Notte Bianca Dump a Fic Part 2 [Glee; Supernatural]

May 07, 2011 01:11

Titolo: She will be loved
Autore: chibi_saru11 
Beta: ///
Fandom: Supernatural
Personaggi: fem!Dean, fem!Castiel
Pairing: fem!Dean/fem!Cas
Word Count: 867(Fidipù)
Rating: PG
Warning: Femlash
Riassunto: Deanna non è mai stata forte come voleva suo padre.
Disclaimer: SUPERNATURAL NON E' MIO DIO. MA CHI LO VUOLE TELENETEVELO, BASTA CHE MI DATE DEAN E ALISTAIR. E Crowley magari. E anche Baltazar.
Note:
1. Per la Notte Bianca II per il prompt "fem!Dean/fem!Cas, @ hikaruryu  [ qui]


Deanna (Dean, in breve, perché non le è mai realmente interessato passare per una ragazza, tranne quando le serve per portarsi qualcuno a letto, ma a quel punto sono le sue gambe a lavorare per lei) non è mai stata forte come suo padre avrebbe voluto che fosse. È un problema, è sempre stato un problema, è il problema della sua fottuta esistenza.

Se fosse nata uomo… se fosse nata uomo forse sarebbe diverso, in un certo senso, perché non dovrebbe andare in giro a cercare di dimostrare di non essere da meno di nessun’altro, che il fatto che ha un paio di tette (onestamente notevoli) non vuol dire che non possa prendere tutti a calci fino al sole e poi ritorno.

E forse suo padre si sarebbe affidato un poco di più a lei invece che guardarla come se i suoi capelli (biondicci) e i suoi occhi non gli ricordino altro che la donna che ha perso.

Deanna, Dean, non è un uomo però, e sebbene cerchi di dirsi che non ha realmente importanza, un poco ne ha. Si allena più di tutti gli altri per compensare la differenza fisica, cerca le spade più leggere, ma quelle più affilate e combatte come se ogni volta debba essere l’ultima, come se abbia sempre da dimostrare qualcosa (ce l’ha).

Sam è… Samantha è tutta questa bolla di sentimenti complicati che a volte non riesce a capire e che altre volte invece si svelano davanti a lei come un libro aperto e sono troppi e lei non sa come rimetterli a posto. Non sa come rimettere a posto Sam, a dire il vero (ed è un pensiero che la terrorizza, che l’ha sempre terrorizzata e che la distrugge, piano piano, come una malattia su cui non ha alcun controllo).

E con il Demone dagli occhi gialli prima e Lucifero poi (e non è ironico che Lucifero voglia possedere una donna? Come una specie di revival del Giardino dell’Eden ed Eva e stronzate simili) Dean non sa cosa fare, non sa bene come respirare. Dean non sa nemmeno come continuare a vivere.

E in tutto questo, in tutto questo groviglio di cose, nemici, problemi e depressione varia, c’è Cas. Cas che Dean non sa esattamente cosa farne, che l’ha resuscitata e non l’ha più lasciata e le sta con il fiato sul collo.

E beh, non è che Dean sia esattamente… Il corpo che Cas a scelto, quello di una certa Jennifer Novak, non è niente male ecco e ci sono modi peggiori di svegliarsi che con Cas seduta sul suo letto, però è… è strano comunque ecco.

E quando è con Cas, quando sono sole, c’è qualcosa-Dean non saprebbe esattamente come spiegarlo, ma non si sente… sente che non ha importanza il fatto che sia uomo, donna o qualsiasi altra cosa, Cas la bacia come se non importasse, si lascia andare contro il suo tocco come se non ci fosse nessun’altra cosa al mondo (e magari è un pensiero corretto perché fuori c’è l’apocalisse e loro dovrebbero smetterla, ma non possono).

