Titolo: This is your life (yesterday is dead and over)
Fandom: DC Comics
Beta:
iosonosaraPostata il: 28/12/2008
Personaggi:
Josh Mardon,
Helena Kyle; nominati Selina Kyle e Mark Mardon e (OC)
Jim KuttlerPairing: nulla di esplicito (almeno per il momento), ma si va per il Josh/Helena
Rating: Pg13
Conteggio Parole: 1.203 (W)
Avvertimenti: Linguaggio, Future!fic, What If…, Speculazione!
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
~ Scritta sul prompt Josh Mardon, Helena Kyle - (future!fic) "Fattene una ragione, Helena, ai nostri genitori non gliene fregava nulla di noi.” di
iosonosara, e quindi a lei dedicata con taaaaanto love! *_*
~ Come da avvertimenti, si tratta di una Future!fic ambientata circa diciassette anni dopo la continuity attuale (in particolare, si considerano le serie di Catwoman e Rogue’s Revenge), e parte dal presupposto che 1) Josh non sia davvero morto, ma solo coinvolto in una messinscena, 2) Helena è stata data in adozione e vive tuttora a Gotham, 3) i due si siano lì conosciuti e siano diventati amici.
Dopo una revisione, questa fic fa parte del nostro amato Lovvoverse! ♥
~ Il titolo viene da This is your life degli Switchfoot.
This is your life (yesterday is dead and over)
Le concede due giorni di tempo, prima di andarla a cercare. Sa di dover essere lui a farlo, perché altrimenti rischierebbe di non vederla più per settimane - lei e le sue stupide manie di indipendenza, quante volte le ha maledette?
Come si aspettava, la trova sul tetto dell’orfanotrofio, quello dove circa diciassette anni fa sono stati entrambi anonimamente consegnati. È sempre lì che lei fugge, quando ha bisogno di prendersi una pausa, e, per una strana casualità, lo stesso posto è diventato anche il loro punto d’incontro principale.
È stato scelto, probabilmente, perché è una delle poche cose che li accomuna; Josh lo avrebbe evitato volentieri, in realtà, non ha davvero bei ricordi legati all’edificio - al contrario, c’è rimasto appena qualche mese, il necessario affinché si scoprisse che era un meta e che loro, i meta, non li volevano. Quello che è accaduto dopo lo ricorda in modo confuso; ciò che sa, ora, è che l’uomo che l’ha cresciuto si è assunto la responsabilità solo dietro pagamento, o minaccia.
Ad Helena è andata indubbiamente meglio: ha avuto una famiglia che le ha dato affetto, una sorella minore, una casa con giardino alla periferia di Gotham e un cane da portare a passeggio. È stata fortunata, e questa fortuna l’ha obbligato ad esitare parecchio, prima di riferirle la verità. Ha trascorso notti intere a chiedersi quale fosse la via giusta, ma alla fine ha optato per la scelta più crudele, quella che avrebbe infranto il meraviglioso sogno di normalità che lei stava vivendo. Tuttavia è certo, certo, di non aver sbagliato.
«Vattene,» lo saluta lei, appena posa un piede sul tetto.
Josh sospira rassegnato, «Non ci penso nemmeno,» e la raggiunge sul cornicione dove è seduta. «Che conti di fare, adesso?»
Lei scuote la testa, neppure solleva lo sguardo dal panorama di luci gothamite che si estende sotto di loro, e sbuffa. «Voglio trovarla,» dichiara pochi istanti dopo, in un sussurro.
«Oh, sicuro. E poi?»
«Le parlerò.»
I suoi occhi castani lo inchiodano per un paio di istanti, nel momento in cui alza la testa, ma la sua vena sarcastica esplode senza che possa rendersene conto. «Geniale. E, sentiamo, cosa le dirai? “Ciao, mamma, sono la figlia che hai abbandonato”?»
Helena muove la mano in un gesto spazientito e si mette in piedi, camminando sul tetto con passi nervosi. «Non lo so!» prorompe. «Non so cosa le dirò, ma la troverò. Se vuoi fermarmi, Josh, va’ via da qui prima di costringermi a colpirti,» si interrompe per tornare a fissarlo con rabbia e respirare profondamente. «Come ti aspettavi che la prendessi, dannazione? Come credevi che avrei reagito, quando me l’hai raccontato?»
Le appare all’istante più piccola e indifesa, più esposta, al pari di una qualsiasi ragazzina normale della sua età, e ciò gli provoca maggiore dolore di quanto credesse. Eppure nemmeno adesso riesce a pensare di aver intrapreso la strada sbagliata.
«Esattamente in questo modo. Però volevo essere sincero con te, non potevo nasconderti una notizia simile,» ammette, alzandosi a sua volta e avvicinandosi a lei.
