[MY TIME AT PORTIA] The aftermath CAP 3

Mar 29, 2020 22:45

Titolo: The aftermath
Capitoli: 3/?
Fandom: My time at Portia
Coppia/Personaggio: Aadit/Female Builder
Rating: arancione
Parole: 4534
Generi: Drammatico, introspettivo, sentimentale
Warning: Spoiler!, Hurt&Comfort (prompt)
Note dell'autore: Scritta per la decima edizione del COW-T. Ambientata in late game e post game, occhio agli spoiler!

GIORNO 36
Caro diario, ieri ho raccontato a Mei ogni cosa: l'arrivo dei tre assassini a casa mia per filo e per segno, il salvataggio di Aadit e la scoperta che quest'ultimo fosse il cavaliere corrotto. Non me la sono sentita di andare oltre, così le ho chiesto di continuare domani la conversazione. Quella sera avremmo dovuto festeggiare a casa sua, ma nessuna delle due si sentiva dell'umore adatto.
E' stato meglio così, perché a questo modo ho avuto la maniera di riflettere sulle informazioni avute da Mei riguardo Aadit, e lei di elaborare ciò che le ho raccontato quella sera.
Ci siamo riviste oggi a casa sua, di mattina, col bisogno di far luce su molte domande irrisolte. Mi ha raccontato che quella notte ha letto alcuni libri, gli stessi da cui aveva trovato le informazioni sui membri degli Skyline Pingeon. Poi, ha riletto le testimonianze dei cittadini di Ethea e di altre nazioni libere e ha studiato diversi tomi che trattavano dei cavalieri. Mi sono accorta, guardandola con una sola occhiata, che non aveva dormito, ma comunque una luce appassionata e curiosa la teneva ben vigile ed eccitata mentre parlava.
Si è seduta vicino a me e, con voce grave, mi ha assicurato che non avrebbe mai raccontato a nessuno della verità su Aadit. Io ho ribadito che non è più mio interesse tenerlo segreto e che se vuole può farci un articolo, ma Mei ha contrariato dicendo che prima di scrivere ha sempre voluto andare in fondo con le ricerche, così da avere in mano tutte le prove necessarie per arrivare ad una conclusione certa.
Mi ha raccontato che è sempre più convinta che il rapporto tra i cavalieri e l'impero non fosse di interesse, ma nato per un qualche tipo di indigenza sociale, e ciò che l'ha resa nervosa tutta la notte è il fatto di aver letto e riletto tante testimonianze, ma nessuna di esse accenna minimamente alla cosa. Mi ha mostrato dei fogli stampati, facendomi notare diversi testi in cui alcune frasi - quelle che Mei suppone siano le parole chiave che potrebbero districare il mistero - sono state celate da una lunga macchia nera e orizzontale; mi ha spiegato che è un metodo noto usato dall'impero di Duvos per nascondere faccende pericolose e scomode. "Ho paura che non troveremo nulla di nuovo," mi ha detto, "e che l'unico modo per sapere la verità è quello di andare a chiedere direttamente ad Aadit."
L'ultima frase ha scaturito il mio inaspettato interesse. Mei mi ha guardata e, capendo le mie ovvie intenzioni, ha subito detto che non è una buona idea andare a cercarlo. Da una parte so che ha ragione: Aadit non mi ha dato alcuna spiegazione su quello che probabilmente è stato fin da subito un complotto contro Portia e, anche riuscendo a trovarlo, difficilmente cambierebbe idea... oltretutto, nello stato in cui mi ha lasciata, adesso che sono riuscita da poco a riprendermi, so che non mi farebbe bene rivederlo. D'altra parte, è proprio comprendendo le ragioni per cui ha deciso di unirsi all'impero che potrò liberarmi per sempre di lui, visto che è l'unica questione rimasta in sospeso, l'unico assillo che lo riguarda che ancora mi tormenta. Ho cercato di farlo capire a Mei, che ha annuito meditabonda, convenendo che anche l'ultimo punto è incontestabile.
