Quando lo vede magari gli crede un po’ di meno.
E non è che lui faccia discriminazioni, ma si è abituato a vedere i Semidei come- come modelli super atletici e Kameoka non è super atletico e certamente non è un modello.
Non che Danny abbia alcun problema con le persone che non sono esattamente magre come grissini o piene di muscoli (no, no, non sta parlando di Steve, perché mai dovrebbe parlare o pensare o anche solo sotto intendere Steve?) ma il punto è che… il punto è che Kameoka non è quello che si aspettava, okay?
Tutto qui, caso chiuso.
«Potrei avere un’idea su come risolvere il vostro problema, fratello,» sta dicendo intanto Kameoka e Danny potrebbe anche amarlo «vedete, l’ultima volta che ho visto mio padre gli ho… beh…. Ho preso in prestito alcune cose,» e Danny conosce abbastanza ragazzini problematici per sapere che quando dice “ho preso in prestito” in realtà intende “mio padre non ha alcuna idea che io ce le abbia queste cose” e beh, Danny non è mai stato il tipo da infilarsi nei problemi delle altre famiglie. Specialmente non quando convengono a lui.
Anche se quando Kameoka si alza e prende una scatola da scarpe, Danny non sa davvero cosa pensare.
«Queste, per dire, mio padre ne ha milioni, non se ne accorgerà mai,» e ci sono delle scarpe, ovviamente, delle converse blu a dirla tutta e Danny sta quasi per urlare “ma ci stai prendendo per il culo?” quando le scarpe cominciano a volare. Da sole.
«Scarpe volanti,» dice Kono sognante, prendendone una in mano «è grandioso! Sono le scarpe di Hermes! » e Kameoka ha un’espressione così fiera che Danny gli sorride di rimando, perché sono effettivamente molto fiche. Anche se non esattamente quello che serve loro - a meno che Kameoka non stia suggerendo loro di volare all’inferno come se nulla fosse.
«E come ci arriviamo all’inferno? » chiede improvvisamente Steve, che è rimasto in un angolo con le braccia incrociate, come una guardia del corpo molto intimidante. Danny vorrebbe ridergli in faccia, ma si blocca.
Kameoka ride «Oh, non preoccuparti figlio di Ares, ho una risposta anche a questo,» e apre un cassetto da cui tira fuori una mappa. Ora, una mappa potrebbe essere utile.
Lui, Chin e Steve si avvicinano, mentre Kono rimane a guardare le scarpe con adorazione e Kameoka ghigna, mostrando loro cosa contiene la mappa.
Tutti gli stati uniti, e nient’altro. «Ora, io non vorrei suonare scortese o ingrato perché ci hai dato delle scarpe volanti ed è grandioso… ma credo che tutti qui - okay, magari Steve no, ma Steve ha tanti tanti problemi - sappiamo come sia fatta l’America,» perché beh, ci fosse qualcos’altro disegnato su quel foglio… ma non c’è e loro non hanno tutto questo tempo da perdere.
Kameoka ride di nuovo - e ora Danny ha un po’ voglia di tappargli la bocca - «tranquillo, nuovo arrivato,» dice e poi tocca un punto della mappa.
Dove prima non c’era nulla comincia a comparire una scritta, il nome di un posto. Danny non ci capisce nulla.
«È dove si trova l’entrata dell’inferno? » chiede, perché, beh, ma Kameoka scuote la testa.
«No, è dove si trova uno dei vostri biglietti per uscire di lì! Esistono quattro biglie, sparse in tutta l’america, di tre si sa l’ubicazione certa e questa mappa ve l’indicherà una alla volta,» spiega Kameoka, sedendosi e incrociando le braccia, fiero della sua idea «della quarta non saprei dirvi, ma una volta che avrete trovato le tre bisglie la mappa vi indicherà l’ingresso dell’aldilà. »
Steve sembra confuso tanto quanto lui e Danny è un po’ rassicurato da ciò «E come potranno aiutare ad uscire dagli inferi queste biglie? »
Con loro sorpresa è Chin a rispondere: «Conoscete Ecate, la sposa di Ade, no? Non è esattamente innamorata del suo sposo,» e Danny annuisce comprensivo, ricorda la storia.
«Quindi vuoi dirmi che la regina dell’aldilà intrattiene ospiti ignori a suo marito e queste biglie sono il loro… come dire…»
«La loro uscita d’emergenza,» conclude per lui Steve e Danny annuisce.
