[HP] And I'm on my knees looking for the answer (Quarto capitolo)

Jan 24, 2010 20:23

titolo:And I'm on my knees looking for the answer
beta: leliwen
fandom: Harry Potter
personaggi: Harry Potter, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Ron Weasley, Hermione Granger.
pairing: Harry/Ginny, Harry/Draco
rating: NC-17
trama: Voldemort è stato sconfitto. Harry si ritrova con una vita da gestire.
note: Grazie alla mia beta, per i suoi utili consigli.
Stranamente il titolo esisteva già prima di scrivere la fanfic, è tratto da "Human" dei The Killers.
lista capitoli: [1] [2] [3]


Ginny vorrebbe che il sole non tramontasse così velocemente d'inverno, vorrebbe poter vedere bene in ogni istante, vorrebbe poter non usare surrogati. Si versa dell'acqua e ne manda giù un sorso per togliersi dalla bocca il sapore della cena.
"Vuoi altro, Harry?"
Lo chiede per smorzare il silenzio sceso ormai da tempo. Lui è seduto di fronte a lei, il suo piatto è ancora pieno per metà; a dividerli ci sono delle candele posate sulla tavola, la loro luce proietta ombre sui loro volti.
L'unica risposta che riceve è il suono della forchetta del ragazzo che tintinna contro il piatto in ceramica.
Si alza, allora, per prendere la bacchetta ed iniziare a riordinare, ma Harry la ferma.
"Ti devo dire una cosa," il suono gli esce basso, come se non parlasse da giorni, come se non volesse riprendere a parlare proprio ora.
Ginny vorrebbe che fosse già notte, per poter dormire, per poter aspettare fino a domani. Si sistema una ciocca di capelli dietro un orecchio mentre si risiede, ma si pente di averlo fatto perché ora il suo viso è esposto e Harry può vedere ogni suo cambiamento. Inizia a giocherellare con la cera di una candela.
"Ho rivisto Draco più di un mese fa, ci siamo incontrati qualche volta," Ginny ritrae le dita dalla cera, forse si è scottata. Alza il volto verso di lui, i suoi occhi verdi brillano con quella luce, ma il resto del volto è teso, triste, quasi rassegnato, "Malfoy?", non lo aveva mai sentito chiamarlo con il suo nome proprio; lui magari non se ne è neanche reso conto.
"Sì, lui," sembra voler aggiungere altro, invece abbassa il volto, si passa una mano sulla nuca, tra i capelli corti.
"E' stato lui ad avvicinarmi," rimette le braccia sulla tavola e rialza lo sguardo, "ci siamo incontrati, per caso, al Ministero, ha incominciato a parlarmi e io," deglutisce, i suoi occhi sono larghi e concentrati come se fosse lui stesso a sentire per la prima volta quella storia e non ne volesse perdere neanche una parola.
"Non so cosa mi sia preso, davvero," le sue mani gesticolano nel vuoto, "dovevo farlo, dovevo capire."
"Te l'aveva fatto lui il succhiotto?", sono parole già conosciute nella mente di Ginny, già pronunciate in situazioni diverse, con persone diverse, ha immaginato così tante volte quel momento che ora non sa come comportarsi; si sente scivolare, ma non ha la forza per cercare appigli.
Harry sospira, non se lo aspettava, "sì, è stato lui, ma per gioco," Ginny si alza e la sedia su cui era seduta cade all'indietro, i suoi occhi sono pieni di lacrime mentre gli urla di essere un bastardo.
Corre, corre verso la loro camera da letto, sperando di dimenticare, sperando che quello che sta vivendo sia solo un altro incubo, apre la valigia e la riempie con le prime cose che le capitano, i suoi occhi sono appannati, toglie le lacrime con il dorso delle mani, ma ritornano quasi subito.
Il suo ragazzo è sulla porta, continua a ripetere frasi cercando di farla calmare, di farla restare, ma lei non lo sente, tira su con il naso; tenta di immaginarsi immersa in una vasca con l'acqua bella calda, tranquilla, ma la consapevolezza di quanto ama Harry la fa singhiozzare ancora di più.
Gli rivolge un'ultima occhiata prima di fiondarsi nel camino e si getta tra le fiamme dopo aver mormorato 'la tana'.

