"Peter Petrelli in: Pompe funebri" per eryslash

Jul 08, 2008 23:50

Titolo: Peter Petrelli in: Pompe funebri
Autore: fiorediloto
Fandom: Heroes
Personaggi: Nathan/Peter
Parte: 1/1
Rating: NC-17
Conteggio Parole: 1.372
Riassunto: “Ho fatto un incubo.”
“Raccontalo al tuo orsacchiotto.”

“Spostati un po’ più in là.”
È Peter Petrelli, sedici anni, un cuscino sotto l’ascella e la maglietta delle Tartarughe Ninja ormai una o due taglie troppo piccola, ma così slargata e consumata che gli sta a pennello. La faccia di Raffaello (o è Donatello?) è stata orribilmente sfigurata nel corso di uno scontro armato, caffè contro marmellata, tre mesi prima. Nessuno ha mai pensato a smacchiarla. I capelli sono spalmati sulla faccia nella convincente imitazione di un roditore morto e gli occhi stretti a fessura, sepolti da qualche parte sotto i capelli. Una leggera erezione è nascosta in buona parte dalla stoffa e dal buio.
Un verso di dubbia natura si leva dalle profondità del materasso.
“Sono le…”, un ciuffo castano, poi una fronte, poi una mascella quadrata emergono dalle interiora del cuscino, “tre del mattino, porca puttana.”
“Non riesco a dormire.” Scrollando le spalle, Peter butta il cuscino contro la testiera, apre le lenzuola a fazzoletto e ci entra a forza, spostando la carcassa ex addormentata con il peso del suo corpo. Per un attimo cala il silenzio. Poi Peter si tira a sedere e comincia a prendere il cuscino a manate, rigirandolo e sprimacciandolo per fargli raggiungere la comodità desiderata.
“Cristo, Peter, lascia vivere quel povero cuscino” si lamenta Nathan, togliendosi il gomito di Peter dalla faccia.
Peter si distende sulla schiena, contorcendosi brevemente a sinistra e a destra. “Di che è fatto questo materasso? Pietra? Il pavimento è più morbido.”
“Vuoi dormire sul pavimento?”
“È freddo.”
“Mi dispiace per lui.”
Peter si gira dalla sua parte, spiando il volto di Nathan coperto dalle lenzuola fino al naso. Nathan ha gli occhi chiusi, e quando respira il suo naso fa uno strano rumore contro il bordo della coperta. Peter appoggia la guancia sul cuscino e lo guarda, la fronte corrugata, concentrandosi su un punto esattamente in mezzo alle sue sopracciglia.
Nathan apre gli occhi. “Che stai facendo?”
“Mi concentro.”
“Eh?”
“Non riesco a dormire.”
“Che c’entra?”
“Non ho voglia di dormire.”
“E non vuoi far dormire neanche me?”
“Esatto.”
Nathan socchiude le palpebre, lanciandogli uno sguardo di odio intenso; poi si gira dalla sua parte con uno scatto repentino delle lenzuola che suona come uno schiaffo morale. Contrariato, Peter gli striscia più vicino, saltando la trincea in mezzo ai cuscini. Quello di Nathan è più caldo, e ha il suo odore.
“Nathan?”
“Mmmmm.”
Gli appoggia una mano sul braccio, scostando leggermente le lenzuola. Nathan deve essersi fatto una doccia prima di andare a letto; la sua nuca profuma di pino silvestre. “Eddai” mormora Peter, scuotendolo leggermente per la spalla. “Girati.”
Nathan afferra la sua mano e la spinge via.
“Ho fatto un incubo.”
“Raccontalo al tuo orsacchiotto.”
“Eri morto. Ed era colpa mia.”
“Mi avevi tenuto sveglio finché non tiravo le cuoia?”
“No. C’era stata un’esplosione. Io… io ero esploso.”
“Oh, wow.” L’immagine è talmente ridicola che non gli viene neppure in mente una risposta arguta.
“Non è stato divertente.”
“Esplodere?”
“Vederti morire.”
È qualcosa nel modo in cui l’ha detto, forse; o forse nel frattempo quel lato del cuscino è diventato troppo caldo. Comunque Nathan si gira, gli occhi aperti, e lo considera per qualche secondo. Trovando via libera, Peter striscia ancora più vicino e si lascia abbracciare, nascondendo la faccia contro la sua maglietta. La striscia di pelle nuda sopra l’orlo della stoffa si trova casualmente proprio sotto le sue labbra, così Peter la bacia.
“Era un sogno triste, vero?”
“Sì.”
“Ti viene spesso un’erezione pensando alla mia morte?”
“Ora che mi ci fai pensare…” Peter si tira su un gomito, affondando il viso nell’incavo del suo collo. “Disintegrato eri piuttosto eccitante.”
“Ah, allora mi sento meglio.” La mano di Nathan, stabilmente ferma sul fianco di Peter, cerca a piccoli passi l’orlo della maglietta e casualmente la solleva, allargandosi contro la pelle nuda della schiena. “Hai chiuso la porta a chiave?”
