Titolo: This is better than FRIENDS
Fandom: Originale/Realityverse
Character: Françoise, Deanna, Hikaru, Sirio A., Sirio B., Giuseppe, Annika, Daniel, Ren, Mame, Pina, Margherita, Laurence, Ettore (menzione di un poco tutti i partecipanti al realitychallenge)
Pairing: ORGIA. COMPLETA E TOTALE. PROPRIO TUTTI CON TUTTI, UNA COSA VERGOGNOSA - (e poi ci sono Daniel/Annika che se ne stanno per i fatti loro)
Raiting: PG13
Warnings: polyamorous, 3somes, 6somes, non lo so okay, crack, AU.
Word: 2408
Riassunto: E' un condominio particolare quello che abita nel palazzo Realitychallenge nella piccola isoletta di maridichallenge.
Note:
1. Potrei chiedere scusa per questa cosa, MA NON LO FARO'. NON LO FARO' PERCHE' DIO MI SONO DIVERTITA COSI' TANTO.
2. Se pensate che io abbia OOCizzato i vostri personaggi in maniera orrenda pregherei di dirmelo >___< farò del mio meglio per fustigarmi e rimediare.
3. Miei compagni di challenge, come farebbe Françoise... *se li fa tutti, al buio o meno*
4. QUESTA STORIA E' STATA SCRITTA PER IL REALITYCHALLENGE E OH MIO DIO SE E' STATA UNA FATICACCIA, ANCHE SE MI SONO DIVERTITA A MORTE XDDDD
Disclaimer: Françoise è miomiomio. Tutti gli altri proprio no, ma se mi metto a listare i proprietari impazziamo.
Quando rientrò a casa, lasciando la sciarpa all’ingresso, sapeva già dove trovare la sua coinquilina (una delle sue coinquiline… era una strana storia, a dire il vero) quindi si diresse immediatamente in cucina.
Deanna era seduta su uno dei banconi della cucina, mangiando direttamente da una teglia dei biscotti al cioccolato. Prevedibile.
«Giulio, chèri?» le chiese, allungando una mano per prendere uno dei suddetti biscotti, Deanna quasi non gli ringhiò contro. «E scommetto che nemmeno questa volta sei riuscita a convincerlo a spalmarsi di crema biscottiera e leccarlo tutto…»
Deanna fece un suono che era qualcosa a metà tra un “uhmpf” e un “tsk” e Françoise sorrise.
«Te l’ho detto, tesoro, dobbiamo andarci assieme,» la rimproverò bonariamente e Deanna rise.
«Sì, ricordo che con Gerry abbiamo fatto un ottimo lavoro,» disse, mordendosi un labbro e facendo dondolare le gambe. Persino troppo buono, a dire il vero, dato che Gerry se n’era andato dall’edificio qualche giorno dopo la loro piccola avventura a tre e ora si raccontava in giro che fosse finito in qualche giro che sarebbe stato più appropriato a Françoise che a lui.
Era un condominio strano quello dell’edificio ribattezzato Reality Challenge (anche se nessuno aveva idea di cosa volesse dire) situato nel centro di Maridichallenge (MDC, per gli abitanti) una piccola e ridente isoletta che stava a destra di Fiumidiparole (con cui stava quasi attaccata, tanto che spesso si ci era chiesti se, per caso, non fosse un po’ come l’Africa e la Sicilia ed un tempo non fossero unite) e sopra BigBangItalia (da non confondere con quella che si trovava vicino alle Hawaii, decisamente più glamour, ma meno accogliente).
Il punto era? Un condominio assolutamente bizzarro.
Françoise era uno di quelli che abitava in quel palazzo da più tempo e conosceva intimamente (e con intimamente intendeva proprio in tutti i sensi) quasi tutti gli inquilini (sarebbe dovuto essere un po’ strano, ma a nessuno sembrava importare troppo) (spesso pensava che trasferirsi lì era stata la decisione migliore di tutta la sua vita). Vi erano quattro piani, ognuno con tre appartamenti, generalmente singoli.
Le uniche eccezioni erano il 4B, il 2A e il 3C.
Nel 3C abitavano Daniel ed Annika, quelli che potevano essere considerati, probabilmente, l’unica coppia sana del loro palazzo (oltre all’unica coppia che Françoise non aveva mai visto senza vestiti, anche se non perché non ci avesse provato).
Nel 4B abitavano, inizialmente, quando il palazzo era stato costruito, per uno strano caso del destino, Sirio A. e Sirio B - che giuravano di non averlo fatto apposta, anche se molti avevano le loro perplessità - ma ora era diventata anche casa di Giuseppe (che abitava precedentemente nel 4C e poi, misteriosamente, era sgusciato nel 4B - possibilmente attraverso il letto).