Mei ha anche ribadito che trovare la connessione tra cavalieri e imperopotrebbe aiutare le terre libere ad evitare futuri pericoli, anticipando le mosse di Duvos e sventando le sommosse fomentate dai membri degli Skyline Pingeon. Poi, mi ha lanciato un'occhiata preoccupata, riflettendo che potrebbe essere pericoloso incontrarsi con Aadit, perché non sappiamo se pur di difendere la sua posizione o le informazioni dell'impero potrebbe uccidere. Sentire ciò mi ha fatto star male, ma non mi ha arrecato paura. Con tutta la forza di volontà, ho ricordato a Mei quanto sia importante per entrambe, per una ragione e per l'altra, scoprire la verità, e ho assicurato che me la sarei cavata, che sono una brava combattente ma so anche quando ritirarmi da una battaglia. "Ti prometto che eviterò che mi accadrà qualunque cosa," le ho detto, e lei ha sorriso.
"Prima bisogna vedere se riusciremo a trovare il posto in cui si è nascosto Aadit," ha convenuto Mei, "non sarà un gioco da ragazzi, ma ci proveremo." Le ho sorriso e ringraziata. Ho fiducia nelle sue capacità di investigatrice e sento che riusciremo ad arrivare in fondo alla cosa. Aadit sarà quell'unico tassello rimasto del puzzle che riuscirà a farci avere il quadro completo degli avvenimenti che stanno accadendo nel continente.

GIORNO 47
Dopo essermi svegliata, lavata e vestita, come tutte le mattine, mi sono diretta alla fabbrica per vedere a che punto erano i lavori delle macchine e ho beccato Mei davanti al cancello che mi salutava. Erano appena le sette passate, e la cosa mi ha meravigliato conoscendo la sua routine sregolata.
L'ho fatta entrare in giardino, trovandola elettrizzata e felice, con un'aria che sembrava non vedesse l'ora di raccontarmi qualcosa. Infatti, non si è data neppure il tempo di sedersi dopo che l'ho invitata al tavolo sotto il tendone che mi ha detto che c'erano delle novità riguardo le nostre ricerche.
Una decina di giorni fa avevamo inviato un finto annuncio su tutti i giornali delle terre libere da parte di un collezionista di cimeli antichi. Il messaggio diceva che avremmo pagato una cospicua cifra se qualcuno avesse trovato dei pezzi di armatura o la maschera del cavaliere corrotto. Ci è venuta questa idea perché, con molta probabilità, quando Aadit è fuggito ha abbandonato l'armatura da qualche parte per non farsi riconoscere. Ovviamente ci siamo premurate di non scrivere a chi appartenesse l'armatura, descrivendone semplicemente le caratteristiche e allegando un disegno fatto da me (ricordo perfettamente ogni dettaglio, avendo combattuto cinque volte contro il cavaliere corrotto). A quanto pare l'idea ha dato i suoi frutti, perché un vecchio pescatore di Walnut Groove ci ha risposto dicendoci di aver trovato nel fiume il guanto ancestrale che corrispondeva alla nostra descrizione, inviando assieme alla lettera scritta di pugno anche una foto che ne accertasse l'esistenza. Era un po' sbiadita e in bianco e nero, ma si notava perfettamente la forma complessa e unica dell'oggetto.
Così, io e Mei abbiamo aperto la cartina del continente per cercare il paese da cui ci ha scritto il pescatore e, partendo dal fiume in cui è stato trovato il guanto, lo abbiamo risalito col dito segnando tutti i posti in cui potrebbe essere stato buttato, presupponendo che l'oggetto sia arrivato lì spinto dalla corrente. Ci siamo soffermate su un punto del fiume a nord ovest che coinciderebbe con le zone della Periferia, le quali, come ha detto ieri Mei, potrebbero essere il posto perfetto per nascondersi, ancora poco civilizzato e lontano dall'occhio delle altre nazioni.
"Quel pescatore potrebbe averci dato la posizione esatta in cui si trova Aadit," ho convenuto sorridendo soddisfatta. Ho preso i soldi dal portafogli e li ho dati a Mei, chiedendole di inviarli all'informatore come ricompensa come pattuito nell'annuncio. La mia amica li ha presi un po' titubante, guardandomi con apprensione. "Sei sicura che andare a cercarlo sia la cosa giusta?" mi ha chiesto di nuovo, e io l'ho assicurata nuovamente, dicendole che non sono mai stata più sicura di qualcosa in vita mia. Mi sono segnata il punto da raggiungere nella mia cartina e ho abbracciato Mei, ringraziandola di cuore per tutti gli aiuti che mi ha dato, non solo nelle ricerche ma anche invitandomi a stare a casa sua e aiutandomi nei momenti più bui.
