Titolo: Malato di gelosia
Rating: Verde
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life
Personaggi: Camiel van Hofwegen, Iewe Deijerinck
Wordcount: 1898 (
fiumidiparole)
Prompt: 10 Emotions / 004. Gelosia @
casti_puriNote: accenni Het, Shonen-ai.
Qui per maggiori informazioni sul pairing.
«Mi scusi, signor Deijerinck...».
Iewe si volse e si trovò a guardare due ragazze dall'aria familiare. Gli occorse un secondo per fare mente locale e ricordarsi che erano in vacanza con le loro famiglie ed alloggiavano presso il suo agriturismo.
«Avete bisogno di qualcosa, ragazze?» domandò in tono cordiale.
La ragazza che gli aveva rivolto la parola - bionda con i riccioli - gli sorrise leziosamente.
«Volevamo andare a cavallo, però non conosciamo bene la zona...» disse.
«Ci chiedevamo se lei potesse accompagnarci a fare una passeggiata a cavallo, signor Deijerinck» intervenne l'altra - con i capelli color sabbia tagliati cortissimi come gli uomini - in tono ben più concitato.
Camiel van Hofwegen, in sella al suo cavallo, stava facendo una passeggiata per il giardino sul retro dell'agriturismo che gestiva assieme al suo convivente, amico e amante Iewe Deijerinck, che attualmente era appoggiato contro la staccionata che separava la parte del cortile dell'agriturismo in cui solitamente si tenevano le lezioni di equitazione dal resto del giardino e lo seguiva da lontano.
Era un'afosa giornata estiva ed i clienti dell'agriturismo erano tutti fuori, chi per fare una passeggiata tra i boschi, chi per ammirare la bellezza della campagna, chi per altri motivi ancora, per cui loro due potevano concedersi un po' di meritato riposo. Del resto, era meglio approfittare di ogni momento che avevano per staccare un po' dal lavoro: in estate l'agriturismo si riempiva di persone ed era quasi impossibile trovare un attimo di pace, dato che tanti ospiti si recavano lì con l'intenzione di andare a cavallo anche se non ne avevano mai visto uno in vita loro che non fosse giocattolo. Così, spesso e volentieri sia Camiel che Iewe si improvvisavano istruttori di equitazione e provvedevano ad insegnare i rudimenti della disciplina a quei clienti che insistevano per andare a cavallo attraverso le enormi distese di prati - anche se tanti dopo i primi fallimentari tentativi avevano cambiato idea al riguardo.
La calura opprimente di quella giornata era la stessa dovunque andassero, sia al chiuso sia all'aperto. Non c'era modo di sfuggirle.
Camiel staccò la mano sinistra dalle briglie e la inserì tra i capelli castano chiaro, ravviandoli: stava sudando al punto che i ciuffi della chioma gli si erano incollati alla pelle.
«Che caldo...» sbuffò in un soffio stanco, rivolgendo gli occhi verde chiaro verso Iewe: quest'ultimo indossava una t-shirt bianca ed un paio di bermuda color sabbia. Le gambe toniche erano in mostra, dato che i bermuda erano particolarmente corti. La t-shirt era incollata al suo petto dalla quantità impressionante di sudore che gli ricopriva la pelle.
Iewe soffriva enormemente il caldo. Non gli ci voleva niente per iniziare a sudare come se fosse nel bel mezzo di una maratona.
I capelli biondi erano stranamente in ordine considerato che vi aveva infilato le mani per pettinarli un po' all'indietro come minimo una ventina di volte.
Gli occhiali da vista che indossava gli scivolavano spesso fin sulla punta del naso a causa della patina di sudore, ma non poteva toglierli date le sue gravi carenze visive: a causa di un incidente avvenuto nel periodo dell'adolescenza era diventato fortemente presbiope e con gli anni era andata formandosi anche una forma sempre più pesante di miopia.
Con l'incidente si era procurato una forma di eterocromia settoriale nell'occhio sinistro, dove si era formata una chiazza color ruggine sull'iride blu, un'imperfezione che Camiel con il tempo aveva imparato ad apprezzare. Dava un tocco di originalità ai suoi sguardi.
Il Deijerinck teneva stretta in una mano una bottiglia scura che il van Hofwegen - nonostante la grande distanza che li separava - non faticò affatto ad individuare e riconoscere come una bottiglia di birra. Non gli occorse neppure molta fantasia, dato che Iewe tracannava birra praticamente sempre. Per lui era indispensabile quasi alla stessa stregua dell'acqua.
Il biondo era meraviglioso anche da sudato - anzi, forse lo era proprio per quello: gli abiti appiccicati addosso mettevano in risalto il suo fisico virile ed allenato.
