Titolo:
Fandom: Supernatural
Personaggi: Castiel/Dean Winchester
Rating: NSFW
Parole: 3410
Prompt: Oceano, sole, luna, messaggio e vino per il
WRPG di
maridichallengeAvvertimenti: AU, Slice of Life, Fluff, kinda bondage, sicuramente OOC, da sistemare asap
Note: Per motivi di tempo è nh. Praticamente si è scritta da sola e ci sonoa lcuni pezzi che vorrei sistemare ed allungare, ma penso sia okay anche così, per il momento.
Riassunto: Dean decide di esaudire uno dei sogni di Castiel e passare insieme un weekend sull'oceano..
Disclaimer: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla.
A Castiel non piacciono i luoghi affollati e questo Dean lo sa - e ringrazia pure, visto che molto probabilmente nemmeno a lui piace essere pressato in branco di sconosciuti sudaticci -, per questo quando decide di voler fare una sorpresa al suo ragazzo sceglie il primo weekend di maggio. È già abbastanza caldo, ma buona parte delle persone è troppo occupata a lavorare o a prepararsi per gli esami di fine semestre per potersi permettere una vacanza.
Quasi rapisce Castiel, in realtà. Sorpresa aveva deciso che sarebbe stata e quindi sorpresa era. Si fa trovare appoggiato alla portiera del passeggero dell'Impala, davanti la scuola, alla fine dell'orario di lezioni; le valigie già in macchina e sistemate nel cofano. Castiel non se lo aspetta e all'inizio nemmeno nota che c'è qualcosa di strano. Lo saluta con un bacio veloce a fior di labbra - Dean sa che nella classe di Castiel, e non solo, ci sono delle strane ragazze che sospirano ogni volta che li vedono insieme e sa anche che quindi a lui non piace che li vedano insieme, più che altro per le infinite domande che seguono e a cui lui non sa né non rispondere né cosa rispondere -, poi sale in auto. Tra le altre cose Dean ha la dcenza di trattenersi giusto un attimo prima di provare ad aprirgli la portiera: Castiel probabilmente non lo avrebbe più perdonato. (Soprattutto perché è abbastanza sicuro di aver adocchiato a poca distanza da loro la ragazza bionda e quella rossa che tanto fanno penare il suo ragazzo.)
Quando Dean non svolta sulla King Ave., in direzione di casa loro, ma prosegue dritto, verso una zona priva sia di fast food che di luoghi che frequentano normalmente loro, Castiel inizia ad insospettirsi. Arriccia le labbra ed assottiglia leggermente lo sguardo, decidendo che guardare Dean in quel modo potrebbe finalmente far funzionare la telepatia. Ed è per questo che lui alza gli occhi al cielo, sbuffa - anche se non è veramente infastidito - e controlla Castiel, senza mai veramente distrarsi del tutto dalla strada.
« Cosa c'è? » esala mentre si sistema meglio sul sedile.
« Non stiamo andando a casa. » Castiel lo osserva in un modo che ogni tanto fa sentire Dean a disagio e... nudo, come se potesse leggergli dentro, sotto tutti gli strati di vestiti e facciata e bugie che lo proteggono. Ogni tanto ha la sensazione che quello sia proprio ciò che Castiel cerca di fare.
« Vedo che inizi ad osservare le piccole cose, Watson. Mi congratulo con te. » Castiel sbuffa e Dean riesce a vedere giusto in tempo, con la coda dell'occhio, un veloce sorriso riempirgli il volto.
« Non era quello che intendevo. » sospira, come se Dean fosse un bambino piccolo - o un suo studente - e tutto dovesse essergli spiegato nel modo più elementare e chiaro possibile. (Non che Dean abbia un qualche cosa per il suo tono da professore, eh. Non che adori ogni qual volta in cui lo usa e cerchi di creare più occasioni possibili perché questo accada, eh.) « Dove stiamo andando? » Secco e direttocome sempre. Dean sorride. Quel sorriso che Castiel conosce e sa significare che Dean ha fatto qualcosa di cui si compiace, qualcosa che potrebbe non portare nulla di buono. Mette il broncio e si appoggia con la fornte al finestrino, deciso ad osservare il paesaggio che gli sfreccia vicino. Prima i grattacieli del centro e delle zone abitate, poi i condomini e le case di periferia, infine alberi, colline e pianure una volta fuori dalla città.
