[Originale] Oltre gli alberi della Foresta

May 05, 2010 21:48

Titolo: Oltre gli alberi della Foresta
Autrice: p_will
Fandom: Originale > pseudo!fantasy
Rating: NC17
Conteggio parole: 1703 (FDP)
Avvertimenti: unbetaed, porn, TENTACLE RAPE omgwtfbbq.
Disclaimer: Tutto mio (con nomi presi da generatori online a casaccio). Pure la cosa tentacolare. La tengo in un vaso in giardino e ci parlo quando innaffio le piante.
Note: LOL WHAT. Qualcuno giù a anonfic_ita aveva chiesto Potrei avere un tentacle porn, per favore? *sbatte gli occhietti* Può essere het, slash, fslash, qualsiasi cosa, basta che ci siano i tentacoli! :D ( qui) e chi sono io per dire di no ad un po' di tentacoli? NESSUNO, ECCO. O forse era la febbre a parlare, non saprei.

Com’era blu il cielo, quel giorno, immacolato e brillante come i laghi delle Montagne Innevate che aveva attraversato per arrivare alla Foresta. Era veramente blu, e non c’era nemmeno una nuvola. Therryl era contenta che fosse così gradevole, poiché per come si stavano mettendo le cose non avrebbe potuto guardare altro per un bel po’ di tempo.

Voltò il capo e mosse sperimentalmente un polso, bloccato, senza risultati. La… cosa non si era nemmeno mossa. Tornò a guardare verso l’alto con un sospiro.

La Chiromante aveva parlato di un pedaggio per entrare nella Foresta, ma non aveva specificato una cosa del genere. Dannata Chiromante. Sarebbe tornata indietro a farsi ridare le dieci - dieci! - monete… appena si fosse liberata. Se la cosa non l’avesse ridotta a brandelli prima, scenario che riusciva ad immaginare con precisione disarmante.

Ma la cosa - non sembrava un animale, ma d’altra parte le piante non attaccano i viandanti all’improvviso per legarli a terra con i loro tentacoli, no? - non pareva avere intenti omicidi: per il momento si accontentava di restare ferma sotto la sua schiena, indistinguibile dal muschio e dal terriccio, facendo ondeggiare pigramente un tentacolo davanti ai suoi occhi.

«Se devi mangiarmi,» disse Therryl «Almeno fallo in fretta.»

Il tentacolo si agitò nell’aria, scintillando alla luce del sole, verde chiaro e viscido come quelli che le stavano tenendo inchiodate al terreno braccia e gambe. Aveva provato a dimenarsi, scalciare, fare leva su gomiti, calcagni, spalle, ma nonostante la loro apparenza molliccia avevano resistito meglio dell’acciaio. Therryl si era arresa all’evidenza che non poteva ribellarsi alla cosa, e che se ne sarebbe andata solo quando quella avesse finito di farle qualunque cosa avesse in mente (non sapeva neppure se fosse senziente, dannazione).

Quando l’appendice si mosse verso la sua faccia serrò gli occhi con una smorfia, aspettandosi gelo viscido prima di una morte violenta per avvelenamento o soffocamento o… carezza? Aprì cautamente un occhio, e che ci credesse o no il tentacolo le stava accarezzando delicatamente una guancia, spostandole i capelli rossi dalla fronte dopo un colpetto che, fosse stato opera di un umano, avrebbe definito rassicurante. E non c’era solo quello di strano, ma anche che la cosa si era rivelata tiepida invece che fredda, e non viscida ma morbida e umida come una… come una lingua.

Allora vuole veramente mangiarmi, pensò Therryl.

Il tentacolo si sollevò e Therryl chiuse di nuovo gli occhi, come per bloccare quello che sarebbe arrivato poi. Li riaprì subito con un verso scandalizzato appena lo sentì intrufolarsi sotto il suo rigido corpetto per slacciarlo e aprirlo, mettendo in mostra la sua canotta scura. Magari non voleva masticare qualcosa di così duro, ma che razza di creatura era una che si metteva a spogliare le vittime? Non sembrava neppure tanto interessata a spogliare quanto a tastare e saggiare la consistenza della preda.