«Basta che voi rompiate queste biglie e vi concentriate su un luogo che le biglie vi trasporteranno subito lì,» concluse la spiegazione Kameoka e Danny guardò la mappa nelle mani di Chin. Era la loro unica possibilità di uscire vivi da questa storia. La loro unica possibilità di successo e sì, Danny non aveva intenzione di mandare tutto all’aria.
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Partono quella sera stessa. Si fermano a prendere un paio di spade nell’armeria - niente di troppo ingombrante, per lui e Chin un paio di spade corte che, agli esseri umani normali, grazie alla nebbia, sembreranno qualcosa di assolutamente innocuo come una penna (è stato Chin a spiegargli tutta questa questione della nebbia, ma sinceramente Danny è ancora confuso).
Steve e Kono, invece, scelgono degli spadoni assolutamente enormi, che non entrano negli zaini che stanno portando.
«Siete pazzi? » urla Danny, guardandoli mentre scuotono le spalle e prendono dei borsoni che sembrano più adatti a portare una mazza da baseball gigante che altro.
«Nessuno si chiederà nulla, Danno,» sbuffa Steve, come se Danny si stia comportando da pazzo. Danny! Non l’uomo con lo spadone lungo sei metri e mezzo!
«Sapete cosa? Quando vorranno arrestarvi non chiedete aiuto a me, okay? » sbotta alla fine, prendendo il suo zaino e cominciando a camminare. «Vi lascerei a marcire in prigione, altroché,» e non sa cosa ci trovino da ridere gli altri tre, ma sente le loro risate alle sue spalle e lo infastidiscono particolarmente.
E Danny non sta ridendo, okay? È tutto un gioco di luci ed ombre. Perché Danny è arrabbiatissimo, ecco.
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Ovviamente - perché questa è la vita di Danny e, andiamo, tutto va a quel paese nel momento stesso in cui salgono su un autobus.
Non possono andare a piedi, non per così tante miglia, e per fortuna tutti hanno abbastanza soldi da prendere un biglietto e wow, Danny per una volta comincia a pensare che okay, possono farcela.
Poi tre furie salgono sull’autobus, tre fermate dopo. E loro finiscono a piedi.
(E okay, la storia non è così facile perché a dover raccontare tutto, Danny dovrebbe includere il modo in cui hanno mandato quel bus a schiantarsi contro un albero, come Steve si sia buttato contro il guidatore e abbia girato il volante - di un autobus in corsa, sì - e di come Kono ha tagliato la testa di una delle furie con un colpo di spada. O di come Danny sia quasi stato morso da uno di quei cosi, che somiglia fin troppo alla sua professoressa di matematica, prima di infilzarla con la sua arma. Oppure dovrebbe anche dire di come Steve si è abbassato accanto a lui, dopo, e gli abbia chiesto se sta bene, e la sua voce sta tremando solo leggermente quindi Danny gli sorride e lo chiama un pazzo maniaco perché potevamo morire, Steve! Non mandi degli autobus a schiantarsi su degli alberi, cosa c’è di sbagliato nella tua testa!).
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Il punto, comunque, è che dopo l’orribile incidente dell’autobus, nessuno dei quattro ha davvero voglia di prendere un mezzo di trasporto pubblico e sospirano, cercando di capire dove si trovino e quando manchi per il negozio in cui devono andare - di cui Danny no si ricorda il nome perché lasciano che sia Chin a condurli.
E improvvisamente Steve nota dei cartelli stradali e tutti e quattro si avvicinano, speranzosi. E Chin salta, letteralmente, sul posto.
«Questo segnale!» dice, indicando un cartello che porta verso un negozietto di una zia qualcosa e Danny si volta verso Chin arcuando un sopracciglio.
«Questo è il nome del negozio,» dice Chin, ridendo e Danny non ci crede - non posso essere così fortunati, Danny non è mai così fortunato - ma quando Chin gli mostra la mappa e, effettivamente, i due nomi coincidono, Danny quasi non piange per la felicità.
«Visto, Danno?» dice Steve, dandogli una pacca sulla spalla «non tutto va sempre male come dici tu. »
E Danny gli da ragione perché, effettivamente, quello non può essere altro che un po’ del karma positivo che ha attirato con tutta la sua sfiga dell’ultimo periodo.
E poi il negozio si rivela essere la tana di Medusa - proprio Medusa, con i capelli pieni di serpenti e lo sguardo pietrificante.
