Titolo: Perfection
Fandom: (CROSSOVER) Heroes/Alias
Personaggi: Sylar, Lauren Reed
Pairing: Sylar/Lauren
Rating: R
Parole: 864 (W)
Warnings: AU, One-Shot, Crossover, PWP
EFP: LINK.
Riassunto: Durava pochissimo, o forse non durava affatto, eppure - mentre il fiato continuava a macchiare il vetro per poi dissolversi subito dopo almeno un miliardo di volte - era in attesa di quello, e di quello soltanto.
Note: scritta per il Bridge Challenge @
fanfic_italia, opposizione scelta: UST/PWP. La fic è postata
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Perfection.
La superficie dello specchio era gelida contro la sua guancia in fiamme. Il sangue le affluiva impietosamente al viso: per questo aveva finito per protendersi fino al vetro, alla disperata ricerca di sollievo.
Ad ogni spinta, il suo respiro vi si infrangeva in macchie opache, la sua voce - bassa e roca - l'avvolgeva assieme all'inebriante profumo della loro pelle che si fondeva assieme. L'odore che avevano solo quando erano l'uno nell'altra.
Appoggiò un braccio sullo specchio, al di sopra del proprio viso, tentando di non perdere l'equilibrio.
La presenza di Sylar, alle sue spalle, la rabbia con cui si spingeva dentro di lei, per strapparle l'ennesimo, bollente, insignificante gemito, la spaventava e rassicurava al tempo stesso. La straziava e la lacerava, cercando inutilmente di placare la sua furia, la sua fame, il viscerale bisogno di sentirla viva, palpitante, tremante sotto le sue mani.
Le cinse la vita con un braccio, premendo con forza le dita nella pelle pallida della sua pancia, appena sotto la gonna dell'abito malamente tirata su fin sopra i fianchi.
Non era previsto. I loro sguardi si erano incrociati per caso - cosa che non accadeva molto spesso - e nell'esatto istante in cui l'avevano fatto, entrambi già sapevano come sarebbe andata a finire.
Lauren riaprì gli occhi: la pelle di Sylar strusciava continuamente contro la sua, mandando a fuoco ogni singolo centimetro del suo corpo che sarebbe arrivato a toccare.
Si aggrappava disperatamente a lei, incalzando il folle ritmo dei propri movimenti, sprofondando in quel calore che era diventato il suo unico, reale conforto.
Chinò il capo sulla spalla della donna, affondando il viso tra i suoi lunghi capelli biondi. Percorse la distanza dal mento al collo con le labbra, reprimendo un ringhio sommesso appena dietro al suo orecchio.
La morse, e la fece supplicare, mentre il calore si trasformava in scariche di piacere che si abbattevano su entrambi in una danza infinita.
Lauren osservava il loro riflesso nello specchio: il tremare dei suoi seni ad ogni brusco movimento, le proprie labbra gonfie e arrossate, le guance tinte di porpora, il viso dell'uomo nascosto dalle infinite ciocche dorate, le sue unghie saldatamente arpionate alla carne morbida dei suoi fianchi.
Aspettava quell'attimo. Quell'insulso, ridicolo, patetico attimo in cui entrambi sarebbero stati bellissimi. Perfetti. Aspettava quell'insignificante frazione di tempo in cui si sarebbe sentita sensata, riparata, bella. Quella in cui avrebbe riportato ordine nel caos che albergava dentro di lei.
Durava pochissimo, o forse non durava affatto, eppure - mentre il fiato continuava a macchiare il vetro per poi dissolversi subito dopo almeno un miliardo di volte - era in attesa di quello, e di quello soltanto.
Così come la morte scende sul viso sofferente di una donna per distenderne i tratti, rasserenarli, conferir loro un che di etereo, divino, perfetto - così Lauren attendeva quel minuscolo attimo di eternità in cui la furia di Sylar l'avrebbe resa bella come mai era stata.
Schiacciò il palmo della mano sullo specchio, che ormai era in fiamme tanto quanto loro, fissando entrambi con morbosa attenzione.
Gemette e sospirò, sentendo le gambe tremare - temendo per un attimo di non riuscire a reggersi in piedi. L'uomo la strinse più saldamente a sé, spingendosi più a fondo, facendo risalire la mano libera fino ai seni della donna, stringendone uno nella sua ferrea presa.
Lo sentì chiamare il suo nome proprio all'altezza del suo orecchio; allora si spinse all'indietro, incontrando a metà strada i suoi movimenti, abbandonandosi sul suo corpo instabile, mentre il piacere li travolgeva entrambi.
Lauren alzò leggermente il mento, combattendo contro le palpebre che volevano chiudersi sotto il torpore dell'orgasmo. E la vide, quell'ombra. L'ombra dell'eternità sul suo volto in estasi, su quello di Sylar che respirava il loro odore per poterselo imprimere per sempre nella memoria - cosa che, puntualmente, non riusciva a fare.
Allora sorrise, chiuse gli occhi, e rilasciò un lungo, basso gemito mentre l'uomo la teneva possessivamente a sé.
Erano perfetti.
*
Si rimise a posto il vestito, evitando accuratamente lo sguardo di Sylar. Il dopo era qualcosa a cui non si sarebbe mai abituata, qualcosa che detestava con tutta se stessa.
"Vorrei mostrarti una cosa," sussurrò lui, senza smettere di fissare il riflesso della donna, impegnata a rendersi nuovamente presentabile. Il modo in cui cancellava i segni del loro sporco segreto, lo rendeva particolarmente curioso.
"Non mi interessa," rispose, passandosi il rossetto rosso sulle labbra prima di riavviarsi i capelli con entrambe la mani.
"Non ti deve interessare, devi solo venire a vedere una cosa."
Lauren rise, "non giocare a fare il romantico psicopatico con me," disse alzando lo sguardo verso l'immagine speculare dell'uomo che, alle sue spalle, le si era avvicinato di nuovo.
Rimasero immobili in quella posizione per un lunghissimo attimo: non c'era niente di divino, o etereo, in due relitti umani, pazzi assassini dimenticati dal resto del genere umano, solo ciecamente temuti, e nient'altro.
Fece fatica a sostenere il suo sguardo penetrante, ma, alla fine, riuscì a sorridergli in quel suo modo così sfacciato e insopportabile che Sylar odiava così tanto.
"Grazie per il giro," sentenziò, sporgendosi verso lo specchio per poter premere le labbra in corrispondenza del riflesso del volto dell'uomo.
Quando si ritrasse, l'impronta scarlatta della sua bocca stazionava sull'immagine speculare di quella dell'uomo.
Non disse nient'altro e uscì dal bagno, seguita da un indistinto "grazie a te", subito prima del chiudersi della porta.