Therryl si mosse contro i suoi “legacci”, cercando di allontanarsi da quel tocco che si stava lentamente facendo così strano, ma il tentacolo sembrò solo ringalluzzirsi del suo disagio e si infilò sotto la stoffa, sollevando l’orlo della canotta e tirandolo su, insieme alla fascia che le sosteneva il petto, fino a lasciarli arrotolati attorno alla sua gola. L’aria fresca le raggiunse la pelle, facendola rabbrividire appena, e il tentacolo guizzò deliziato prima di avventarsi, letteralmente, sul suo seno.

Lanciando un grido sorpreso, Therryl sbarrò gli occhi e impallidì, cominciando a farsi un’idea su che tipo di cosa fosse poi quella…

Il colore s’impadronì presto delle sue guance mentre l’appendice della cosa le tracciava il contorno di un seno, insistente, prima uno e poi l’altro e ancora a seguire, spingendoli uno contro l’altro come aveva sempre sentito raccontare le ragazze del villaggio, tra risolini stupidi, quando parlavano delle gesta amorose dei loro compagni. Quando poi il tentacolo si avvolse attorno ad un capezzolo, una morsa calda e umida che lo stimolava senza sosta, Therryl s’irrigidì e tornò a lottare contro la sua prigionia, cercando di fuggire dalla tremenda creatura e dal corpo traditore che reagiva così prontamente a sensazioni così nuove.

Come divertito dai suoi inutili sforzi, il tentacolo tirava e stuzzicava con rinnovato vigore i suoi capezzoli, ormai turgidi e tesi nell’aria della Foresta, e i seni, i fianchi, la pancia… sembrava essere ovunque sul suo torso quando si accorse, con una punta di panico, che non era più un’unica appendice, ma due, tre, tante che spuntavano dalla cosa sotto di lei come fili d’erba e ad ogni suo scossone si facevano più audaci.

Finché due dei più sottili non si avventurarono verso i suoi pantaloni, slacciando la cintura e tirandoli via, lasciandola con le gambe imprigionate nella stoffa e semi-svestita sul suolo della Foresta, disarmata e impotente.

Non passava mai nessuno di lì, lo sapeva; la Foresta era un luogo oscuro e pericoloso dove pochi si addentravano, e non aveva visto nessuno entrare prima o dopo di lei. Nessuno sarebbe arrivato a salvarla e lei sarebbe rimasta lì, a subire la lenta tortura della cosa.

Ma non significava che si sarebbe data per vinta.

«Aiut-mmmh» il suo urlo fu soffocato da un piccolo tentacolo, che le tappò a tradimento la bocca. Sapeva di terra e di dolciastro, un aroma che sembrava quasi naturale ma no, non del tutto, perché era così intenso da farle girare la testa. Il tentacolo le accarezzò la lingua, e Therryl si accorse con orrore che pulsava quietamente.

Intanto, altri tentacoli stavano strisciando lungo i suoi fianchi, giocando con il suo ombelico e sfiorando la lieve peluria al di sotto, lenti ma inesorabili. Per un momento pensò che si stessero allontanando, quando proseguirono per le sue cosce, ma capì presto che le stavano solo allargando le gambe e avvolgendole in una stretta invincibile mentre la morsa alle sue caviglie si allentava per liberarle i piedi e toglierle del tutto i pantaloni; privata anche di quell’indumento - che, forse stupidamente, aveva continuato a darle un barlume di normalità e sicurezza -, lasciò senza resistere che i tentacoli le piegassero le ginocchia verso il petto, restando totalmente nuda ed esposta.

L’aria era uno shock sulla sua pelle, ma mai quanto la sensazione del primo tentacolo che la sfiorava tra le gambe. Nessun uomo l’aveva mai vista, toccata, violata, come stava facendo ora quella cosa. Strinse ancora gli occhi e cercò di nascondere il viso contro la spalla, regolare la respirazione, calmarsi come le avevano insegnato a fare durante gli allenamenti… tutto inutile. Un tentacolo si strofinò sulla sua intimità, e Therryl inarcò la schiena contro l’incredibile sensazione, le guance scarlatte, gli occhi lucidi e il sospiro pesante, che sarebbe venuto fuori in gemiti e sospiri non avesse avuto la bocca piena. Altri tentacoli andarono ad unirsi a quell’unico, mente i primi non smettevano di tormentarla in ogni altra parte del corpo.

