[Originale] Walletsworth

Dec 21, 2010 15:25

Titolo: Walletsworth
Autrice: lisachanoando (lizonair)
Beta: melting_lullaby fino a un certo punto, poi sono andata col DDF X'D
Capitolo: 1/1
Riassunto: Firefox è ancora vergine, e questo non sarebbe un problema se non fosse che la sua comitiva, composta da Opera, Safari e Chrome, è per lo più costituita da puttane impenitenti che fanno del sesso la loro unica ragione di vita. Il corso della storia cambierà proprio quando i tre, preoccupati per le sorti dell'amico, decideranno di prendere in mano le redini della sua vita sessuale.
Fandom: Originale, kinda.
Personaggi/Pairing: Firefox/Explorer, con presenza di Safari, Opera e Chrome. Citato Google.
Generi: Commedia, Romantico.
Rating: R.
Avvertimenti: Slash, Language, Lime, Safari (so che può non sembrare un avvertimento, ma credetemi, lo è).
Wordcount: 7582
Note: Al momento non ricordo nemmeno come sia nata l'idea per questa storia X'D Quasi sicuramente si stava parlando di css o altre codifiche e di quanto IE fosse una puttana perché le prende tutte-ma-proprio-tutte, pure quelle scritte coi piedi, ma da lì poi non so XD Il tutto è degenerato malissimo, non saprei spiegarmi come, ed è sopravvissuto fino ad oggi. Non sarebbe probabilmente mai stata terminata, questa storia, se non fosse stato per la Maritombola @ maridichallenge, per cui grazie a chi dei miei due compari ha promptato "portafoglio" e grazie al caso che me l'ha inserito in cartella (IL PORTAFOGLIO OF DOOM), perché senza il suo fondamentale apporto questa fic non avrebbe mai visto la luce XD
E niente, se avete già letto in passato qualche altra mia personificazione nerd, tipo NOD e Avast o tipo Pc e Mac, sapete già cosa aspettarvi XD Anche se a questo giro le personificazioni sono più umanizzate del solito. Ma ho disseminato le descrizioni dei pg di dettagli inutili che richiamano l'aspetto reale dei vari browser X3 Spero di averlo fatto bene. E, naturalmente, che la storia vi piaccia ♥

WALLETSWORTH
06. Portafoglio @ Maritombola
Mezzo ubriaco e totalmente confuso, Firefox si ripromise di non lasciar più scegliere a Chrome, Opera e Safari come passare il sabato sera. Non è che non volesse loro bene, anzi: erano i suoi tre più cari amici, passava con loro praticamente ogni benedetta ora del giorno, fra un tweet e un post su LiveJournal, solo che erano quanto di più distante da lui esistesse nell’intero universo. Non per questo erano meno belli, anzi, forse proprio per questo, nonostante i diffusi scatti d’ira che gli provocavano, lui li adorava tanto, ma decidere di prendere la propria vita, la propria salute fisica e la propria sanità mentale per consegnarle nelle mani di tre pazzi sclerati il più giovane dei quali - Chrome - nonostante fosse ancora palesemente adolescente s’era già portato a letto qualcosa come trecento donne, era qualcosa di non giustificabile solo con l’affetto che provava per loro. Era sintomo di follia.
Gli altri suoi degni compari, poi, non è che fossero tanto migliori di lui: Opera era taciturno e non amava vantarsi in giro delle sue conquiste, ma infinite leggende metropolitane circondavano la sua persona, e si diceva che, prima di mettere la testa a posto con Google, suo fidanzato da un paio d’anni, avesse portato nel suo leggendario attico almeno centocinquanta fra donne e uomini di tutte le età nel corso di un solo anno. E per quanto riguardava Safari, be’, Safari era completamente pazzo. La sua completa pazzia era superata in completezza solo dal suo essere completamente gay, e in genere andava in giro in minigonna e senza mutande, “per ogni eventualità”, come amava dire lui. E questo bastava a descriverlo.
- Sei così incredibilmente noioso. - commentò con un mezzo sbadiglio proprio quest’ultimo, steso per lungo fra il divanetto e le gambe elegantemente accavallate e fasciate in pantaloni neri di ottima fattura di Opera, - E poi la tua… condizione, - aggiunse, cercando a fatica un eufemismo per non lasciarsi sfuggire espressioni da camionista turco ubriaco che avrebbero svelato al mondo il suo reale sesso al di là della minigonna, della magliettina attillata, del reggiseno imbottito, delle labbra rosee, piene e luccicanti di lucidalabbra e dei lunghissimi capelli castani spioventi a cascata fra spalle, fianchi e schiena, - la tua condizione ci rovina la reputazione.
- La mia condizione quale sarebbe? - chiese lui di rimando, cercando di concentrarsi sui cubetti di ghiaccio che finivano a galleggiare qua e là nel suo drink alla frutta man mano che lo succhiava dalla cannuccia.
- Ma la tua verginità, ovviamente! - rispose Safari schiudendo le labbra e spalancando gli occhi truccati con fare sinceramente stupito, le lunghe ciglia curve e nere che proiettavano la loro ombra maliziosa sulla pelle velata di rosa proprio sotto le sopracciglia sottili e curate.
- Sì, mi pare naturale che, in un gruppo di puttane come voi, la mia verginità possa essere vista come qualcosa che rovini l’altrui reputazione. - sbottò Firefox, vagamente offeso, posando il bicchiere ancora mezzo pieno sul tavolo ed incrociando le braccia sul petto.
- Ti sarei grato - commentò Opera con aria distaccata, controllando i propri appuntamenti sul palmare da dietro le lenti sulla montatura semi-invisibile degli occhiali, - se non ci dessi delle puttane. Siamo solo persone cui piace il sesso, non mi pare sia un reato né niente di così sconveniente da portarci a meritare tale ignominioso appellativo.
- “Persone a cui piace il sesso” non basterebbe, ad identificarvi. - insisté Firefox, gli occhi ridotti a due fessure mentre Opera continuava a verificare orari e appuntamenti sistemando il colletto del dolcevita color panna, - Dovrei dire “persone a cui piace il sesso e che non perdono occasione per praticarlo con chiunque in ogni momento e in ogni luogo fino a sopraggiungimento della totale soddisfazione o della morte”, e come vedi è troppo lungo. “Puttana” vuol dire la stessa cosa, ed è più sintetico.
