Fandom: Harry Potter
Pairing: Albus Severus/Scorpius
Rating: hard R
Parole: 1800 giuste (e se questa non è classe, signori...)
Genere: fluff, slash
Avvertimenti: Uomini che fanno le cose sconce (anche se non descritte nei minimi particolari), gay marriage e grave eccesso di glucosio.
Disclaimer: Se qualcuno ancora crede che io sia la proprietaria del mondo di Harry Potter è un povero fesso, e se pensate che qualcuno potrebbe pagare per leggere ‘ste cagate siete fessi due volte.
Note: La storia che segue fa parte del mio “Dracoverse” e vede come protagonisti gli Albus e Scorpius che ho immaginato per la storia “Mici si kartofi”. Siccome sono pigra copio lo stesso breve schema riassuntivo della fic della settimana scorsa.
In questa versione dei fatti Albus Severus Potter e Scorpius Malfoy si sono conosciuti a Hogwarts e si sono felicemente fidanzati, andando poi a convivere in Romania. Lì Albus si occupa di draghi, seguendo le orme dello zio Charlie, mentre Scorpius, che è un geniaccio, continua i suoi studi e le sue ricerche, incentrate per lo più sul campo dell’Astronomia. Siccome sono due maledetti figli di papà, non vivono in un appartamentino di trenta metri quadrati coi muri sgarrupati, ma in una bella villetta indipendente dotata di un piccolo giardino interno in cui Albus tiene qualche animaletto domestico (strano, per carità, ma è uno zoofilo…).
La storia è ambientata nel 2035, quando i pargoli hanno ormai 29 anni.
Scritta per la seconda settimana del Fluffathlon di
fanfic_italia e per il prompt 007. Giorni di
fanfic100_ita.
LA VITA MONOTONA DI UN UOMO MONOTONO
Albus si sveglia ogni mattina alle cinque e mezza. Potrebbe svegliarsi più tardi, aspettare le sei, che tanto per vestirsi e fare colazione basta mezz’ora e i draghi non scapperanno mica se ritarda di un minuto; ma ha fatto una scelta, anni prima, e questa gli impone la quotidiana levataccia. Scorpius tuttavia è convinto che la cosa non gli dia poi molto fastidio. Sarà che a svegliarlo è lui, ogni mattina, scivolando sotto le coperte del loro letto dopo aver osservato il cielo e aver preso appunti tutta notte, e che aprire gli occhi è più dolce quando hai un petto caldo che ti preme contro la schiena e una mano infilata ad arte nelle mutande.
Fanno l’amore tutte le mattine, quando albeggia appena e il mondo fuori dorme profondamente. Albus ha il viso ancora morbido e segnato dal cuscino, Scorpius ha gli occhi stanchi e la testa che un po’ gli pesa per la lunga veglia; eppure non può svegliarlo con un bacio senza mettergli le mani addosso e, quando Albus si gira nel suo abbraccio e si incolla alle sue labbra, finiscono automaticamente a farlo, senza bisogno che nessuno dei due dica una parola. Non parlano quasi mai al mattino, in verità. Si amano in silenzio, respirandosi addosso e muovendosi il meno possibile, visto che entrambi hanno le membra impacciate per il sonno e la mente poco lucida. È un bel modo di svegliarsi completamente, per Albus: avverte la mano di Scorpius strappargli l’ossigeno insieme all’orgasmo e giace per qualche minuto boccheggiante, sbattendo gli occhi fissi sul soffitto e stringendosi addosso il corpo del compagno, che si fa sempre più pesante. Scorpius lo sente scivolare fuori dal letto con cautela, per non rischiare di ridestarlo dallo stato di dormiveglia in cui è sprofondato, e chiudersi in bagno. Spesso ricorda il bacio che Albus gli ha posato sulla tempia prima di uscire, ma non sempre gli riesce di restare sveglio tanto a lungo.
Quando si sveglia di solito è l’una passata e Scorpius coniuga con piacere la colazione al pranzo. È un amante della tradizione da sempre ed un abitudinario, quindi mangia ancora, dopo undici anni di permanenza in terra rumena, ciò che prendeva a Hogwarts all’età di undici anni: pane tostato con burro salato e marmellata di arance, spremuta d’arancia fresca, cereali col latte, tè caldo. E poi inizia il brunch vero e proprio: salsicce, pancetta e fagioli in salsa, con un po’ d’insalata mista a far da contorno. Quando finisce ha già letto i giornali recapitati appositamente fin lì dall’Inghilterra, ha lo stomaco pieno e l’umore è ottimo, l’ideale per mettersi a lavorare sugli appunti notturni. Dà da mangiare agli animali di Albus in cortile e risponde velocemente a un paio di missive portate dal suo gufo quella mattina, poi si ritira nel suo studio.
