Titolo: At sixes and sevens
Capitolo: Uno di diciotto: Prologo: il grande shock.
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Prologo: il grande shock
Draco Malfoy era convinto di vivere una vita placida e serena dopo la fine della Seconda Guerra. Lavoro, divertimento, sviluppo delle relazioni interpersonali… tutto nella giusta quantità.
Draco Malfoy fu convinto di vivere una vita placida e serena dopo la fine della Seconda Guerra, finché l’irreparabile non accadde.
Successe una sera di maggio. Una sera calda, con un quarto di luna che brillava alto nel cielo terso e stellato, con il profumo di fiori appena sbocciati che inondava l’aria, e con una sottile brezza che gli scompigliava - in modo molto coreografico - i capelli. La classica sera in cui era seriamente determinato a divertirsi e a dare il meglio di sé e non si aspettava assolutamente che qualcosa andasse storto.
Eppure successe.
Era stato invitato ad una festa da alcuni colleghi del Ministero. Di solito rifiutava certi inviti, ma, stranamente, quella volta aveva accettato, trascinandosi dietro il suo coinquilino, nonché amico fidato, Theodore Nott. I due avevano presto cominciato, con grande sfoggio dello spirito Serpeverde, ad osservare e immediatamente criticare tutti i presenti, sghignazzando alle loro spalle, finché la battuta fatale non era stata pronunciata.
“Ehi, guarda,” aveva iniziato Draco. “C’è Ginny-sono-una-pezzente-Weasley!”
Non era molto sorpreso: sapeva che la ragazza lavorava al Ministero e già qualche volta gli era capitato di incrociarla. Tuttavia, voleva che la notasse anche l’amico, che, al contrario, non la vedeva da anni. Sembrava l’occasione migliore per farsi due risate ricordando i tempi felici di Hogwarts, quando la famiglia dei Pezzenti Rossi era uno dei loro principali motivi di sghignazzamento insieme a Mister Faccia-da-scemo-sfregiata-Potter.
L’idea che quella battuta potesse stravolgergli la vita non gli era passata per la mente nemmeno per un secondo. Eppure, quando si voltò verso il suo amico, non ottenendo risposta, si rese conto che la sciagura era inevitabile: Theodore fissava la piccola Weasley come un bambino guarda un gelato di Fortebraccio al suo gusto preferito. Draco non si sarebbe sorpreso se, abbassando gli occhi, avesse trovato ai suoi piedi una pozza di bava in procinto di allagare la sala.
“D-Devo parlarci,” balbettò Nott, prima di sparire nella folla e ricomparire qualche metro più in là accanto alla rossa che, inspiegabilmente, non lo respinse affatto; anzi, si dipinse sul viso una tale smorfia di adorazione che Draco fu costretto a distogliere lo sguardo, per paura che il suo tasso di glucosio nel sangue aumentasse fino a livelli preoccupanti.
Quindici minuti dopo, il suo amico e la ragazza erano spariti e lui fu costretto a trascorrere il resto della serata tra noiosissimi superiori e dipendenti arrivisti. Tornò a casa presto e, senza pensarci due volte, si mise a letto, sostenendo che l’apparente colpo di fulmine tra Theodore e la Weasley sarebbe durato una notte o poco più. Ma l’indomani fu costretto a ricredersi.
Era a conoscenza dell’abitudine del suo coinquilino di restare a letto fino a tardi di domenica, quindi non si preoccupò quando, entrando in cucina, la trovò deserta. Cominciò a preparare il tè, com’era solito fare dall’inizio della loro convivenza: evocò l’acqua nella teiera, prese due bustine di infuso dalla scatola sempre posizionata accanto ai fornelli e Appellò due tazze dalla credenza. Tazze che rischiarono di frantumarsi cadendo sul pavimento, quando si deconcentrò spostando l’attenzione sulla figura che sostava accanto allo stipite della porta.
“Buongiorno, Malfoy.”
Ginny Weasley, con indosso solo una maglietta di Theodore che le arrivava alle cosce e un paio di slip, lo stava guardando con gli occhi impastati di sonno, mezzi socchiusi per difendersi dalla luce. Draco recuperò le tazze con un movimento fulmineo, mentre cercava di mantenere la calma e di non precipitarsi al piano di sopra per togliere la vita allo stupido Nott. La Weasley in casa sua! Questa sì che era una notizia incredibile.
“’G-Giorno Weasley,” balbettò ancora sconvolto, con la mandibola che sfiorava il pavimento.
“Ti prego, ne prepareresti un po’ anche per me?” chiese lei, lanciando un’occhiata alla teiera, mentre si lasciava cadere su una sedia.
Draco annuì, assomigliando per un momento ad un elfo domestico dalla volontà inesistente, si voltò, prese un’altra bustina e poi, finalmente, parve ritrovare la propria identità.
“Che cosa ci fai tu qui?!” domandò con il miglior tono irato, incredulo e beffardo che seppe modulare. Ginny, per tutta risposta, rise. Già, rise. “Oh, non lo so nemmeno io. Tu ci avresti mai creduto?”
No, mai, assolutamente. Avrebbero potuto raccontarglielo tutti i migliori veggenti del Mondo Magico, ma lui avrebbe continuato a non crederci. Però si trovò costretto a farlo quando riconobbe la luce negli occhi della ragazza: la Weasley aveva la stessa espressione sognante delle sue ammiratrici più scatenate.
Per quanto inquietante potesse essere, il passeggero colpo di fulmine non si rivelò poi tanto passeggero, come ebbe modo di scoprire man mano che i giorni passavano e Theodore non accennava minimamente a staccarsi dalla piccola Weasley. Anzi, i due sembravano aver adottato una vera e propria vita in simbiosi: dove andava lui ci trovavi lei, e dove c’era lei sicuramente sarebbe apparso a breve anche lui.
Agli incontri tra ex-Serpeverde, ad esempio. Ginny e Pansy divennero amiche così in fretta che Draco credette di essere stato risucchiato in una dimensione parallela in cui le consolidate distinzioni tra le Case di Hogwarts erano un lontano ricordo. Per non parlare di Theodore, che ogni volta che rientrava nell’appartamento se ne usciva con qualche frase tipo: “Ron e Hermione sono davvero simpatici”, oppure: “Questi li ho presi dal negozio di Fred e George”, o, quel che era stato peggio: “Harry cucina davvero bene, sai?”. Draco ignorava cosa lo avesse trattenuto dallo Schiantare l’amico, in quell’occasione. Tuttavia, l’irreparabile stava avvenendo e lui non poteva farci proprio niente: il suo mondo e quello di Potter stavano entrando in rotta di collisione.
Poteva venire fuori qualcosa di buono da tutto ciò? Draco Malfoy ne dubitava seriamente.