*

"Pensavo che il compito di picchiarmi spettasse a uno dei suoi fratelli," Harry fissa la signora Weasley senza sapere cosa aspettarsi, appare un po' scossa, ma una sua mano sale ad accarezzagli una guancia.
"Harry, nessuno vuole farti del male," si sistema meglio sul divano blu del soggiorno dove fino a pochi giorni fa abitava anche sua figlia, "forse solo un po' Ron."
Potter sbuffa, ma il suo viso torna a rabbuiarsi subito dopo, "Mi dispiace tanto, io non volevo far soffrire Ginny, ci ho provato, abbiamo tentato entrambi," la sua pena è così forte che Molly non riesce a trattenersi dal fargli una carezza sopra il braccio, con amore.
"Lo so, caro, lo sappiamo tutti, vedrai che lo capirà anche Ginny, è una ragazza intelligente."
Harry non riesce ad afferrare il motivo della presenza della signora Weasley: si aspettava una visita, con tutto quello che era successo, ma si aspettava rabbia, non comprensione. La guarda titubante - non del tutto dispiaciuto della sua visita - ma non le risponde, vorrebbe arrivare anche lui a comprendere quello che tutti sembrano sapere.
La osserva come si era vietato di fare da tempo; la guerra l'aveva cambiata molto, e non lo si notava solo da alcuni, profondi, solchi che le segnavano alcuni punti del volto, ma dal modo in ogni sua azione appariva smorzata, le sue sgridate non sortivano lo stesso effetto di un tempo, i suoi sorrisi erano meno larghi e più brevi, come se le costasse fatica restare felice, come se ci fosse una corda, stretta intorno a lei, a ricordarle in ogni istante che se si allontanasse troppo rimarrebbe strozzata, che se provasse a scappare dalla realtà essa non scomparirebbe comunque.
Harry non avrebbe voluto accumulare altro dolore sulle spalle dell'unica donna che abbia mai provato a fargli da madre da quando era stato mandato dai Dursley, ma sa che era inevitabile farlo. Le fa apparire una tazza di tè e un vassoio di pasticcini che si adagia sul tavolino di cristallo, posizionato di fronte a loro.
Mentre Harry afferra un biscotto incominciando a mangiucchiarlo, Molly riprende a parlare; lo fa con gli occhi bassi, con le mani che le tremano leggermente mentre giocano con la stoffa del vestito, "ho capito una cosa dalla guerra, caro, e dovresti averlo imparato anche tu," quando rialza lo sguardo su di lui il ragazzo nota come i suoi occhi si siano riempiti di invisibili lacrime, "è sempre troppo tardi, Harry. Avrei tanto voluto dire a Fred che gli volevo bene invece di continuare a sgridarlo, ma era così giovane e nessuna madre riesce a pensare alla morte del proprio figlio, neanche durante una guerra. C'è sempre speranza, sempre," una lacrima le percorre il volto e si va a depositare alla fine della sua guancia, Harry si avvicina per darle conforto, ma lei lo ferma, "non devi farlo anche tu, ti prego. Non lasciare che tutto ti scorra addosso, non permettere che la paura di ferirti di nuovo ti impedisca di essere felice. Io sono vecchia ormai, ma tu devi riprendere a vivere."
Potter vorrebbe riuscire a disfare quel groppo alla gola che gli si è formato improvvisamente, per poter dire qualcosa per consolarla, per poterle promettere che non ha causato l'infelicità di sua figlia inutilmente, ma quando sente le braccia di Molly avvolgerlo e attaccarsi al suo maglione, l'unica cosa che fa è stringerla più forte che può.