Uno le accarezzava le cosce, uno le scivolava pigramente tra le natiche, uno le dava i brividi continuando a sfregare in cerchi serrati, e un altro ancora la studiava con tocchi attenti, prima di entrarle dentro e strapparle un verso strozzato. Si ritrasse un poco e rientrò, e ancora avanti e indietro e avanti, mentre a lui si univano gli altri riempiendola di umido calore pulsante.

Therryl gemeva, si contorceva contro tentacoli che la tenevano ferma senza darle la possibilità di fuggire o anche solo aggrapparsi a qualcosa per far fronte a tutte quelle sensazioni che non sapeva gestire, così potenti e troppe, non riusciva a riprendere fiato e intanto le estremità in lei si muovevano sempre più veloci, impietose. Quello nella sua bocca le stava riservando lo stesso trattamento, entrando e uscendo dalle sue labbra gonfie e lucide di saliva e chissà cos’altro, e gli altri non davano pace né ai suoi seni né al suo fondoschiena, separandole le natiche e violandola anche lì come se volessero riempirla completamente.

Era ormai sull’orlo delle lacrime, per l’impotenza, l’umiliazione, il piacere violento che non riusciva a non provare e l’eccesso di stimoli, quando la cosa le allargò le gambe ancora di più e spinse in lei in profondità, mandandole una scossa lungo tutto il corpo, una scarica di estasi che le mozzò il respiro e le fece vedere lampi bianchi davanti agli occhi.

Passò qualche secondo, un minuto, forse un’ora, prima che potesse tornare a respirare normalmente. Quando tornò in sé e provò a muoversi scoprì di poterlo fare, seppur indolenzita e tremante. Si strinse le mani al petto, sfregandosi prima un polso poi l’altro per alleviare i crampi e, stupidamente, per coprirsi almeno un po’, e vide che alcuni tentacoli della creatura si stavano ritirando mentre altri - non poteva crederci - le stavano porgendo i vestiti. Timidamente, quasi. Si abbassò la canotta, lisciandola, e con mani incerte prese i pantaloni e li indossò, restando seduta.

Al momento di mettersi in piedi trovò che muscoli che non aveva mai saputo di avere le tiravano dolorosamente - per non parlare di… altri punti doloranti -, e che le sue gambe non erano poi così salde, ma un ultimo tentacolo si affrettò ad avvolgersi attorno alla sua mano per sorreggerla. Therryl si allontanò di scatto e solo quando fu ad un buon paio di metri di distanza si voltò a guardare. Il tentacolo si agitò un attimo - salutando, comprese - e infine si ritirò anche lui e sparì. Restò ad osservare la cosa muoversi ancora un po’ e poi tornare immobile, per nulla distinguibile da un pezzo di terra.

Raccolse rapidamente le scarpe e tornò, a piccoli passi, al punto doveva aveva lasciato il suo cavallo Iruph. La bestia la guardò con i suoi occhi curiosi buttare le scarpe a terra e sistemarsi i vestiti con gesti rigidi, e sbuffò. Therryl lo accarezzò sulle orecchie. «Questa foresta è… strana.»

Senza aggiungere altro si buttò all’indietro, su una macchia d’erba morbida, con il corpetto che le penzolava ai lati del petto e i capelli sparsi a terra in una corona di raggi infuocati. Respirò, lentamente, e si immerse nei suoni del bosco e nei suoi odori e nella sua calma, mentre il suo corpo si rilassava e prendeva atto di tutto quello che era accaduto. Non avrebbe mai potuto dirlo ad alta voce, o pensarlo senza arrossire ferocemente, ma sotto l’umiliazione e la paura quello che aveva provato l’aveva lasciata scossa in un modo non del tutto spiacevole.

Sospirò, e alzò gli occhi alla volta della Foresta. Com’era blu, il cielo…

autore: p_will, originale

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