“Mmmmsì” miagola Peter, sistemandosi meglio addosso a Nathan e strofinando l’erezione contro l’interno della sua coscia. Potrebbe dirgli che dopo il sogno è diventato meno triste e più interessante; che sono comparse un paio di manette, una benda e un lettino d’ospedale; che in effetti tra le infinitesimali scariche elettriche dei suoi neuroni hanno fatto più sesso di quanto ne abbiano mai fatto nella realtà, e in almeno un paio di maniere in cui è sicuro che non lo faranno mai.
Invece Peter sta zitto e gli tira su la maglietta fino alle ascelle, mentre la mano di Nathan si estende ad afferrargli una natica sotto la stoffa dei boxer in quella maniera languida e possessiva che ha lui di toccarlo, con consapevolezza ma sempre come sull’orlo del ripensamento, e con quel sottotesto di compiaciuto rimprovero che sembra bisbigliare: “… you naughty boy”.
Le labbra di Peter stringono piano un capezzolo ma lo lasciano quasi subito, scendendo a posare una frettolosa fila di baci lungo l’addome di Nathan. Sarà il sonno, ma ha uno sguardo così rilassato, completamente diverso dalle altre volte, che Peter è leggermente sorpreso. Non gli ha chiesto se è sicuro di aver chiuso la porta a chiave, non si è guardato intorno neppure una volta, non gli ha neppure ricordato di non fare rumore. Qualunque cosa sia, Peter spera che duri a lungo.
Sta esplorando rapidamente la zona dell’ombelico quando sente le dita di Nathan infilarsi tra i suoi capelli e stringerli leggermente; probabilmente è una carezza, ma Peter la interpreta in maniera più interessante, afferra l’orlo dei boxer di Nathan e li tira giù il più possibile.
“Sono contento che non sei morto” dichiara Peter, le sopracciglia strette in una ruga, prima di abbassare il volto e iniziare a leccarlo lentamente dalla base alla punta.
“Grazie, Pete. Ti amo anch’io” mormora Nathan, masticando le parole. Peter respira sulla pelle accaldata tra le sue gambe, sollevandola in una leggera marea.
“Mmm-mmm” risponde, senza sbilanciarsi, godendosi il momento in cui lo prende in bocca e Nathan serra le dita intorno ai suoi capelli, rilasciandoli un attimo dopo. Sotto le palpebre socchiuse, Nathan ha l’aria di non poter staccare lo sguardo. Accarezzando con la punta della lingua un punto preciso che gli guadagna sempre le reazioni più rumorose, Peter sorride mentalmente e allunga una mano lungo il fianco di Nathan, trovando a tentoni le sue dita. Nathan gli conficca le unghie corte nel palmo.
“Sono davvero contento che non sei morto” dichiara Peter qualche tempo dopo, la voce deformata da uno sbadiglio mentre si stira in tutte le direzioni possibili. Evitando un pugno proteso dalla sua parte, Nathan afferra il proprio cuscino e lo rigira per rimettersi a dormire.
“Non costringermi a immaginare l’ultima mezz’ora con un cadavere nella parte di Nathan Petrelli.”
“Be’, ci sarebbe il rigor mortis. C’è una storia divertente su un becchino…”
Nathan si gira verso il muro e si schiaccia una mano contro l’orecchio, cantando tra sé e sé il primo motivo che gli viene in mente (la sigla di L.A. Law, a quanto pare).
“… e fu così che fu inventato il pompino.”
“Hai finito?”
“Sì. Vissero tutti felici e contenti eccetera. A parte il morto, ovviamente.”
“Grazie per la storia, mamma. Buona notte.”
“Il bacio…?”
“Non ti sei neppure lavato i denti.”
“Ehi, è il tuo sperma.”
“Ma davvero?”
“E poi la saliva disinfetta. Eddai…”
Peter passa una gamba sopra il fianco di Nathan per scavalcarlo e atterrarlo contro il materasso, ma un rumore improvviso fuori dalla porta li paralizza. Restano in ascolto per quasi un minuto, in perfetto silenzio, attorcigliati l’uno all’altro dalle spalle ai piedi come fettuccine che si raffreddano nel piatto. Ma qualsiasi cosa sia stata (“Sembravano passi.” “Mamma?” “Non lo so.”), la notte pare essersela inghiottita.
“Buona notte” ripete infine Nathan, liberandosi dal groviglio di membra e spingendo Peter verso la metà vuota del letto.
Peter sbuffa e si rannicchia verso la sponda; conoscendolo, tra un minuto avrà occupato tutto il letto, spinto un ginocchio nello stomaco di Nathan e ridotto le lenzuola a un straccio spiegazzato a mo’ di sudario.
Quando Nathan si volta e gli passa un braccio intorno alla vita, premendogli le labbra sulla tempia, Peter borbotta con voce scocciata: “La prossima volta sognerò che ti è esploso un testicolo”.
“Ahi.”
Rabbrividiscono entrambi, poi ognuno si gira dalla sua parte.

autore: fiorediloto, heroes, !challenge: mad tea party, fanfiction

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