Titolo: Cristallomanzia
Autore:
sourcream_onionFandom: Harry Potter
Pairing: Lily Evans/Severus Snape
Rating: PG13
Conteggio Parole: 1742
Note: é stato molto difficile riuscire a inserire il prompt "cristalli". Ero speranzosa di riuscire a scrivere una cosina felice, estremamente AU, invece il destinatario di questo biscottino dovrà scendere a patti con l'ennesima iniezione di angst. Spero sia gradita, ciononostante.
CRISTALLOMANZIA
Severus entrò in camera sbattendo la porta dietro di sé. Era stufo di questo continuo discutere, stufo di dovere spiegazioni, stufo di dover litigare per cose che, alla fine, avevano ben poca importanza. Sbatté la borsa carica di libri dentro al baule e si sedette pesantemente sul letto. Lily diventava ogni giorno più Grifondoro, angosciantemente insistente con le sue fissazioni e le sue irremovibili idee, e detto da lui non era certo un complimento. Severus non si capacitava di come la ragazza non riuscisse a capire che sì, lui si era fatto degli amici e forse la loro compagnia non la entusiasmava, ma non poteva appoggiarsi solamente su di lei per tirare avanti nella vita, e comunque lei e tutti gli altri erano su due piani completamente diversi e accidentaccio, mica doveva sposare i suoi amici, no? Doveva sposare lui, tutt'al più.
Sospirò, passandosi le mani sul viso e togliendosi il cappello a punta regolamentare, tirandosi poi indietro i capelli che gli erano ricaduti in ciocche davanti agli occhi. Quello si poteva classificare come il pensiero più idiota degli ultimi cinque giorni. Ricordava esattamente infatti l'ultima volta che tale vana fantasia aveva sfiorato la sua mente, ed era stato esattamente cinque giorni prima. Ma allora, per lo meno, non ci aveva appena litigato. Era così difficile, però, non entrare in conflitto quando ogni gesto e ogni parola potevano scatenare le sue ire... L'unico modo testato, ormai, era evitare di nominare gli altri Mangiamorte del tutto quando chiacchieravano, e la cosa, oltre ad essere di per sé fastidiosa, in quanto odiava dover pesare le parole anche con lei, era semplicemente al limite dell'impossibile. Trascorreva con loro metà del tempo in cui non stava con lei, come poteva raccontarle alcunché senza nominarli in un modo o nell'altro?
Ma Lily non sentiva ragioni, perché lei sapeva cos'era giusto e cosa non lo era, sapeva come avrebbe dovuto comportarsi e con chi avrebbe dovuto accompagnarsi, dettava legge su ogni cosa, esattamente come tutti i Grifondoro: gran testoni convinti di essere gli unici detentori della suprema giustizia universale, ma a ben vedere privi di cervello. Sbuffò, scuotendo la testa e chiudendo gli occhi. Non era quello il modo in cui voleva vedere Lily nella sua testa, non lei, di tutti i Grifondoro. Lei era sempre stata diversa e questo suo generalizzare avrebbe creato una distanza tra loro che Severus, sinceramente, non avrebbe saputo gestire né colmare in alcun modo. Lei era speciale, lo era sempre stata, era stata al centro del suo universo fin da quando ancora non avevano visto nemmeno una penna dei gufi di Hogwarts, e Severus intendeva lasciarle quel posto di predominanza il più a lungo possibile. Meglio se per tutta la vita. Eccolo, il secondo pensiero stupido del giorno. Quando era agitato peggiorava esponenzialmente.
