SPN fanfiction - NC-17 - Legacies

Sep 26, 2013 15:04




Autore: Thinias
Pairings: Dean/Sam, John/Mary, Crowley/Lilith, John/OFC e altri
Rating: NC-17 - rosso
Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester, John Winchester, Castiel, Anna, Crowley, Lilith, Alaster, Azazel, Mary Winchester, Bobby Singer, un po’ tutti nominati
Warning: slash, Wincest, AU - angst, drammatico, fantasy
Beta: Ele106
Spoiler: nessuno
Capitoli: 4/?

Capitolo III

Le cose da quel momento cambiarono.
L’uccisione della Regina scosse l’intero Regno, quello che era stato un territorio pacifico per molti anni, dopo la fine delle grandi guerre, ora era sull’orlo di una faida sanguinosa.

Non trovarono il sicario, quella notte.
Aiutato dal caos concitato degli uomini che cercavano di spegnere l’incendio, l’uomo che uccise la Regina delle Terre del Nord, riuscì a scappare, lasciando dietro di sé solo una scia di morte.
Furono trovate diverse guardie prive di vita, avevano combattuto, ma erano state sopraffatte dalla ferocia dell’assassino.
Sir Robert organizzò delle pattuglie; batterono le lande intorno al castello, palmo a palmo, ma come un’ombra che sparisce quando gli si punta contro una luce, il sicario scomparve senza lasciare tracce.

Il consigliere cercò di stare vicino al Re, preoccupato delle sue reazioni. Era sempre stato consapevole di quanto fosse forte il sentimento che lo aveva legato alla Regina.
Si considerava un amico del sovrano, per quanto il loro diverso rango potesse permetterlo, e aveva visto nascere e crescere quell’amore. Era stato felice di vedere un’unione di stato, trasformarsi in un legame sincero.
Mary era riuscita a preservare intatta l’umanità che Robert aveva scorto in John, fin da quando non era che un giovane Principe.
Poteva solo immaginare come ora, amputato di quel sentimento, il sovrano stesse cercando di far fronte ad un dolore così enorme.

Come se le preoccupazioni per il Re non fossero sufficienti, il consigliere era preoccupato anche per il maggiore dei principi.
Dean aveva perso il suo sorriso così solare.
Se qualcuno si avvicinava a lui, cercando di offrire conforto, l’erede al trono lo scostava, dichiarando di stare bene.
Ma come poteva un bambino che aveva appena perso la madre, stare bene?
Il suo comportamento era sensibilmente cambiato. Stava sempre con suo fratello, non voleva lasciarlo nemmeno per un istante. Se prima era stato protettivo nei confronti del minore, ora non permetteva a nessuno di toccare Sam. Gli unici che potevano avvicinarglisi erano Ellen, la nutrice, e il Re suo padre.

Fortunatamente anche Sir Robert sembrava godere di quel privilegio.
Era felice di far parte del piccolo gruppo di eletti che il bambino lasciava avvicinare, che glielo avesse permesso o meno però, il consigliere lo avrebbe fatto ugualmente, perché da quando era successa quella tragedia, si era sentito in dovere di proteggere i figli del Re come fossero i suoi.
Lo avrebbe fatto, anche se non fosse stato John a chiederglielo.

L’impatto di quella tragedia non colpì solo la famiglia reale.
I funerali della Regina furono uno dei momenti più strazianti per il popolo.
Si svolsero una manciata di giorni dopo l’omicidio e, a dispetto delle tradizioni, il corpo di Mary non fu esposto alla vista, poiché lo stato delle sue spoglie non lo permetteva.
Fu ancora più penoso per la gente assistere al funerale.
La sovrana era molto amata, tutti sapevano dell’influenza positiva che aveva avuto nella vita del consorte e tutti avevano udito racconti o provato in prima persona la misericordia e la forza che ella era stata in grado di trasmettere al popolo.

La gente delle Terre del Nord si strinse intorno al Re e ai piccoli Principi. L’intero Regno respirò quel lutto, condivise il dolore e pregò gli Dei di prendersi cura della famiglia reale.
In migliaia parteciparono alle esequie, giunsero al castello di Lawrence da ogni parte del reame. Gettarono petali di fiori bianchi al passaggio delle spoglie, piansero per quella perdita; la tristezza e la paura per il futuro del Regno, serpeggiarono tra la folla.