Le ho detto che sarei partita quel pomeriggio e, prima di salutarci, Mei mi ha di nuovo abbracciato. Le ho assicurato che sarebbe andato tutto bene e che sarei tornata nel giro di qualche giorno. Caro diario, Mei aveva ragione: sei stato un valido aiuto, non solo per sfogarmi ma anche perché perché, mettendo tutti i pensieri nero su bianco, mi hai dato modo di combattere le mie battaglie e calcolare le mosse da fare. Scrivo le ultime righe prima di preparare lo zaino, sperando che al mio ritorno le novità che andrò ad appuntare qui saranno buone.

Eryn chiude il diario e lo mette sulla scrivania. Guarda lo zaino aperto e ci infila la borraccia e della carne essiccata. Guardando oltre la finestra, nota il sole che sta per scendere in mare. Prende la sacca ed esce di casa, dà una carezza al cavallo e si dirige al Dragonfly, l'aereo privato e ultima creazione della sua officina. Prende due taniche di cherosene dalla fabbrica e le travasa nella fessura al lato del motore. Quando sta per svuotare l'ultima, sente un rumore di zoccoli che battono sullo sterrato che affianca il recinto di casa. Aggira l'aereo e trova Arlo che la saluta con un cenno veloce della mano.
"Ehi," le dice scendendo da cavallo, "stasera Phyllis festeggia il compleanno e mi ha chiesto di dirtelo. Al solito passo per le 20?"
Eryn fa un'espressione amareggiata e imbarazzata. "Mi spiace, non ci sarò."
"Come mai?" chiede Arlo divertito e sorpreso. "So che oltre i compleanni e le feste paesane, Portia non offre chissà quali altre alternative."
"Sto per partire," lo informa Eryn con voce grave.
Arlo si avvicina alla staccionata e, poco prima di entrare, nota le taniche di benzina aperte. "Stai... per prendere il Dragonfly?"
Eryn annuisce. "Vado a cercare Aadit," spiega, rizzandosi con la schiena non appena scorge l'occhiata dura che le lancia l'amico.
"Tu cosa? Mi stai prendendo in giro?"
"Lascia che ti spieghi," dice Eryn avvicinandosi a lui. "Io e Mei abbiamo fatto delle ricerche e abbiamo scoperto dove potrebbe trovarsi."
"E allora?"
"Allora sto andando ad appurare la cosa."
"Perché?" chiede con un tono che le suona più indisponente che interrogativo.
"Perché... devo sapere i motivi per il quale ha fatto quello che ha fatto, è ovvio."
"E' un traditore, Eryn, e persone così non hanno bisogno doversi spiegare."
"Io e Mei crediamo che ci sia altro, perché cercando tra vecchi articoli abbiamo notato che i cavalieri e l'impero-"
"Tu vuoi credere che ci sia altro," ribatte Arlo, e la sicurezza col quale lo dice la fa retrocedere di un passo.
"Ti assicuro che non è così. Se pensi che io voglia andare da lui per implorarlo di tornare o per dichiarargli il mio amore-"
Arlo la prende per le spalle e la addossa con la schiena al Dragonfly, facendola sobbalzare. La guarda con della rabbia evidente e una punta di malinconia. "Tu ne sei ancora innamorata, nonostante quello che ci ha fatto e che ti ha fatto. Quell'uomo non merita neppure uno solo dei tuoi pensieri."
Eryn aggrotta le sopracciglia e serra le labbra per trattenere le lacrime.
"Potresti lasciar tutto alle spalle e rifarti una vita con qualcuno che sa apprezzarti e rispettarti," aggiunge con un tono amareggiato, "e che vede nell'amore una ragione che supera qualsiasi altra ideologia o patria."
La carpentiera distoglie lo sguardo. "Mi dispiace..." riesce solo a dire. "E' vero, non posso fare a meno di provare ancora qualcosa per Aadit, per questo ho bisogno di vederlo, perché so che solo dopo un vero confronto con lui riuscirò ad andare avanti."
Arlo sospira amareggiato e lascia la presa. "E' la tua vita, Eryn. Spero sinceramente che troverai quel confronto di cui hai bisogno."