Al 2A c’erano, appunto, lui e Deanna - che non erano esattamente in una relazione, nel senso che avevano una relazione in cui cercavano di coinvolgere quante più persone possibili - e, da un poco di tempo, Hikaru (che si infilava sempre per rubare i DVD di Doctor Who di Deanna ed in qualche modo, invece, era finita a letto tra loro due e non si era smossa. Non che qualcuno si stesse lamentando).
(Tra il 2A e il 4B c’era una strana relazione a dire il vero. A volte finivano a letto tutti e sei, a volte finivano a scontrarsi a Karaoke, dove ognuno degli appartamenti aveva un nome in codice: Sex Addicted per il 2A e Orchestra Trombettiera no. 3, o anche OT3, per il 4B. Anche se, solitamente, anche questa gara finiva nel letto di qualcuno.)
In sostanza? Gli inquilini del 2A e del 4B amavano molto i letti. E i divani. E i tavoli. E i muri. E qualsiasi superficie piana (e non), davvero.
Tra gli altri inquilini vi era Giulio, una mamma chioccia che passava il suo tempo a sistemare i disastri degli altri inquilini e fare biscotti (ovviamente era molto ricercato), Ren, una donna che, ufficialmente, abitava nell’1C ma ufficiosamente era stata vista sgattaiolare spesso verso lo scantinato (nessuno ne parlava, specialmente nessuno osava menzionare la Lotta delle Galline del 2009 che aveva visto Ren e Fedy, una ex-inquilina, litigare per l’adozione legale di una delle tante galline che abitavano il sotterraneo; spesso si poteva sentire Ren mormorare qualcosa come “Ah, il dolce sapore della vittoria. Sa di uova fresche” e che a volte si vedeva a fare da mendicante in piazza, per poter sfamare le suddette galline).
Poi c’era Ettore, un meccanico amante degli uccelli (e no, non gli animali) il cui movimento distintivo era la grattata della chiappa sinistra (destra solo in occasioni particolari), Naru un ragazzo “che non vive, ma esiste” e che si sospettava fosse la ragione per cui, di tanto in tanto, un poliziotto in borghese si mettesse davanti al loro edificio ad osservarli (questo o stavano cercando di avere il numero di Françoise, tutto era possibile).
Poi c’erano Simone, un calciatore che ambiva a diventare una pornostar nel suo tempo libero; Margherita, una piccola ragazzina dai capelli biondi che Françoise considerava come una sorellina; Laurence, che nessuno sapeva bene perché abitasse lì, dato che era risaputo avesse case disseminate in tutto il mondo ed Anthea, al 3B, anche se nessuno era certo quello fosse il suo vero nome, né se abitasse realmente lì.
Era un poco tutto confusionario con Anthea, se questo era il suo vero nome poi.
E poi… beh poi c’era Mame. Mame… nessuno sapeva esattamente cosa fosse Mame, la tesi più accreditata era un folletto, o comunque una creatura magica che era apparsa dal nulla un giorno ed aveva deciso di fare tana nel loro palazzo. Il fatto che tutti fossero più o meno okay con questo, la diceva lunga.
«Tesoro,» lo richiamò alla realtà Hikaru, alzando un sopracciglio, (Françoise non era sicuro di quando fosse entrata) «a cosa stavi pensando? Spero che non ci fossero vestiti in questa tua fantasia. »
«O almeno che, se c’erano, erano vestiti appositamente scelti, sapete che vado matta quando si tengono solo le cravatte,» mormorò Deanna, sognante.
Françoise rise, mentre Hikaru dava un bacio sul collo dell’altra e prendeva un biscotto.
«Abbiamo la riunione di condominio oggi, vero?» chiese l’ultima arrivata.
Deanna e Françoise ghignarono, Hikaru li guardò arcuando un sopracciglio. Rimasero in silenzio per qualche secondo, continuando a guardarsi senza dire nulla.
«Cercheremo di trasformarla in un orgia,» disse alla fine Hikaru e Françoise si passò la lingua sulle labbra.
«Bien sur. »
~
«Pretendo che venga murata,» sibilò Daniel, incrociando le braccia, mentre Annika sorrideva stranamente al suo fianco.
«Wow, quante volte hai portato questa stessa mozione, esattamente?» chiese Ren, divertita. Effettivamente Daniel, sa quante volte ci avesse provato, poteva diventare il nuovo sponsor della frase "Crederci sempre, arrendersi mai!"
