SPN fanfiction - NC-17 - Legacies

Sep 18, 2013 15:10




Autore: Thinias
Pairings: Dean/Sam, John/Mary, Crowley/Lilith, John/OFC e altri
Rating: NC-17 - rosso
Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester, John Winchester, Castiel, Anna, Crowley, Lilith, Alaster, Azazel, Mary Winchester, Bobby Singer, un po’ tutti nominati
Warning: slash, Wincest, AU - angst, drammatico, fantasy
Beta: Ele106
Spoiler: nessuno
Capitoli: 3/?

Capitolo II

John si svegliò, sentendo i gemiti del piccolo Sam.
La notte avvolgeva ancora la stanza quando aprì gli occhi. Vide che Mary si stava già alzando, il suo corpo venne rischiarato debolmente dalle ultime fiamme del fuoco nel camino.
“Resta a letto, mio Signore.” Gli disse in un soffio, prima di posargli un bacio delicato sulle labbra. “Credo che il più piccolo dei tuoi rampolli abbia bisogno di essere nutrito. Non è necessario che anche il suo nobile padre perda ore di sonno.” Sorrise.

“Torno fra qualche minuto.”
Scivolò fuori dal letto e si infilò la veste, rabbrividendo. John riuscì perfino a scorgere la pelle d’oca su di lei.
Il Re non disse nulla, le rispose con un sorriso.
Mary tornò ad appoggiare un ginocchio sul letto e si sporse verso di lui, incorniciandogli il viso con le mani, e guardandolo con malizia.
“Torna a dormire, mio Signore. Tieni il letto caldo, voglio immergermi nel tuo calore quando sarò di nuovo qui.”
Sorrise ancora e lo baciò, prima di allontanarsi ed uscire dalla stanza.
John sprofondò nelle coltri calde, scivolando velocemente in uno stato di torpore, poi lasciò che i fumi del sonno lo accogliessero nuovamente, mentre sul suo viso aleggiava ancora il sorriso di poco prima.

Fu il rumore secco di un legno che si spezza, a riportarlo nello stato di veglia.
Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso da quando Mary aveva lasciato il loro letto.
Si guardò intorno e, dopo un primo momento di smarrimento in cui si rese conto di essere ancora solo nella stanza, riconobbe il suono di un gemito soffocato.
Un brivido corse lungo la sua schiena ed una brutta sensazione di pericolo gli serrò la gola.

Reagì immediatamente. Si alzò dal letto, si infilò velocemente i pantaloni di pelle e, ancora a torso nudo, afferrò la spada, lasciando cadere il fodero a terra.
Il freddo della notte aggredì la sua pelle esposta, ma era la sensazione di gelo che sentiva nelle ossa a sovrastare tutto il resto. Tese le orecchie nel tentativo di percepire anche i più piccoli rumori che lo circondavano.

Si disse che probabilmente stava reagendo in modo esagerato, ma la sensazione di disagio che provava non voleva abbandonarlo.
Pregò gli Dei di aver sbagliato, di aver solo sognato i rumori che aveva sentito.
Sarebbe entrato nelle stanze dei suoi figli e avrebbe trovato Mary ad allattare Sam. Tutto lì. Nulla di grave, nessun pericolo, solo una brutta sensazione da scacciare. Forse l’eco di un brutto sogno.
Eppure, qualcosa non andava, ne era convinto.
Il suo istinto di guerriero prese il sopravvento, i suoi sensi si tesero mentre si avvicinava alla stanza dei suoi figli.

Quando entrò nella camera, il sangue gli si gelò nelle vene.
Mary era a terra, con una macchia scura che le si allargava sul petto.
Il suo volto mostrava tutta l’agonia del dolore, le sua mano artigliava la caviglia di un uomo, in piedi, vicino al letto di Dean. Cercava di fermarlo.
Quello che la mente di John registrò, in una frazione di secondo, fu il braccio alzato del sicario e il coltello che stringeva nel pugno, pronto a calarsi sul corpicino di suo figlio. Vide il sangue che grondava dalla lama e che sapeva essere quello della Regina.

Mary gemette ai piedi dell’assassino e John smise di pensare. Reagì.
Con due sole falcate, il fianco del sicario fu a portata della lama della sua spada.
Menò un fendente sicuro.
Un allungo, l’affondo, la resistenza dei vestiti dell’uomo vinta con facilità dal filo dell’acciaio temprato, la lama che affondava nella carne, seppure in un colpo non mortale.
Tutto si svolse come se fosse a rallentatore.

Dean gridò, il suo viso era coperto di lacrime, i suoi occhi erano grandi, pieni di terrore.
John lo vide indietreggiare sulle coperte per sfuggire al suo aggressore e rannicchiarsi in un angolo del letto, cercando di stare il più lontano possibile dall’uomo che lo stava minacciando.