- “Puttana” è una parola che voi vergini non sapete usare, - gli fece presente una voce da ragazzino smorfioso e intollerabile alle sue spalle, - e voi gay non sapete prenderla nel giusto modo. Io, per dire, esco ora dai bagni e sono molto soddisfatto del mio essere una troia da manuale, così come immagino lo sia la bionda con cui ho devastato i lavandini del bagno delle donne. Con permesso. - concluse Chrome con una risatina soddisfatta, tirando appena su i pantaloni oversize cascanti lungo i fianchi magri e mandando Safari a gambe all’aria con un urletto di pudore, per riprendersi il proprio posto sul lato del divano che il ragazzo aveva colonizzato durante la sua assenza.
- Siete… indecenti. - biascicò Firefox, scostando lo sguardo e prendendo a fissare con esagerato interesse il ghiaccio che andava sciogliendosi nel suo drink.
- Foxie. - sospirò platealmente Opera, con tono quasi paterno, riponendo il palmare nella tracolla griffata, - Mi pare evidente che tu hai un problema.
- Io non ho nessun problema.
- E mi pare altrettanto evidente - aggiunse Safari accavallando le gambe e disinteressandosi completamente della sua opinione, - che non sarai mai in grado di risolverlo da solo, perciò dovremo pensarci noi.
- Non ho bisogno di nessun aiuto da parte di nessuno! - sbottò Firefox, sulla difensiva, - Tantomeno del vostro, per carità!
- L’unica cosa che pare evidente a me, - sbadigliò Chrome, guardandosi intorno, - è che non c’è più nessuno di scopabile in questo posto. A parte quel tizio là. - suggerì, indicando un ragazzo dall’aria annoiata, appoggiato al bancone del bar e intento a sorseggiare il proprio cocktail colorato senza degnare nessuno della propria attenzione. - Ma gli uccelli non sono il mio campo, per cui passo la parola agli esperti.
- Il mio parere di ornitologo professionista - commentò Safari quasi saltando sul divanetto ed aguzzando la vista nella penombra del locale, - è che quella è una troia, di quelle vere, sicuro come la morte. - si prese una pausa e sorrise amabilmente. - Quindi è perfetto!
- Safari! - cercò di rimbrottarlo Firefox, - Sei indecente!
- Sì, mi premurerò di dichiararlo su LJ, Tumblr e anche su Twitter. Ora, se permetti, vado ad adescartelo. - e, senza dire una parola di più, si sollevò in piedi, sistemò la minigonna girovagina-che-nemmeno-possedeva lungo le cosce e si avviò verso il bancone del bar.
Firefox lo osservò sculettare disinibito fino a raggiungere il ragazzo e poi mettersi a chiocciare con lui come un’oca giuliva. Terrorizzato, deglutì.
- Io vado via. - dichiarò, sentendo le prime avvisaglie dei sudori freddi scuotergli la schiena in brividi devastanti.
Opera e Chrome si lanciarono un’occhiata complice, e due secondi dopo gli furono addosso, ancorandolo alla sua poltroncina con tutto il loro peso combinato ed impedendogli perciò di fuggire verso la libertà e la certezza di poter arrivare all’indomani mattina con tutti i propri orifizi ancora intatti e illibati.
Fu ancora in quel modo, intrecciati sulla poltrona, che li trovarono Safari e il ragazzo sconosciuto quando li raggiunsero nel loro angolino, pochi secondi più tardi.
- Ma bene! - si lamentò Safari, incrociando le braccia sul petto, - Io mi allontano dieci minuti e voi cosa fate? Organizzate un’orgia. Vi odio.
- Tesoro, non preoccuparti. - lo rassicurò Opera, rimettendosi in piedi con la solita calma, come non avesse cercato di legare Firefox alla poltrona con la propria cintura fino a pochi secondi prima, - Se mai avessimo avuto l’intenzione di organizzare un’orgia, tu saresti stato il primo a saperlo.
- Infatti, - rincarò la dose Chrome, restando comodamente seduto in grembo a Firefox, - ho il sospetto che ne avresti sentito l’odore nell’aria e saresti accorso prima che qualcuno di noi potesse inavvertitamente tirare fuori l’uccello in tua assenza.
Lo sconosciuto rise, ravviandosi una ciocca di capelli scuri e vagamente arricciati dietro un orecchio.
- Sì, come no. - sbuffò Safari, ancora offeso, roteando gli occhi. - Ad ogni modo, - riprese, tornando a sorridere placidamente, - Voglio presentarvi il mio nuovo amico, qui, Internet Explorer.
- Explorer basterà. - sorrise quello, inclinando appena il capo. Le sue labbra, sotto le luci colorate del locale, brillavano. - È lui, vero? - chiese senza perdersi in ulteriori formalità, indicando Firefox, ancora immobile in poltrona con gli occhi spalancati e lo sguardo perso nel vuoto.
- Ma sei bravissimo! - batté le mani Safari, entusiasta, - Cos’è, fiuti la verginità nell’aria?
- No, - rise ancora Explorer, - solo che mi hai parlato di un tipo terrorizzato e un po’ sfigato e… - sospese la conclusione della frase, stringendosi candidamente nelle spalle. Chrome scoppiò a ridere, sollevandosi in piedi una volta che fu certo che Firefox si fosse trasformato in una statua di sale e, pertanto, non sarebbe scappato neanche allontanandosi da lui.
- Mi piace questo ragazzo. - commentò tirando su i pantaloni prima che il cavallo scendesse alle ginocchia, - Senza peli sulla lingua.
- Né in nessun’altra parte del corpo! - aggiunse entusiasticamente Safari, come si trattasse di un dettaglio di infinita importanza, - Mi ha detto che ha fatto la depilazione integrale. Col laser, sapete.
- Come tu possa parlare dieci minuti con qualcuno e riuscire a scoprire perfino in che modo si depila, - sospirò Opera, vagamente ammirato, - è un qualcosa che io non riuscirò mai davvero a comprendere.
- È talento, tesoro, tutto talento. - si vantò Safari, fingendo di mascherarsi dietro una risatina pudica, - Devo tutto a mia madre, Dio l’abbia in gloria. - aggiunse dolcemente, asciugandosi brevemente una lacrima dall’angolo dell’occhio.
- Tua madre Apple è ancora viva e perfettamente in salute. - gli ricordo Opera, inarcando lievissimamente un sopracciglio, - E, se il mio orologio non m’inganna, questo è l’orario in cui imbraccia il cucchiaio di legno e comincia ad attenderti sulla porta di casa per dartele di santa ragione al tuo ritorno, tra l’altro.
- Il solo pensiero mi fa lacrimare tanto da devastarmi il trucco. - piagnucolò Safari, abbassando lo sguardo con depressione evidente, - Opera, amore, ti prego, ospitami a casa tua, per stanotte! Te lo succhio, se vuoi. - aggiunse ammiccando e producendo cuoricini virtuali nell’aria.