Molti occhi si posarono su John e sui figli, nella processione che seguì il feretro verso la Collina dei Sovrani, il luogo in cui i membri della stirpe reale venivano sepolti.
Il Re, completamente vestito di nero, portava in braccio il piccolo Sam, mentre Dean era al suo fianco.
La sua espressione non lasciava trapelare nulla, se non la fierezza e la forza di un comandante.
Il dolore che provava era ben celato all’interno della sua anima, come se quest’ultima fosse diventata un’armatura dietro cui celarsi. Sentiva freddo, ma era una sensazione che proveniva da dentro di lui, non aveva nulla a che vedere con la prima aria invernale che aveva preso a soffiare in refoli pungenti e sottili.
Solo il calore del corpicino di suo figlio contro il petto, sembrava in grado di riscaldare il suo cuore ferito.

Una donna dai capelli ramati, seduta in attesa su un muro di pietra, a pochi metri dall’ingresso della cripta funebre, riuscì a scorgere gli occhi del Re e a carpire il segreto della sua anima straziata.
Cercò il suo sguardo, perché quello era il compito che le era stato affidato, e vi lesse chiaramente la pena che provava. Pena che nemmeno la forza d’animo di un grande Re sarebbe riuscita a nascondere.
Piegò la testa in segno di saluto, al passaggio della portantina che trasportava il corpo celato della Regina, spezzando al contempo il contatto con il dolore che percepiva nel cuore del Re.
La sua sofferenza rischiava di sopraffarla. Respirò piano e parve sollevata, quando capì che l’amore non si era spento, era solo offuscato dal dispiacere, ma il cuore del sovrano era ancora puro.

La donna rialzò di nuovo lo sguardo e lo posò sul maggiore dei due Principi.
Il bambino era salvo e con esso il futuro di molti.
Quello era l’importante, lo sapeva… eppure, il costo che era stato pagato era enorme.
Continuò ad osservare Dean. Tutto in lui ricordava la madre che aveva appena perso; i lineamenti, i colori, il portamento, erano un riflesso di quelli della Regina.
Si chiese, non per la prima volta, se davvero ne valesse la pena, se tutta quella sofferenza avesse un senso. La vita del piccolo era segnata da forze che andavano oltre la comprensione del semplice intelletto, eppure la donna non poté fare a meno di provare compassione per lui e per il suo futuro.

Si attorcigliò una ciocca dei capelli ramati intorno ad un dito, in un gesto ormai inconsapevole, mordendosi il labbro inferiore nel tentativo di arginare la tristezza che provava.
Quel povero bambino avrebbe sopportato grandi sofferenze e grandi responsabilità. Si augurò per l’ennesima volta che, quando fosse giunto il momento, Dean sarebbe stato abbastanza forte.

Quando il suo sguardo si posò sul minore dei figli del Re, vide che l’infante, aggrappato alla spalla del padre, guardava il fratello. Nei suoi occhi si leggeva una consapevolezza e una risolutezza che non avevano nulla a che vedere con un bimbo di quell’età.
Perfino lei era in grado di percepire il potere che il piccolo emanava e il legame che lo univa a suo fratello. Lo spirito guida del piccolo era davvero molto forte.
La donna sorrise, non poté farne a meno; Dean non era solo, dopotutto.

Riportò lo sguardo sul maggiore e ne seguì i passi ancora per un momento, reclinando il capo in segno di saluto. Un secondo dopo, di lei non vi era più traccia.
Un falco dal piumaggio ramato lanciò il suo richiamo nel cielo, molte teste si alzarono al osservarlo; alcuni interpretarono quel grido come un ultimo saluto che la natura faceva alla Regina. Poi, quando il falco si allontanò, tornarono a guardare la processione.

L’erede al trono, anche lui vestito di velluto nero, camminava al fianco del padre, inconsapevole della presenza della donna che lo aveva osservato fino a quel momento. Il volto di lei si era mischiato ai mille volti che aveva visto scorrere lungo il tragitto che stava compiendo.
Aveva il visino serio, guardava davanti a sé, seguiva la processione senza battere ciglio.
Non pianse, come ci si sarebbe aspettato da un bambino così piccolo; dopo quella notte, in cui il suo mondo era crollato, non lo aveva più fatto.