Daniel la fulminò con lo sguardo. «Non abbastanza visto che la maledetta stanza è ancora là!»
«Non vedo cosa ti faccia di male, Daniel,» disse qualcuno dal divano - nessuno era certo se fosse stato Sirio A., Sirio B. o Giuseppe. Davvero, a volte sembravano la stessa persona, era impossibile distinguerli.
Era come se fossero un agglomerato di twincest in tre persone che non avevano legami di sangue. Françoise lo trovava incredibilmente eccitante.
«Sto solo cercando di moderare la depravazione di questo palazzo, la vostra fiss-» si bloccò a metà del discorso, guardò il resto della sala e si risedette, prendendosi la testa tra le mani «ma che parlo a fare…»
«Nemmeno la piccola Margherita ha niente da ridire sull’esistenza della stanza, no?» disse Laurence, indicando verso la biondina, che arrossì, guardandoli tutti.
«Io non… però so che a voi piace tanto e…» e poi si ammutolì, mentre Françoise l’abbracciava velocemente e le passava una caramella.
«Quindi abbiamo tutti approvato che la Stanza al Buio della lavanderia resta? Bene. Mi dispiacerebbe dovere cercare un altro posto dove molestarvi tutti,» dichiarò Deanna, prima di mettersi uno dei muffin che aveva portato Giulio in bocca.
«Come se aveste bisogno di un posto, pervertiti,» borbottò Daniel, guadagnandosi un piccolo calcio alla sedia da parte di Ren (L’importante è continuare a danzare diceva semre lui e oh, erano bravi a danzare loro).
La Stanza al Buio della lavanderia era, a dire il vero, lo sgabuzzino in cui tenevano i detersivi. Non si sapeva per quale ragione però (probabilmente a causa dei fumi emanati dalle latte di vernice lasciate lì secoli prima) quando due o più persone entravano nella stanza finivano sistematicamente a fare sesso.
Ci sono misteri a cui è meglio non pensare, diceva saggiamente Ettore, spesso prima che qualcuno si mettesse in ginocchio.
(Una volta Siro A., probabilmente troppo inebriato per comprendere, aveva anche fatto una seduta in solitaria, ma non molti sapevano di questa storia).
«Dobbiamo solo parlare del torneo mensile di Karaoke, dell’accettazione di Mame come coinquilino, del fatto che no, Ren non può portare delle pecore a vivere con le galline e…» elencò Annika, cercando di sedare gli animi.
«Non possiamo mettere su un porno?» chiese Deanna, alzando la mano. Ricevendo l’immediata approvazione da parte di Sirio A. (anche se aveva tenuto a precisare “lo preferirei gay, grazie”).
In effetti tutti si erano dimenticati della TV che, di sottofondo, continuava a mostrare il comizio di un politico di cui a nessuno, lì dentro, importava nulla.
«Non faremo nulla nemmeno questa volta, non è vero?» chiese, quasi rassegnata Annika, mentre Deanna usciva dalla borsa un porno che parlava di un gelataio che offriva coni molto speciali a certi clienti e che canticchiava allegramente mentre lo faceva (era questo o un porno che conteneva una strana combinazione di un’altalena, dei medicinali e un poco di BDSM che Françoise, personalmente, adorava).
Nessuno le rispose mentre il gelataio chiedeva al tipo che indossava pantaloni decisamente troppo bassi se voleva un cono alla vaniglia.
~
Se solo fossero stati tutti un poco meno impegnati a guardare il porno (e a replicarlo, dopo, senza l’apporto di Daniel ed Annika, tristemente) magari avrebbero saputo qual’era l’altro punto del giorno.
A Françoise, per dire, sarebbe piaciuto saperlo prima di incontrare il suddetto punto del giorno.
Lui e Sirio A. stavano avendo un cocente scambio di opinioni - giusto il tempo di arrivare al 4B e chiamare anche Deanna ed Hikaru (e magari di fare una veloce sveltina nella Stanza al Buio) - quando qualcuno l’aveva colpito alla schiena con… con qualcosa.
Si voltò velocemente, lasciando una mano sul petto di Sirio A. e guardando la vecchietta che li stava osservando come se non fossero altro che spazzatura.
«’mbè? ‘ste cose nun se fanno,» stava dicendo, brandendo la scopa con cui aveva colpito Françoise poco prima «che ve credete, che ve potete fare ‘e cose sozze qui all’aperto? ‘un è così che funziona, eh no!»
Sirio, che non era stato appena attaccato dalla vecchietta, chiese «Mi scusi ma chi… chi sarebbe lei?»
