Per l'iniziativa di
Pseupolopis Yard, il mio regalino-ino-molto ino per
sha_crouch che aveva chiesto qualcosa sulla famiglia Crouch.
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Il mormorio della folla schiacciata sulle fredde gradinate di pietra grigia era insopportabile. Ginocchia contro ginocchia, gomiti contro gomiti, decine e decine di maghi e streghe serrati come minuscole formiche sottoterra.
Non smettevano di parlare, vociare, pensare… Barty li sentiva premere dentro la testa come se fosse schiacciato a sua volta fra loro e le loro opinioni. Era un insetto scalciante intrappolato in un buco. Avrebbe voluto gridare loro di tacere. Quello era il suo mestiere, non il loro. Era la sua giustizia, era la sua morale, ma si tratteneva e si mordeva la lingua - ed ogni volta era come mordere una sabbia che gli soffocava la gola.
Quella notte aveva avuto un incubo simile. Era un insetto grosso e scalciante rinchiuso in un buco di terra che gli strappava il fiato, con la sabbia che scendeva sempre più in profondità nella sua gola mentre si agitava per liberarsi… non riusciva a ricordare quale insetto esattamente fosse, ma non era più stato in grado di prendere sonno.
Era abituato a quelle nervose veglie notturne. Gli uomini come lui, quelli scelti per portare la coscienza del mondo sulle spalle, non dormivano mai troppo.
«Questa giuria ti condanna colpevole».
La sua voce non tentennò. Spezzò il mormorio inconsistente della folla radunatasi per assistere alla sentenza, scese come la lama di una ghigliottina sulla testa dell’ennesimo ragazzino stupido. Barty osservò gli occhi arrossati di quel giovane uomo. Quanti anni avrebbe potuto avere? Venti, ventuno? Forse aveva l’età del suo Barty. Forse si erano conosciuti a Hogwarts, ed era uno dei tanti amici di suo figlio di cui non aveva mai serbato ricordo.
Tempi andati, quelli. Ora le vecchie amicizie non interessavano più a nessuno.
«Un altro».
Uno, due, tre… prima ancora dello scoccare dell’ora di pranzo, Barty aveva perso il conto delle sentenze, delle lacrime e delle suppliche, dei talloni sfregati sulla pietra mentre i Mangiamorte venivano trascinati lontano dallo sguardo impietoso del Wizengamot. Alle sue orecchie suonavano come dei pigolii ovattati. Avrebbero semplicemente dovuto pensarci prima, perché la giustizia era molto più schietta e lineare di quanto non si potesse pensare.
La sua voce esitò una sola volta - l’ultima di tutte. La sabbia tornò a inondargli la gola mentre precipitava ancora nel suo incubo, in quel buco stretto in cui scalciava vanamente… e fissava gli occhi chiari e terrorizzati di Barty - il suo Barty, il suo ragazzo - e il pigolio di Harriet, la sua Harriet, gli trapassava il cranio senza che il mormorio della folla riuscisse a coprirlo.
Uno, due, tre…
Barty.
Uno, due, tre…
Il suo ragazzo.
Uno, due…
«Questa giuria ti condanna colpevole».
…tre.