Il resto del viaggio passa in maniera ancora più tranquilla, se possibile. Mettono su alcune cassette di Dean e certi brani si ritrovano a cantarli a squarciagola insieme, di altri tengono solo il ritrmo con un piede o con la mano sul volante, qualcuno lo canticchia a bocca chiusa e sovrappensiero Dean, intento a prendere l'uscita giusta dell'autostrada. Più si avvicinano alla meta più a Castiel inizia a farsi strada un'idea - o forse più un concetto astratto, che ancora non riesce ben ad afferrare - su dove Dean lo stia portando.
Poi lo vede, e tutto quello che riesce a fare è rimanere senza fiato.
Dean se ne accorge e non può impedirsi di rallentare un attimo ed osservare il volto di Castiel in tutto il suo splendore, con gli occhi luminosi e quasi azzurri e un enorme sorriso che gli riempie il volto, e che contagia anche il suo. Poi riaccellera, perché okay, forse hanno superato una collina ed hanno l'oceano davanti a loro, ma prima di raggiungere l'hotel c'è ancora della strada da fare e prima arrivano, meglio è.
È Castiel il primo a parlare, la radio lasciata ad un mormorio di sottofondo ormai già da quasi un'ora. Si stringe un po' di più le gambe al petto - perché non è assolutamente capace di sedersi in modo composto in macchina - e poi osserva Dean, lasciando correre lo sguardo su tutta la sua persona, osservando attentamente come il ragazzo è seduto, la rigidità delle braccia sul volante dopo tutte quelle ore di guida, la fronte leggermente corrugata per l'attenzione che deve rivolgere alla strada e alle altre macchine che circolano in quella zona.
« Quindi passiamo un fine settimana al mare? » Si tira sopra i gomiti le maniche del maglioncino. « Oppure è tutto un modo per distrarmi e non farmi capire la vera meta? » Sorride, perché una parte di lui sa che Dean sarebbe capace di stupirlo portandolo a vedere l'oceano e poi girare in un'altra direzione, perché ha scovato qualcosa di ancora più bello da visitare. Perché Dean è così, è niente momenti da ragazzine, però ogni volta che organizza qualcosa stupisce sempre Castiel e riesce a fargli ricordare perché si è innamorato di lui e farlo innamorare ancora ed ancora come se fosse sempre la prima volta.
Dean ride, poi lo guarda ed infine torna a concentrarsi sulla strada, alzando il volume della radio e conticchiando I'm all out of love. Castiel lo segue e passa il resto del viaggio a domandarsi dove quella gita li porterà.
La risposta arriva solo una volta che la macchina si ferma, davanti ad una serie di bungalow ordinati. Giusto il tempo dispegnere il motore che un ragazzo biondiccio avanzaverso di loro con un ampio sorriso e un braccio che sventola sopra la testa. Dean scende e gli va incontro, Castiel rimande in macchina ad osservare la scena: vede il ragazzo dare a Dean delle chiavi e poi indicare qualcosa lì intorno. Lo scruta meglio, ma oltre al gesticolare eccessivo sembra solo un normale ragazzo sulla trentina, quindi torna con lo sguardo su Dean proprio mentre questi si gira e gli fa cenno di raggiungerlo.
Recuperati i bagagli vanno a cercare il loro bungalow, uno dalle dimensioni ridotte - giusto lo spazio di una sala, una cucina, camera da letto e bagno - con un piccolo giardino davanti casa che dà quasi direttamente sulla spiaggia e una siepe che lo circonda, separandolo da quello degli altri edifici intorno. Castiel lascia cadere la sacca ai piedi del letto e poi si lascia cadere di schiena su questo, stanco per le ore passate seduto. Dean rimane sulla porta della camera e lo osserva un po' prima di fargli un cenno con il capo.
« Allora? » dice « Hai intenzione di restare lì per tutto il resto del giorno o vuoi venire con me un po' qui fuori? » e con un movimento della testa indica la direzione in cui si trova il giardino e poco oltre anche l'oceano.
Castiel emette qualche verso di disappunto mentre si tira su a sedere con fatica, ma alla fine decide di seguire Dean sulla veranda. Lo trova già in mezzo alla spiaggia, una scia di impronte dietro di lui, che lo aspetta, una mano sopra gli occhi per proteggersi dal sole ormai quasi tramontato dietro il loro bungalow. Rimane fermo qualche secondo per osservarlo, poi corre e lo raggiunge, Dean che aveva ripreso a camminare appena aveva notato che anche l'altro ragazza si stava muovendo.
