrie durante le ore che aveva passato spiando Nero, ma non avrebbe mai pensato che gli sarebbe stato utile in qualche modo: era l'indirizzo di casa della sua nemica.
Il fatto era che Trish e Lady se ne erano andate da Fortuna lasciandolo completamente solo e senza concedergli neppure una sveltina neanche una volta. Per la verità dalle loro facce quando aveva chiesto loro di "fargli compagnia" gli erano sembrate anche piuttosto disgustate dall'idea.
A Fortuna, poi, non c'erano molte ragazze giovani - anzi, per la verità Kyrie era l'unica che aveva visto anche girando per diversi locali. Per di più, le femmine non erano il suo ideale perfetto di rapporto. Lui preferiva i maschi, Nero in particolare: gli piaceva l'ardore di cui era capace in battaglia ed era certo che fosse molto attivo anche quando era a letto. Voleva chiedergli di intrattenerlo un po', stufo com'era di dover fare tutto da solo. Il problema era Kyrie: Nero era innamorato di lei e non avrebbe mai accettato di stare assieme a lui con la fidanzata tra i piedi.
Dante era diventato uno stalker provetto anni addietro ed aveva messo volentieri in pratica quell'abilità per spiare Nero e trovare il momento adatto per parlargli mentre Kyrie non c'era. In genere a quell'ora del pomeriggio era a casa sua a sonnecchiare dopo aver mangiato e prima di uscire ad aiutare nelle riparazioni o, peggio, andare a trovare la sua dolce metà. Tuttavia, quando era andato da lui, aveva trovato l'appartamento vuoto e così aveva ripiegato sul piano d'emergenza, ossia andare a vedere se stava amoreggiando con Kyrie a casa sua.
«Ragazzo?» chiamò a voce un po' più alta, entrando nell'ingresso e poi nel soggiorno, guardandosi attorno curioso.
Distorse le labbra in una smorfia delusa: aveva mancato di nuovo il bersaglio. Stava per girare i tacchi e andarsene quando al suo udito ultraterreno arrivò un gemito lontano.
Subito pensò a Nero impegnato in intime attività con Kyrie e divenne improvvisamente impaziente di interromperli. Con lunghe falcate - per niente difficili da realizzare grazie alle sue gambe lunghissime - attraversò in un batter d'occhio il soggiorno ed imboccò il corridoio che portava alle camere da letto e al bagno.
Dubitò subito che Nero potesse essere così poco romantico da fare sesso con Kyrie in bagno quando aveva il resto della casa a sua completa disposizione; pertanto puntò a colpo sicuro verso la porta chiusa che separava il corridoio dalla stanza da letto.
Quando vi fu davanti, l'uomo posò l'orecchio contro la porta, rimanendo in ascolto: era da lì che provenivano i rumori che il suo fine udito aveva colto.
Si passò la lingua sul labbro superiore, gli occhi accesi di una lussuria che non provava da tanto. Masturbarsi l'aveva reso una bestia repressa affamata di sesso come non mai.
Gli andava bene anche del sesso a tre, non gli importava: doveva soddisfare il suo istinto primordiale che andava risvegliandosi.
Se non si fosse controllato avrebbe finito col trasformarsi in demone e dare inizio ad una nuova opera di distruzione di massa, cosa di cui Fortuna in quel momento non aveva affatto bisogno.
Si costrinse a mantenere un briciolo di controllo per il tempo necessario ad aprire la porta.
«Ragazzo...!» esclamò con voce roca, spalancando di getto l'uscio.
Si bloccò sulla soglia nel vedere che a fare tutto quel rumore non erano Nero e Kyrie, bensì il fratelli di lei, Credo.
Quest'ultimo era seduto di traverso sul suo letto disfatto con le gambe divaricate ed una mano nelle mutande, l'espressione come un'indecifrabile insieme di piacere e dolore. Dante non capiva perché nonostante si stesse masturbando - e fosse solo per giunta - riuscisse a fare così tanto chiasso.
«Ah!» gemette il castano sgomento nel vedere l'intruso fermo sulla porta che lo guardava con attenzione. Fece per mettersi in ginocchio, ma improvvisamente si ritrovò senza energie e crollò di nuovo al suo posto come una bambola.
Dante rise della sua goffaggine ed entrò nella stanza camminando con sicurezza: non aveva niente da temere da uno come Credo. Era innocuo dopo la ferita mortale riportata in seguito ad un incontro fin troppo ravvicinato con Sua Santità.