- Neanche per idea, Saf. A parte il fatto che Google potrebbe non gradire la tua offerta, tu non metterai più piede nel mio appartamento. Non di nuovo, dopo l’ultima volta. - rispose Opera, atono, recuperando la propria giacca.
- Ti ho già detto che non è stata colpa mia. - borbottò Safari con una smorfia oltraggiata, - È stato un incidente.
- E io ti ho già detto che ti crederò quando sarai in grado di spiegarmi che razza di incidente sarebbe una bottiglia bianca il cui contenuto in latte è stato prontamente sostituito in sperma. - annuì placidamente lui.
- Sei un barbaro. - piagnucolò Safari, disperato, - Chrome, amore, posso venire a casa tua, vero? - chiese, in uno sfarfallio di ciglia palesemente finte.
- Non mi perderei mai lo spettacolo di tua madre che t’insegue col cucchiaio di legno per tutto il cortile, Saf. - rise Chrome, - Anzi, piuttosto, diamoci una mossa, che ho proprio voglia di farmi due risate.
Firefox li osservò allontanarsi restando immobile seduto in poltrona, terrorizzato, mentre il ragazzo ancora in piedi accanto a lui appendeva una mano al fianco sporgendolo lievemente ed inarcando un sopracciglio con aria perplessa ma tutto sommato divertita.
- Sono sempre così chiassosi? - chiese quindi, indicandoli un cenno del capo. Firefox si strinse nelle spalle, abbassando repentinamente lo sguardo.
- Ogni santa volta. - sospirò pesantemente. Explorer rise appena, sedendosi sul divanetto per poterlo guardare negli occhi.
- Lo sai che non possiamo mica restare qui a farlo, sì? - chiese, sorridendo incoraggiante. Firefox arrossì fino alla punta delle orecchie, girando uno sguardo impanicato tutto attorno a sé in cerca di qualcosa che potesse catturare la sua attenzione abbastanza da distogliere tutti i suoi pensieri dal ragazzo che gli restava seduto a fianco, e che aveva un paio d’occhi impossibilmente azzurri e i capelli più perfettamente biondi che Firefox avesse mai visto. Si sentì improvvisamente avvampare le guance, prigioniero di un’ondata di incontrollabile imbarazzo, pensando a quanto dovessero essere arruffati e genericamente inguardabili i suoi capelli rossicci e il suo muso appuntito pieno di lentiggini dello stesso colore. Quel ragazzo era bellissimo e non c’era modo che lui potesse uscire indenne da quella serata senza fare una figuraccia di quelle così incredibilmente colossali che, per la prima volta da quando si conoscevano, avrebbe perfino giustificato l’eterna occhiata di pura e pietosa compassione che Safari gli riservava ogni volta che gli posava gli occhi addosso.
- Se… se vuoi… - balbettò incerto, torcendosi le dita in grembo, - Possiamo andare a casa mia. - propose, e il ragazzo accanto a lui si irrigidì all’improvviso, come non si aspettasse niente del genere. Erano in due a non aspettarselo, questo era ovvio, ma dal momento che a suggerire l’idea era stato lui stesso, oltre a sentirsi mortalmente in imbarazzo e clamorosamente stupito da se stesso, si sentì anche perfettamente in diritto di cominciare a desiderare un’Apocalisse improvvisa che si abbattesse su quel locale proprio in quel momento, devastandolo ed aprendo la terra in due perché lui, colmo di gratitudine, potesse tuffarsi all’interno della voragine e lì cadere per centinaia di migliaia di chilometri fino a finire nell’inferno dei cerebrolesi, fra le fiamme del quale sarebbe stato ben felice di bruciare in eterno. Tutto, pur di evitare quegli occhi e quell’espressione sul volto di Explorer, di quelle che sembravano parlare senza bisogno di farlo con la voce, per dirgli quanto cretino fosse. - …era solo un’idea, naturalmente. - concluse, stringendosi nelle spalle ed abbassando lo sguardo, sentendosi avvampare non solo sulle guance, ma su tutta la superficie del corpo. Forse ormai era oltre l’imbarazzo, aveva raggiunto lo stadio successivo. Magari avrebbe preso fuoco, se pregava intensamente.
- Va bene. - disse Explorer, e la sua voce tranquilla e dolce tagliò in due la nuvola di silenzio ansioso all’interno della quale Firefox s’era nascosto. Sollevò nuovamente lo sguardo, cercando il suo, e balbettò qualcosa di incomprensibile un paio di volte prima di riuscire a tirarsi fuori dalla gola un rantolo appena meno indegno.
- Sul serio? - chiese, esterrefatto, - Cioè, vuoi sul serio venire a casa mia?
Explorer sorrise condiscendente, alzandosi in piedi e restando immobile di fronte a lui. Firefox si ritrovò a così pochi centimetri di distanza dalla curva morbida della sua pancia oltre la maglietta aderente che indossava, che gli sarebbe bastato sporgersi appena per affondare il naso nel tessuto ed immergersi completamente nel profumo meraviglioso che se ne sprigionava. Prese mentalmente nota, finché era lucido, di passare a trovare Safari l’indomani, per torturarlo a morte. Aveva l’impressione di stare per cacciarsi in un guaio decisamente più grosso di lui, ed era tutta colpa di quel maledetto travestito.
- Vieni. - disse Explorer, tendendogli una mano e distogliendolo dai suoi sacrosanti pensieri mortiferi. Non riuscì a sentirsene infastidito come avrebbe voluto, mentre stringeva le sue dita sottili fra le proprie e lo seguiva all’esterno del locale.
*- Dovrei… non lo so. Offrirti qualcosa? - chiese Firefox, abbattuto e terrorizzato, infilando entrambe le mani nelle tasche dei jeans e vagando per il salotto con nervosismo evidente mentre cercava di ricordare a quando risalivano le ultime pulizie in camera da letto. O anche solo all’ultima volta in cui aveva aperto le finestre per cambiare aria là dentro. - Non sono molto esperto in queste cose.
- Ah, nemmeno io. - disse Explorer, sospirando profondamente, - Cioè, intendo, - si affrettò a precisare, sorridendo sereno dal divano sul quale aveva preso posto quando Firefox gli aveva chiesto di accomodarsi, - quasi tutti i miei clienti sono uomini esperti. Non ho mai avuto a che fare con un novellino. Loro sanno sempre come gestire la situazione, non hanno bisogno che gli insegni niente.
