Titolo: Divieto dettato dall'affetto... e da una buona dose d'egoismo
Rating: Giallo
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life
Personaggi: Camiel van Hofwegen, Iewe Deijerinck
Wordcount: 1273 (
fiumidiparole)
Prompt: 134. Non puoi farlo! @
500themes_itaNote: Linguaggio, Shonen-ai.
Qui per maggiori informazioni sul pairing.
«Sono inciampato...» esclamò in tono infastidito. Il timbro della sua voce esprimeva compiutamente il fatto che rispondesse non troppo volentieri a quella perplessità, ma Camiel ignorò completamente il messaggio sotteso nel suo modo di parlare ed insistette: «Sei caduto dentro una buca con mezza gamba. Mi spieghi come hai fatto a non vederla?! Per esserci caduto con la gamba doveva essere parecchio grossa...!».
«C'era dell'erba che la copriva! Vuoi farne un caso di stato? È stato un fottuto incidente. Con i problemi di vista che ho è già tanto se vedo cosa c'è sopra un prato... e comunque poteva andarmi peggio. Potevo finirci con tutt'e due le gambe».
«Ancora non riesco a capire come tu abbia fatto a romperti la gamba, Iewe...».
Camiel van Hofwegen, fermo sullo stipite della cucina - che collegava la stanza suddetta con il soggiorno - osservava il coinquilino con le braccia incrociate sul petto. I suoi occhi verde chiaro erano incollati sul corpo del giovane che era seduto sulla poltrona a poca distanza da lui con la gamba sinistra ingessata appoggiata su una sedia. La sua attenzione era attirata in modo particolare dal torace ampio e dalla zona pelvica, messa in evidenza in modo del tutto non intenzionale dal paio di pantaloncini blu acceso aderenti che indossava.
Iewe sollevò gli occhi dal libro che stava placidamente leggendo ed abbassò la bottiglia di birra che stava bevendo in totale tranquillità. L'appoggiò sul tavolinetto di fianco alla sua poltrona e si pettinò all'indietro i capelli biondi.
Il movimento fu meravigliosamente sexy, ma non rientrava assolutamente nelle sue intenzioni.
I suoi occhi eterocromi - il destro interamente blu ed il sinistro affetto da una eterocromia settoriale nell'angolo in alto a sinistra, dove si era formata una permanente macchia color ruggine - erano carichi di innocenza ed in parte anche di colpevolezza. La sua espressione aveva un che di tenero grazie agli occhiali dalle lenti grosse e spesse che portava leggermente abbassati sul ponte del naso, i quali contribuivano anche ad addolcire i tratti decisi e virili del suo viso.
«Sono inciampato...» esclamò in tono infastidito. Il timbro della sua voce esprimeva compiutamente il fatto che rispondesse non troppo volentieri a quella perplessità, ma Camiel ignorò completamente il messaggio sotteso nel suo modo di parlare ed insistette: «Sei caduto dentro una buca con mezza gamba. Mi spieghi come hai fatto a non vederla?! Per esserci caduto con la gamba doveva essere parecchio grossa...!».
«C'era dell'erba che la copriva! Vuoi farne un caso di stato? È stato un fottuto incidente. Con i problemi di vista che ho è già tanto se vedo cosa c'è sopra un prato... e comunque poteva andarmi peggio. Potevo finirci con tutt'e due le gambe» rimbeccò Iewe in tono tagliente, afferrando nuovamente la sua bottiglia di birra e tracannandone il contenuto fino a svuotarla. Gli scocciava sottolineare ogni volta che gli accadeva qualcosa il fatto che la sua vista era ridotta ai ferri corti in parte a causa dell'incidente che gli aveva provocato l'eterocromia settoriale e l'aveva reso fortemente presbiope, in parte perché con il passare del tempo era diventato pure miope, giusto per non farsi mancare niente.
Allontanò il contenitore vuoto dalle labbra e lo scosse, storcendo le labbra in una smorfia delusa.
«Me ne porteresti un'altra?» chiese.
L'altro gli si avvicinò e si sedette sul bracciolo della sua poltrona.
«Non vorrei dirtelo, ma... quella è la terza bottiglia di birra che svuoti da stamattina e non so quale da quando sei fermo a causa della gamba» fece notare Camiel con assoluta tranquillità. Il suo sguardo sereno dava ancora più enfasi alla sua affermazione.
«E allora?» domandò il Deijerinck senza capire dove quel discorso volesse andare a parare.
«E allora l'alcol ti ammazza il fegato, per non parlare del fatto che, e te lo dico seriamente, bere tutta questa birra ti sta facendo ingrassare» replicò il van Hofwegen in tono schietto.
Il suo compagno inarcò le sopracciglia e sgranò gli occhi, colto totalmente alla sprovvista dalla sua osservazione. Dall'espressione pareva aver appena ricevuto un ceffone, ed anche discretamente forte.
«Sono... ingrassato?» ripeté, allibito.