«Vedo che ti stai divertendo...» commentò con un sorrisetto malizioso sulle labbra sottili e rosee.
Lo sguardo che Credo gli rivolse gli fece intuire che c'era qualcosa che non quadrava nelle fondamenta su cui poggiava la sua affermazione.
L'albino aggrottò le sopracciglia e cercò di intuire quale fosse il problema con quel tipo, quando fu proprio questo a venirgli per primo incontro: «Divertendo? Non mi sto divertendo! È questo... coso che non capisco perché al mattino sia sempre così strano...».
Il sorriso svanì dalle labbra di Dante all'istante mentre nei suoi occhi cerulei compariva un'ombra di costernazione. Quello era veramente uno strano.
«Mi stai dicendo che prima non te lo faceva mai...?» domandò come se neanche lui credesse a quel che stava chiedendo. Effettivamente, trovava stranissimo - per non dire assurdo - che un uomo dell'età di Credo potesse ancora avere dei problemi così tipici della prima adolescenza.
Il castano acquisì una preoccupante tonalità di porpora nel riconoscere un certo sconcerto nel tono di voce del suo interlocutore.
Con voce tremante rispose: «N-no, mai...».
Stare senza toccarsi lo stava facendo soffrire e non aveva le basi per comprenderne il motivo; così fece l'unica cosa sensata che gli venne in mente in quel momento: chiedere informazioni.
«Perché mi succede questo?» domandò, disorientato.
«È una cosa del tutto naturale, eh» gli rispose Dante, portandosi una mano sulle tempie in atto di palese esasperazione «Per la verità dovresti preoccuparti se non...».
«Come faccio a farlo smettere?!» chiese mordendosi il labbro inferiore, cercando di resistere all'impulso di toccarsi.
A quel punto Dante parve rianimarsi improvvisamente.
«Basta che tu arrivi in fondo...» rivelò l'albino avvicinandosi al castano «Ti dò volentieri una mano io» aggiunse.
Non sarebbe stato eccitante come fare l'amore con Nero, però era sempre meglio che masturbarsi. Quella era una cosa che non tollerava più.
Credo non sembrava rassicurato dalle sue parole, men che meno dal suo modo di appropinquarsi; tuttavia la condizione in cui si trovava non gli lasciava molta alternativa.
Così lasciò che si avvicinasse.
Dante salì carponi sul letto e sopraffece il padrone di casa, che si ritrovò mezzo sdraiato sotto il suo imponente torace. Con una mano superò le labili difese dei suoi vestiti ed inserì l'arto dentro le sue mutande, stringendo le falangi attorno alla lunghezza della sua erezione già parecchio dura.
Quando iniziò a muovere la mano come aveva fatto lui poco prima, Credo sobbalzò. Gli piaceva il modo con cui agiva, molto più sicuro ed esperto rispetto a lui.
Pian piano si abbandonò sul copriletto, inerte, tremando per il piacere che gli saettava in corpo come una scarica di corrente elettrica continua. Non aveva mai provato una cosa del genere prima di allora.
Dante sembrava divertirsi parecchio, anche se non quanto lui. In effetti, vedere ciò che era capace di sortire solo con una mano nel suo inusuale partner era a dir poco strabiliante e gli faceva decisamente piacere, eccitandolo addirittura.
«Spogliami» ordinò all'improvviso, piegandosi a sussurrare nell'orecchio di Credo con voce suadente.
«Che cosa...?» iniziò a chiedere, ma venne messo a tacere dalla bocca che si posò sulla sua con non poca foga. All'iniziale sorpresa mista a disgusto si sostituì un trasporto passionale di cui Credo stesso si meravigliò: la lingua dell'albino che gli venne prepotentemente infilata in bocca in un primo momento lo disgustò al punto che cercò di divincolarsi dalla presa di Dante; poi però quando il muscolo cominciò a muoversi contro la sua lingua, il castano cambiò idea e preferì giacere.
«Sei sordo? Ti ho detto di spogliarmi» ripeté l'albino impaziente, rallentando il ritmo.
Credo obbedì solo per farlo continuare: in genere era lui a dare ordini, non a riceverli. Iniziò dal cappotto rosso e pesante che lanciò via, lasciando che cadesse in un angolino come un vecchio cencio. Poi fu la volta della camicia di cuoio nero con zip, bloccata da un considerevole numero di cinture sull'addome e da due cinghie sulle scapole. Fu laborioso sfilarla, ma quando anche quella fu tolta Credo poté ammirare il torace nudo dell'uomo che gli aveva salvato la vita settimane prima. Le scanalature che segnavano i vari muscoli erano bene evidenti e Credo d'istinto vi passò un dito lentamente, avvicinandosi involontariamente al capezzolo del pettorale sinistro, roseo e turgido.