- …mi dispiace. - borbottò Firefox, lasciandosi ricadere sul divano accanto a lui, prendendosi la testa fra le mani. - Sono un disastro, non è che sono un novellino perché non sono mai andato a puttane- scusa il francesismo. - implorò, lanciando ad Explorer un’occhiata afflitta dopo averlo sentito irrigidirsi al suo fianco, - È che sono proprio vergine. - confessò in un gemito pietoso, - Con donne o con uomini, io non ho mai fatto sesso in vita mia.
Explorer ebbe un altro momento d’improvvisa tensione, ma riuscì in qualche modo a scioglierlo subito, poggiandogli una mano sulla spalla e piegandosi su di lui in modo da poterlo guardare negli occhi da vicino.
- Io non ho molta esperienza… con i vergini. - disse annuendo precipitosamente, - Come ti dicevo, non mi è mai capitato di-
- Avere a che fare con un novellino, sì. - completò per lui Firefox, abbattendosi ancora di più. Explorer sorrise con dolcezza ancora maggiore, sentendosi pervadere da uno straniante senso di immensa tenerezza, come stesse avendo a che fare con un ragazzino che non sapeva ancora nulla del mondo.
- Ma se vuoi, possiamo provare a vedere come va insieme. - disse, premendo il naso contro la sua guancia e strofinandolo appena. Firefox si voltò lentamente verso di lui, come non riuscisse a credere alle proprie orecchie.
- Vuoi ancora…? - annaspò, - Nonostante quello che ti ho detto…? Ti ho anche chiamato puttana! - sbottò incredulo. Explorer rise divertito, coprendosi la bocca con una mano.
- Be’, è quello che sono, no? - chiese, stringendosi nelle spalle. - Mi… mi piacciono gli uomini sinceri. - lo rassicurò, avvicinandosi ancora. Firefox trattenne il fiato per un paio di secondi, e poi decise di spegnere il cervello e mettere da parte il buonsenso, almeno per quella sera: si sporse verso di lui, sollevando una mano per accarezzargli una guancia e poggiando le proprie labbra sulle sue.
- Vuol dire che non devo offrirti niente, vero? - chiese speranzoso fra un bacio asciutto e impacciato e l’altro. Explorer rise, prendendogli il volto fra le mani e tenendolo fermo. Annuì lentamente, strusciando la punta del proprio naso contro il suo, e poi lo baciò profondamente, accogliendo la sua lingua nella propria bocca ed il suo corpo fra le proprie cosce, mentre Firefox lo stendeva sul divano e si posizionava goffamente su di lui, prendendo ad accarezzarlo da sopra i vestiti con confusione evidente. Explorer sorrise, indirizzando le sue mani sotto i propri vestiti e lungo la superficie del suo corpo. Rabbrividì appena per il contatto dei polpastrelli ghiacciati di Firefox con la sua pelle accaldata e tesa dal desiderio, ma quando lui si ritrasse, percependo quel gemito e guardandolo con aria triste, probabilmente preoccupato dall’aver sbagliato qualcosa, Explorer sorrise ancora, stringendolo a sé ed accarezzandogli lentamente i capelli.
- Va tutto bene, - gli sussurrò incoraggiante, - non preoccuparti. Spogliati.
Firefox arrossì prepotentemente, e distolse subito lo sguardo, restando perfettamente immobile per qualche secondo. Poi afferrò la maglia che indossava dall’orlo inferiore, tirandola verso l’alto fino a sfilarsela da sopra la testa. Explorer lo guardò ammirato, lasciando scivolare il palmo della mano calda sulle efelidi che gli coprivano il petto scarno e ancora profondamente adolescenziale, e trattenne il fiato mentre serrava le mani attorno alla cintura dei suoi jeans, slacciandola senza preoccuparsi di sfilarla dai passanti per procedere oltre, sbottonandogli i pantaloni ed aprendo la zip.
Firefox si morse un labbro, il cuore che gli batteva nel petto ad una velocità tale che sembrava dovesse esplodere. Aveva paura, anche se non avrebbe mai saputo dire di cosa, e decise senza pensare davvero che in fondo non c’era niente di cui preoccuparsi: Explorer lo faceva per mestiere, no? Non poteva esserci niente di male a spegnere il cervello e lasciare che fosse il suo a lavorare per entrambi.
Chiuse gli occhi, strattonandosi di dosso i jeans e facendo poi esattamente la stessa cosa con gli abiti di Explorer. Rimase abbagliato dal biancore della sua pelle e dall’azzurro sconfinato e liquido dei suoi occhi solo per qualche secondo. Poi serrò le palpebre, e su di lui calò il buio.
Quando entrò dentro il suo corpo con forza, pochi minuti e milioni di baci umidi e confusi dopo, Explorer si lasciò sfuggire un gemito ansioso che riuscì a soffocare solo in parte mordendogli debolmente una spalla. Stretto nella morsa calda e bagnata del suo corpo, però, Firefox nemmeno se ne accorse.
*Il giorno dopo, quando si svegliò, la prima cosa che lo colpì fu l’intenso dolore alla schiena. Dischiuse gli occhi per visualizzare una macchia sfocata e sbatté le palpebre un paio di volte fino a rendersi conto che quella macchia altro non era che il residuo della sua saliva che, dalla sua bocca aperta, in quella posizione prona e scomposta fra i cuscini del divano e i braccioli dello stesso, aveva continuato a colare giù fino alla fodera, inumidendola per tutta la notte.
Di Explorer non c’era traccia, non restava attaccato alle fibre nemmeno il suo profumo. Firefox chiuse le labbra risucchiando l’ultima goccia di saliva che minacciava di piombare sulla fodera a fare compagnia alle altre da un momento all’altro, e poi si mosse lentamente, cercando di non fare movimenti bruschi. La schiena, costretta in quella posizione arcuata e innaturale per tutta la notte, gli doleva da impazzire.
Una volta in piedi, si guardò attorno, tendendo l’orecchio e chiedendosi se non ci fosse qualche possibilità che Explorer fosse ancora lì, magari in bagno. Ma l’appartamento era silenzioso e vuoto, e dopo qualche secondo di speranzosa attesa Firefox abbassò lo sguardo, rassegnato. Doveva essersene andato alle prime luci dell’alba, visto che era ancora piuttosto presto. Doveva essergli scivolato fra le mani e da sotto il corpo con tutta la pratica che il suo mestiere doveva avergli fornito negli anni. Suo per una notte e poi mai più, come tutte le puttane.
Fu solo in quel momento, ricordandosi che era appunto di una puttana che stava parlando, che realizzò quanto improbabile fosse che avesse deciso di andarsene senza prima essere pagato. E lui non lo aveva pagato, decisamente. Gli era collassato addosso qualcosa come due secondi dopo essere venuto, e dubitava decisamente di essere riuscito a trovare in quel breve lasso di tempo lucidità mentale sufficiente per chiedergli quanto prendesse, allungarsi a recuperare il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans e pagarlo.