«E fidati, Helena,» aggiunge, appoggiandole le mani sulle spalle, «rintracciarla adesso si rivelerà una cazzata. Ti ferirà e ti lascerà con un pugno di mosche. Catwoman è persino scomparsa dalla circolazione, nessuno sa dove sia e l’East End è sorvegliato da un nuovo vigilante.»
La ragazza si sottrae bruscamente al suo tocco, indietreggiando. «Non tentare d’incantarmi con queste balle, Josh. Jim Kuttler è il fottuto figlio di Oracolo e Calculator, scoprirebbe dov’è ad occhi chiusi, proprio come ha scoperto che è mia madre. O magari credi che questa sia un’informazione che non merito di sapere?!»
«Maledizione, Helena. Quella donna ti ha abbandonata. Per diciassette anni non ha mosso un dito per cercarti, con tutta probabilità neanche ha idea di che faccia hai,» ribatte lui, il tono duro. «Smetti di comportarti da bambina e fattene una ragione: ai nostri genitori non gliene fregava nulla di noi.»
Sente una morsa allo stomaco, nel pronunciare quelle parole. Le ferite, simili ferite, non si rimarginano mai e lui lo sa bene, quanto la sua amica o forse addirittura meglio. Perché l’aveva capito da tempo, di non essere figlio della persona che per anni aveva chiamato “papà”; l’aveva capito all’età di sei anni, quando il temporale all’esterno dell’abitazione in cui vivevano era scomparso all’improvviso, mentre lui emetteva piccole scintille dagli occhi, e quell’uomo lo aveva guardato come si guarda un estraneo, con diffidenza e una vaga avversione.
Chiedere a Jim di indagare era stata un’idea arrivata dopo, appena qualche mese fa. Era solo una conferma di cui necessitava, una scusa concreta per appropriarsi definitivamente della propria vita e andare avanti, sicuro di sé, di ciò che è davvero. La storia di Helena era spuntata quasi per caso, insieme a quella di Mark Mardon, il Mago del Tempo. Insieme alla propria storia.
La ragazza si è lasciata avvicinare di nuovo, quanto basta affinché lui possa vedere i suoi occhi bagnati di lacrime.
«Non è la stessa cosa, Josh,» la sente cominciare. «Non è la stessa cosa. Tuo padre ti ha creduto morto, lui… Lei potrebbe avere delle scusanti. Potrebbe esserci altro, una storia che non sappiamo.»
Ed è il suo turno di allontanarsi spazientito. Allarga le braccia e, «Cazzate! Mi ha voluto credere morto. Non si è nemmeno preoccupato di accertarsene, ha accolto la notizia perché era quello che gli serviva, perché era più facile o perché, magari, ero unicamente un peso di cui liberarsi,» sbotta, fissandola.
«Apri gli occhi, Helena,» riprende, dopo aver inghiottito un blocco di saliva. «La nostra situazione è identica. Smetti di perdonarla solo perché tua madre era un’eroina e il mio un criminale, e questo era ciò che chiunque si aspettava che facesse. Catwoman ha compiuto una marea di sbagli e tu sei uno di questi, abbandonarti è stato uno di questi. Ha salvato tante vite, certo, ma non si è accollata la tua.»
Sa di suonare crudele, però non se ne preoccupa. La sua amica è forte, si ripete, e supererà tutto ciò con semplicità quando si renderà conto della realtà delle cose.
E infatti Helena non ribatte nulla, la furia che l’animava sembra evaporare e lei si accuccia sul cemento, sedendosi sui talloni e abbracciandosi le ginocchia. Josh le è accanto in un attimo; attende un suo cenno prima di stringerla forte, sperando che serva come richiesta di perdono.
Restano in silenzio per qualche tempo, ed è la ragazza a ricominciare a parlare, la guancia premuta contro la maglietta stropicciata dell’altro.
«Quindi che faremo?»
Josh istintivamente sorride, «Abbiamo le nostre vite, ormai. Le vivremo.»
Helena annuisce e, finalmente, appare davvero calma e convinta. Poi si scosta e si rimette in piedi, aggiungendo, un ghigno furbo sul viso, «Oppure potremmo diventare dei super-criminali e agire in funzione della vendetta verso i nostri genitori biologici!»
Il ragazzo scoppia a ridere, alzandosi a sua volta. «Sei la fiera del cliché, ragazzina,» commenta divertito.
Anche lei ride e per un po’ non dicono altro, fino a che Helena non gli si lancia nuovamente tra le braccia e sussurra: «Voliamo.»
Josh le bacia la guancia con affetto e la afferra per la vita. «Agli ordini, micetta,» risponde, prima di sollevarsi da terra.