Si fermano entrambi poco prima del bagasciuga, dove lasciano scarpe e calzini e si arrotolano e tirano su i jeans, fino a metà polpaccio. Castiel è il primo a fare qualche passo in più e a lasciare che l'oceano gli bagni i piedi, rabbrividendo leggermente per quel contatto fresco. Nonostante l'intera giornata di sole l'acqua non si è scaldata più di tanto, o forse sembra comunque fresca rispetto alla sua temperatura corporea. Dean lo raggiunge, ma resta alle sue spalle, cingendodli i fianchi con le braccia e poggiando il mento sulla sua spalla.
« Allora? » domanda, voltandosi leggermente per osservare il suo profilo.
« È magnifico. » esala Castiel, intento ad osservare davanti a sé, la superficie dell'acuq leggermente agitata da qualche bassa onda. « Tutto questo è magnifico. » Si volta per cercare di catturare gli occhi verdi di Dean, ma l'altro è più veloce e sono le loro labbra la prima cosa che si incontra.
« Ne sono felice. » sussurra a qualche centimetro dalla sua bocca. Lo guarda negli occhi per un tempo che a lui sembra infinito, ma che in realtà deve corrispondere a qualche secondo, poi si scosta e fa qualche qualche passo dentro l'acqua cristallina. Quando il sole è completamente tramontato rientrano in casa.
La mattina dopo Castiel si sveglia con il profumo dei pancakes che gli riempie le narici e quando decide che è abbastanza sveglio da poter aprire gli occhi vede comparire dal corridoio un Dean con in mano un vassoio con una pila di frittelle e diverse ciotoline sistemate lì accanto.
« Buongiorno principessa. Dormito bene? » Dean poggia il vassoio sul letto e gli lascia un bacio a fior di labbra. In tutta risposta Castiel si stiracchia e si tira su a sedere, sbirciando curioso il contenuto del vassoio.
« Cosa ti è successo ultimamente? » Sbadiglia. « Hai mangiato troppi zuccheri? »
Dean sbuffa e rotea gli occhi. « Scusa tanto. Non pensavo fossi attratto solo dai cattivi ragazzi. » Fa per alzarsi e portare via con sé la colazione. Castiel si spoerge e gli afferra un poldo. « Fermo. »
Dean si volta, lo sguardo duro e carico di sufficienza. « Perché dovrei? » chiede con voce bassa e ferma. « Non sono qui per sottostare ai tuoi ordini. »
Castiel finisce di sporgersi e posa le labbra su quelle di Dean, mentre dalla sua gola esce un suono basso.
« Allorati piacciono veramente i cattivi ragazzi. » Dean morde il labbro inferiore di Castiel. « Non ti saresti dovuto mettere con un poliziotto, allora. » soffia tra un bacio e l'altro. « Noi siamo gli uomini giusti, non i mostri. »
« Mi arresti, allora, agente, perché io sono un ribelle, invece. » E Castiel non riesce proprio a nascondere i brividi che quella quella situazione gli provoca.
« Se è così... » Le loro fronti sono poggiate l'una contro l'altra, i nasi che si sfiorano e gli occhi verdi fissi in quelli blu. Le mani di Dean corrono a cercare quell di Castiel, per poi portarle entrambe sopra la testa del ragazzo e lì chiuderle insieme nella morsa della sua mano sinistra, il vassoio con i pancakes e le varie marmellate e i pezzi di frutta dimenticato sul comodino. Si passa la lingua sulle labbra Dean, mentre cerca di organizzare i pensieri e decidere quale sarà la prossima mossa. Fatica sprecata, perché Castiel porta il capo in avanti e cattura quelle labbra in un bacio, come se rimanere senza più aria nei polmoni fosse lacosa più imporrtante da fare in quel momento. Dean si separa, ansante.