Avrebbe tanto voluto far pace con Lily. Avevano litigato per uno dei motivi più idioti che potesse venirgli in mente. Ancora ancora quando avevano discusso per la corrispondenza che si scambiava con Malfoy e che lei gli aveva trovato in borsa, ma discutere per Lupin era oltre ogni limite di decenza. Lupin. Un essere così inutile che a inventarlo non ci si sarebbe riusciti. Già aveva i suoi conti in sospeso con Lupin e la sua gang e Lily lo sapeva più che bene, ma cosa c'entrava lui se Crabbe aveva trovato divertente affogare i suoi appunti di Astronomia nel fango del campo da Quidditch? Crabbe era al settimo anno e non sarebbe stato lui ad andare ad attaccar briga con uno che avrebbe potuto spezzargli tutte le ossa con una mano sola. Quindi se era stato lì a guardare senza muovere un dito non gli si poteva dire niente di niente. La prossima volta Lupin avrebbe imparato a non andarsene in giro da solo.
Aprì gli occhi e si guardò intorno, mentre la sua mente si sforzava di trovare un appiglio per ricostruire la pace perduta. Forse Lily era solo un po' nervosa perché si avvicinavano le prove di metà anno, e con i GUFO in meno di sei mesi era anche comprensibile; forse a lasciarla sbollire un po', ad esempio per un paio d'ore, si sarebbe resa conto di come tutta quella litigata fosse a ben vedere esagerata e tutto sarebbe andato a posto. Intanto, per ingannare il tempo, avrebbe potuto leggere un po', studiare, dormire. Oppure frantumarsi le meningi in lugubri elucubrazioni come suo solito, se si conosceva abbastanza bene.
Di nuovo spostò pigramente lo sguardo per la stanza e questa volta fu attirato da un brillio proveniente dal comodino posto tre letti più in là, quello di Merton. Si alzò e camminò rigidamente fino a lì, notando che il luccichio era dovuto alla luce verde della camerata riflessa nella sfera di cristallo che usavano a Divinazione. Severus non studiava Divinazione, perché la riteneva una materia sciocca e priva di fondamento, ma aveva visto Merton, che era l'unico Serpeverde del suo anno a frequentare quel corso, esercitarsi spesso ultimamente, e un po' si era incuriosito. Gli sarebbe proprio piaciuto sapere che genere di stupidaggini pensavano di vedere dentro a una palla di cristallo perfettamente trasparente, se non la parete opposta o la tovaglia su cui era poggiata.
La sua mente giovanile, ancora incline alle perdite di tempo di tanto in tanto, accarezzò l'idea di mettere le mani su quella palla con leggerezza, quasi discretamente, come per non irritare la sua parte razionale. Si chinò, la osservò con attenzione, poi la sfiorò con le dita di una mano. La superficie fredda e lucida riflett per un secondo il rosa della sua pelle, trasformandolo in bianco, e il nero della manica della divisa, poi tornò a splendere nella sua trasparenza innaturale. Severus si guardò intorno, come ad assicurarsi che la camerata fosse davvero vuota, poi si sedette sul letto del compagno e, presa la palla dal comodino, se la mise sulle ginocchia. Prese a studiarla con attenzione, fissandola da angolazioni diverse mentre si chiedeva quale fosse il modo di usarla. Cosa avrebbe dovuto fare, domandare qualcosa come "Mostrami Lily tra dieci anni"? Avrebbe dovuto pronunciare delle parole magiche? Scosse la testa; Divinazione era una cosa così stupida che non si era mai nemmeno arrischiato ad aprire un libro al riguardo. Comunque la sfera era lì, pesante sulle sue ginocchia, e visto che l'aveva presa tanto valeva provare l'ebbrezza del visionario. Si concentrò, respirando a fondo, focalizzando la sua mente su quell'oggetto rotondo. Cercò di fissarlo con estrema attenzione, senza mai chiudere gli occhi né sbattere le palpebre, cercando di scorgere qualcosa al suo interno, mentre la sua mente, nel profondo, sussurrava "Lily, Lily". La sua vista si offuscò per un attimo, poi riprese lucidità, e la palla era sempre lì, trasparente e priva di risposte.
