Titolo: Al chiaro di luna
Fandom: Harry Potter
Autrici:
queenseptienna e
femke03 Beta:
hikaruryu Pairing: Cassandro/Fiorenzo
Rating: Pg13
Personaggi: Cassandro, Fiorenzo, Barnaba e Silente (Citati), Branco dei centauri
Genere: Romantico
Avvertimenti: Pre-Slash
Note: Questa fanfiction era in cantiere già da un po', finchè la gentile
femke03 non decise che era giunta l'ora di tirarla fuori dal laboratorio e servirla sul piatto d'argento alla festeggiata
laurazel *_*
Per questo auguro tanti tanti auguri di buon compleanno alla mia tesshora
laurazel ! ♥
Spero solo che con questa cosina il tuo morale si risollevi (in compenso il mio è sottoterra XD) e che tutto vada al posto giusto ;)
Un grazie anche alla mia beta
hikaruryu che ha sistemato questa fan fiction in tempo zero apposta per l'occasione! *-*
Disclaimer: I personaggi, i luoghi ecc. appartengono a JK Rowling e ai detentori di Copyright.
I personaggi originali e le trame sono di mia proprietà; occorre il mio esplicito permesso per pubblicare altrove questa storia o una citazione da essa.
Non ho niente a che vedere con chi detiene il copyright sui personaggi, con il creatore di una determinata serie, o con il produttore.
Non si vuole violare il Copyright in alcun modo.
Devo essere contattata nel caso si vogliano citare stralci dell'opera in sede esterna.
Video: Il brano che ho associato a questo racconto è Mont Saint Michel di Mike Olfield, una delle musiche più belle che il mio orecchio abbia mai avuto modo di sentire. Consiglio CALDAMENTE l'ascolto durante la lettura.
Il cielo era molto limpido quella notte.
Il primo spicchio di luna faceva capolino nell'oscurità del cielo ed, insieme alle stelle, rischiarava gli alberi della Foresta Proibita.
Fiorenzo quella sera si era allontanato dal Branco, che preferiva abitare nelle profondità del bosco. Nonostante lo avessero riaccettato, ormai non aveva più la fiducia del Capo e gli altri centauri lo evitavano. Quando aveva accettato il posto nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts come insegnante di Divinazione era stato ripudiato, ma poi alla morte di Lord Voldemort era stato accolto nuovamente.
Fiorendo alzò lo sguardo al firmamento per qualche secondo, prima di accomodarsi sull'erbetta umida vicino alla riva del Lago Nero.
Una folata di vento scompigliò i suoi capelli biondi e lui si godette quel momento di pace e tranquillità. Il silenzio della notte era pregno di suoni lievi, come il gracidio di un rospo, o il frinire di un grillo.
Era tranquillo, come se niente potesse turbare la quiete di quel luogo incantato.
-Devi sempre guardare verso il Castello degli umani, Fiorenzo?- tuonò una voce possente, alle sue spalle , enfatizzata dallo schioccare degli zoccoli sul terreno.
L’interpellato rimase sdraiato per terra, apparentemente indifferente alla presenza dell'altro: -Tu, invece? Che cosa ci fai in questa zona, Cassandro?- chiese con voce pacata.
Questi grugnì in risposta, infastidito. Si sistemò meglio l'arco sulle spalle ed avvicinandosi di qualche passo a quello che molti inverni prima, per una notte, era stato il suo amante, replicò: -Mi secca vederti allontanare per venire qui. La Foresta ti opprime così tanto?-
-No...- rispose sereno il biondo socchiudendo gli occhi. -Mi piace la Foresta, ma ormai nessuno mi tratta più come un appartenente al Branco.- continuò scostandosi una ciocca di capelli dal volto. -Non mi sento più a casa- concluse.
Il moro non rispose, sentendosi punto sul vivo. Sapeva bene di essere proprio lui, uno dei responsabili di quell'atteggiamento del Branco nei confronti del compagno. -Noi non amiamo gli umani, sono dei bugiardi.- affermò, avvicinandosi ancora un poco. -Ed il tuo posto non è in mezzo a loro, ma con m... noi.- si corresse all’ultimo momento.