E non è amore per sé, Dean non si ricorda esattamente cosa voglia dire amare qualcuno che non sia Sam (o John, ma quel pensiero apre una serie di problemi che non vuole nemmeno cominciare ad esplorare) e Cas… Cas è un angelo e solo parlandole rompe più o meno tutte le regole angeliche mai create e mai esistite (ma ehi, dato che non è ancora morta e Dio non è ancora sceso a toglierle le ali piuma per piuma, probabilmente non ha molta importanza). Quindi non è amore, ma non è nemmeno qualcosa di meno (perché Dean non è mai riuscita a capire come non affezionarsi troppo alle persone e Cas sta rischiando tutta la sua esistenza e non può, semplicemente non può, essere qualcosa di meno) e funziona. Funziona in una maniera assurda e probabilmente poco salutare (come qualsiasi altra relazione che Dean abbia mai avuto - familiare, romantica o semplicemente amichevole), ma questo non cambia il fatto che funzioni.

E magari il mondo intorno a loro si sta rompendo a poco a poco, ma Dean non è pronta a smetterla. E quindi lecca il capezzolo di Cas con un poco più di insistenza ed entra due dita dentro l’apertura (bagnata, così bagnata) di Cas, spingendole con forza.

Cas non geme forte, non lo fa mai, come se fosse troppo angelica per lasciarsi a gridi di piacere (probabilmente lo è) però si spinge di più contro le sue dita e le poggia una mano tra i capelli, tirandoli piano (quasi come se avesse paura di romperla in mille pezzettini e Dean vorrebbe dirle che non è così fragile, ma a volte non ne è certa nemmeno lei) e Dean è tutta un mormorio di “Cas, sì,” e “Così, sei bellissima,” e “Maledizione, cazzo, maledizione,” perché non può davvero trattenersi, perché è sempre stata abbastanza vocale durante il sesso.

E in qualche modo funziona, anche se sono così diverse, anche se un giorno fermeranno l’apocalisse e Cas probabilmente tornerà in paradiso e Dean rimarrà sulla terra e cercare di rimettere insieme le parti della sua anima che ha perso nel tragitto. Però per ora va.

E Dean non ha mai voluto tanto qualcosa in tutta la sua vita.

Titolo: Cinque volte in cui Blaine odia Skype e una in cui non gli dispiace troppo
Autore: chibi_saru11 
Beta: ///
Fandom: Glee
Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Mercedes Jones, Anderson Padre
Pairing: Blaine/Kurt
Word Count: 1547(Fidipù)
Rating: NC-17
Warning: Slash
Riassunto: Kurt chiede a Blaine di installare Skype. Non sempre va bene.
Disclaimer: Glee non è mio, non riuscirei mai ad essere abbastanza troll per mandare avanti una cosa simile. Blaine non è mio, Kurt non è mio.
Note:
1. Per la Notte Bianca II per il prompt "Blaine/Kurt, Skype @ 3x9_lover  [ qui] e per il mmom_italia Giorno 1


1.

La prima volta che Blaine chiama Kurt su Skype è Mercedes a rispondergli (e per tre minuti Blaine è quasi convinto di aver sbagliato per l’ennesima volta e di aver chiamato la persona sbagliata, prima che il viso di Kurt appaia nello schermo).

«Ehi,» dice Kurt sorridendo e Blaine fa un gesto strano con la mano (a metà tra un saluto, uno spasmo e una specie di gestaccio, uh) che lascia i due dall’altro lato un poco confusi. Blaine arrossisce leggermente.

Ha installato Skype solo perché è stato Kurt a chiederglielo e perché, citando parola per parola, “Blaine, starò a casa mia per due settimane e non ha senso spendere tutti quei soldi in telefonate, questo è molto più pratico. Inoltre devo vedere come ti vesti per evitarti imbarazzi, a volte sei davvero una cosa indegna,” e quindi Blaine si è installato Skype. Questo non vuol dire che gli piaccia, certo.

«Cosa state facendo?» chiede loro, cercando di abituarsi (perché è diverso da una telefonata, possono vedere se, per dire, Blaine si mette a leggiucchiare qualcosa o non presta attenzione per qualche secondo, ma non è nemmeno come parlare di persona perché beh… è ovvio).