Dante emise un sospiro di desiderio ben udibile.
«Stringilo...» disse come in supplica.
Credo aggrottò le sopracciglia ed eseguì, senza capirne però il motivo.
Dante gemette un acuto: «Oh, sì...!», mentre col bacino iniziava ad oscillare leggermente e con la mano accelerava il ritmo ancora di più.
Credo riprese a tremare e stavolta riusciva a fatica anche a tenere le gambe aperte; ciononostante non accennava a voler lasciare andare il capezzolo dell'albino. Gli dava una certa soddisfazione sentire gemere anche lui. Peccato che Dante fosse una persona deficitaria di pazienza.
Calciò via le scarpe e si tolse i pantaloni, calando gli slip fino alle ginocchia ed oltre, abbandonandoli dietro di sé. Con parimenti fretta sfilò i boxer di Credo; dopodiché si avventò su di lui mosso da una lussuria irrefrenabile, strusciandosi contro il suo corpo come in cerca d'attenzioni.
Credo avvertì i suoi muscoli caldi contro il proprio petto, ma soprattutto percepì il suo organo riproduttore, grosso e duro, che strofinava forte contro il lato interno della sua coscia. Anche il castano iniziò ad agitarsi come un forsennato, ma Dante ben presto lo bloccò afferrandolo per i fianchi e costringendolo a voltarsi prono tra le sue gambe.
In quel confuso groviglio di membra Credo percepì le mani del suo partner accarezzargli le cosce e palpargli con forza le natiche per poi attirarlo verso di sé. Un momento dopo avvertì un dolore lancinante al fondoschiena e qualcosa di grosso che cercava di farsi spazio nel suo sedere.
Soppresse un grido addentandosi l'indice della mancina mentre con l'altra mano stringeva convulsamente la coperta.
Un istinto omicida improvviso insorse in lui, che decise di ricorrere alla sua “arma segreta”: la forma demoniaca.
Non aveva più avuto motivo di utilizzarla dato il periodo di pace ed il fatto che non voleva che sua sorella scoprisse che era anche lui un mezzo demone, anche se di origine ben diversa da quella di Nero o Dante.
Il potere gli fluì dentro, riempiendolo mentre iniziava la metamorfosi.
Dante notò quasi subito l'iniziale accenno di coda che stava cominciando ad allungarsi e prese provvedimenti: si piegò sulla schiena dell'amante ed insinuò le mani sotto i suoi pettorali, andando a chiudere i polpastrelli attorno ai suoi capezzoli turgidi e stringendo.
Come previsto, la trasformazione si annullò e addirittura regredì fino a scomparire del tutto e Credo tornò ad essere una bambolina tra le sue mani.
«Che cosa... che mi hai fatto?» boccheggiò senza fiato, sbattendo più volte le palpebre e pulendosi la bava di cui stava cospargendo il letto. Era tutto sudato e sbavante. Stava offrendo veramente uno spettacolo penoso di se stesso.
«Niente di che, ti ho solo dato piacere» spiegò banalmente l'albino con tono suadente, l'angolo delle labbra incurvato in un sorrisetto.
Credo avvampò imbarazzato dal significato dell'affermazione.
«Se ti distrai totalmente dalla trasformazione viene interrotta, sai?» continuò con il tono di chi la sapeva lunga. Effettivamente gli era capitato anche a lui, anche se in modo totalmente involontario: una volta nel suo ufficio stava masturbandosi con tale trasporto da innescare per sbaglio la trasformazione in demone, iniziando a sfogare con essa la tensione sessuale accumulata. Era il fascino sensuale del potere a spingerlo sempre più verso l'orgasmo.
Poi all'improvviso era arrivata Trish, che l'aveva colto in flagrante, distraendolo. La metamorfosi a quel punto si interruppe e lui riacquistò le sue sembianze umane.
Credo non era a conoscenza di questo particolare, non avendo mai neppure pensato ad atti sessuali in virtù del suo voto. Adesso non sapeva se considerarlo una cosa positiva o meno; tuttavia, non ebbe molto tempo per pensarci a mente lucida, poiché Dante iniziò a spingere col bacino contro il suo fondoschiena, affondando la sua erezione nel suo sedere.