Lentamente, con timore, si avvicinò al groviglio confuso che i suoi pantaloni erano diventati restando ammucchiati ai piedi del divano per tutta la notte, e li sollevò, sentendoli troppo leggeri sotto le dita. Gemette, lo stomaco stretto in una morsa: cercò di dirsi che doveva essere solo un’illusione, qualcosa di cui si era convinto dando già per scontato a priori che il portafoglio non dovesse essere più lì. Avrebbe infilato la mano in tasca, avrebbe rovistato un po’, e l’avrebbe tirato fuori dal suo nascondiglio senza problemi, invece. Sì, sarebbe andata indubbiamente così.
E invece no.
*- Svegliati! - strillò isterico, battendo un pugno dopo l’altro contro la porta della stanza di Safari, - Dannato scherzo della natura! Svegliati!
La signora Apple gli passò alle spalle sbadigliando, avvolta nella sua storica vestaglia di pelo rosa, nient’affatto stupita di trovarlo lì a quell’ora indecente del mattino, tutto preso a cercare di devastare a cazzotti la porta della camera di suo figlio. Apple, essendo prevedibilmente madre di suo figlio da quando quest’ultimo era nato, era ormai abituato alle intemperanze sue e di tutti i suoi amici, così come ormai sapeva che una copia (o più copie) delle chiavi di casa sua vagavano ripetutamente da un lato all’altro della città, a seconda dei capricci di Safari e, naturalmente, di chi avesse deciso di portarsi a letto una sera e poi la successiva e quindi l’altra ancora.
- Foxie, caro. - lo salutò con una breve carezza sulla guancia, - Hai già fatto colazione?
- No, signora Apple. - rispose educatamente lui, ricambiando il saluto con un cenno del capo prima di tornare a tempestare la porta di pugni, - Suo figlio è in casa? - chiese quindi, tornando a rivolgerle la propria attenzione quando continuò a non ricevere risposta.
- Lui, di sicuro. - rispose la donna, entrando in cucina e riemergendone pochi secondi dopo con una biscottiera fra le braccia, stretta al seno come un neonato. - Ma non ho idea di quanti altri siano rientrati assieme a lui ieri sera. Biscotto?
- No, grazie. - rispose Firefox con disappunto, riprendendo a bussare, - Penso mi andrebbe di traverso.
- Il mio ragazzo te ne ha combinata un’altra delle sue, eh? - domandò la donna, annuendo comprensiva.
- La peggiore di tutte. - annuì Firefox, trattenendosi però dallo spiegarle cosa fosse successo concretamente. Continuò a bussare per molti minuti ancora, e dopo un po’ divenne come un gesto automatico, nemmeno sentiva più la fatica. Prese a dialogare normalmente con la signora Apple sul tempo che faceva di fuori e sui programmi della donna per il pranzo e per la cena, trovò il tempo di accettare l’invito a trattenersi per entrambi e, se voleva, anche per la merenda, e quasi non spaccò il naso di Chrome quando, almeno una mezz’ora dopo, la porta della stanza di Safari si aprì su di lui, che indossava soltanto un paio di mutande. I ciuffi verdi, rossi e gialli sulla sua testa erano talmente scompigliati da non lasciare dubbi sul fatto che avesse passato la notte lì, se già la sua nudità non fosse stata sufficiente come prova a carico, ma ciononostante Firefox lo fissò con stupore per almeno altri due minuti, il pugno a due centimetri dal suo viso e l’altro braccio molle e privo di vita lungo il fianco.
- Mbe’? - chiese alla fine Chrome, sollevando supponente il mento mentre si grattava una natica da sopra le mutande, - Che hai da guardare?
- …che ci fai qui?! - si risolse a chiedere infine, sconcertato, - Non ci sarai andato a letto?!
- Non mi ricordo. - scrollò le spalle Chrome, - Ma credo di sì. Salve, signora Apple. - aggiunse, salutando la donna con un cenno del capo.
- Ciao Chrome, tesoro. - disse lei, sorridendo conciliante, - Biscotto?
- Sì, grazie. - rispose lui con un sorriso smagliante.
- Chrome! - sbottò Firefox, sempre più sconvolto, - Ma tu sei etero! - gli fece notare con ovvietà. Chrome scrollò le spalle un’altra volta, addentando il biscotto che la signora Apple gli aveva offerto.
- Un buco è un buco. - stabilì infine. - E ora si può sapere che vuoi?
Anche l’altro braccio di Firefox crollò privo di forze lungo il suo fianco, e il ragazzo boccheggiò ancora per qualche secondo prima di scuotere il capo e sospirare.
- Ricordi la… - cominciò, e poi si accorse che la signora Apple era ancora lì accanto a lui, tutta presa a cullare la sua biscottiera senza dare il minimo segno di volersi trasferire ancora. - …devo parlare con Safari in privato. - disse quindi, - Posso?
- Se non ti turba vederlo nudo con addosso ancora la minigonna di ieri sera… - rispose Chrome, facendosi da parte per farlo entrare. - A dopo, signora Apple. - salutò, rivolgendo alla donna un cenno della mano, prima di chiudere la porta alle spalle proprie e di Firefox.
La camera era ovviamente immersa nel caos. A Firefox sarebbe piaciuto poter dare la colpa di quel disastro - peggiore perfino a quello che regnava sovrano in casa sua - alle follie di una notte brava al punto da giustificare che Chrome potesse trovare plausibile l’infilare il proprio arnese all’interno di una fessura che per lui non aveva mai rappresentato fonte di interesse, ma intimamente, grazie alla propria estesa conoscenza di Safari, sapeva che in realtà il caos primordiale di quella camera era immotivato e sempre presente, eterno, probabilmente precedente perfino alla venuta di Safari sulla terra. C’era da prima e sempre ci sarebbe stato anche dopo.
Safari dormiva a gambe larghe e pancia in giù sul proprio letto, se così era possibile chiamare l’ammasso di cuscini che riempiva per metà l’ambiente prolungandosi (tramite un complesso sistema di lenzuola e imbottiture varie ed eventuali) ben oltre i confini della rete sulla quale il materasso poggiava. Aveva davvero ancora la minigonna della sera prima, tutta arrotolata attorno alla vita e in condizioni tali da dare la nausea anche solo a pensare a cosa ci dovesse essere finito sopra durante la notte. Firefox si impose di ignorare questi particolari disgustosi mentre osservava Chrome avvicinarsi alla Bella Addormentata sul Pisello e provare a svegliarla con una sonora pacca sul sedere.