Siede alla scrivania con a portata di mano la fida tazza di tè e inizia a copiare e confrontare le proprie osservazioni. Il suo è un lavoro da topo di biblioteca, come ogni tanto gli fa notare Albus, e se non fosse per lui che di tanto in tanto lo trascina fuori di casa forse assumerebbe davvero quel colorito verdognolo che il compagno gli prospetta scherzosamente. Ciononostante a Scorpius è sempre piaciuta così, la vita: sommersa tra i libri e le scartoffie. Consulta uno dei suoi preziosissimi tomi, riempie di calcoli e disegnini un foglio di pergamena e va a ripescare i propri quaderni di appunti, sfogliandoli febbrilmente alla ricerca di questa o quella minima annotazione, così piccola e insignificante che solo lui sarebbe in grado di ritrovarla in mezzo a tutto il resto. È un lavoro lungo, da certosino, che ha poco a che fare con gli incantesimi ma che, a guardarlo dall’interno, è intriso di potere e di congiunzioni magiche oscure ai più. Scorpius, durante il lento scorrere delle ore pomeridiane, viene assorbito in questo mondo sospeso tra gli astri e perde la coscienza dello scorrere del tempo, scandito soltanto dal progressivo svuotarsi della tazza di tè che rimane, però, sempre piena.
Viene riportato alla realtà dalla porta d’ingresso della villetta che si chiude. Scorpius sorride e sa che sono le cinque. Poco dopo qualcuno entra nello studio e l’unica persona che oserebbe mai varcare quella soglia senza prima bussare si ferma alle sue spalle. Scorpius non alza nemmeno la testa dalle sue carte quando Albus si china e gli dà un bacio sulla guancia. Sente il materiale rigido della divisa da domatore di draghi premergli contro la schiena e il suo odore un po’ salato dopo un’intera giornata di lavoro avvolgerlo in un modo che sa di famiglia. Albus resta lì abbracciato alle sue spalle, paziente, aspettando che la piuma arrivi in fondo al paragrafo e smetta di grattare la pergamena.
“Tutto bene?” domanda allora Scorpius, posando la penna sul tavolo e togliendosi gli occhiali.
“Sì.”
Scorpius volta finalmente la testa quanto basta a baciarlo.
“Il lavoro? Tutto bene?”
Albus ridacchia.
“Sì,” ripete, accarezzandogli il collo. “Vado a lavarmi,” annuncia poi, e Scorpius annuisce, ripiegandosi sulla scrivania. Rilegge ciò che ha scritto, ma la concentrazione se n’è andata con l’arrivo di Albus e Scorpius sfrutta quei minuti per raccogliere i fogli e mettere in ordine prima di interrompersi definitivamente.
Si apposta appena fuori dal bagno poco prima che l’acqua della doccia smetta di scorrere e, quando Albus esce con soltanto un asciugamano in testa, gli salta addosso. Gli ha teso un vero e proprio agguato, lasciando la porta della camera da letto aperta con tutta l’intenzione di trascinarcelo dentro. Non che Albus si faccia pregare. Lo spinge sul letto e Albus ci cade sopra con naturalezza. È già nudo e sorridente e Scorpius ha una fitta al cuore e si chiede perché lui, invece, indossi ancora dei vestiti. Le due cose non sono correlate, ma la seconda attira l’attenzione in modo decisamente più convincente e non passa molto tempo prima che i suoi indumenti formino un mucchietto sul pavimento e lui si lanci sul compagno, affogando nelle sue labbra.
Fanno l’amore tutti i giorni all’ora di cena, subito prima o dopo aver finito, quando i morsi della fame sono stati placati e l’entità dei minuti trascorsi a stretto contatto divengono troppi da sopportare. È diventata un’abitudine a cui non riescono più a rinunciare e Scorpius sa che dovrebbero stupirsi di desiderarsi ancora così, dopo quasi dodici anni di convivenza, ma quando le cose sono troppo belle per essere vere è sempre meglio non soffermarsi troppo a pensarci e lui non lo fa. Prende ciò che viene ogni giorno con naturalezza, senza darlo per scontato ma senza mai chiedersi che farebbe se non l’avesse più, e spera ardentemente - e nel suo cuore lo sa - che per Albus valga lo stesso.