E dopo che Danny ha la testa di Medusa sui piedi - solo la testa, sì, perché il corpo è ancora accanto a Steve, a terra - non può fare a meno di voltarsi verso Steve e chiedergli, con un sibilo «Cosa stavi dicendo prima, mh? » e poi «Perché mai hai pensato di poter affrontare Medusa da solo, cretino? Siamo una squadra, il che vuol dire che non parti a 110 all’ora da solo perché hai sentito un urlo!» e poi ancora «E lo sai cosa anche? Non se ne parla che tu ti metta al volante di questa macchina che la gentile signora ora pietrificata ci ha donato inconsapevolmente. No, Steve. Non voglio morire giovane!»
Alla fine comunque è Steve a guidare - perché né Chin né Kono lo spalleggiano nella sua imposizione - e hanno trovato la biglia - e anche un poco di Dracme - e non è andata poi così tanto male, in fin dei conti.
Non che Danny lo dirà mai. Specialmente visto che la testa della Medusa riposa nel suo zaino e Danny non può definire una serie di eventi che lo portano ad avere una testa mozzata nel suo zaino come “non tanto male”.
Semplicemente non può, la sua morale glielo impedisce.
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Si fermano a dormire in un motel fuori mano e chiedono una sola camera perché non hanno i soldi per chiederne due e la signora li guarda strani, come se volessero fare un orgia a quattro (e okay, okay effettivamente sembra strano con tre ragazzi e una sola ragazza, ma Danny non è il tipo da fare cose simili e vuole urlarlo alla signora della cassa, vuole prenderla da parte e urlarla che si sta sbagliando perché è imbarazzante).
Alla fine si rivela un motel mezzo decente - o almeno, Danny non ha ancora visto nessuno scarafaggio quindi sì, lui la ritiene una cosa bella - e c’è anche una piscina. Kono e Chin decidono di andare a fare una nuotata, ma Danny scuote le spalle quando gli chiedono se vuole unirsi.
Non gli è mai piaciuta particolarmente l’acqua - sa nuotare, certo, ma non lo trova divertente. Ora, con il senno di poi, e la consapevolezza di essere figlio di uno dei maggiori nemici del Dio del mare, comprende un poco di più questo suo sentimento.
In ogni caso, annoiato e stanco, sospira prima di andare a cercare Steve.
Quando lo trova, Steve si sta allenando in una parte del cortiletto del motel che non è visibile da nessuna delle stanze. Danny non può crederci.
«Siamo in missione! Siamo lontano dal campo, perché continui ad allenarti? » chiede, esterrefatto, perché persino Kono ha ammesso di essere così felice di non doversi allenare almeno per qualche giorno.
Steve si volta verso di lui, il volto rigido e alza le spalle «Mi piace allenarmi, mi schiarisce la mente,» dice e Danny chiude gli occhi.
«E poi mi chiedi, amico mio, perché dico che hai evidenti problemi mentali. Persino Kono - che è ormai riconosciuta nella mia testa come mini-Steve - si sta godendo la sua vacanza. Abbiamo combattuto contro tre furie e una Medusa oggi e un cerbero ieri, rilassati un poco. Leggi un libro, accendi un fuoco con la forza della tua mente o-» e poi ci pensa, si ferma e ci pensa sul serio e si rende conto che non sa cosa faccia Steve quando non si sta allenando.
Che non ha la minima idea di quali siano i suoi hobby o di cosa gli piaccia fare nel suo tempo libero. E si ferma.
Steve non sembra essersi accorto dell’epifania di Danny, però, il che è un bene ecco «Allenarmi mi rilassa, è proprio questo quello che stavo dicendo. L’ho fatto ogni giorno da quando sono arrivato al campo… non… è strano non fare questi esercizi…»
Danny vuole chiedere “e quando sei arrivato?” o “e la tua famiglia?” ma non sa cosa dire, non sa come chiedere e non sa se può. Quindi rimane in silenzio a guardare Steve che fa finta di colpire un mostro di fronte a lui.
E maledizione, tanto vale…
Prende la spada dal suo zaino e sospira - perché davvero, Steve ha una cattiva influenza su di lui «Avanti, fatti sotto piccolo Dio della guerra! Vediamo cosa sai fare! »
Steve lo guarda per qualche secondo, confuso - e forse un poco grato - prima di ghignare «Sicuro di essere alla mia altezza, Danno? »
E a quel punto c’è davvero poco altro che Danny possa fare se non cercare di infilzare Steve.
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«Mia mamma è morta quando io avevo sette anni,» gli dice ad un certo punto Steve, mentre sono seduti sull’erba, le spade abbandonate di lato. Danny vorrebbe dirgli “puoi anche non dirmelo” (perché sarebbe la cosa giusta da dire, perché magari Steve si sente in dovere di raccontargli la sua storia e Danny non vuole questo), ma è troppo curioso quindi rimane in silenzio.