- Mmmhn. - mugolò Safari, aggrottando le sopracciglia con evidente disappunto ed aprendo solo un occhio nella luce abbagliante del mattino, - Ma sei ancora qui? - borbottò rivolto a Chrome, - Raccogli la tua robaccia e tornatene a casa, spiantato. Ci vediamo stasera, se sarò riuscito a lavare dal mio corpo l’onta di essere venuto a letto con te.
- E piantala di delirare, testa di cazzo. - lo rimproverò Chrome, tirandogli un altro schiaffo, ben più forte del precedente. - Firefox ti deve parlare.
- Eh? - biascicò Safari, mettendosi dritto e stropicciandosi gli occhi per guardarsi intorno. - Ohi! - lo salutò, quando si accorse della sua presenza. Firefox lo osservò mettersi seduto e abbassarsi pudicamente la minigonna sulle cosce, solo che quella era così corta che la manovra servì a poco, e naturalmente, visto che s’era trattato di un gesto dettato da un pudore più finto delle tette di gomma che Safari si metteva nel reggiseno quando uscivano alla sera, non fu seguito da nessun gesto più concreto, tipo prendere il lenzuolo - o almeno uno dei tanti - ed utilizzare quello per coprirsi in maniera decisamente più efficace. - Tesoro, che succede? La tua conquista di ieri sera non si è rivelata soddisfacente?
Firefox sentì la rabbia gonfiarglisi nel petto, ma strinse i pugni lungo i fianchi, impedendosi di cedervi.
- Veramente è stata la tua conquista. - gli fece notare, - E no, direi che non si è rivelata granché soddisfacente. Mi ha rubato il portafoglio.
Un pesante velo di silenzio calò sui tre, che si guardarono con aria un po’ persa per una manciata di minuti, prima che Chrome si schiarisse la voce e si allungasse a recuperare i propri jeans ammucchiati sul pavimento.
- Penso che vi lascerò a discutere la faccenda da soli. - disse saggiamente, annuendo. - Saf, nel caso dovessi morire, io mi prendo tua madre. - annuì, fermandosi un attimo con aria pensosa, - Non so ancora se per i biscotti o per farmela. O magari per entrambe le cose.
- Puttana! - strillò Safari, tutto agitato, - Non abbandonarmi! - lo implorò, ma non aveva ancora terminato la parola che Chrome era già sparito oltre la porta e salutava a gran voce la signora Apple, uscendo di casa. Safari si voltò nuovamente a guardare Firefox, con una lentezza innaturale. - Ehm… - biascicò, abbozzando un sorriso intimidito, - …mi dispiace?
- Ti dispiace il cazzo! - sbraitò Firefox, avventandosi su di lui e circondandogli il collo con le mani, - La tua troia mi ha rubato il portafoglio! Tutti i miei soldi! I miei documenti! Le carte! La tessera di Blockbuster!
- La usavi solo per i porno! - strillò Safari, cercando di sgusciargli fra le mani, - Non uccidermi! Non era la mia troia, io l’ho solo trovata!
- Stai fermo! - abbaiò Firefox, inchiodandolo al letto e provando a tirargli una ginocchiata in mezzo alla cosce, mentre Safari strillava terrorizzato e si salvava da morte certa serrando le gambe e chiudendosi a riccio, - Fermo, ti ho detto! Pagherai con la vita!
- Tu non vuoi uccidermi! - tentò Safari, guardandolo con evidente terrore.
- Mettimi alla prova, se vuoi. - insisté Firefox, fissandolo in cagnesco.
- Ok, ok, fermo. - lo bloccò Safari, improvvisamente serio, afferrandolo per le spalle e ribaltandolo sul materasso fino a potersi sedere. - Non voglio morire, per cui cerchiamo di ragionare. Posso provare a chiedere in giro a qualche amico! - propose, illuminandosi e battendo un pugno contro il palmo della mano aperta.
Firefox inarcò un sopracciglio, incrociando le braccia sul petto.
- Spiegati.
- Andiamo, - annuì Safari, coprendosi pudicamente col lenzuolo, alla buon’ora, - il tizio di ieri era davvero troppo bello per non essere una puttana stranavigata. Scommetto che, se faccio un giro di telefonate fra i papponi della zona, il nome e l’indirizzo saltano fuori. Mi basterà rovistare un po’ in rubrica e-
- Non voglio sapere i dettagli della tua evidente collusione col giro di prostituzione di questa città! - lo interruppe Firefox, agitando le braccia sopra la testa, - …fallo e basta.
- Anche questo è sfruttamento, sai? - borbottò Safari, offeso, allungandosi a recuperare il cellulare sul comodino, coperto da una massa di prodotti e preservativi srotolati usati e non tale da costringere Firefox a voltare lo sguardo per non mettersi a vomitare in quello stesso istante, cosa che probabilmente gli avrebbe liberato lo stomaco da un peso ma non avrebbe aiutato con la generica aria squallida che impregnava la stanza fino a renderla soffocante.
- Sì, con la differenza che io non prendo il dieci percento dei guadagni delle puttane locali alla fine del mese. - scrollò le spalle Firefox.
- Ehi! - ringhiò Safari, tirandogli una manata in piena fronte, - Così mi offendi! Non prendo soldi da quella gente. Solo sconti.
- Dio mio, ma perché non ti ho ancora mai denunciato? - esalò Firefox, sconfitto, abbattendosi contro la parete alle proprie spalle.
- Cosa?! - strillò ancora Safari, oltraggiato, - E perché avresti dovuto?
- Perché sei già un insulto alla legge e all’ordine solo esistendo. - rispose lui, - Ora spicciati, non ho tutta la vita e in questa stanza c’è puzza.
- Bell’amico che sei… - biascicò Safari, offeso oltre il limite, rassegnandosi comunque a cominciare a chiamare un po’ di persone per vedere se qualcuno sapeva qualcosa di utile.
Firefox cercò di astrarsi dall’ambiente che lo circondava, percependo la voce di Safari solo come un’eco lontana. Si lasciò andare ad una smorfia quando lo sentì intrattenersi in amabili conversazioni sull’inflazione e il costo della vita con gente dalla dubbia moralità che per sbarcare il lunario vendeva culi altrui per le strade e nei locali della città e poi, semplicemente, spense il volume. Lanciò un’occhiata distratta alla stanza di Safari, un simbolo di devastazione e perdizione che probabilmente i gironi infernali invidiavano con ferocia, e poi chiuse anche gli occhi.