Eryn vede il ragazzo girarsi e andarsene a passo svelto. Si gira verso l'aereo, oltre il quale sente il rumore delle briglie, i colpi ai fianchi e lo scalpito degli zoccoli sulla strada che si allontana. Butta lo zaino nella cabina di comando, entra e chiude lo sportello. Il pianto che prima era riuscita a trattenere la invade proprio in quel momento; lascia che si sfoghi un po', visto che nessuno può sentirla, e si pulisce veloce gli occhi. Accende il motore e, afferrando la cloche con due mani, preme l'acceleratore al massimo. Il Dragonfly corre lungo la piana erbosa, poi si alza in volo fino a librarsi nel cielo come un'aquila.

Dopo aver guidato tutta la notte, ai primi raggi del sole, Eryn scorge oltre la catena montuosa il posto in cui dovrebbe atterrare. Afferra la mappa aperta sul pannello e la guarda per un'ulteriore conferma, esaminandone il particolare del fiume che si divide vicino ai piedi del valico. Si stropiccia gli occhi impastati di sonno e guarda oltre la vetrata della cabina di comando. Nota un piccolo paese di qualche casa ai pressi della zona dove dovrebbe atterrare, riflettendo che essendo Periferia inesplorata al confine degli altri stati è probabile che abbiano da poco costruito alcune abitazioni ancora non registrate nelle mappe.
Spinge lievemente in avanti la cloche per decollare, scorgendo una radura erbosa e sgombra perfetta per l'atterraggio, decidendo che è meglio non avvicinarsi troppo al paese per non destare sospetti. L'aereo traballa leggermente appena tocca terra, poi si assesta fino a diminuire sempre più la velocità. Non appena il velivolo si ferma, Eryn scende con un balzo, zaino alle spalle, e controlla la cartina in mano segnandosi all'incirca dove potrebbe trovarsi. Si inoltra nel boschetto di pini e cammina rimanendo guardinga ad ogni rumore che sente attorno: ha imparato a sue spese che non bisogna mai abbassare la guardia nelle aree selvagge, perché non sai mai quando un mostro può attaccarti. I secoli bui sono finiti da un pezzo, ma lo stesso il mondo e soprattutto le regioni inesplorate, per quanto si siano liberate dalle nubi tossiche e la natura abbia ripreso a vivere, ancora pullulano di creature ostili e deformate dalle radiazioni.
Dopo un paio di chilometri, scorge oltre la collina il piccolo villaggio che aveva visto dall'aereo. Nasconde l'arma, evitando di fomentare del panico, e si avvia in quella direzione. La pavimentazione è un acciottolato di pietre irregolari, probabilmente prese dalle rocce senza farne alcuna lavorazione, che forma una strada larga e unica. Al centro di essa è stato costruito in pozzo rudimentale, e attorno ad esso ci sono cinque case di pietra bianca dai tetti di paglia e irregolari. Un vecchio signore che traina un carro di paglia la nota e la osserva circospetto. Eryn fa un cenno con la testa, che non viene ricambiato. Non ha comunque intenzione di chiacchierare, dato che è sufficiente guardarsi intorno per cercare suo marito. Una donna vestita con abiti semplici e grezzi accompagna per mano un bambino di circa sei anni. Quando nota la forestiera, prende il bambino in braccio ed entra in casa, chiudendo violentemente la porta e le imposte delle finestre. La carpentiera fa un sospiro rassegnato: ci sono poche case, ma sembrano tutte occupate da facce sconosciute.
Si appoggia col bacino sul pozzo e riflette. Può darsi che il posto non sia quello giusto, ma vuole assicurarsene prima di andarsene, così si avvicina all'unico paesano che non sembra urtato o spaventato dalla sua presenza, un uomo robusto sulla trentina seduto a terra su un telo di canapa vicino ad un pentolone acceso. Mescola svogliatamente nel recipiente con un mestolo di legno e la guarda per un attimo non appena la vede avvicinarsi a lui.
"Sto cercando una casa in cui stare... sai se ce ne sono altre qui vicino?" chiede Eryn. L'uomo le rivolge di nuovo un'occhiata veloce, prima di sbuffare.
"Forse."
"Forse?" chiede interdetta Eryn. "Magari se mi dicessi dove..."
"Sono già state occupate di recente."
Bingo.
"E dove si trovano?"
L'uomo protende il braccio in avanti e apre la mano. Eryn lo guarda titubante, prende dalla tasca alcuni gols e glieli lascia sul palmo.