«Ci stiamo facendo le mani!» annuncia Mercedes, fiera e Blaine cerca di togliersi dalla testa l’immagina di Kurt con uno smalto rosso sulle mani. Non ci riesce molto bene. «Tu?» aggiunge poi la ragazza e Blaine si guarda un attimo intorno e scuote le spalle.

Ha il libro di chimica aperto sul letto, ma non ha la minima intenzione di studiare - è lì solo per… come un incentivo? Non saprebbe spiegarlo.

Comunque non sta facendo nulla e vedere Kurt e Mercedes che si divertono, assieme, dall’altro lato dello schermo è… non è piacevole.  Non è esattamente geloso (e non ha alcun interesse a farsi le mani) però è più annoiato di prima.

Blaine decide che, dopotutto, non gli piace per nulla Skype.

2.

La seconda volta che Blaine utilizza Skype è quando ormai lui e Kurt stanno assieme e Blaine è stato costretto dai suoi genitori a fare un viaggio non programmato in Inghilterra (e suo padre ha cercato di fargli guardare con lui una partita di calcio, e Blaine non è nemmeno riuscito a lamentarsi questa volta, non come con la macchina, perché non sembra davvero fare alcuna differenza). Il punto è comunque che a Blaine manca Kurt, gli manca terribilmente e pensa, stupidamente, che magari vederlo, invece di sentire solo la sua voce, potrebbe aiutare.

Non aiuta, non aiuta per nulla, quando vede Kurt, vestito di tutto punto e così bello (e suo, ora lo può dire senza spaventarsi ed è meraviglioso) non vuole altro che essere di nuovo a casa e poterlo baciare, sdraiati su uno dei divani di casa di Kurt.

E Kurt, Kurt ha passato una cattiva giornata ed è stanco ed irritato e Blaine è semplicemente di cattivo umore e dall’altra parte del pianeta. Ed è chiaro nel modo in cui si guardano, nel modo in cui i loro occhi sono troppo stanchi e i loro discorsi un po’ troppo corti.

Quando chiude la conversazione, Blaine ha come l’impressione che lui e Kurt abbiano litigato, anche se non l’hanno fatto. La sensazione è la stessa.

Blaine si ricorda del perché aveva pensato che Skype fosse un programma inutile.

3.

La terza volta a dire il vero sono assieme e Kurt gli sta tenendo la mano e, anche solo per questo, Blaine si sente un po’ più sicuro mentre apre il computer.

Kurt gli dice “Andrà tutto bene” e la verità è che Blaine vuole credergli, ma non ce la fa (è un po’ deprimente a dire il vero).

«È tuo padre, ti ama, andrà bene, Blaine,» gli ricorda Kurt - come un mantra - però Blaine ne sa un poco di più e quando il viso di suo padre appare sullo schermo, Blaine ci legge molte più cose di Kurt. Ci legge la stanchezza, la rassegnazione, la rabbia (c’è, è lì), la tristezza e sì, anche l’amore, ma non è l’unico sentimento che prova. Non è nemmeno il sentimento più grande.

«Blaine,» comincia suo padre - ed è un tono neutro alle orecchie di Kurt, ma evidentemente ostile a quelle di Blaine. Vorrebbe chiudere il computer e ripetere a Kurt che è stata una cattiva idea, che dovrebbero tornare fuori dagli altri e continuare a godersi la vacanza che le Nuove Direzioni hanno organizzato con tanta fatica. Aiutare il professor Schuester con la legna o…

«Papà,» dice invece, mordendosi il labbro «auguri di buon Natale,» aggiunge, perché gli sembra la cosa giusta da dire (anche se Natale è passato da due giorni, ma loro non si sono sentiti e…).

«Anche a te, vi state divertendo?» Blaine annuisce e suo padre annuisce e poi nessuno dei due parla. Quindi comincia a parlare Kurt (che è più bravo di loro con le parole comunque).