Li riaprì di scatto quando la prima cosa che vide dopo averlo fatto fu la figura snella e sensuale di Explorer, il suo sorriso dolce e conciliante, i suoi capelli biondi, i suoi occhi azzurri, il suo profumo delizioso. Tornò a guardare il mondo con terrore rinnovato senza sapere quanti minuti fossero passati da quando si era preso quella piccola vacanza dalla realtà, ma ne ebbe un’idea vaga quando, voltandosi, trovò Safari che lo guardava con aria mesta e colpevole, stringendosi imbarazzato nelle spalle.
- Hai già finito? - gli chiese pacatamente. Safari annuì piano.
- Non so come dirtelo… - disse in un gemito addolorato, - Ma sembra che nessuno l’abbia nemmeno mai visto, questo ragazzo.
Firefox spalancò gli occhi, sporgendosi verso di lui.
- Che cazzo vorrebbe dire questo? - domandò, la voce che gli tremava.
Safari distolse lo sguardo per un secondo, mordicchiandosi il labbro inferiore.
- Se è una puttana… - disse quindi, - non è del giro.
Firefox rimase in silenzio per un paio di secondi, prima di scattare ad afferrarlo per le spalle, scuotendolo brutalmente.
- Se è una puttana?! Se è una puttana?! Ne eri certo, quando me l’hai portato!
- Scusaaa! - si lagnò il ragazzo, facendosi minuscolo e strizzando gli occhi con forza, - Lo sembrava! E quando gli ho proposto l’affare si è comportato proprio come lo fosse! E poi non te ne sei accorto tu, che ci sei andato a letto, scusa?!
Firefox lo lasciò andare, osservandolo ricadere un po’ ansante sul proprio letto e poi rimettendo i piedi a terra, allontanandosi a grandi passi verso la porta. No, non se n’era accorto. E se era stato preso in giro e derubato forse alla fine la colpa non era tutta di Safari.
*- Foxie! - lo chiamò Safari con aria piagnucolosa, - Avanti, apri la porta!
- Andate via! - biascicò lui, sepolto dalle coperte e arenato sul proprio divano davanti alla tv. Si nascose fra i cuscini, affondandovi in mezzo il naso, e non riuscì a trattenere la smorfia delusa che riaffiorò automaticamente al suo viso quando, per la centesima volta negli ultimi tre giorni, si rese conto che davvero di Explorer non era rimasta la minima traccia, nella sua vita. - Voglio restare solo.
- Con la malinconia, volare nel suo cielo. - gli fece eco Opera, da oltre la porta.
- E questa che sarebbe? - gli chiese Chrome.
- Non lo so. - rispose lui, - Me l’ha trovata Google un paio di giorni fa. È carina. Sembrava appropriata.
- Smettila di parlare del tuo ragazzo nerd perfetto! - lo rimproverò Safari, tirandogli quella che sembrò una borsettaia da manuale addosso, - Lì dentro Foxie sta soffrendo!
Le loro voci giungevano ovattate e fastidiose dal pianerottolo. Firefox avrebbe voluto poterli buttare tutti e tre giù per la tromba delle scale senza per questo doversi alzare, ma si rendeva conto da solo dell’impossibilità del tutto, perciò si limitò ad incassare la testa fra le spalle, sperando che questo bastasse a smettere di sentirli. Non bastò, naturalmente.
- Foxie, - riprese lo stesso Opera poco dopo, - avanti, aprici. Non puoi restare chiuso lì dentro per sempre. Sono dei giorni che non metti il naso fuori di casa! Andrai in depressione. Ti sei almeno lavato oggi?
- Corro sicuramente meno rischi stando qui che ad uscire con voi e tornare a casa con qualche brutta malattia sessuale. - rispose lui, aggrottando le sopracciglia, - O con un portafoglio in meno! - aggiunse ad alta voce, per essere sicuro che Safari lo sentisse.
- Questo è un colpo basso. - rispose quello infatti, - E comunque tu a casa ci sei tornato col portafoglio bene in tasca, è dopo che te l’ha rubato!
- Non puoi saperlo con certezza! - sbottò lui, scattando in piedi ed agitando inutilmente un pugno rabbioso in direzione della porta.
- Ma è una questione logica, Foxie! - insisté Safari, - Pensi che sarebbe venuto fino a casa con te e si sarebbe fatto scopare col rischio di farsi scoprire, se ti avesse già sfilato il portafogli al locale?
- Senti, non lo so e non mi interessa! - sbottò Firefox, tornando a sedersi e riavvolgendosi istantaneamente fra le coperte, - Volete lasciarmi in pace? Vi odio tutti e tre, ecco.
- Oh, che due palle. - sbuffò Chrome, evidentemente stufo di stare alla porta, - Firefox, piantala di menartela. Abbiamo ritrovato il tuo portafoglio.
Firefox drizzò le orecchie, all’erta. Si voltò verso la porta e la scrutò attentamente, come potesse vedervi attraverso, per provare a capire se i suoi cosiddetti amici lo stessero prendendo in giro, cercando di attirarlo di fuori con subdoli stratagemmi, o se fossero sinceri.
Alla fine, si alzò in piedi, e trascinandosi appresso tutte le coperte che componevano il suo bozzolo eterno si avvicinò alla porta, schiudendola per guardare all’esterno. La ricevette sul naso quando Safari approfittò di questo suo evidente momento di debolezza per spalancarla con una manata brusca.
- Ahi! - si lagnò Firefox, indietreggiando con le mani a coppa sul viso, mentre Safari, Opera e Chrome invadevano casa sua, chi - Opera - dirigendosi speditamente verso le finestre per spalancarle, chi - Safari - passandogli accanto per strappargli le coperte di dosso e chi - Chrome - fermandosi esattamente davanti a lui, la mano bene aperta ed il portafoglio a campeggiare sul palmo, uguale a com’era l’ultima volta che Firefox l’aveva visto. - È lui! - strillò, afferrandolo con entrambe le mani e stringendolo al petto con aria perfino materna, - Dov’era?
- Al locale. - rispose Chrome, scrollando le spalle, - Sul divano dove eravamo seduti quella sera.
Firefox annuì, aprendo il portafoglio e constatando con tristezza (ma non con stupore) che era stato ripulito da tutto il suo contenuto.
- E… lui c’era? - chiese con finta distrazione, richiudendolo e mettendoselo in tasca. Chrome lanciò un’occhiata a Safari, che gliela ricambiò con orrore, come a chiedergli se fosse pazzo a rivolgersi a lui per una soluzione, e poi si voltò verso Opera, il quale sospirò, sistemò il dolcevita color madreperla attorno al collo come gli si fosse improvvisamente ristretto attorno al collo e quindi si avvicinò a Firefox, rovistando all’interno della tasca posteriore dei jeans e tirandone fuori un foglietto piegato in quattro che si rigirò per qualche secondo fra le dita, prima di porgerglielo.
