Scritta per la Battaglia Navale di
Pseudopolys Yard, il prompt scelto era “È tempo di crescere”, Cat/Petyr, e voglio un applauso per la straordinaria abilità che ancora una volta dimostro nel a) andare fuori prompt e b) massacrare e fare pezzi i miei personaggi preferiti e le mie OTP.
*
È difficile sollevare il capo dolente su di lei. Come una morsa al petto, il ricordo della ragazzina dai capelli rossi che amava inseguire a Delta delle Acque compare davanti ai suoi occhi per un solo istante. È come giocare a nascondersi fra gli alberi e inginocchiarsi fra i cespugli per non farsi trovare, è un per lampo la pelle di Cat ritorna viva e nivea, i suoi occhi ridenti, e lo sguardo di Petyr guizza ancora di acuta vivacità, di ingenuo affetto.
Ed eccola, la morsa al petto. La realtà che scende fra di loro come la lama di un’ascia e mozza le teste del passato, riflette ogni danno del tempo trascorso. La pelle di Cat è viscida e cadente attorno ai solchi delle unghie sulle gote, gli occhi vitrei e demoniaci, lo squarcio sulla gola livido e nero come il sorriso sdentato di una fiera. E lui? Che ne era stato di lui, del bambinetto curioso che correva lungo la sua scia? In ginocchio ai suoi piedi, con il fango nelle ricche vesti ormai divenute cenci, la barba incolta e l’ombra di un cappio che oscillava sopra di lui.
Triste cosa, il tempo.
«Prenditi pure la tua vendetta, Cat» gli dice in un ultimo guizzo beffardo. «Ma sarà lei ad avere il Trono che Robb non è riuscito a conquistare».
«Non se il Re Toro la spezza prima» sputa con forza il magro arciere di nome Anguy. Un sorriso scaltro piega le sue labbra screpolate. «E noi faremo in modo che sia così».
Gli occhi vuoti di Lady Stoneheart non abbandonano il volto stanco di Petyr per un solo secondo. Lui ignora l’arciere, inclina appena il capo, le rivolge uno sguardo apparentemente divertito. Nonostante la terra fra i capelli e sul viso, nonostante le nocche aperte e i segni rosse delle corde sulla pelle, Petyr Baelish la fissa ancora come se avessero dieci e quattordici anni, come se il sole di Delta delle Acque illuminasse ancora i loro visi e la scacchiera da cyvasse sulla quale la batteva ogni volta. Sembra ancora lui, il ragazzino scaltro che nascondeva le pedine nelle maniche e le faceva ricomparire dove più gli erano congeniali.
«Gendry Waters è solo il bastardo di un re che hai sempre disprezzato. Gendry non è Robb, non è un giovane lupo… Sansa è l’unica figlia che ti è rimasta, eppure le hai dichiarato guerra. Può davvero la morte avertela strappata dal tuo cuore di pietra, Cat?». Un sogghigno. «Io non credo».
Lady Stoneheart si china. Da quell’angolazione Petyr ha un’orrenda visuale dell’immondo squarcio che fa vista sulla sua gola recisa. È un brivido di rabbia che gli attraversa le dita, come quello che lo aveva scosso quando aveva saputo cosa davvero era accaduto alle Torre Gemelli. Non era nei piani - lei non era nei piani, lei morta non era mai stato nei suoi piani.
Si copre la gola con una mano viscida e dalle sue labbra emerge un suono distante e gutturale.
«Onore».
Petyr ridacchia senza allegria.
«L’onore ti ha squarciato la gola. Ha mozzato la testa a tuo marito e trapassato il cuore di tuo figlio. Ha bruciato Grande Inverno con gli altri tuoi figli. Dovresti essere contenta che Sansa sia libera da quella condanna a morte».
«Impicchiamolo, mia signora» propone un ragazzone dalla pelle scura appoggiato a uno degli alberi. «Impicchiamolo e basta».
«Oh, ho sempre adorato il senso pratico» continua Petyr con pesante ironia. «Ma non otterrai ciò che vuoi, Cat».
Lady Stoneheart placa il vociare della Compagnia Senza Vessilli con un gesto lento della mano. Piega la testa e i suoi occhi vuoti lo scrutano profondamente.
«Vuoi punire Sansa per l’alleanza con il Folletto, per averti rubato la fedeltà degli alfieri di tuo padre. Anche Edmure ti ha abbandonato, non è vero? Ho sentito che ha giurato sulla vita del suo figlio mezzo Frey di essere pronto a morire per la sua nuova Regina. E Jaime Lannister non pare aver gradito ciò che hai fatto a lui e alla sua leale Vergine di Tarth». Petyr sorride. «Due leoni Lannister in combutta con la tua giovane figlia per distruggerti. Il tuo stesso fratello che ti volta le spalle e il vessillo dei Frey che ora sventola accanto alla trota di Delta delle Acque… oh, Cat. Devi essere così delusa da Sansa».
«Tu muori».
Per un attimo anche Petyr vacilla un poco. Il sogghigno sulle sua labbra si fa triste, quasi tagliente.
«A meno che tu e i tuoi prodi della Fratellanza non dimostriate finalmente un po’ di logica strategia, sì: temo che morirò» ammette infine, occhieggiando curioso agli uomini che lo circondano. «E la vostra infernale signora potrà godere della mia punizione molto più di quanto la sua discola figlia non saprà soffrirne. Non puoi essere così sciocca da non averlo capito, Cat. Non puoi essere perfino più sciocca di me». Petyr scuote la testa per soffocare un basso risolino sarcastico. «Farmi ammazzare per una donna che non mi amerà mai è la beffarda storia della mia vita».
Non reagisce quando lo sollevano in piedi e gli infilano il cappio al collo, ma non riesce a distogliere lo sguardo da lei - Lady Stoneheart, la sua Cat. Nei suoi occhi c’è solo un abisso vuoto e privo di ricordi e rimpianti. C’è solo odio feroce e lacerante delusione, c’è solo l’inferno in cui giace tutto ciò che hanno perduto. Il gelo ha seccato le foreste delle terre dei fiumi e ghiacciato i torrenti dove amavano sguazzare da ragazzini, i morti di Jon Snow marciano dal Nord e i draghi Targaryen dal Sud… e Sansa è in mezzo, pallida Regina di un continente ridotto in cenere.
È destinata a fallire e Petyr lo ha accettato da molto tempo. Sono tutti destinati a fallire. Lo è Jon Snow, lo è la Madre dei Draghi, lo è il Re Toro.
Il Trono di Spade è maledetto. Nessuno può vincerlo.
Il cappio inizia a stringere.
Forse al di là dei Sette Regni c’è ancora un mondo in cui le foreste sono ancora verdeggianti e rigogliose, in cui i torrenti sibilano alla luce del sole e in cui sono tutti ragazzini, solo ragazzini, e Cat e Lysa hanno i capelli rossi e lui fa il bagno nel fiume con Edmure, dove Sansa ride guardando i fratelli al cavallo, e dove sono solo ragazzini, per sempre ragazzini in un mondo fatto solo per l’estate.
Forse c’è davvero un posto in cui i Figli dell’Estate non crescono più.
Forse.