«Cosa avete fatto per Natale lei e sua moglie, Signor Anderson?» chiede sorridendo e Blaine vorrebbe baciarlo, ma non può. E vorrebbe dirgli di andare via, perché sa cosa sta per succedere e una piccola parte di lui vorrebbe che Kurt non fosse lì.

«Io… senti Blaine, devo andare… c’è… è stato… bello sentirti,» e sebbene lo dica zoppicando, fermandosi un paio di volte, Blaine è sicuro che non sia stato difficile dirlo, che stia dicendo ogni singola frase perché ci crede.

Fa male.

Però annuisce «Anche tu papà,» e quando la chiamata viene interrotta, può sentire Kurt, accanto a lui, tremare di rabbia.

È stato Kurt a spingerlo a fare quella telefonata e probabilmente ora si sente in colpa (non dovrebbe), ma Blaine non sa come essere d’aiuto. Non sa nemmeno come aiutare la sua famiglia.

4.

Blaine è bloccato solo a casa ed è annoiato e Kurt è solo a casa ed annoiato, ma non possono uscire assieme perché fuori casa di Blaine c’è la tormenta di neve più grande della stagione e nessuno dei due si sente sicuro a guidare con quel tempo.

Parlano su Skype e per una volta Blaine pensa che, dopotutto, magari non è l’invenzione peggiore che possa esistere, che potrebbe anche abituarsi, e proprio mentre formula quel pensiero se ne va la corrente - proprio mentre Kurt gli sta raccontando del nuovo sviluppo nell’esagono di relazioni che ci sono al McKinley.

Blaine maledice il mondo e va a cercare la causa del cortocircuito. La luce non torna per trenta minuti e, quando lo fa, Kurt è uscito con Rachel.

Non è colpa di Skype, non esattamente, ma Blaine lo incolpa lo stesso.

5.

«Cosa vorrebbe dire, Blaine?» la voce di Kurt è troppo alta, non dovrebbero avere quella conversazione su Skype, Blaine voleva dargli la notizia con più garbo, possibilmente a cena, ma David se l’è fatto sfuggire. Un giorno gliel’avrebbe fatta pagare «Quando avevi intenzione di dirmelo? Mh? Quando… Dio, Blaine!»

E Blaine non sa come difendersi perché… perché è stato sbagliato non dirglielo subito, ovviamente, ma non era certo di accettare fino al giorno prima e non voleva fare arrabbiare Kurt e…

«Mi dispiace,» mormora, «però è… è una buona occasione, questo stage potrebbe aiutarmi … e sarebbe solo per due mesi…»

«Blaine, non è lo stage il problema! Lo so che il tuo futuro è importante e ovviamente voglio che tu ci vada,» la voce di Kurt è ancora troppo stridula, il che non è un buon segno «però… perché non me l’hai detto subito? Perché sono dovuto venirlo a sapere da David? Chi altri lo sa? Mh? Lo sanno tutti tranne me?»

Ovviamente no, ma Blaine non lo dice. Vorrebbe mettere una mano sulla guancia di Kurt, chiedergli scusa e cercare di districare davanti ai suoi occhi la matassa di paure e ansie che lo avvolgono ogni singolo giorno da quando ha ricevuto quella lettera.

Non sa come farlo da lì, senza toccarlo. Non sa come si fa.

Quando chiudono Kurt è ancora arrabbiato e Blaine è un po’ stanco. E lo richiama cinque minuti dopo, chiedendogli scusa un’altra volta e un’altra volta ancora.

Non sembra mai abbastanza.

1.

Blaine continua a muovere la mano mentre Kurt continua a parlare. Dice “toccati un capezzolo, continua a muovere la mano sulla tua erezione Blaine, su e giù, con più forza” e poi dice “mettiti due dita in bocca e su-succhia,” ed è un po’ adorabile come ancora ora, dopo quattro anni che stanno assieme a volte Kurt si imbarazzi per cose simili. Blaine è troppo eccitato per dire qualcosa.

