Titolo: Discipline
Fandom: Heroes
Personaggi: Sylar, Maya Herrera [Mohinder, Haitiano menzionati più volte]
Pairing: Sylar/Maya [accennato]
Rating: PG
Parole: 700 (W)
Prompt: I need your discipline, / I need your help / I need your discipline, / You know once I start I cannot help myself Discipline {Nine Inch Nails}
Warnings: One-Shot, Angst, UST, Villains-Timeline.
EFP:
LINK.Riassunto: Si stava concentrando e sapeva che non era soltanto per intrappolarlo e assicurarsi che non scappasse.
Tabella:
TABELLA. Note.
- Scritta per
razycrandomgirl. La versione inglese è disponibile
QUI.
- Non betata, se trovate errori, fatemelo sapere please. Grazie!
- PIMPING:
If You Love Me Won't You Let Me Know? @
cursednotes.
Discipline.
I need your discipline,
I need your help
I need your discipline,
You know once I start I cannot help myself
Discipline { Nine Inch Nails }
*
"Ti sta aspettando là fuori, non è vero?"
La domanda gli sembrò talmente scontata da suonare quasi ridicola. Per questo gli venne da ridere, mentre Maya gli imprigionava le mani in due pesanti corde assicurate ad una delle travi che sorreggevano la stanza.
Non gli rispose.
Rimase assorto, per qualche attimo, in fissa dei suoi occhi attenti ed occupati.
Si stava concentrando e sapeva che non era soltanto per intrappolarlo e assicurarsi che non scappasse.
Mohinder l'aspettava fuori. Le aveva assicurato che Sylar non le avrebbe fatto alcun male. Non capì come ci sarebbe potuto riuscire, ma subito dopo era apparso un uomo enorme, dalla carnagione scura e l'espressione impenetrabile.
Non le aveva rivolto neanche una parola, e Mohinder si era limitato a spingerla dentro, raccomandandole di fare in fretta.
"Sono diventata brava, lo sai?" Chiese, fermandosi, infine, per poterlo guardare dritto in faccia.
Non c'era comprensione nei suoi grandi occhi neri, ma soltanto disprezzo e smania di vendicarsi.
Era più bella, più convinta e più pericolosa di quanto ricordasse.
"A far cosa? Parlare inglese?"
Un sonoro schiaffo lo colpì in pieno volto, costringendolo a piegare la testa all'indietro.
Mentre tornava a fissarla, incredulo, avvertì un gran bruciore spandersi sulla guancia colpita.
Si mise a ridere, divertito dall'espressione bellicosa che campeggiava sul quel viso dai tratti sensuali e furiosi.
"Okay. Forse non ti riferivi all'inglese," concesse. Avrebbe aggiunto altro, ma l'ennesimo schiaffo (il secondo nel giro di un minuto) lo raggiunse di nuovo a velocità straordinaria.
Maya si chinò rapidamente su di lui, piantandogli le mani sulle braccia, affondando le unghie nella sua carne.
"In questo," esalò in un sussurro a pochi centimetri dalla sua bocca.
Mentre il profumo dolciastro della sua pelle gli riempiva le narici, gli occhi di Maya si fecero neri e profondi come la più scura delle notti.
L'Haitiano riusciva perfettamente a neutralizzare i poteri di Sylar, e lasciare che quello della donna di scatenasse su di lui.
"Te l'ho insegnato io - no?" Le domandò, mentre anche il suo sguardo soccombeva all'oscurità, e il respiro gli si mozzava in gola.
Maya gli si premeva contro, senza lasciare la benché minima distanza a separare i loro corpi.
Le sue mani lo tenevano immobilizzato alla parete, i suoi fianchi premevano sui suoi, e il suo respiro si mescolava ai suoi affanni senza senso.
"Chiedi perdono," sussurrò Maya, in un ordine più che una richiesta.
"No, non lo farò."
"Andiamo, Gabriel...," bisbigliò ancora, "ho bisogno del tuo aiuto."
Lo stava prendendo in giro, con una sorta di malcelato disgusto che le storceva il viso e le labbra.
"Lo sai che ho bisogno di disciplina," aggiunse, avvicinandosi di più al suo viso.
"Uccidimi," fu l'unica cosa che gli uscì di bocca.
I polmoni gli bruciavano e il sangue pulsava fastidiosamente nelle sue tempie, martellando senza tregua.
Sentiva il calore del corpo color caramello di Maya invadere il suo, come se delle fiamme invisibili gli stessero lambendo i fianchi e le mani.
Avrebbe voluto prenderle violentemente il viso e baciarla, strappandole di dosso tutta quell'oscurità che le avvelenava gli occhi.
"No... tu devi vivere," rispose, diminuendo l'intensità di quel potere devastante per permettergli di respirare appena, "per espiare le tue colpe e chiedere perdono."
"Perdono? A chi, Maya?"
"A te stesso. A me... e a tutti coloro cui hai avvelenato l'esistenza, Gabriel."
"Avvelenato...," mormorò confuso, seguendo il muoversi della sua bocca.
Maya si era avvicinata ancora di più, quasi sfiorandogli le labbra con le proprie.
Un brivido improvviso gli corse lungo la spina dorsale, un brivido di eccitazione e impazienza.
"Tu sei come veleno," riprese lei, "entri sottopelle e distruggi qualsiasi cosa incontri."
Sussurrò quelle parole a pochi millimetri dal suo viso.
Allentò la stretta delle sue mani, alzandone una.
Gli sfiorò il collo con la punta delle dita, scendendo lungo il suo petto, fino alla vita.
Sembrò sul punto di accarezzarlo, ma si ritrasse rapidamente, rimettendosi dritta.
"Pagherai per ciò che hai fatto," sentenziò di nuovo, facendo cessare i letali effetti del suo potere.
Sylar avrebbe voluto risponderle che lo stava già facendo, ma Maya uscì rapidamente dalla stanza.
Quando se ne fu andata gli sembrò che si fosse portata tutta l'aria della stanza.