« Ah-a. Non è così che funziona, ragazzino.» Dean lo osserva da capo a piedi, mentre riprende fiato. « È un vero peccato che non abbia portato le manette. » Un angolo della bocca si solleva in un sorriso biricchino. « Credo ci dovremo arrangiare in qualche altro modo. » dice e la mano libera corre a slacciarsi la cintura. Castiel geme, impotente. Le mani vengono bloccate e poi legate alla testiera del letto. Dean lo osserva un'ultima volta, prima di chinarsi su di lui e mordergli il labbro inferiore. Lascia piccoli baci all'ngolo della bocca, sulla mandibola, segue l'intera linea della mascella ed arriva all'orecchio. Gli succhia un lobo, non dopo averci soffiato sopra delicatamente del fiato caldo, intanto le mani sono occupate a sbottonare la maglia del pigiama di Castiel, a sfiorare con i polpastrelli ogni centimetro di pelle. Sente il respiro dell'altro mozzarsi e non può fare a meno di sorridere.
« Stavi dicendo? » sussurra con la voce più profonda che riesce a far uscire dalla propria gola proprio a qualche centimetro dall'orecchio dell'altro. « A chi ti sei ribellato? » Sente Castiel gemere.
« A tutto. » esala, mordendosi subito dopo il labbro inferiore, già arossato dai baci e dai morsi di Dean.
« E per quale motivo l'avresti fatto? » domanda e ritiene sia il momento più opportuno per stuzzicare il petto del ragazzo. Queica pezzoli non possono essere lasciati così a loro stessi, no? Ne accarezza uno con la lingua, per prenderlo poi tra i denti appena lo sente inturgidirsi. Castiel sembra esistare, prima di dare una risposta, come se non fosse sicuro di quello che sta per dire.
« Ho fatto tutto questo... tutto per te. »
Dean si ferma, stupito, ed alzalo sguardo su Castiel, solo per trovare i suoi occhi blu più intensi del solito e fissi sul suo volto. Si prende un momento per osservare le guance arrossate e la bocca socchiusa, alla ricerca di ossigeno. Risale per catturare le sue labbra in un bacio intenso, in un gioco di avvicinarsi ed allontanarsi, di respirare uno il respiro dell'altro. Per un attimo si pente di aver legato le mani di Castiel, perché sa che altrimenti se le ritroverebbe ovunque, aggrappate alla sua schiena o perse nei suoi capelli o ad incorniciare il suo volto e far scorrere i pollici sulla sua mascella.
« Mi dispiace deluderti. » ansa tra un bacio rubato e l'altro. « Questa non è una scusante per i tuoi crimini. » Si stacca completamente, passandosi poco dopo il dorso di una mano sulla bocca. Entrambi hanno già il fiato corto.
« Peccato. » Castiel sorride, finto deluso. « Speravo bastasse a scagionarmi. » Ci pensa, poi sorride malizioso. « Temo che allora dovro scontare la mia pena per intero. » Ed anche Dean sogghigna, pronto a dargli tutto il necessario.
Il pomeriggio decidono che forse potrebbe anche essere il caso di uscire e godersi l'oceano e il sole e la spiaggia praticamente libera. Armati di soli due teli da mare si sdraiano quasi a ridosso del bagnasciuga. Dean pigramente prova a sonnecchiare, mentre Castiel, armato del suo immancabile ereader, prova a sconfiggere il riverbero dato dal sole e leggere qualche capitolo.Il tempo passa placido, loro si fanno qualche bagno - diciamo che Dean decide che Castiel non può passare tutto il tempo con la testa seppellita tra le pagine di un libro (sì, anche se non ci sono pagine fisiche) e quindi ad unc erto punto lo prende in braccio e lo butta tra le onde, non senza proteste e un te la farò pagare che entrambi sanno come andrà a finire - e il sole tramonta dopo un altro giorno. Sole che giustamente non si è dimenticato di uscionare le spallde delicate di Castiel.
« Te lo avevo detto di prendere la crema più potente, Cass. » sbuffa Dean, versando una generosa dose di doposole sulle sue spalle arrossate.
« Non sono un bambino. » borbotta « Questa è tra le più potenti tra le creme per adulti. » Dean non può vederlo in volto, ma scommetterebbe persino la sua adorata Impala sul fatto che il suo ragazzo abbia messo su un bel broncio. Proprio come un bambino.
« A quanto pare, invece, sei proprio un moccioso. » Gli sfiora una scapola con le labbra e lo vede sussultare, probabilmente più per il dolore che per la sorpresa. Peccato.
« Se sono un moccioso allota dovrei iniziare a battere i piedi finché non si fa quello che dico io. »
« Come se non si facesse già solo quello che vuoi tu. » ride Dean; Castiel si gira e questa volta puòò vederlo, eccolo lì, il broncio in tutto il suo splendore.