Il padre gli aveva detto che doveva essere forte, che era un Principe e che come tale, doveva dimostrare tutta la forza e il coraggio che ci si aspettava dal suo rango.
Dean lo aveva fatto. Aveva annuito solennemente al padre, inginocchiato di fronte a lui, e si era asciugato le lacrime dal viso. Non aveva più pianto. Aveva sepolto dentro di sé quel dolore, come avrebbe fatto molte altre volte nel futuro che lo aspettava.

Il suo comportamento aveva stupito Sir Robert.
Non era stato d’accordo con la scelta del Re e avevano discusso per quella decisione. Il bambino secondo lui aveva bisogno di sfogare quella sofferenza, ma la reazione di Dean fu comunque stupefacente.
Come un piccolo soldato, affrontò quei giorni con coraggio. A poco meno di cinque anni di età, Dean aveva smesso di essere un bambino, nel modo più doloroso possibile.
Ora, un passo dietro il Principe, Sir Robert poté percepire gli occhi della gente su di lui; il cavaliere sentì la forza dei sentimenti di cordoglio, comprensione, dolore e sostegno che vennero indirizzati verso l’erede al trono, e sperò che anche il bambino fosse in grado di percepirli.

Il popolo amava Dean.
Dal momento in cui aveva emesso il primo vagito, era entrato nel cuore della gente e ora, guardandolo mentre seguiva il feretro della madre, tutto quello che restò loro in mente fu la sua forza.
In breve, la storia del suo comportamento, della compostezza e del coraggio dimostrato di fronte a quella tragedia, cominciò a passare di bocca in bocca. Sarebbero perfino state scritte ballate in ricordo di quel momento.
La gente si strinse intorno a lui, l’amore e il rispetto per il Principe crebbero e si radicarono nel cuore del suo popolo, ammirato dalla forza d’animo del futuro Re.

Quando la famiglia reale entrò nella cripta, tutto divenne improvvisamente più intimo e reale.
Era il momento dell’ultimo saluto ad una Regina, ad una moglie e ad una madre.
John strinse a sé il piccolo Sam, che affondò il viso nell’incavo del suo collo, stringendo tra le piccole dita il colletto della casacca che indossava.
Il Re posò una mano sulla spalla del figlio maggiore, stringendola appena, per far sentire la sua vicinanza anche a Dean.

Nel momento in cui il sepolcro della Regina veniva sigillato, il bimbo non si mosse.
Guardandolo, Sir Robert si accorse dell’unica sola lacrima che l’erede al trono non fu in grado di trattenere. Fu quello l’ultimo saluto per sua madre, l’unico sentimento che lasciò trapelare in quel momento difficile, gli altri vennero sepolti nel cuore di un bambino che, suo malgrado, avrebbe dovuto crescere fin troppo in fretta.
Il consigliere ne fu testimone, senza sapere che per molto tempo, non avrebbe più visto Dean mostrare la sofferenza che provava.

****

La quantità di cavalieri presenti a protezione del Re e dei Principi, durante la cerimonia funebre, la diceva lunga su come le cose fossero irrimediabilmente cambiate.
Sir Robert se ne occupò personalmente, assumendo il ruolo di comandante delle guardie personali dei Winchester.
Nessuno di loro avrebbe permesso che qualcuno attentasse nuovamente alla vita di un componente della famiglia reale. Robert li aveva scelti personalmente per proteggere la casata, li aveva addestrati e cresciuti lui stesso negli anni precedenti.

Il periodo di lutto non durò che pochi istanti.
Il sovrano delle Terre del Nord non poteva mostrare debolezza, doveva riprendere in mano le redini del suo Regno, a prescindere da quanto dolore stesse provando. Portava sul volto i segni che la sofferenza e la sete di vendetta avevano scavato nella pelle, la sua barba bruna si era macchiata di una spruzzata grigio, sbiancando anzitempo.
Non solo John divenne sempre più cupo e inflessibile nella repressione violenta di ogni minaccia che si palesava alle porte del suo territorio, ma divenne anche più severo sull’educazione e sulla preparazione dei suoi figli. Non avrebbe lasciato che i Principi si trovassero nuovamente impreparati di fronte ad un tentativo di attentare alla loro vita.

Era stato uno stolto a credere di poter conservare un’isola di libertà all’interno della sua casa. A lui e alla sua famiglia non era permesso di godere di quel genere di lusso.
Aveva pagato caramente quell’ingenuità e aveva promesso a se stesso che non sarebbe più successo.
La vita dei Principi doveva essere preservata, non poteva perdere anche loro, non lo avrebbe sopportato. Nemmeno il Regno sarebbe sopravvissuto di fronte all’eventualità della morte degli eredi al trono.