*

Draco sa che quello che sta per fare non è molto brillante, ma ne ha fatte di cose sbagliate e questa non gli sembra una delle peggiori. Prima di manifestare la propria presenza a Potter rilegge il biglietto che ha ricevuto neanche un'ora prima; respira, dicendosi che non potrà mai andare peggio di quanto sia già andata.
"Ciao Draco," si sorprende nel sentirsi chiamare così, come se Harry non stesse parlando davvero con lui, ma con un'altra persona.
"Perché mi hai chiamato?" lo dice evitando di soffermarsi sull'accenno di barba di Potter o sulle leggere occhiaie che gli circondano gli occhi.
"Volevo vederti."
"Perché mi hai chiamato?" ripete e nota il rossore sulle guance dell'altro aumentare gradualmente; si avvicina a lui per poterlo fissare nelle iridi verdi.
"Ginny se ne è andata," confessa alla fine e Draco non riesce a decidere se ridere o prendere a pugni il Grifondoro.
"Di nuovo, perché mi hai chiamato?" quando vede Harry tentennare, tutta la rabbia per l'assenza di quel mese esplode impedendogli di conservare la calma avuta fino a quel momento; lo afferra per la maglia prima di dire con voce strascicata "volevi fare sesso con me, non è vero? Ora che la lenticchia non c'è più ti serviva qualcuno con cui sfogare i tuoi istinti? Vaffanculo, non sono una puttana." Si dirige verso l'uscita, il più velocemente possibile, ignorando le proteste di Potter; sente le dita prudere e prima di andarsene tira un pugno allo stipite della porta.
Harry rimane fermo per qualche secondo, incredulo, poi impiega cinque minuti per spaccare ogni oggetto contenuto da quella stanza.

*

"Hai combinato un bel casino," Ginny è seduta su una vecchia sedia a dondolo portata a casa un giorno da Arthur, innamorato di quel nuovo aggeggio babbano. Il suo corpo è avvolto da una vecchia coperta a motivi floreali, tra le mani ha una tazza piena di tè.
La sua voce appare allegra, quasi scherzosa, come se in quel casino non ci fosse finita pure lei; Harry, però, sa che la realtà è ben diversa: i suoi occhi rossi non riescono di certo a farle recitare bene la parte.
"Mi dispiace," e il ragazzo non sa quante volte ha pronunciato quelle due parole negli ultimi giorni, non abbastanza probabilmente.
Ginny non risponde, si limita a sorseggiare la sua bevanda, entrambi sanno che il perdono non scaturirà da delle frasi; ci vorrà tempo e fatica.
"Credo che dovresti provarci," appoggia la pianta di un piede per terra, per potersi dondolare leggermente, "con Malfoy, intendo."
Potter ha la decenza di non contraddirla, capisce che lo sforzo della ragazza è enorme e capisce anche il motivo per cui gli sta dicendo quelle cose: vuole che almeno una parte della sua sofferenza sia servita a qualcosa, perché lei lo ama ancora così tanto che si accontenta di vederlo felice.
"Mi ha mandato a fanculo, non so quanta abbia voglia di provarci", le sue labbra si arricciano in una smorfia, non ha davvero voglia di parlare di Draco con la sua ex ragazza e spera che lei rinunci.
"Sicuramente te lo sei meritato," gli fa una linguaccia ed Harry ride felice dopo chissà quanto tempo perché quel gesto lo riporta ai primi tempi, quando erano spensierati e innamorati. Sente che la tensione tra loro due sta scivolando via, nonostante cerchi ancora di restare attaccata in tutti i modi.
"Sicuramente, ora che Voldemort è morto il ruolo di cattivo spetta a me di diritto," si blocca di colpo rendendosi conto che forse non sono ancora così pronti da permettersi di scherzare in quel modo e si aspetta una qualche reazione negativa da parte sua, ma il sorriso di Ginny sembra non voler lasciare le sue labbra.
"Sei fortunato, Potter, Ron non è in casa, aspetta di vedere quando scoprirà che hai tradito la sua dolce sorellina con quel figlio di puttana di Malfoy."
Si guardano per un secondo, fissi negli occhi, poi incominciano a ridere immaginandosi la scena, Harry con un po' di timore, Ginny con delle lacrime che impertinenti vorrebbero uscirle.

***

fanfic, harry potter

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