All’improvviso il sicario urlò di dolore, ma non per la ferita che John gli aveva inferto.
Lasciò andare il pugnale che aveva in mano, come se avesse cominciato a bruciare, e gemette, portandosi la mano al petto.
Il coltello cadde a terra; il metallo sprigionò delle scintille appena impattò sulla dura pietra del pavimento.

Quando John alzò lo sguardo, vide il piccolo Sam che si teneva al bordo del suo lettino. Guardava intensamente verso suo fratello e per un momento gli sembrò di vedere un riflesso strano nei suoi occhi, una specie di scintillio.
Un attimo dopo, l’uomo che stava minacciando Dean urlò di nuovo.
John riportò l’attenzione su di lui e si lanciò in un secondo attacco.
Il sicario si buttò di lato, portandosi fuori dalla portata di un nuovo fendente mortale. Un colpo di striscio lo raggiunse alla mano, il sangue esplose ovunque, lui emise un grugnito di dolore, ma riuscì a sfuggirgli.

John si mise tra lui e i bambini. Non gli avrebbe permesso di toccare i suoi figli.
Un gemito strozzato alle sue spalle distolse la sua attenzione.
Mary.
Si voltò verso di lei.
La sua sposa chiamava il nome del figlio, era poco più di un rantolo; ripeteva il nome di Dean, mentre la sua voce si faceva sempre più flebile. Il cuore del Re perse un battito, in quel momento si rese conto di quanto sangue copriva il petto della Regina.

John non riuscì a distogliere lo sguardo da lei e, per un lungo interminabile momento, fu incapace di muoversi. Poi sentì un rumore sordo alle sue spalle.
Si rivolse verso il frastuono. Un candelabro era stato buttato a terra e i drappi sopra una tavola avevano preso fuoco. Il lettino di Sammy era pericolosamente vicino alle fiamme, che si diffondevano con sorprendente velocità.
Il bambino era ancora rivolto verso suo fratello, apparentemente ignaro del pericolo che correva.

Nell’alone luminoso che si sprigionava dalle fiamme, il Re vide il sicario. Non poteva distinguere chiaramente il suo volto, ma ebbe la certezza che stesse sorridendo.
“Non puoi salvarli tutti, Winchester! Moriranno! E tu morirai con loro.”
La voce era quasi un sibilo divertito, colmo di scherno.
John sentì la rabbia ribollire nelle vene; fece un passo nella direzione dell’assalitore con la spada spianata davanti a sé.
“John…”
Mary invocò il suo nome, il Re si voltò di nuovo verso di lei, stesa sul pavimento, in un lago di sangue.

Quando tornò a guardare il sicario, lo vide fuggire da una delle porte che davano accesso alla stanza.
Le fiamme ormai ardevano alte, divorando i drappi di velluto che incorniciavano le finestre. Non c’era nulla che potesse fermarle ormai.
Corse verso il minore dei suoi figli. Lo prese in braccio, mentre le coperte che coprivano il lettino stavano già andando a fuoco.
Il corpo di Sam era caldo contro il suo petto, John lo registrò appena, il suo cervello lo attribuì al calore delle fiamme.

Lo strinse a sé, proteggendo il suo corpicino, e raggiunse Dean. Il bimbo era rannicchiato contro la spalliera del suo letto, aveva il viso rigato di lacrime, il suo sguardo era carico di paura.
Quando vide suo padre avvicinarsi con un braccio proteso verso di lui, il piccolo si buttò verso il genitore, lasciandosi circondare.
John sollevò anche lui, stringendolo contro il torace. Si spostò lontano dal fuoco, verso l’uscita opposta.
La stanza si riempiva velocemente di fumo, l’odore acre gli riempì le narici, non riuscì a trattenere i colpi di tosse.

Quando John posò Dean a terra, gli mise Sam fra le braccia e vide il bambino che lo guardava terrorizzato.
Gli si strinse il cuore, avrebbe dovuto proteggerlo, avrebbe dovuto proteggerli tutti.
Il Re mise le mani sulle spalle del piccolo per far sì che lo guardasse negli occhi.
“Porta in salvo tuo fratello, Dean, uscite! Corri Dean! Corri e non fermarti!”
Urlò quelle parole con occhi spiritati, spingendo il figlio fuori dalla stanza. Non c’era più tempo, doveva farli uscire, doveva salvarli, doveva salvare Mary.

‘Saranno al sicuro.’
Continuava a ripeterselo.

Vide Dean uscire di corsa, stringendo suo fratello tra le braccia, senza voltarsi indietro.
Il bambino sembrava così indifeso mentre lo vedeva allontanarsi, ma fece ugualmente quello che gli era stato detto e portò via il fratellino.
John si girò verso Mary, la raggiunse in un attimo.
La circondò con le braccia, cercando di sollevarla, il calore della stanza premeva contro la pelle della sua schiena esposta, come se fosse una creatura senziente, il fuoco stava bruciando ogni cosa.