-Io sono amico di alcuni umani e non me ne vergogno.- ribatté l’altro, sempre più teso ad ogni nuovo passo di Cassandro. -Come non mi vergogno di essere un centauro e di far parte del Branco.- Se solo Albus non fosse morto. Pensò. Era andato al suo funerale e quello aveva riacceso tutte le rivendicazioni dei centauri.
L'altro finalmente lo raggiunse e si accomodò con movenze eleganti accanto a lui, spalla a spalla: -Quello che non capisco, è perché ti ostini a stare distante da me.- rispose, scuotendo la testa corvina.
-Non sono distante da te- rispose Fiorenzo, ma contraddicendo le sue stesse parole si rialzò, evitando però di posare a terra l’arto posteriore destro, sul quale era presente un ematoma piuttosto evidente ed anche di notevole estensione. -Sei tu che sei distante da me.- sottolineò.
Lo sguardo di Cassandro si abbassò sulla zampa del suo simile e strinse le labbra. Barnaba non ci era andato giù piano, quel giorno. Allungò un braccio ed accarezzò il volto diafano dell’amico, prima d’ intrecciare una sua ciocca di capelli fra le proprie dita: -In verità, sei tu che non mi fai più avvicinare a te.- mormorò.
Il centauro baio si morse l'interno della guancia, non riuscendo a scostarsi da lui. Gli piaceva quel contatto, gli infondeva un po' di calore. Lo stesso calore che sentiva di aver perso da quando la sua famiglia lo aveva abbandonato. Il suo Branco lo trattava come un appestato. Abbassò lo sguardo: -Mi hai abbandonato, Cassandro, nel momento in cui ho avuto più bisogno di te.- gli rinfacciò.
-Ho dovuto, sono tenuto a sostenere un ruolo.- ribadì questi, accigliandosi. -Ma non posso negare, con te, che mi odio per questo.- Si avvicinò ancora di più ed osò annusargli il viso, cospargendovi dei leggerissimi baci.
Il biondo sospirò lievemente, ma si sentiva diviso in due. Cassandro lo aveva reso felice, era vero, ma poi lo aveva tradito. Lo aveva osservato impassibile mentre gli altri centauri lo picchiavano e calpestavano per aver accettato l'incarico di Professore. Ed il dolore che provava alla zampa glielo ricordava continuamente, infatti tuttora continuava a subire quelle percosse da parte del loro Capo Branco. Arretrò di qualche passo.
-Perchè non mi vuoi?- chiese il principale oggetto delle sue elucubrazioni, ferito da quei gesti, che fecero montare in lui la rabbia. -Ho sbagliato, lo ammetto.- ringhiò, orgoglioso fino allo stremo -Ma questo non significa che io ti ami meno!-
Fiorenzo alzò i propri occhi carichi di tristezza, ma anche di amore, per poter guardare l'altro in volto: -Ho paura.- mormorò. -Anch'io ti amo, più di quanto immagini, ma non potrei sopportare...- Un altro tradimento. Concluse mentalmente.
L'altro prese a sbruffare, nervoso: -Sarò migliore. Per te.- affermò, portandosi la mano destra sul cuore. -Ma tu devi lasciarmi tentare di... passare la tua corazza.-
Il biondò puntò le sue iridi color del cielo in quelle d’ossidiana dell'altro. Avrebbe potuto fare una cosa del genere? Lasciare che Cassandro vedesse tutto di sé… Sarebbe riuscito ad aprirsi completamente? -Purtroppo...- mormorò tristemente. -Non riesco più a fidarmi della tue parole... vorrei, ma non ci riesco.- sussurrò.
Cassandro fece un verso frustrato, sbattendo gli zoccoli a terra in segno di dissenso. -Mi pregherai, Fiorenzo, sappilo.- soffiò furibondo ed amareggiato. -Sai dove trovarmi.- concluse, trottando via da quel posto.