Camiel stirò le labbra in un sorrisetto dolce mentre distoglieva lo sguardo dal compagno e riportava la propria attenzione al proprio cavallo e a quello che stava facendo.
Mentre incitava la cavalcatura a procedere al trotto, non riusciva a non pensare a quanto gli dispiaceva che il compagno non avesse deciso di passeggiare assieme a lui.
Sapeva bene quanto gli piacesse andare a cavallo e, nel momento in cui aveva deciso di andare a prendere il suo destriero nelle stalle e gli aveva domandato se aveva voglia di accompagnarlo, si era meravigliato del suo rifiuto. Aveva sperato di poter fare un giro assieme a lui, un po' in disparte. Qualche momento di romanticismo non gli sarebbe dispiaciuto per niente al di fuori delle poche ore che trascorrevano svegli in casa, prima di andare a dormire.
«Con quest'afa e non avrà voglia di montare in sella... un po' lo capisco, anche se è piacevole, il cavallo è caldo...» commentò tra sé.
Girovagò per il giardino deserto assieme al suo destriero a lungo, ignorando deliberatamente la calura ed il sudore che gli si stava accumulando addosso.
Iewe, dalla staccionata, lo osservava senza perderlo un momento di vista: Camiel aveva qualcosa di intrigante quando cavalcava. La postura e l'atteggiamento gli ricordavano quello tenuto dai cavalieri medievali, fieri del loro rango sociale e di ciò che rappresentavano per le loro famiglie.
Era affascinante vederlo passeggiare per il giardino dell'agriturismo, un ottimo modo per trascorrere quel momento di pausa durante il lavoro, anche se non aveva la più pallida e remota intenzione di dirglielo. Si sarebbe montato la testa e allora chi sarebbe stato più in grado di sopportarlo...!
Il sudore che imperlava le tempie del Deijerinck era fastidiosissimo, ma ancora di più lo era quello che si trovava sotto il ponte dei suoi occhiali.
Mentre seguiva con lo sguardo il compagno, notò ai margini del suo campo visivo una zona del prato vicino all'estremo angolo della staccionata che si trovava all'ombra di un albero frondoso.
Subito si staccò dalla recinzione e si spostò in fretta verso quella piccola oasi di salvezza. Si addossò contro la traversa con un sospiro di sollievo: anche se faceva comunque molto caldo, l'ombra mitigava leggermente l'afa.
Bevve un altro sorso di birra, guardando di nuovo verso Camiel, che sembrava non essersi accorto del suo cambiamento di posizione.
Fiaccato dalla calura, fece per abbassarsi e sedersi sull'erba, ma la sua attenzione venne attirata da un rumore di passi dietro di sé.
«Mi scusi, signor Deijerinck...».
Iewe si volse e si trovò a guardare due ragazze dall'aria familiare. Gli occorse un secondo per fare mente locale e ricordarsi che erano in vacanza con le loro famiglie ed alloggiavano presso il suo agriturismo.
Il biondo abbassò la bottiglia di birra ed assunse un cipiglio più serio, quello che utilizzava solitamente sul lavoro.
«Avete bisogno di qualcosa, ragazze?» domandò in tono cordiale.
La ragazza che gli aveva rivolto la parola - bionda con i riccioli - gli sorrise leziosamente.
«Volevamo andare a cavallo, però non conosciamo bene la zona...» disse.
«Ci chiedevamo se lei potesse accompagnarci a fare una passeggiata a cavallo, signor Deijerinck» intervenne l'altra - con i capelli color sabbia tagliati cortissimi come gli uomini - in tono ben più concitato.
Da lontano, Camiel si era reso conto che Iewe si era spostato, solo che non lo trovava con gli occhi.
Vagò con lo sguardo lungo la staccionata fino ad incrociare il profilo del compagno in un angolo adombrato. Non ci sarebbe stato niente di strano o niente di cui arrabbiarsi se non avesse visto le due ragazze in piedi vicino a lui.
Quelle due il van Hofwegen se le ricordava bene: le aveva viste gironzolare per l'atrio nei periodi in cui Iewe era di turno alla reception.
Avevano sempre un atteggiamento da ragazzine frivole e curiose ed era palese che fossero invaghite di Iewe - che, a quanto pareva, non si era accorto di niente.
Camiel, nell'osservarle, si sentì rodere dalla gelosia nonostante fosse ben consapevole che Iewe era innamorato di lui. Strinse la presa attorno alle briglie, le nocche bianche per la forza che impresse al gesto.
Doveva allontanarle dal suo fidanzato, altrimenti non sarebbe più stato padrone di se stesso. Come fare per scacciarle? Doveva ancora pensarci. Intanto doveva raggiungerli.
Si guardò attorno in cerca di qualcosa di utile al suo scopo, ma non trovò niente; poi, i suoi occhi caddero sul suo destriero ed un sorrisetto sprezzante e malvagio gli incurvò le labbra.