Mary aprì gli occhi, John non era sicuro che lei riuscisse davvero a vederlo.
“I bambini…” disse, in un soffio.
“Sono al sicuro Mary! Ti porto fuori di qui!” Cercò di alzarla, ma il gemito di sofferenza che emise lo bloccò immediatamente.
Lei lo guardò, le lacrime avevano lasciato delle scie più chiare sul suo viso, dove avevano portato via la fuliggine che le si era posata sulla pelle.
La Regina sorrise quando il significato delle parole ‘Sono al sicuro...’ si fece strada nella sua mente; un sottile rivolo di sangue le sfuggì dalle labbra assieme ad un colpo di tosse.
Lei sapeva che era finita, ne era consapevole più di quanto non lo fosse il suo sposo.
“Prenditi cura di loro, mio Signore… prenditi cura dei nostri figli.” Non aveva più respiro per dire altro.
John non poteva accettarlo, quelle parole suonavano come un addio che lui non era disposto ad ascoltare.

“Lo faremo assieme, amore mio!” Lo sguardo del Re cadde sul sangue che fuoriusciva dalla profonda ferita sul petto di lei.
Premette una mano sul suo seno per frenare l’emorragia, il sangue gli sgorgò tra le dita, caldo e denso, impossibile da arginare.
“… lo faremo assieme!” Disse caparbio, “loro hanno bisogno della loro madre, io ho bisogno della mia sposa… andrà tutto bene.”
Quelle frasi sembravano vuote perfino alle sue stesse orecchie, ma non poteva lasciarla andare, non poteva lasciarla morire.

“Non c’è più tempo…” la voce di Mary era appena udibile ormai, alzò una mano con fatica e la posò sul viso del consorte “… ti prego amore mio, salvali.”
“No, no… ti supplico non lasciarmi!” John scuoteva la testa, negando a se stesso la verità di quello che stava succedendo. “Amore, non lasciarmi.”
Lei sorrise un’ultima volta, il suo sguardo si addolcì, come se fosse consapevole della fine e di non poterla evitare, poi si irrigidì per un attimo tra le sue braccia prima di lasciarsi andare. La mano con cui lo stava carezzando cadde inerme sul suo grembo.
Mary aveva emesso il suo ultimo respiro.

Il fumo bruciava gli occhi, la gola e i polmoni, ma lui non voleva lasciarla; il fuoco, famelico, stava mangiando tutto quello che avevano attorno, eppure John non era in grado di abbandonarla, non era in grado di alzarsi e di mettersi in salvo.
Le lacrime che stava versando, erano solo in parte causate dal fumo. Provava un dolore sordo che gli stritolava il cuore e stillava gocce salate dai suoi occhi.
Fu il pensiero dei suoi figli a costringerlo a muoversi e il ricordo dello sguardo terrorizzato di un bambino di quattro anni, a cui aveva affidato il fratellino di sei mesi.

Guardò il viso di Mary per un ultima volta, le carezzò la guancia, la mano gli tremava, spostò una ciocca di capelli ribelli facendogliela scivolare dietro l’orecchio, si sporse verso di lei ad un soffio dalla sua bocca.
“Ti amerò per sempre, mia luce… ti cercherò nell’aldilà e ti troverò. E allora staremo assieme per l’eternità...”
Posò un bacio sulle sue labbra ormai prive di vita, già rimpiangendo il ricordo dell’ultimo bacio che si erano scambiati quella notte, prima che tutto precipitasse.

Le vesti di Mary avevano cominciato a bruciare, il fuoco implacabile si stava nutrendo di tutto quello che riusciva a raggiungere. Il calore si era fatto quasi insopportabile.
John sentiva la propria pelle scottare.
Si alzò barcollando e corse fuori, abbandonando il corpo della donna che amava, lasciandolo in balia delle fiamme, incapace di voltarsi indietro.

Raggiunse Dean lungo uno dei corridoi, aveva percorso molta strada, stringeva il fratello tra le braccia; piangeva, così come stava facendo anche Sam, ma continuava a muoversi allontanandosi dal pericolo.
John si fermò solo un istante dietro di loro, sollevandoli tra le braccia e continuando a correre per metterli in salvo.
Dean non reagì, si strinse Sam contro il corpo, posando il capo contro il petto del padre, cercando rifugio in quell’abbraccio.

Quando il Re incontrò le prime guardie, i suoi uomini gli si strinsero attorno, scortandolo verso l’uscita.
Non permise a nessuno di toccare i bambini. Nemmeno a Sir Robert, quando lo raggiunse e cercò di aiutarlo.
Quando furono all’aperto si rese conto che molti uomini stavano già cercando di domare l’incendio, anche se quest’ultimo sembrava ormai aver preso vita propria e, fuori controllo, avvolgeva in alte spire le mura della sua casa.