Fiorenzo si allontanò un poco dalla riva del lago e si sdraiò ai piedi di un albero.
Rialzò nuovamente lo sguardo al cielo stellato, cercando di trovare un po' di conforto in quella serenità che, prima dell'arrivo del suo vecchio amante, lo aveva fatto sentire così bene e, appoggiandosi al fusto della pianta chiuse gli occhi addormentandosi quasi subito. Distrutto fisicamente ed emotivamente.
Si risvegliò qualche ora dopo, con il naso solleticato dall'odore della rugiada che iniziava a bagnare le foglie delle piante.
Intorno a lui il nulla, come sempre.
Sospirò avvilito e con una certa fatica si alzò in piedi, notando che il dolore alla zampa era notevolmente diminuito. Lanciò un ultimo sguardo al Castello e poi si diresse nuovamente nei meandri della foresta.
Raggiunse il Branco in pochi minuti, tuttavia non si avvicinò più del necessario. I centauri che lo aveva visto non sembravano particolarmente felici e lui non aveva voglia di ricevere botte anche quel giorno.
Cassandro nel frattempo lo ignorava volutamente. Era semi-sdraiato su una roccia piatta, con l'aria concentrata di chi sta facendo un lavoro importante. Stava, difatti, procedendo a intarsiare un nuovo arco con motivi floreali ed aveva tutta l'aria di essere un'arma cerimoniale.
Il biondo lo individuò e lo raggiunse con aria tranquilla, come se il giorno prima non avessero discusso affatto. Era vero, ancora non riusciva a fidarsi completamente del moro, però questo non gli impediva di dargli un'altra possibilità.
Il centauro guerriero non lo degnò di uno sguardo, ma i suoi occhi si incupirono all'istante. Continuò a decorare l'arco, ma non resistette per molto: -Profumi di erba bagnata, Fiorenzo. Hai dormito nuovamente all'addiaccio.- Non era una domanda, bensì un'affermazione.
-Era una bella nottata.- replicò questi, come se quella potesse essere una sorta di spiegazione per il suo comportamento. -Come mai stai intagliando, un altro arco?- gli chiese osservando il suo lavoro accurato.
L’altro si prese il suo tempo, come a meditare una risposta appropriata: -Il tuo è stato rotto dagli altri centauri e mai più sostituito.- buttò lì, con noncuranza. -Ho pensato che potessi averne bisogno.- sospirò.
Lui rimase molto sorpreso dalle sue parole, poi gli sorrise: -Grazie, hai avuto un bel pensiero...- accomodandosi al suo fianco.
Il compagno grugnì qualcosa, ma ben presto le sue mani lasciarono il lavoro per avvolgersi intorno alle sue spalle.
Molti dei centauri che li stavano scrutando si zittirono all'istante e rimasero a fissarli.
Cassandro ne approfittò per cogliere di sorpresa l’amante ed attirarlo a sé, sfiorandogli le labbra con la punta delle dita.
Fiorenzo trattenne il fiato, però non si allontanò dal suo tocco gentile e delicato -Cosa vuoi fare?- gli chiese in un sussurro, socchiudendo appena gli occhi.
-Baciarti...- rispose, mentre la mano andava dietro la nuca del palomino, tra quei fili dorati che erano i suoi capelli e lentamente lo attirò verso la propria bocca.
Con quel gesto aveva appena dichiarato la fine nella guerra nei confronti dell’Amico degli Umani. Gli altri appartenenti al Branco parvero capirlo, cominciando a borbottare fra loro e Cassandro si staccò subito dall’amato per fulminarli con lo sguardo: -Lui è mio.- dichiarò fiero ed orgoglioso, continuando ad accarezzarne la chioma bionda e tornò a voltarsi verso di lui, baciandolo nuovamente.
Fiorenzo lo lasciò fare, rispondendo a quel tocco mentre con una mano andava ad accarezzare il suo petto scolpito.
Lui è mio.
Sorrise sulle labbra dell'altro, felice dopo tanto tempo.
FINE