« Non è vero. » Probabilmente incrocerebbe anche le braccia, se non fosse che certi movimenti gli provocano dolore.
« Sì invece. » Dean chiude il tubetto, dopo aver massaggiato ogni centimetro di pelle bruciacchiata.
« Ti dico di no. » sbuffa.
« Oh, come vuoi. Moccioso. » Si alza per mettere a posto la crema, prima che l'altro possa dire o fare qualsiasi cosa. Anche se questo non impedisce a Castiel di prendere un cuscino dal divano lì vicino e tirarlo in testa a Dean. « Appunto. » risponde Dean, fingendo di essere quello maturo della relazione - ma lo sa benissimo anche lui che se non inizia quella guerra è solo perché sarebbe una vittoria troppo facile contro un infortunato -.
« Allora questa sera facciamo quello che vuoi tu. »
Dean rimane imbambolato, ancora con le spalle rivolte al ragazzo e il contenitore della crema in mano.
« Potremmo sederci su dolndolo. » Si gratta la nuca. « C'è la luna piena stasera. » borbotta.
Castiel sorride, ma poco dopo lo raggiunge in veranda con un una bottiglia di vino e due calici in mano. Trova Dean appoggiato alla staccionata, intendo ad osservare il cielo.
« Cosa ci dicono le stelle, capitano? » scherza Castiel porgendogli un bicchiere pieno.
« Che questa è una serata perfetta per salvare un piccolo angelo caduto dal cielo. » sorride, sollevando il calice e lasciando che il vetro tintinni contro quello di Castiel, prima di prendere un sorso. Il ragazzo sbuffa e cinge la vita di Dean con le braccia, apppoggiando il capo sulla sua spalla.
« Non ne sono molto sicuro. » ribatte « Probabilmente sta dicendo che per chi è ubriaco di suo non dovrebbe esserci altro vino o che questa è una serata perfetta per osservare la luna o Omega Centauri. »
Dean sbuffa ed arriccia le labbra. « Ah, lo sapevo che passi troppo tempo con quello squilibrato che insegna astronomia. »
« Balthazar non è uno squilibrato e tu non dovresti essere geloso. » ride lui.
Sbuffa ancora, Dean, testardo nel voler mantenere il broncio. Poi si gira, posa un bacio sul naso di Castiel e gli fa cenno di seguirlo sulla spiaggia. Fanno avanti e indietro per un po', i piedi scalzi bagnati dalle onde, poi Castiel si ferma, ad osservare la luna non molto più alta del pelo dell'acqua. Quando si volta Dean è lì vicino, gli sorride. Gli sfiora una mano con la propria e Castiel non può non perdersi nei suoi occhi, verdi anche solo alla luce lunare. Ritornapadrone di sé solo quando sente del solletico alla mano e capisce che Dean vuole fargli notare qualcosa, quindi si guarda intorno e quasi gli mianca il fiato quando vede un messaggio scritto sulla sabbia bagnata poco distante da loro.
Un sorriso gli illumina il volto - come se non fosse già splendente sotto i raggi del disco latteo in cielo, pensa Dean - e si avvicina alla sua bocca, fermandosi a qualche centimetro di distanza. Si morde il labbro inferiore, gli occhi abbassati - probabilmente per contare le sue lentiggini, diventate piccoli puntini bianchi sulla pelle cotta dal sole -.
« Ti amo anche io. » È solo un sussurro, ma non c'è bisogno di un tono più alto, perché le orecchie di Dean captano quelle parole tra lo scrosciare delle onde. Non fa in tempo a sorridere che la distanza tra le loro labbra viene colmata da Castiel.
La domenica mattina ha solo uno sguardo di malinconia per il bungalow, l'oceano e il caldo sole di maggio. I sacchi dei vestiti vengono caricati in macchina e per la prima ora del viaggio di ritorno nel veicolo regna sovrano il silenzio, disturbato solo dal ronzio dell'aria che sfreccia intorno all'Impala. Alla fine, come sempre, è Castiel ad interromperlo, con un grande sorriso e qualche frase buffa sul tornare alle lezioni o su altro, ma a Dean non sono troppo le parole ad interessare, quando l'espressione serena sul suo volto e il tono caldo della sua voce.