Titolo: He came at the right time
Fandom: DC Comics
Beta:
namidayumePrompt: Dick Grayson/Rose Wilson - da lontano @ la defunta
Settimana nera + Libera scelta (Differenze) @
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Personaggi: Rose Wilson, Dick Grayson
Pairing: leggero Dick/Rose
Rating: G
Conteggio Parole: 630 (FDP)
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
• Senza la Nami non l’avrei mai scritta, perché boh, non è che li shippi tanto sti due. Però lovvo l’atteggiamento da baby-sitter che Dick usa con lei, quindi va bene. ;_;
• Riferimenti vaghi a diversi volumi dei Teen Titans (in particolare il #71) e agli eventi paralleli di Batman RIP.
• Titolo ispirato a un verso di Song Seven degli Interpol.
He came at the right time
Da lontano sembrano una coppia stranamente assortita. Dick è chiacchierone e allegro, non sta zitto o fermo un secondo; è limpido e senza macchie, tanto che nessuno ha dubbi che stia dalla parte dei buoni e che sempre ci resterà.
Rose, invece, è taciturna e pacata; non parla spesso, si limita a rispondere ad alcune domande o a sorridere in un modo malinconico ed enigmatico, guardandolo di sottecchi. Lei è la figlia del supercattivo di turno e nessuno scommetterebbe un centesimo sulla sua permanenza tra gli eroi: sono tutti lì, con gli occhi puntati su di lei ad attendere il primo passo falso, quello che la porterà a varcare la linea su cui a stento si tiene in equilibrio.
Da lontano, sembrano due persone completamente diverse e, per questo, nessuno capisce come mai continuino a parlarsi e a vedersi.
La verità è che così diversi non lo sono per nulla. Rose non conosce affatto il ragazzo bene quanto vorrebbe - ha di lui pochi accenni, appena un po’ più di ciò che Dick ha voluto mostrarle -, eppure sa che le somiglianze tra loro sono in quantità maggiore rispetto alle differenze.
Come lei, Dick sa affezionarsi a tutte le persone sbagliate; sa voler bene anche a chi non dovrebbe ed è in grado di ferire chi ne vuole a lui. Come lei, Dick è stato manipolato e danneggiato dalla sua stessa figura paterna; come lei, anche se con atteggiamento - e pregiudizi - distinti, il ragazzo ha addosso gli occhi di tutta la comunità di supereroi a causa del nome che si porta dietro. Come lei, Dick ha paura di ciò che può essere, di ciò che potrà diventare e, anche se non l’ha mai confessato a voce alta, come lei di quella paura non si libererà mai.
È per questo, quindi, che Rose va da lui, che continuano a parlarsi e a vedersi. È per questo che lo cerca quando Joey le manca e quando è felice di riaverlo accanto, che è sollevata dal vederlo arrivare a difenderli quando Slade li attacca, che accetta volentieri il suo modo poco discreto di controllarla, di aiutarla, di assicurarsi che stia bene.
Ed è per questo che, quando lascia i Teen Titans per la seconda volta, fa di tutto per rimandare il loro incontro, per evitarlo il più possibile, pur sapendo che lui la troverà comunque.
Quando lo fa, la notte che rivede Nightwing in un vicolo scarsamente illuminato di San Francisco, Rose scopre sul suo volto ombre troppo simili a quelle sul proprio, che indicano dubbi, problemi difficilmente risolvibili e paure.
Dick tiene le distanze, la guarda a braccia incrociate con un atteggiamento che sembra severo, ma che è solo un modo per auto-proteggersi. Non la saluta, non si muove verso di lei; comincia unicamente con un: «Cosa farai adesso, Rose?»
È una domanda per cui lei non ha risposte; per un attimo, pensa di poter essere cattiva e rigirargliela, chiedergli cos’è che farà lui, adesso che Batman non c’è più. Invece, dice l’unica cosa possibile al momento: «Ho bisogno di capire chi sono.»
Non aggiunge altro, certa che Dick comprenda all’istante, certa che quelle siano le medesime parole che lui pronuncerebbe, se quella domanda gliel’avesse rivolta davvero. Infatti, il suo contegno cambia: le ombre sul suo viso si attenuano, mentre compie un passo in avanti e l’abbraccia, senza replicare nulla.
La stringe forte e Rose si sente, forse per l’ultima volta, compresa, protetta, accettata. Resterebbe lì il più possibile, se potesse, ma il tempo che entrambi hanno a disposizione è limitato. Dick la lascia andare e, scostandosi, le bacia la fronte e sussurra: «Buona fortuna.»
«Anche a te,» replica lei, accennando un sorriso. Poi si separano, silenziosamente come si sono avvicinati, entrambi con la consapevolezza che le differenze tra loro, d’ora in poi, potranno diventare concrete e terribilmente difficili da ignorare.