- Avevamo pensato di non dartelo, visto quanto ti ha preso male tutta questa storia, - cominciò, alludendo con un gesto della mano libera alla situazione generale in cui verteva il suo appartamento ed anche la sua persona, - ma l’unica cosa che abbiamo trovato nel portafoglio quando l’abbiamo controllato è stata questa.
Firefox allungò un paio di dita tremanti verso il foglietto. Guardando Opera con evidente sconcerto, lo prese, lo spiegò e lo lesse. Sulla superficie a quadretti un po’ sbiaditi, come fossero stati rubati alle pagine di un vecchio quaderno di scuola, c’era solo un indirizzo.
*Explorer lo guardò con occhi enormi e colmi di terrore, al punto che Firefox se ne sentì quasi indispettito.
- Non fare quella faccia. - gli disse, inarcando un sopracciglio, - Me l’hai lasciato tu il biglietto nel portafoglio, no?
Explorer sussultò, stringendo convulsamente la presa sulla maniglia della porta prima di scattare in avanti ed uscire con lui sul pianerottolo, chiudendosela alle spalle.
- No, è che… - balbettò, afferrandolo per un braccio e trascinandolo lungo il selciato fino al marciapiedi, - Non me l’aspettavo. Non credevo che saresti venuto.
- Non avrei dovuto? - chiese Firefox, burbero, liberandosi delle sue mani con uno strattone deciso, - Mi rubi il portafoglio, poi me lo fai ritrovare tenendoti tutto quello che c’è dentro e ci lasci un biglietto con l’indirizzo di casa tua, e non ti aspetti che io venga a battere cassa? Lo sai che fra le cose che mi hai rubato c’è anche la tessera coi punti di Blockbuster? Era quasi completa!
Gli occhi di Explorer si illuminarono d’improvviso, mentre la sua espressione si faceva se possibile perfino più contrita ed agitata.
- Aspetta qui. - mormorò confusamente, dandogli le spalle e correndo in casa. Ne riemerse pochi minuti dopo, stringendo fra le mani un sacchettino di plastica ripiegato. - Qui ci sono tutte le tue cose. - disse porgendoglielo, lo sguardo basso e le spalle molli, - Non volevo crearti dei fastidi, è solo che non sapevo come rivederti. Sono andato nel panico e ho fatto la prima cosa che mi è passata per la testa.
Firefox arrossì, ritraendosi appena e stringendo il sacchetto in un pugno.
- …avresti potuto chiedermelo. - rispose, distogliendo lo sguardo e grattandosi nervosamente la nuca.
Explorer annuì, deglutendo a fatica.
- Mi vergognavo da morire. - si giustificò, facendosi così piccolo da dare l’idea di dover scomparire da un momento all’altro.
Firefox sospirò, passandosi una mano sugli occhi.
- Senti, perché non mi fai entrare in casa? - propose conciliante, - Ne parliamo un po’, magari.
Explorer risollevò immediatamente lo sguardo, arrossendo vistosamente.
- Non posso. - rispose dopo una breve esitazione, - Ci sono i miei in casa.
- Vivi ancora coi tuoi? - gli chiese lui, inarcando un sopracciglio, - Sono cose che mi aspetto da un buono a niente come Safari, ma tu mi eri sembrato-
- Ho sedici anni. - lo interruppe immediatamente lui, tornando a guardare la ghiaia sul selciato come fosse la cosa più interessante e consolatoria del mondo.
- …come scusa? - boccheggiò Firefox, gli occhi spalancati sul vuoto e l’eco delle sirene della polizia già nella testa. Sarebbe stato denunciato per pedofilia e molestie sessuali, arrestato, condannato e poi lapidato sulla pubblica piazza. Almeno, si consolò cercando una via di fuga fra tutti i pensieri che gli si affastellavano in mente rendendolo più confuso di quanto già di solito non fosse, non sarebbe morto vergine.
- Ho sedici anni. - ripeté Explorer, dal canto proprio evidentemente intenzionato, seppure in maniera inconscia, a non dargli scampo neanche per umana pietà. - Scusami, non sapevo come dirtelo, volevo… volevo solo… - si mordicchiò il labbro inferiore, stropicciando l’orlo della maglietta che indossava fra le dita, - Tutti i miei amici l’hanno già fatto e non facevano altro che prendermi in giro, volevo solo provare a vedere com’era. Perciò quando quel tipo strano mi ha proposto quella cosa ho deciso di stare al gioco, anche se avevo paura, ma tu sei stato così carino con me che io… - sollevò nuovamente lo sguardo, solo per un secondo, arrossendo ancora di più e rassegnandosi ad abbassarlo ancora, - Mi sei piaciuto tanto ma non sapevo come dirti che ti avevo detto un sacco di balle, perciò ho fatto la prima cosa che mi è passata per la testa. Mi dispiace, davvero. - sospirò, - Spero che la raccolta punti di Blockbuster non sia scaduta, nel mentre.
Firefox rise appena, scuotendo il capo e sospirando ancora, stavolta di sollievo.
- Dovrei avere ancora qualche giorno a disposizione. - rispose, stringendosi nelle spalle, - Ma dovrò noleggiare un bel po’ di film, se voglio vincere. - Explorer annuì, tenendo ancora lo sguardo basso e non dando alcun segno di aver capito l’allusione. Firefox sorrise ancora, più sinceramente, lanciandogli un’occhiata divertita mentre lo spingeva a sollevare gli occhi nei suoi. - Vuoi vederli con me? - chiese quindi.
Il volto di Explorer tornò a illuminarsi, e sulle sue labbra piene si aprì un sorriso dolcissimo.
- Entro, saluto mamma e papà e sono subito da te! - disse con entusiasmo, avviandosi lungo il vialetto per poi fermarsi dubbioso a metà percorso e voltarsi indietro a guardarlo. - Ma dovrai riportarmi a casa per le otto. - precisò annuendo, - Quando sono rimasto da te a dormire papà mi ha quasi spezzato l’osso del collo. - concluse, riprendendo a trotterellare felicemente e scomparendo in casa pochi secondi dopo.
Firefox rimase lì, sorridendo, incerto fra il desiderio di fuggire in Alaska e quello di restare esattamente dove si trovava. Di una sola cosa era certo: Opera, Safari e Chrome non avrebbero più smesso di prenderlo per il culo.

originale, autore: lisachan

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