Si mosse, dirigendo rapidamente il cavallo verso il gruppetto.
«Una passeggiata a cavallo, eh?» disse il Deijerinck, riflettendo. In verità non ne aveva molta voglia, però loro erano clienti e non poteva negarglielo. Era grazie a loro che poteva permettersi di andare al ristorante con il suo ragazzo.
Tracannò l'ennesimo sorso di birra e fece per rispondere alle due, quando si materializzò all'improvviso innanzi a loro un alto profilo in contrasto con il sole.
Il biondo non ebbe il minimo dubbio: era il cavallo di Camiel quello. Perché diavolo l'aveva fatto impennare lì?! Era troppo vicino, poteva essere pericoloso per le due ragazze - e lui ne sapeva qualcosa, dato che parte della vista l'aveva persa in un incidente con un cavallo.
Le due gridarono terrorizzate nel vedere l'equino impennato sulle zampe posteriori così vicino a loro. Si rannicchiarono sul posto, stringendosi l'una all'altra.
Il van Hofwegen fece abbassare di nuovo il cavallo, facendolo tornare con tutte e quattro le zampe per terra.
«Scusatemi, vi siete fatte male?» esclamò il ragazzo smontando dalla sella con un movimento unico, fluido ed elegante. Il sorriso smagliante che rivolse loro solo apparentemente esprimeva un pentimento che Iewe sapeva benissimo non provare veramente. Quando voleva sapeva fingere in modo impeccabile. Era un attore veramente formidabile.
«No...» disse la bionda, fissandolo timorosa.
«Ah, menomale. Oggi i cavalli sono un po' irrequieti» esclamò il castano, ostentando una maschera d'innocenza che funzionava alla perfezione.
«Signor Deijerick, non importa più che ci accompagni» disse la biondina, rivolgendosi a Iewe in tono basso e spaventato.
Assieme alla sua amica si allontanò a passi rapidi, lasciando i due uomini da soli. A quel punto il biondo si rivolse finalmente al castano.
«Si può sapere che cosa ti è preso?!» esclamò, irritato.
«Non ti lascio andare a cavallo con delle smorfiosette!» controbatté stizzito Camiel, fissandolo arrabbiato.
Iewe alzò le braccia al cielo, esasperato.
«Sono due ragazzine, Camiel! E sono clienti» lo rimbeccò il Deijerinck «Non puoi fare così con ogni volta che qualche ragazza o donna mi parla!».
«Quelle si erano innamorate di te!» asserì il van Hofwegen «Non te ne eri ancora accorto?!».
No, non se ne era accorto, ma piuttosto che ammetterlo si sarebbe volentieri ubriacato per poi fare brutalmente del sesso con lui.
«Certo che me ne ero accorto!» mentì in tono indispettito «Ma erano solo delle ragazzine. Non avrai mica paura che ti possa sostituire con loro...?» soggiunse, osservando in volto il suo interlocutore in attesa di una sua risposta.
«Ovviamente no, ma sono geloso comunque!» puntualizzò quest'ultimo in tono sostenuto «Tu sei solo mio!».
Come a rimarcare l'affermazione, Camiel lo afferrò per un polso e lo tirò a sé, congiungendo le proprie labbra con le sue. Iewe inclinò d'istinto la testa di lato per poterlo baciare meglio e spostò parte del proprio peso sul petto del castano, il quale si fletté leggermente all'indietro per il fardello non proprio leggerissimo: il suo compagno, pur facendo molto esercizio fisico, era di corporatura parecchio robusta e pesante.
Quest'ultimo mise una mano dietro la nuca del van Hofwegen e lo costrinse a piegare di più la testa verso l'alto, verso di lui.
Quando si separarono si fissarono per alcuni momenti, in silenzio; dopodiché il Deijerinck emise uno sbuffo stizzito e diede le spalle al compagno, avviandosi verso l'agriturismo.
«Sarà meglio rientrare prima che qualche altro cliente venga a cercarmi, altrimenti potrebbe essere la volta buona che cerchi di ammazz-AH...!».
Iewe inciampò in un paletto della recizione e cadde prono sul prato.
Il castano rise: quando non lavorava era così imbranato! Inciampava e cadeva dovunque.
«Che diavolo c'è da ridere...?» bofonchiò il biondo risentito, alzandosi e pulendosi alla meglio le ginocchia sporche di verde.
«Niente, Iewe. Torna dentro che è meglio...! Io vado a mettere il cavallo nella stalla e ti raggiungo» disse il van Hofwegen mentre, ancora sorridendo, si avviava assieme alla sua cavalcatura verso l'uscita dal recinto, lasciando indietro Iewe da solo a controllare di non essersi sbucciato le ginocchia nella caduta.