Al dolore acuto e lancinante - non essendo l'ano fatto per accogliere certe parti anatomiche e non essendo stato lubrificato in precedenza - si sommò pian piano anche un viscerale piacere che si faceva via via più forte, tanto da raggiungere un livello tale per cui il castano non sapeva se mugolare per il dolore o il piacere. Gli era praticamente impossibile riuscire a rimanere in silenzio.
Dante godeva di ogni gemito che usciva dalle labbra di quell'uomo così ingenuo, fatto che lo invogliava ad accelerare il ritmo senza pensare al dolore che provocava al suo partner, che non aveva preparato affatto, troppo desideroso di appagarsi.
Credo sotto di lui si contorceva e ansimava, diviso tra due sensazioni opposte che si dibattevano in lui con egual ardore. Nel suo bassoventre sentiva accumularsi calore ed il suo pene irrigidirsi ulteriormente, anche se per lui era impossibile che potesse essere più duro di così.
Ogni suo muscolo era teso fin quasi allo spasmo in attesa di qualcosa che lui ignorava ma che allo stesso tempo sperava arrivasse presto.
Comunque, escluso il dolore, era quanto di più piacevole Credo avesse mai provato in vita sua.
«Ah...» sentì ansimare a Dante «Sto per venire...!».
Essendo la prima volta che facevano sesso, gli sembrò giusto farglielo presente, senza considerare minimamente l'ignoranza del suo partner in materia.
«Cosa?» domandò infatti, sgranando gli occhi e cercando di voltarsi a guardare l'albino.
Quest'ultimo affondò un'ultima volta e lì rimase per una manciata di secondi. Credo rimase paralizzato dall'eccesso di piacere dovuto all'erezione situata ben in profondità in lui. Così facendo avvertì in pieno l'ondata di liquido caldo e viscoso che gli venne riversata dentro con una certa violenza.
Gemette con voce roca e si accasciò sul letto, anche se per poco: subito dopo raddrizzò la schiena ed aprì la bocca dilatando al tempo stesso gli occhi.
Era quasi al massimo dell'estasi, lo sentiva benissimo. Mancava poco e poi avrebbe potuto rilassarsi definitivamente.
Deglutendo con fatica per ritrovare un po' di voce, riuscì a dire: «Ancora... di più...!».
L'aiuto ultimo gli arrivò con la mano che Dante gli strinse di nuovo attorno all'erezione per riprendere a masturbarli con una certa foga scomposta, il ritmo del tutto in disaccordo con quello impartito con il pelvi. Nonostante la scarsa sincronia, comunque il gesto fu utile allo scopo.
Peccato che il tempismo fu tutt'altro che ottimo: proprio mentre stava per raggiungere l'orgasmo la porta si aprì e sulla soglia comparvero nientemeno che Kyrie e Nero.
La ragazza rimase sconcertata dalla scena che si trovò di fronte, mentre Nero dilatava gli occhi in uno sguardo di puro scetticismo.
«Kyr...» esordì con voce roca, ma si interruppe per esalare un gridolino di estasi e sollievo insieme mentre arrivava all'orgasmo.
Schizzò il suo sperma lontano, sul pavimento della stanza, tremando visibilmente per il piacere che accompagnò l'atto.
Sua sorella si coprì la bocca ed assunse un'espressione di chiaro sgomento. Nero, di fianco a lei, era stupito di come un tipo serio come Credo potesse ridursi in simili condizioni facendo l'amore: era lucido di sudore, paonazzo in viso e si vedeva persino da quella distanza che aveva un rivoletto di bava che gli scivolava lungo il mento.
Era una scena pietosa.
Dante, dietro di lui, era messo decisamente meglio, anche se si vedeva che aveva goduto parecchio durante il rapporto e si era anche dato abbastanza da fare.
Quando fu nuovamente in grado di articolare suoni comprensibili al genere umano, la ragazza esclamò senza fiato: «Credo!».
L'uomo si sentì mortalmente in imbarazzo e cercò di riassettarsi alla meglio, mettendosi seduto sul bordo del letto, ma quando si sollevò mettendosi carponi le gambe gli tremarono e si rifiutarono di reggere il suo peso.
Cadde in avanti, scivolando per metà giù dal materasso e picchiando la testa con violenza sul pavimento.
Con le braccia si tirò su cercando di tornare sul materasso, riuscendoci solo in parte.