Da lì a poco, cominciando dal maggiore, i suoi figli avrebbero imparato l’arte della lotta e della spada. Avrebbe forgiato i loro fisici e le loro menti, avrebbe fatto in modo che fossero in grado di difendersi contro gli attacchi di qualsiasi nemico.
La loro infanzia finì ancora prima di cominciare, in un susseguirsi di lezioni di combattimento e interminabili sessioni di preparazione fisica, oltre che di tattica e politica.
Dean cominciò ad addestrarsi poco dopo aver visto passare la sua quinta primavera, suo fratello avrebbe fatto lo stesso un lustro dopo.

Non ci fu più il tempo dei giochi, né della spensieratezza a cui qualsiasi bambino avrebbe avuto diritto. La salvezza dei Principi e la loro preparazione, così come la vendetta per l’assassinio della sua sposa, divennero la ragione di vita di John.
Non si sarebbe dato pace, avrebbe trovato il sicario e il suo mandante. Avrebbe preteso il pagamento per il dolore subìto e lo avrebbe ottenuto versando il sangue dei suoi nemici.

E molto ne fu versato...

Decine di cavalieri morirono durante la ricerca dell’uomo che aveva ucciso la Regina.
Nonostante ciò, tutte le notizie che riuscirono a ottenere parlavano di ombre e sussurri, di cospirazioni e veleni, che gravitavano intorno alla famiglia reale; il nome McLeod fu fatto molte volte, ma non furono trovate prove concrete.
Solo molti mesi dopo, le spie del Re riuscirono ad ottenere un nome.
Azazel. Così si chiamava il sicario.

John avrebbe voluto concentrarsi completamente in quella ricerca, ma minacce più impellenti richiedevano la sua attenzione e l’uso di una corretta strategia militare per essere risolte.
Nei mesi successivi all’uccisione di Mary, credendo di trovarle nel caos, McLeod tentò di invadere le lande del Nord.
Il lavoro delle spie di John però fu eccellente. Il comando era ancora saldamente nelle mani del Winchester.

Sapeva che sarebbe successo. L’attentato alla vita della sua famiglia non poteva che essere un pretesto per tentare di conquistare il suo Regno, John ne era stato consapevole fin dal principio.
I tumulti avevano continuato a crescere, le voci dello spostamento dell’esercito del Sud verso i confini del Regno non erano sfuggite ai cavalieri del Re.
Il sovrano aveva fatto marciare il suo esercito in piccoli gruppi, facendolo scendere dal Nord e utilizzando il riparo offerto dalle foreste e dalle colline che punteggiavano quei territori, per celare il grosso delle sue truppe agli invasori.

Non fu possibile fermare l’inizio della guerra.
Il tentativo di conquista da parte di McLeod non fu che una conferma per John, su chi fosse il mandante dell’uomo, che aveva attaccato la sua casa e che si era preso la vita della sua Regina.
Le battaglie si svolsero in gran parte lungo i confini del Regno, lasciando sul terreno i corpi esanimi di molti soldati di entrambi gli schieramenti.

Sembrava che i McLeod avessero risorse inaspettate e la mancanza di preparazione al combattimento dei loro uomini, era compensata dal numero.
John si buttò nella lotta in prima persona, sfogando la sua sete di vendetta sul campo di battaglia, uccidendo ogni soldato nemico su cui riusciva a mettere le mani.
Tutto quel sangue però non placò la sua sete di vendetta. Voleva Crowley morto, non si sarebbe fermato fino a che lui e Azazel non fossero stati cibo per vermi.

Le battaglie si susseguirono una dopo l’altra, i mesi si trasformarono in anni, senza che nessuna delle due fazioni fosse in grado di sopraffare l’altra.
Periodi di relativa calma si intervallarono a sanguinosi conflitti, fino a che, tre anni dopo l’inizio della guerra, John Winchester riuscì ad attirare Fergus McLeod in una trappola.
Fu in quel frangente che il Re delle terre del Nord vide per la seconda volta Azazel, l’assassino di Mary.
E fu anche l’esatto momento in cui si rese conto che c’erano forze oscure a guidare le mani di quell’uomo, così come quelle del Signore delle terre del Sud.

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