Si mette due dita in bocca e fa come gli ha detto Kurt, le succhia un poco, le bagna con la lingua e sa già cosa gli chiederà di fare Kurt, ma la questione è che deve essere l’altro a dirglielo, a guidarlo.

Quindi aspetta che sia Kurt a dirgli “Portali… ehm… Portali alla tua… oh, insomma, sai che devi fare, scopati con le tue dita” e mentre lo dice diventa porpora e Blaine riderebbe se non fosse così vicino a venire per il tocco della sua stessa mano e quindi spinge il primo dito e poi subito il secondo - perché sa che non durerà a lungo comunque - e spinge, cercando di arrivare più a fondo possibile mentre con la mano stringe un poco la punta del suo sesso e oh.

Viene col nome di Kurt tra le labbra, sulla lingua e può vedere il volto eccitato di Kurt, il modo in cui si muova sulla sedia, probabilmente a causa della sua erezione e ride.

Beh, dopotutto Skype non è così malvagio, dopotutto.

Titolo: All is said and done
Autore: chibi_saru11 
Beta: ///
Fandom: Glee
Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, OMC
Pairing: Blaine/OMC, Blaine/Kurt
Word Count: 938 (Fidipù)
Rating: PG
Warning: Slash, future!fic
Riassunto: Blaine incontra Kurt tre anni dopo la loro separazione.
Disclaimer: Glee non è mio, non riuscirei mai ad essere abbastanza troll per mandare avanti una cosa simile. Blaine non è mio, Kurt non è mio.
Note:
1. Per la Notte Bianca II per il prompt "Blaine/OMC, Blaine/Kurt, Tre anni dopo @ meggie87  [ qui]


Quando Kurt gli aveva detto che era finita (ma aveva cercato di dirglielo nel miglior modo possibile, davvero, perché Kurt non era una cattiva persona), Blaine non era stato okay (Blaine ne era stato devastato) però aveva annuito e aveva cercato di fare sentire Kurt il meno in colpa possibile. Perché Blaine era un maledetto bravo ragazzo. Un maledetto bravo ragazzo senza spina dorsale e che amava Kurt ancora decisamente troppo e un giorni questo l’avrebbe messo in un sacco di guai.

Non aveva pianto, non per i primi tre giorni, perché non riusciva ancora a capire (a volte faceva il numero di Kurt e si fermava giusto in tempo, ma sempre e comunque troppo tardi) e dopo essere stati quattro anni con una persona era… era strana l’idea di essere di nuovo solo.

Blaine era devastato, sì, e Kurt Hummel non l’avrebbe mai saputo perché Blaine aveva una dignità, anche se non aveva una spina dorsale e tanto sarebbe bastato.

Si era buttato nello studio, nel lavoro, nel college e per due anni non aveva frequentato nessuno, solo storie di una sera (due o tre  a volte, ma mai di più) e dopotutto era quello che gli serviva, una boccata d’aria fresca, un po’ di divertimento dopo una relazione che era stata come una miccia imbevuta di benzina e si era accesa troppo presto e consumata troppo in fretta.

Poi aveva incontrato Michael - e l’aveva odiato, l’aveva odiato così tanto perché era un maledetto arrogante, so-tutto-io e beh… e quindi se n’era tenuto alla larga e Michael aveva cominciato a seguirlo, a regalargli rose (come se Blaine fosse una donna, per favore), a comprargli il suo caffè preferito e portarglielo in libreria prima di un esame particolarmente stressante, a invitarlo fuori a cena, senza sosta.

E in un modo o in un altro si erano ritrovati a baciarsi contro uno degli scaffali della libreria e Blaine non si era sentito mai così vivo in quegli ultimi tre anni e Dio.

E non era amore, non all’inizio, non da subito (non come con Kurt, una parte della sua mente aveva detto), ma forse era meglio così. Avevano iniziato piano, ed erano cresciuti assieme.