Vergognandosi di se stesso, si ricompose come poteva, allontanandosi da Dante - l'uscita del suo pene dal sedere fu dolorosa quasi quanto la penetrazione - e sedendosi sul bordo del letto, portando la mancina a coprire la propria erezione.
Tenendo lo sguardo basso si alzò in piedi per poi cadere sulle ginocchia, esausto; tuttavia si rialzò praticamente subito in piedi e si diresse con passo un po' malfermo verso la porta.
I due nuovi venuti si fecero da parte per farlo passare; dopodiché, una volta uscito, Nero si rivolse finalmente a Dante.
«Hai iniziato tu, vero?» esclamò mentre Kyrie usciva per seguire il fratello richiudendosi alle spalle la porta.
I due albini la sentirono bussare sull'uscio poco distante e dire: «Credo, hai bisogno di aiuto?».
Dante aggrottò le sopracciglia in un cipiglio offeso.
«È sempre colpa mia per te, eh?» fece col tono di chi si sentiva gravemente offeso da una simile affermazione «Be', sappi che stavolta non sono stato io».
All'espressione scettica con tanto di sopracciglio inarcato che il più giovane gli rivolse lui si difese prontamente con un: «Quando sono arrivato l'ho trovato che gemeva come una femminuccia mentre si masturbava!».
«Non è possibile» asserì con fermezza.
«Era così bene informato sulle reazioni naturali del suo corpo che aveva anche paura di toccarsi» continuò Dante «Seriamente, ma perché non ci parli un po' con lui? Pensava che avercelo duro di prima mattina fosse una cosa anomala!».
Nero arrossì leggermente e cambiò idea: poteva avere ragione ed aver raccontato la verità. Per come lo conosceva lui, era incline a pensare che non sapesse niente di quel che era inerente all'argomento “sesso”.
«Lui non mi ha mai detto niente di queste cose!» protestò vivacemente il minore, non sapendo come altro difendersi dalle accuse dell'altro.
«Non mi pare il tipo da sbandierare certi dubbi con tutti...» ammise Dante mentre si alzava e andava a raccogliere i suoi vestiti e Nero dovette dargli ragione.
«Comunque nessuno ti autorizzava a sfruttarlo per il tuo piacere personale, tanto più che non ne sa niente di come funzionano queste cose» proseguì il più giovane in tono accusatorio, seguendo con gli occhi il maggiore mentre man mano che raccoglieva i suoi indumenti li indossava anche.
Quest'ultimo si strinse nelle spalle con aria di sufficienza.
«Mi sembrava in difficoltà» fu la semplice risposta che diede.
«Un cazzo! Volevi fare l'amore» ringhiò il ragazzo in un improvviso eccesso d'ira.
«E se anche fosse? A lui è piaciuto» replicò pacato Dante, iniziando ad agganciare le fibbie della camicia sull'addome.
Nero non seppe cosa ribattere: Credo in fondo non si era lamentato e lui gli stava facendo la predica solo perché era arrabbiato perché Kyrie li aveva visti.
Chi era lui per dire con chi o come Credo dovesse gestire la sua vita sentimentale?
Vedendo che non aveva più cartucce in serbo per lui, Dante pensò bene di andarsene prima che la sua fidanzata tornasse e cominciasse anche lei a tempestarlo di domande.
Afferrando il suo cappotto rosso - l'ultimo suo capo d'abbigliamento rimasto a terra - salutò con un gesto della mano Nero e disse: «Devo andare adesso. Impegni da cacciatore di demoni».
Prima che Nero avesse il tempo di ribattere in qualche modo l'uomo aveva già attraversato la stanza e se ne era andato.
Dante - nel rivelare il perché si trovasse a casa di Kyrie - aveva omesso di proposito il vero motivo, ossia cercare di convincere Nero a lasciare la sua fidanzata per stare con lui. D'altra parte, dopo quanto era successo tra lui e Credo, non era più tanto sicuro di voler stare con quel ragazzino; per di più era convinto che anche il suo partner non fosse rimasto del tutto estraneo all'accaduto, sentimentalmente parlando. Doveva essere così: Dante era certo di aver fatto una delle sue migliori prestazioni - tralasciando la mancata lubrificazione.
Adesso doveva soltanto assicurarsene.

fandom: devil may cry, pairing: dante/credo, rating: nsfw, pairing: dante/nero, pairing: nero/kyrie

Previous post Next post
Up