"Cos'è questa roba?" chiede l'uomo con voce burbera. "Una moneta del genere qui non vale niente," dice buttando a terra i soldi. La carpentiera gli lancia un'occhiata offesa, ma non dice una parola. Prende le monete da terra, si slaccia la collana che ha attorno al collo e gliela porge. Ironia della sorte, gliel'ha regalata Aadit: è una cordicella in acciaio con un topazio incastonato nel ciondolo. L'uomo osserva l'oggetto, poi se lo mette in tasca.
"Ci sono case nel bosco, affiancando l'altopiano. Più o meno a una decina di chilometri da qui."
"Grazie," risponde seccamente Eryn, incrociando le dita perché l'informazione ricevuta dia effettivamente i suoi frutti. Prende la cartina e fa un cerchio sull'area in cui dovrebbe arrivare. Facendo un calcolo, le conviene tornare all'aereo e atterrare nella radura ai pressi dell'altopiano, e così fa, ripercorrendo a ritroso il sentiero boschivo.

Al secondo volo, scende dall'aereo più stanca che mai. E' durato poco più che cinque minuti, eppure le è sembrato estenuante come il viaggio notturno. Guarda di nuovo la cartina, poi l'arrotola e la mette alla cintura. Fa un respiro profondo e si avvia per la salita che costeggia l'altopiano. Il percorso è sassoso e accidentato, attorniato da molti abeti altissimi e fitti. Ogni tanto, sente il cinguettio di un volatile e un battito d'ali improvviso. Nonostante le fronde vigorose degli alberi, il sole estivo del mezzogiorno batte forte sulla sua testa, senza darle modo di trovare protezioni tra le ombre. Si alza le maniche della maglia e si pulisce la fronte imperlata di sudore, salendo sempre più, fin quando non nota del fumo levarsi nel cielo, riconoscendone la tipica forma che fuoriesce dal camino di una casa. Si avvicina più silenziosamente possibile, nascondendosi dietro al tronco di un abete. Vede una piccola abitazione di legno costruita molto rusticamente, uno spiazzo di ghiaia davanti all'ingresso e alcuni ciocchi di legno accatastati l'un l'altro sul fianco dell'abitazione. Eryn sente dei passi e si acquatta in ginocchio, vedendo un uomo di spalle arrivare dalla sua destra e fermarsi davanti al portone di casa con un enorme sacca di bambù alle spalle. E' vestito, come gli abitanti del villaggio precedente, in abiti semplici e grossolani. Quando l'uomo posa a terra la sacca e si gira, ad Eryn si blocca il respiro. Sotto il cappuccio in lino, riconosce il viso di suo marito.
Si nasconde dietro il tronco, riflettendo su cosa fare. L'agitazione ha cominciato a pervaderla, e fa di tutto per calmarsi: sa che non è il miglior seguace quando si tratta di ragionare e deve assolutamente tornare lucida e distaccata.
Quando il respiro torna a regolarizzarsi, si alza e lascia che sia l'istinto a guidarla: si affaccia e, in piedi, guarda Aadit a una decina di metri di distanza. Quest'ultimo, dopo aver riposto un ciocco sopra la pila, si volta e rimane pietrificato. Gli servono una manciata di secondi prima di realizzare che la ragazza che ha di fronte non è una visione, né un'allucinazione.
"Che... ci fai qui?" riesce solo a dire con la voce che trema.
"Sono venuta a cercarti," risponde Eryn risoluta, ma è solo un'ostentazione simulata, e spera che lui non noti le mani che le tremano.
Lo sguardo di Aadit si rabbuia all'improvviso e si fa strada un'espressione minacciosa. "E' stato un errore, Eryn."
Il ragazzo estrae la spada dal fodero allacciato sulla schiena, e la carpentiera riconosce subito la stessa lama rossa e spessa del cavaliere corrotto che la notte prima che fuggisse aveva ucciso i tre uomini che l'avevano aggredita.
Eryn fa un passo indietro, cercando la forza di non proseguire. Fa un lungo respiro, sfodera la spada di Nova e si mette in posizione d'attacco. Rimangono a guardarsi, percependo entrambi una tensione che non lascia che nessuno dei due faccia la prima mossa.
"Sono venuta a cercare delle risposte che non mi hai mai dato," esclama la ragazza e per quanto si sia impegnata non riesce a nascondere l'agitazione nella voce rotta.