Severus storse le labbra, ridendo della propria immaturità, dicendosi che era proprio la peggior perdita di tempo che si fosse mai trovato, quella di cercare di vedere il suo futuro con Lily, e stava per rimettere la sfera di cristallo al suo posto quando gli parve di scorgere una specie di nebbiolina bianca al centro della palla. Socchiuse gli occhi, cercando di metterla a fuoco, avvicinando il viso alla superficie liscia fin quasi a sfiorarla, e di colpo gli parve di scorgere un guizzo rosso fuoco nel mezzo della nebbia bianca. Spalancò gli occhi, respirando a fondo, il battito cardiaco accelerato dalla sorpresa, mentre i suoi occhi neri si fissavano su quelli che ora riconosceva come i capelli di Lily che ondeggiavano al sole. Rimase imbambolato a guardarli, poi di colpo fu come risucchiato all'interno di quella visione, come se nella sua mente si fosse aperta una porta e gli si mostrassero, contro la sua volontà, un susseguirsi di immagini a formare una scena, un momento.
Camminava per un corridoio e la luce del sole rivelava all'esterno lo splendore dei prati di Hogwarts nella stagione estiva. Camminava da solo, fino a che, dall'altro capo del corridoio, non vide apparire il guizzo dei capelli rossi di Lily e la sua camminata fiera e decisa. Era bella da impazzire e Severus la fissò avvicinarsi a sé con ansietà, sorridendole un po' scioccamente come faceva spesso in sua presenza senza rendersene conto. Lily si faceva sempre più vicina, quasi alla sua portata, così vicina che tra poco avrebbe potuto allungare un braccio e sfiorarla, ma il suo volto non esprimeva la benché minima emozione. Non c'era alcun sorriso sulle sue labbra, non un minimo cenno del fatto che si fosse accorta della sua presenza. Severus la fissò, immobile, mentre lei gli passava accanto, affrettando appena il passo, tenendo gli occhi fissi di fronte a sé per evitare il suo sguardo. L'aveva ignorato. Totalmente, come se non fosse stato lì; aveva fatto finta che lui non esistesse.
Severus si alzò in piedi di colpo, bruscamente, e la palla di cristallo rotolò gi dalle sue ginocchia, cadendo con un gran frastuono sul pavimento e andando in mille pezzi. Scosse la testa, turbato dalla visione. Non era reale, si disse, nulla di ciò che ho visto lo era. Non esistono le visioni. Stupida palla di cristallo e stupide idee che mi vengono di provare ad usarle. Sta tutto nel mio cervello, ecco dove sta. Fissò col cuore che gli batteva in gola il disastro che aveva combinato e imprecò a denti stretti, ben consapevole che nemmeno un Reparo ben assestato avrebbe potuto salvare la povera sfera di cristallo. Fece qualche passo di lato, togliendosi dal mezzo di quei frammenti brillanti che riflettevano la sua immagine milioni di volte, fissandolo impotenti, e imprecò di nuovo, alzando lo sguardo verso la porta per vedere se qualcuno si fosse accorto dell'accaduto. Nessuno scalpiccio in avvicinamento però giunse al suo orecchio.
Severus si ripulì la divisa da invisibili cristalli rimastigli appiccicati addosso e si affrettò ad allontanarsi, ansioso di mettere più spazio possibile tra lui e quella dannata cosa. Può benissimo essere caduta, si ripeté mentre lasciava la stanza, era appoggiata male ed è caduta da sola. Non saprà mai che sono stato io. Nessuno mi ha visto. Quando varcò la soglia della Casa di Serpeverde era quasi di corsa. Aveva bisogno di vedere Lily subito, aveva bisogno di far pace con lei. Doveva parlarle, per essere sicuro che lei l'avesse perdonato per l'ennesima, piccola mancanza, per sentirsi dire ancora una volta che lui era, dopotutto, il suo migliore amico, e che senza di lui lei non avrebbe potuto immaginare la propria vita. Per essere sicuro che lei gli avrebbe parlato ancora, sempre.