La donna l’aveva guardato e poi aveva annuito come se lo stesse approvando o qualcosa di simile (Françoise ringraziò il cielo che non era lì a fare una sveltina con, per dire, Deanna o non aveva idea di dove sarebbero finiti ora).
«Che ragazzi’ pe’ bene, io so’ la zi’ Pina, come me chiama la mi’ nipote,» disse la donna, che sembrava essere decisa ad ignorare la sua presenza (a lui non dispiaceva per nulla) «ce semo trasferi’ allu 4C, io, lu gattu mio e la mi nipotina,» continuò, «un vero angelo, ve lo dico io, ed è per questo che ‘e cose sozze nun le potete fa’.»
Françoise aprì la bocca, la richiuse e poi lanciò uno sguardo di confusione verso l’altro. Generalmente era bravo in questo genere di cose, quindi sorrise e fece un piccolo inchino.
«Piacere di conoscerla, madame,» disse, «sono sicuro che la sua presenza non farà altro che rallegrare la no-» ma prima che potesse finire la donna lo stava colpendo con la scopa.
Di nuovo. (E Sirio si stava decisamente divertendo un poco troppo per i suoi gusti).
«Nun ce prova’, te pa’ che nun ‘i conosco i giovani d’oggi? Se t’avvicini alla mi’ nipoti’ te fo vede’ io che te faccio,» ringhiò quasi.
Prima che Françoise potesse difendersi - con cosa, poi, non era come se non volesse fare le cose sozze (che Françoise preferiva pensare come ad arte, un modo di amare il prossimo e se stesso) - un gatto bianco e nero passò sotto le loro gambe, schizzando dietro a quello che sembrava un gomitolo.
Cosa?
«Namida torna indietro! Namida! Zia,» strillò una bambina, arrivando accanto alla vecchia «Namida non mi sta a sentire e scappa sempre e perché scappa, perché? Io gli voglio bene e lui scappa e… e chi sono questi uomini qui, sono pervertiti?»
«Non credo di essere arrivata in un buon momento,» mormorò qualcuno dal portone e c’era Deanna, i capelli sciolti che guardava la scena incredibilmente confusa.
La bambina si voltò verso di lei e poi verso il sacchetto che teneva in mano.
«Cosa c’è in quel sacchetto? » chiese la piccola, aggrottando le sopracciglia.
«Biscotti,» rispose fieramente Deanna, sorridendo estatica ai due uomini «e panna montata.» Françoise poteva immaginare cosa aveva in mente di farci con quella.
La piccola, ovviamente -e per fortuna - no. «Perché così tante cose dolci? Sei forse grassa? O in cinta? Ho sentito che le persone in cinta mangiano tanto…»
Nessuno fiatò a quel punto (l’argomento taboo, qualcuno aveva osato dire qualcosa sull’argomento taboo) e Françoise poteva quasi vedere i nervi di Deanna che si spezzavano in due.
«Nun è un tesoro la nipoti’ mia?» chiese Pina e Françoise non seppe esattamente cosa dire.
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«Deve andarsene, lei e la sua prole del demonio,» urlò Deanna, infilandosi un biscotto in bocca - Giulio continuava a darle da mangiare cercando di farla calmare.
Françoise era d’accordo. Ricordava la sua di zia, così fiera ed austera, che si ostinava a rimanere attaccata ad uno stile di vita più adatto al 1200 e poi pensò a Pina e alla sua scopa. Cercava sempre di amare e rispettare qualsiasi persona avesse davanti, ma quella donna sarebbe stata una sfida.
«Per me ci vuole un poco di controllo,» disse Daniel, l’unico che andasse realmente d’accordo con la vecchia (probabilmente si stavano mettendo d’accordo per terrorizzarli tutti fino a che non avessero chiuso la Stanza al Buio).
«Se volete Mame può mangiare i loro cervelli,» disse il piccolo animaletto magico e tutti risero - perché Mame era assolutamente esilarante.
«No ora, seriamente, quanto credete che resisteranno?» chiese Sirio B., prendendo un biscotto a sua volta.
«Mame è molto serio,» provò il piccolo, ma nessuno l’ascoltò.
«Io do loro tre giorni,» asserì Hikaru, divertita.
In pochi minuti Ren stava raccogliendo le varie scommesse e tutti avevano cominciato ad urlare e parlarsi l’uno sopra l’altro.
Mame li guardò sconsolato.
«Mame ha davvero scelto il posto sbagliato dove cercare deliziosi cervelli umani,» sospirò - chiedendosi quando qualcuno si sarebbe reso conto che non esisteva alcun attico e che dunque, Mame, non poteva certo abitarci.