"Sai bene chi avrà la meglio in uno scontro tra me e te, Eryn," le dice freddamente Aadit. "Ti conviene andartene ora che sei ancora in tempo."
La carpentiera lo guarda spaventata, ma lo stesso alza la lama e rimane dov'è.
"Se non lo fai," afferma Aadit cambiando impugnatura e puntando la spada verso la ragazza, "sarò costretto ad ucciderti."
"No, non lo farai."
"Pensi davvero di potermi battere dopo aver avermi visto atterrare quattro nemici insieme in meno di due fendenti?"
"E avevi occasione di ucciderci, più di una volta, ma non l'hai fatto."
Eryn nota le sopracciglia di Aadit aggrottarsi impercettibilmente. "Non era tra gli ordini. Ma quando sono costretto non mi faccio scrupoli ad uccidere, l'hai visto tu stessa."
Al ricordo, un brivido freddo le percorre la spina dorsale. Il ragazzo sorride.
"Vedo che hai capito," le dice con voce dura mentre ripone la spada. "Non tornare mai più a cercarmi."
Accecata da una rabbia primordiale, Eryn si lascia su di lui e lo attacca, ma Aadit riesce in tempo a pararsi, guardandola sorpreso e in cagnesco.
"Vuoi delle risposte, Eryn? Eppure mi sembra tutto piuttosto ovvio," le dice Aadit mentre para un altro colpo. "Sono una spia dell'impero, lo sono sempre stata, ed è per questo che tre anni fa sono venuto a Portia."
La ragazza, soggiogata dalla rabbia, rotea la lama con forza, ma Aadit schiva con facilità l'attacco.
"Mi hanno pagato dicendomi di dirigermi a Portia, dove a quanto dicevano alcune ricerche scientifiche si trovava un importante artefatto, un'arma che data all'impero avrebbe potuto far vincere molte guerre," continua a dire il ragazzo che, con un solo balzo, cade al fianco di lei e la spinge a terra. La ragazza lo guarda in cagnesco. "Ma voi mi avete rovinato i piani."
"Perciò fin da subito ci hai ingannato, fingendoti amico, interessandoti alla nostra vita!" urla Eryn mentre si mette malamente in piede, non curandosi della pelle sbucciata sulle ginocchia e i ciuffi che, usciti dall'acconciatura, cadono davanti alla fronte. "Hai sfruttato Dawa, che ti ha dato un tetto e un lavoro e che tutt'ora ripone in te una fiducia tale da difenderti da qualunque accusa."
"Essere una spia vuole anche dire costruire un'immagine di sé che porti ad avere la fiducia degli altri," spiega Aadit, e stavolta e lui ad attaccarla; Eryn si difende tenendo la spada con due mani, e anche se incespica riesce comunque a rimanere in equilibrio.
"E' stato così anche con me?!" urla Eryn con una rabbia e un dolore incontrollati.
"Ovviamente," risponde lui con un tono fastidiosamente atono. "Sei stata una copertura eccezionale, ma niente più."
Eryn quasi non scoppia a piangere. "Tutte le volte che... mi hai detto di amarmi."
Aadit fa una smorfia e l'attacca al fianco, prendendola di striscio sulla coscia.
"Tutte i progetti che abbiamo fatto per la casa, e le notti che abbiamo passato insieme..."
Il ragazzo schiva altri due fendenti, le blocca col piede la lama facendola irrimediabilmente inginocchiare a terra e le punta la spada alla gola.
"Questa è l'ultima occasione," le dice flemmatico fissandola dritta negli occhi.
Eryn è intimorita dal suo sguardo tagliente, privo di emozioni. Non l'ha mai guardata così. Deglutisce, e una parte di lei sa che arrendersi è la scelta più razionale da fare, ma ce n'è un'altra animata dalla rabbia e dal dolore che prende il sopravvento. Con la punta dell'impugnatura, tira un colpo sullo stomaco di Aadit, si alza e prova a colpirlo con la lama, riuscendo a prendere di striscio il braccio. Il ragazzo risponde all'attacco con un fendente che le fa perdere l'equilibrio, e con un altro giro di lama riesce a sfilarle dalle mani la spada, facendola cadere con la schiena a terra. Prima ancora che riesca ad alzarsi, Aadit le si mette sopra e in ginocchio; a braccia tese e alzate tiene la spada che con la punta le solletica la gola. E' il modo più facile di uccidere, basta una leggera pressione che la lama entra con facilità nella gola sottile della ragazza, come uno spillo che affonda nello stelo di un fiore.