Il corpo di Albus è perfetto sotto il suo, un fascio compatto di muscoli che, Scorpius lo ricorda bene, da ragazzo non aveva, e che sono cresciuti sotto le sue mani giorno dopo giorno. Albus scivola all’indietro sulle lenzuola e lo stringe tra le cosce, puntandogli i talloni nel sedere mentre lo bacia con trasporto. Scorpius gli strofina la fronte sul petto, facendo correre la punta della lingua sul suo ventre ad occhi chiusi, guidato dall’esperienza. Sa perfettamente quando sentirà la sua erezione sbattergli contro la guancia e l’accoglie con un mugolio tra le labbra, mentre le mani di Albus si serrano nei suoi capelli con forza che non fa male. Poi c’è solo il suo sapore sulla lingua, i suoi gemiti nelle orecchie e il travolgente senso di perfezione che tutto questo reca con sé e che lo fa venire mentre si tocca a malapena.
Rialza la testa guidato dalle mani di Albus che lo tirano verso l’alto e sollevando le palpebre si trova davanti il suo viso raggiante e stanco. Ha gli occhi accesi di un verde intenso e un reticolo di minuscole rughe d’espressione ne segnano gli angoli, rendendoli, per qualche inspiegabile ragione, ancora più belli ed espressivi. È bellissimo e giusto ogni dannato giorno della sua vita, che scorre sempre uguale e semplicemente perfetta, e Scorpius perde il controllo delle proprie parole nel momento stesso in cui sa di volerle pronunciare.
“Sposami,” sussurra con un filo di voce strozzata dal battito del suo cuore impazzito.
L’ha detto di getto, ma non ci ha mai creduto tanto. È strano chiederglielo così, in un giorno qualsiasi, senza essersi preparato e senza averci pensato per bene, lui che si è sempre detto che non avrebbe mai fatto una cosa tanto eclatante quanto sposarsi, perché per stare con Albus non ne aveva affatto bisogno. Eppure anche la camera da letto gli pare più bella ora che l’ha detto. Sarà il sole che la illumina con la tonalità aranciata del tardo pomeriggio, o il sorriso incredulo che lentamente sta cancellando l’espressione sorpresa e spiazzata sul viso di Albus. Scorpius non ne ha idea, ma se avesse saputo che questi sarebbero stati gli effetti l’avrebbe fatto prima. Poi Albus lo bacia e non c’è più bisogno di parlare.
Mangiano a letto, come accade ogni volta che fanno l’amore prima di cena, e indugiano finché fuori dalla finestra il cielo è ormai scuro e trapuntato di stelle.
“Devi andare di sopra…” sussurra Albus contro la sua spalla, stringendolo tra le braccia suo malgrado.
Scorpius e Albus si salutano ogni notte alle nove, quando il primo si ritira nella torretta col suo cannocchiale ed il secondo fa il giro delle creature che alleva a casa, apprestandosi ad andare a dormire. Oggi è un po’ più tardi del solito e Scorpius ha poca voglia di alzarsi, ma i suoi studi non gli permettono di trascurare nemmeno un giorno di osservazioni: nel giro di qualche notte gli astri non si troveranno più nella medesima posizione e tutto il suo lavoro sarà stato vano.
“Lo so…” mugugna quindi, baciando i suoi capelli ribelli.
Si alza strappandosi al suo abbraccio quasi a forza, lottando contro se stesso, e si riveste di malavoglia, cercando di concentrarsi su ciò che deve fare.
“Faccio il giro e vado a dormire,” gli mormora nell’orecchio Albus, che si è alzato al suo seguito.
“Ok. Buonanotte.”
Un bacio aiuta ad affrontare una notte di lavoro, insieme a un buon tè forte, un po’ amaro. Quando accosta l’occhio al cannocchiale e mette a fuoco gli oggetti delle sue osservazioni Scorpius sente il tumulto delle emozioni rilassarsi piano, lasciandogli la mente sgombra, lucida e attenta. Solo ogni tanto, col passare delle ore, Scorpius osserva il cammino della luna nel cielo e, senza motivo alcuno, sorride tra sé.
Albus si sveglia ogni mattina da undici anni a questa parte alle cinque e mezza, quando Scorpius scivola sotto le coperte al suo fianco e lo stringe tra le braccia, baciandogli la nuca e sussurrandogli un “Buongiorno” all’orecchio. Se tutto andrà bene, lo dovrà fare per un’altra settantina d’anni.