Il Re si rivolse al consigliere.
“C’è un sicario nel castello. Ha ucciso Mary…” disse, in tono piatto.
Sir Robert si bloccò, guardando John, cercando di leggere le sue reazioni. Lo sguardo dell’altro era perso ad osservare le fiamme che consumavano le sue stanze, non lasciava trapelare nessuna emozione.
“Trovatelo! Voglio sapere chi è e chi lo ha mandato… poi lo ucciderò con le mie mani.”
Robert non riuscì a distogliere lo sguardo, non sapeva se aver paura per il suo Re, o aver paura per il sicario. La freddezza con cui aveva pronunciato quella sentenza di morte, accompagnata all’assenza di emozioni di fronte all’assassinio della Regina, fece accapponare la pelle al cavaliere.
“Come desiderate, Sire.”
Tentennò solo un attimo, riluttante a lasciare il sovrano, poi tornò dagli uomini che affollavano il cortile e cominciò ad impartire ordini, mandandoli a cercare l’intruso per tutto il castello.

Quando fu lasciato solo, John si sforzò di distogliere lo sguardo dalle fiamme e guardò i bambini che ancora teneva in braccio.
Dean affondava il visino nell’incavo del suo collo, John lo sentiva singhiozzare debolmente; ora che il pericolo era cessato, il piccolo era stato sopraffatto da quello che aveva vissuto. Piangeva, come un qualsiasi bambino della sua età avrebbe fatto davanti ad un’esperienza del genere.
Sammy era stretto tra di loro, appoggiato al petto del fratello, sembrava essersi calmato, sembrava sentirsi al sicuro tra le braccia del maggiore, teneva stretta nei piccoli pugni la maglia dell’altro, aggrappandosi a lui.

Un mantello fu posto sulle sue spalle del Re.
John lo usò per coprire i suoi figli in un gesto protettivo, poi alzò lo sguardo sulla torre che aveva ospitato le sue stanze. Ardeva ancora, avvolta dalle fiamme.
La pioggia cominciò a cadere pesante, come se il cielo avesse avuto pietà della vita che era appena stata presa e piangesse quella perdita, bagnando con le proprie lacrime il teatro di quell’orribile omicidio.

La fuliggine ricopriva il corpo e il volto del Re. Lui rimase fermo, come una statua di pietra, lasciando che la pioggia lo bagnasse, mentre guardava le volute di fumo nero alzarsi dalle ceneri della sua casa. La pioggia si mischiò con le lacrime silenziose che avevano preso a scendere dai suoi occhi, in parte nascondendo al mondo il dolore che stava consumando il suo cuore.
In quel momento la sua anima si spense, così come la pioggia spense l’incendio; nulla sarebbe stato più come prima, tutto sarebbe irrimediabilmente cambiato.

John avrebbe rivissuto all’infinito quegli ultimi momenti, nella sua mente e nei suoi sogni.
Avrebbe rivisto la sua sposa morire e bruciare migliaia di volte ed ogni volta, la sua sete di vendetta sarebbe cresciuta.
Dentro di sé sapeva chi aveva voluto tutto questo e sapeva anche che il vero bersaglio erano i suoi figli.
Primo fra tutti volevano uccidere Dean, il suo primogenito… il suo erede.

Strinse a sé il bambino che ancora singhiozzava. Nonostante il trauma di aver assistito alla morte della madre e di essere quasi stato ucciso lui stesso, il bimbo aveva fatto quello che il padre gli aveva ordinato; Sam era tra le sue braccia, Dean non lo aveva lasciato, se lo teneva stretto al petto. Un fagotto che a malapena riusciva a sollevare.
Lo sguardo del Re si addolcì appena, riempiendosi di dolore. Suo figlio era esattamente come aveva detto la sua sposa, un guerriero ma con un cuore grande.
Posò una mano sulla schiena del bambino, carezzandolo e cercando di rassicurarlo.
“Andrà tutto bene piccolo… andrà tutto bene.”

Giurò a se stesso che avrebbe vendicato la morte della madre dei suoi figli. Avrebbe spillato il sangue dell’uomo che l’aveva uccisa e di colui che lo aveva mandato.
Lo giurò in quel momento, nella corte del suo castello in fiamme, mentre stringeva a sé i suoi figli e il suo cuore veniva dilaniato della perdita dell’unica donna al mondo che sarebbe mai stato in grado di amare.
Avrebbe avuto la sua vendetta.
In un modo o nell’altro, avrebbe ucciso Fergus Roderick McLeod.

precedente / successivo

spn, sam, castiel, winchester, au, fanfiction, dean, nc-17, wincest, supernatural, john

Previous post Next post
Up