Titolo: Conflitti interni che lasci a macerare
Fandom: DC Comics ~ Batman
Beta:
iosonosaraPostata il: 03/12/2008
Prompt: Avarizia @
settepeccatiPersonaggi: Bruce Wayne; nominati Dick Grayson, Tim Drake e Jason Todd
Rating: Pg
Conteggio Parole: 503 (W)
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Tabella:
qui.
Note:
~ Sinceramente? Non mi soddisfa per nulla. Per “avarizia” avevo in mente tutt’altra cosa, ma questa fic ha cambiato trama così tante volte che alla fine ho preso quello che restava. E non lo so, sento davvero che le manca qualcosa. Però ho bisogno di andare avanti con il claim e di liberarmene, quindi eccola qua.
~ Nessuna ambientazione particolare, siamo da qualche parte dopo “Un anno dopo”, ma i riferimenti sono quasi nulli. Le tre frasi nelle parentesi sono tutte citazioni prese nei fumetti in giro per la continuity: la prima viene da Terra di nessuno, la seconda da Batman: Un anno dopo e la terza è una rielaborazione di ciò che Bruce dice durante Freccia Verde #6 (precisamente, l’originale è: “Solo altra lurida feccia”. Sì, riferito davvero a Jason. Sì, ho avuto anche io istinti omicidi).
~ Titolo da Germi degli Afterhours.
(È la cosa che amo di più di tutta ‘sta fic, eh xD)
Conflitti interni che lasci a macerare
Ci sono giorni in cui Dick è talmente palese nelle proprie richieste che persino un estraneo potrebbe intuirle. Vaga per la caverna con studiata casualità, indugia eccessivamente, perdendosi nei ricordi, lo fissa troppo a lungo e, quando parla, lo fa soltanto per non dire ciò che vorrebbe davvero.
Bruce conosce tutto questo - ogni gesto, ogni occhiata, ogni esitazione - però finge di non vedere. Sa persino che basterebbe alzarsi dalla sedia e appoggiargli una mano sulla spalla, magari stringerlo a sé per qualche istante, per mettere termine ai suoi tormenti - e sa che sarebbe un beneficio per entrambi, quell’abbraccio - ma, comunque, non si muove.
Tiene lo sguardo fisso sul monitor e prosegue con il proprio lavoro, finché il ragazzo, stanco di provare, sospira e torna verso le scale, lasciandolo nuovamente solo nel buio della caverna.
Dick ha bisogno del suo affetto, e Bruce non sempre ha la capacità di darglielo.
(«Sei meglio di me, Dick,» dice invece, augurandosi che serva.)
Tim, al contrario, sembra non sperarci mai più del dovuto.
Bruce ha notato già da tempo la disillusione con cui lo guarda, il distacco con cui lo affronta - tanto simile al proprio, di distacco -, e sa benissimo che il ragazzo sta cominciando ad assomigliarli eccessivamente, sa benissimo che, con molta probabilità, l’ha rovinato.
Ed è cosciente che ciò che Tim desidera da lui è unicamente approvazione, è unicamente qualcosa in grado di scacciare il senso di inadeguatezza che prova di continuo. Vorrebbe sentirsi confermare che è un ottimo Robin e avvertire la garanzia concreta del suo ruolo; vorrebbe non essere costantemente in corsa con il fantasma di Jason o, a volte, persino con quello di Dick.
Ma Bruce, oltre i complimenti per una missione ben eseguita, non riesce a sbilanciarsi. E così entrambi mantengono le loro posizioni, distanti nonostante le crescenti similitudini.
(«Per darti la sicurezza di cui credo tu abbia bisogno, devo adottarti,» gli annuncia, dopo il loro rientro a Gotham, pur domandandosi se non stia compiendo una mossa troppo azzardata.)
Bruce è consapevole che anche Jason ha delle necessità. Probabilmente cerca ancora vendetta, aspira ancora a vedere il sangue del Joker imbrattare le mani di Batman. E forse chiede - benché non osi a voce alta - una seconda possibilità di dimostrargli che vale, che può tornare ad essere il suo Jason.
Però, con lui, si sente impossibilitato più che con chiunque altro. Non può dire di non averci pensato, a riprenderlo in casa - se non in qualità di Robin, almeno di figlio -, ma ben presto ha decretato quella voglia inopportuna.
Non ha importanza quanto entrambi possano arrivare a desiderarlo: Jason ha ormai passato numerosi limiti, numerose linee che non avrebbe dovuto varcare, Bruce - Batman - deve essere duro, irremovibile. Deve scacciare il senso di colpa, i sogni, gli incubi, e non accogliere assolutamente quelle richieste.
Perché diversamente, dopo, essere deluso o perderlo di nuovo sarebbe più doloroso di quanto sia mai stato.
(«Jason è feccia,» chiarisce allora, la bocca impastata d’amaro e lo stomaco contratto, ingannandosi come tante volte ha già fatto.)