«Sì» asserì Camiel secco, senza il minimo tatto «Sono due settimane che non fai esercizio, cazzo! Niente ginnastica, niente equitazione, nulla. Per di più bevi birra come se fosse acqua. Bere troppo alcol, oltre a far male, fa anche ingrassare, dovresti saperlo. È logico che tu metta su peso con tutti i litri che ti sei tracannato» proseguì, girando ulteriormente il coltello nella piaga. Pareva divertirsi da matti ad offenderlo.
Si alzò in piedi ed afferrò la bottiglia di birra vuota.
«Per questo... niente più birra finché non sarai di nuovo in grado di fare esercizio fisico!» proibì improvvisamente il van Hofwegen, muovendosi poi per andare in cucina.
«C-COSA?! Non puoi farlo! Sono padrone di fare cosa voglio!» protestò Iewe indignato, spostando a terra l'arto ingessato.
Fece pressione sui braccioli della poltrona e si diede la spinta necessaria ad alzarsi in piedi a propria volta.
«Non voglio che il tuo viziaccio di bere ti faccia ingrassare! Sei troppo bello per rovinarti così!» gli rimbeccò Camiel con una voce stranamente frivola, affrettandosi a sparire oltre la soglia della porta della cucina.
Iewe si sentì in un certo senso preso in giro, ma non seppe spiegarsi il motivo vero e proprio di quella sensazione. Quello che sapeva per certo era che non sarebbe mai riuscito a rispettare quel divieto, perché non riusciva a stare per troppo tempo senza bere almeno un bicchierino di birra.
Era una dipendenza di cui era consapevole e alla quale non voleva rinunciare: ormai era una cosa che faceva parte delle sue abitudini quotidiane - e si sa, le abitudini sono i comportamenti più difficili da cambiare. Il biondo sapeva che era sbagliato, però era grazie a quella dipendenza che riusciva a trovare un po' di pace nei momenti in cui era particolarmente stressato.
«Camiel dammi la mia birra!» gridò irritato, allungando la mano destra per impugnare le stampelle.
Avanzò zoppicando verso la cucina con un desiderio sempre maggiore di picchiare Camiel.
Quest'ultimo era in piedi vicino al frigorifero con la bottiglia vuota in una mano ed un gruppo di bottiglie piene nell'altra. Stava evidentemente cercando di far sparire le scorte.
«Camiel!» tuonò furioso.
«Non fare i capricci, Iewe. Lo faccio per il tuo bene!» esclamò perentorio l'altro.
Il Deijerinck camminò zoppicando velocemente verso di lui, ma perse l'equilibrio quand'era ormai quasi giunto a destinazione. Cadde in avanti perdendo la presa sulle stampelle.
«Iewe, ma perché diavolo corri?! Sei invalido!» esclamò Camiel preoccupato, lasciando la birra sul bancone per andare in suo soccorso.
Il biondo allungò la mano sinistra di getto e si aggrappò di peso alla sua maglia come se fosse una preziosa ancora di salvezza. Purtroppo, il suo peso non proprio leggerissimo era troppo per il castano. Quest'ultimo temette di cadergli addosso tant'era la foga del suo gesto, ma per fortuna riuscì, nella caduta, a rimanere in ginocchio. Se gli fosse precipitato addosso, per quanto esile fosse, non credeva che Iewe ne sarebbe uscito messo molto bene.
Il van Hofwegen cercò disperatamente di divincolarsi, allentare un po' la morsa delle sue dita attorno al proprio indumento - che aveva il timore non sarebbe riuscito a sopravvivere a quell'aggressione.
«Iewe lasciami! Sto cadendo!» protestò.
L'altro lo guardò adirato.
«Camiel non puoi togliermi la birra, chiaro?» sibilò minaccioso.
«Altrimenti? Non farai più sesso con me? Non penso tu ne sia capace...» lo sfotté in risposta Camiel, increspando le labbra in un sorriso arrogante e pieno di sé.
Prima che l'altro avesse tempo e modo di controbattere gli rubò un bacio, un contatto semplice e veemente tra le labbra.
Iewe non riuscì a rimanere impassibile, per quanto in quel momento fosse infuriato con il partner: gli infilò la lingua in bocca, tra i denti, fino ad accarezzargli il palato.
Quando si separarono, Camiel gli sussurrò a fior di labbra: «Anche se baci da Dio, sappi che non riavrai indietro la tua birra...».
Iewe lo guardò con sguardo penetrante, storcendo la bocca in una smorfia di disapprovazione.
«Almeno ci ho provato» sospirò rassegnato «D'accordo mi arrendo. Però perlomeno un bicchierino durante i pasti concedimelo!» aggiunse con sollecitudine.
Pareva un bambino che chiedeva al genitore di alleggerire un poco la punizione appena inflittagli.
Il van Hofwegen finse di pensarci su un momento, poi disse: «Vedremo».
Era già un inizio: "vedremo" non era un "no" secco. C'era ancora qualche speranza per lui.
«Bene, intanto... ehm... potresti aiutarmi a rimettermi in piedi...? Non ci riesco da solo con la gamba in questo stato...».
«Ah... d'accordo» acconsentì stancamente Camiel, iniziando a rialzarsi.