Non si erano buttati nella questione senza guardare, si erano studiati, avevano imparato a capire i loro spazi, si erano abituati alla presenza dell’altro e avevano capito dove volevano andare, cosa volevano fare. E Blaine era felice, davvero. Un anno dopo, con le chiavi dell’appartamento di Micheal in mano, Blaine era felice.

E ovviamente in quel preciso istante, mentre aspettava il suo caffè, il mondo gli aveva gettato Kurt Hummel tra le braccia (no, cioè, a dire il vero l’aveva solo fatto entrare nello stesso caffè ma…).

Blaine sarebbe dovuto andare via, correre il più velocemente possibile via di là perché quello era Kurt e Blaine… Blaine non era nemmeno certo di avere smesso di amarlo dopo sette anni e Kurt aveva smesso di amarlo dopo quattro e beh, era un poco imbarazzante.

Solo che era rimasto fermo (pietrificato, davvero) e Kurt si era avvicinato, gli aveva parlato, aveva riso, aveva chiesto “Come stai?” e “Dove studi?” e “Ancora lo stesso caffè del liceo?” e Blaine aveva risposto “Bene” e “Sempre alla stessa università” e “A quanto pare” anche se avrebbe voluto dire “Male” e “Che t’interessa?” e “Non riesco a farmi smettere di piacere le cose facilmente”.

E Kurt lo aveva invitato a mangiare assieme ed era una brutta idea, una bruttissima idea e Blaine aveva detto sì.

Erano andati in un ristorante francese tre isolati più avanti ed era stato come essere tornato alla Dalton, come essere di nuovo a casa dopo anni ed anni ed era pericoloso ed intossicante e Blaine non era certo di volerlo, ma non pensava di poterne fare a meno.

Erano rimasti a parlare fino alle quattro e poi erano usciti e Blaine aveva cercato di dire “Devo andare,” perché doveva e Michael gli aveva già mandato tre messaggi, ma Kurt era arrossito leggermente (e Blaine aveva sempre amato quel rossore) e gli aveva chiesto se, magari, sarebbero potuti stare assieme un altro po’.

E Blaine aveva in tasca la chiave dell’appartamento di un altro ragazzo e avrebbe voluto urlarlo a Kurt, dirgli che lui non era più disponibile, che non poteva… non dopo che l’aveva gettato via a quel modo e… disse sì, un’altra volta.

Andarono in un parco e si sedettero in una delle tante panchine e parlarono ancora - come se dovessero raccontarsi la loro intera esistenza. E Blaine non menzionò Michael nemmeno una volta.

Quando Kurt gli disse “Blaine… io…” sapeva già cosa stava per dire, come aveva saputo, tre anni prima, che stava per essere lasciato. Ora Kurt gli avrebbe chiesto di andare a casa con lui, di bere un po’ di vino assieme. Di riprovarci.

Il pensiero lo spaventò oltre ogni dire e quella rabbia che non era riuscito a provare tre anni prima ora si accese in un sol colpo.

Perché voleva rispondere sì, sì a tutto, sì per sempre, ma Kurt… Kurt l’aveva ferito ed era normale, certo, ma era anche troppo. E non avrebbe resistito ad un altro rifiuto, non avrebbe retto.

E c’era Michael, sarebbe potuto tornare da lui, sarebbe stato così facile.

“Tu mi hai ferito, Kurt,” gli disse, perché era vero, non c’era nulla di più vero in tutta la sua vita “e un’altra volta… io non…” e Kurt capiva, poteva vederlo nei suoi occhi che capiva.

“Non potevo… era un periodo complicato e… ma non ho mai smesso di amarti,” bugia. O forse no. O forse sì. Aveva davvero importanza? L’aveva lasciato comunque “sarà diverso questa volta, te lo giuro,” e Blaine voleva credergli con tutto sé stesso.

Quindi Blaine disse di nuovo sì.

paring: dean/castiel, character: castiel, *notte bianca, fandom: supernatural, character: dean winchester, character: blaine anderson, !fanfiction, fandom: glee, paring: klaine, character: kurt hummel

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