Eryn comincia a piangere, comprendendo l'ineluttabilità di quella situazione. Distende le braccia a terra e chiude gli occhi, sconfitta come guerriera e come persona dall'uomo che aveva solo giocato con lei, a cui aveva riposto la speranza di un'umanità inesistente, di un amore che non era stato altro che un'enorme menzogna.
"Ti ho amato per davvero, e ho continuato a farlo, fino all'ultimo," gli dice con un filo di voce, le lacrime che le bagnano le guance e le annebbiano la vista. "Uccidimi, se vuoi. Non farò nulla per impedirtelo."
La punta entra nella pelle ed Eryn fa una smorfia. Spera di non sentire niente, di non soffrire come i tre che sono morti in casa sua; è l'unica gentilezza che auspica di ricevere da lui. Il taglio le brucia un po', ma nulla di troppo insopportabile, e quando sorpresa apre gli occhi trova Aadit indugiare. Le sue mani tremano e le lacrime cominciano ad uscirgli copiosamente. Abbandona la spada a terra, lasciando di stucco Eryn.
"Ti prego, va' via," le dice dandole le spalle e tremando visibilmente con la schiena. "E' la cosa migliore per te. Non vale la pena lottare per un come me."
La ragazza si alza col busto confusa e si tocca il collo per accertarsi irrazionalmente di non essere morta, di non star vivendo una specie di strano sogno post mortem. Fissa la schiena larga che conosce da anni e che riconoscerebbe su mille, e rimane in silenzio, la mente completamente avvolta da un caos che non riesce a snebbiare.
"Hai la possibilità di rifarti una vita, al contrario di me," dice Aadit tra le lacrime. "Non voglio nient'altro che questo, perciò vattene."
"La... mia vita è con te," riesce a rispondere Eryn toccandogli il braccio, che lui subito ritrae bruscamente da lei.
"Questo non sarà mai possibile," spiega il ragazzo guardandola finalmente negli occhi. "Ci sono circostanze... che non si possono combattere, Eryn."
"Almeno cerca di farmi capire perché," ribatte con foga la ragazza mettendoglisi davanti in ginocchio. "Non posso accettare di essere arrivata fin qui per nulla."
"Ti scongiuro, fidati se ti dico che è così," risponde Aadit, e per la prima volta, dopo l'ultima battaglia contro il cavaliere corrotto, Eryn ritrova lo sguardo dolce e malinconico di suo marito. Una parte di lei sa di potersi fidare, nonostante tutto. Ma un'altra è ossessionata da quella storia, quel segreto che sembra invalicabile, che l'ha tenuta a lui per tutte quelle settimane in cui l'aveva abbandonata.
"Se è quello che vuoi me ne andrò," gli dice dopo aver ripreso il controllo di sé, "ma l'unica condizione che ti chiedo è che tu mi racconti la verità. Non quella secondo cui sei un assassino spietato che ha mentito a tutti, e neppure quella del taglialegna che è scappato da una guerra che ha distrutto il suo paese... voglio la verità vera, Aadit. E' l'unica cosa che ti chiedo."
"Eryn..." le dice il ragazzo, "cerca di capire. Se non l'ho detta finora è stato per proteggerti. Farti venire a conoscenza di certi segreti ti rende un bersaglio dell'impero. L'hai visto tu stessa cosa sono capaci di fare, persino quando non sai niente."
"Solo la morte può farmi cambiare idea," afferma lei risoluta, e il ragazzo non riesce a far altro che guardarla con una rassegnazione inquieta.
"Se ti racconto tutta la verità, fin dall'inizio, mi prometti che poi te ne andrai e non mi cercherai più?"
Eryn aggrotta le sopracciglia amareggiata. "Te lo prometto."
Aadit si alza da terra e si massaggia la fronte, provato. La ragazza lo vede dirigersi verso casa con passo lento ed esitante; si mette in piedi e lo segue, chiudendo la porta alle sue spalle.

game: my time at portia, pairing: aadit/builder, challenge: cow-t, fanfiction, character: aadit

Previous post Next post
Up