«Un incidente stradale, dicono, ma io so che è stato uno dei mostri che inseguono noi semidei…» e c’è così tanto dolore nella sua voce che Danny vorrebbe abbracciarlo, ma Danny non fa cose simili quindi si piega leggermente un po’ di lato, facendo toccare le loro spalle.
Steve si irrigidisce un secondo al contatto, prima di rilassarsi completamente.
«Sono andato al campo dopo quello,» Danny annuisce e rimane in silenzio per qualche secondo.
«Non hai nessun’altro parente in vita? » dopotutto Danny almeno sa che sua madre e i suoi fratelli sono vivi, stanno bene… non può immaginare cosa voglia dire sapere che tua madre è morta a causa tua (una parte del suo cervello traditrice riporta alla mente delle immagini di Meka e per un attimo Danny non riesce a respirare).
«Una sorella,» risponde Steve,, ridendo «ma non la sento da quando sono andato al campo… lei non è come noi, lei è normale… vive dalla nonna chissà dove. »
«Magari le piacerebbe parlarti di nuovo,» perché a lui piacerebbe così tanto rivedere Matty e tutte le altre. Steve non dice nulla e quindi Danny decide di lasciar perdere il discorso.
«Grazie,» dice invece e non sa perché lo abbia detto, e apparentemente non lo sa nemmeno Steve, ma va bene lo stesso quando Steve risponde “Prego,” e sta un poco ridendo.
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Se pensano davvero, comunque, che la parte più difficile di tutta quella follia sia la Medusa… ovviamente si sbagliano. E Danny è l’unico che vede la realtà così com’è: sono sfortunati,
Sono sfortunati come quattro persone sfortunate perseguitate dalla sfortuna e da mostri che vogliono ucciderle.
Quindi quando, dove dovrebbe esserci la seconda biglia, (nella copia del Partenone, sulla corona della statua di Atena - e davvero? Un pochino banaletto…) c’è anche un’Idra - chi esattamente si sorprende? Non Danny.
Okay, magari quando Steve, in un suo impeto da G.I. Joe comincia a tagliare tutte e quattro le teste e poi queste ricrescono e sono otto («Dovevi per forza aiutare, vero, Steve? Non potevi stare fermo? Ora abbiamo il doppio delle bocche piene di denti affilati da affrontare e lo sai queste bocche cosa vogliono fare? Come qualsiasi altra bocca vuole mangiare! Mangiare noi! ») Danny è un poco sorpreso, ma in generale? Si aspetta di tutto (dopo un minotauro, troppe furie, un cerbero e Muedusa uno si abitua a questo genere di cose, dopotutto).
Comunque possono prendere la biglia - che è sulla corona di Atena - solo se l’Idra esce dal museo e loro hanno bisogno di quella maledetta biglia. E apparentemente Steve no è l’unico che può comportarsi come un pazzo.
Si stanno riparando dietro le colonne, cercando di evitare tutti quei maledetti denti e Danny chiude gli occhi e comincia a correre verso la porta del museo.
È quasi certo di sentire la voce preoccupata di Chin che gli chiede di fermarsi.
Danny urla «Prendete quella maledetta biglia, alla salamandra in salamoia me ne occupo io,» ed evita una delle otto affamate teste.
Fuori sta piovendo - ovviamente sta piovendo - ed è buio (dato che hanno pensato che sarebbe stato meglio aspettare la sera per intrufolarsi in un museo per rubare una biglia magica) e Danny inciampa su un pezzo di terriccio e fango, con l’Idra che sibila e ringhia dietro di lui.
Danny si rialza velocemente, prendendo la sua spada e mettendosi in piedi e cercando di pensare ad un qualsiasi modo per uccidere quel mostro (come l’ha fatto Hercules nel film della Disney? E sì, Danny è abbastanza disperato da prendere consigli da un cartone per bambini dai tre agli otto anni) ma non gli viene altra idea se non beh… tagliargli la testa - e sa già cosa succede a seguire quell’istinto.
A dire il vero, quando tutta questa faccenda è cominciata, Danny non ha mai realmente pensato di farcela ad uscirne vivo - come può con mostri che sbucano da ogni lato e Dei decisi ad avere la sua testa? - ma non ha mai realmente pensato a cosa l’avrebbe ucciso. Un’Idra, apparentemente, è la risposta.
Spera solo che Steve, Chin e Kono riescano a portare un po’ di pace in giro e che almeno possa andare e rivedere Meka - che possano scherzare e ridere di come Steve sia evidentemente pazzo dall’inferno. È un pensiero confortante in un certo senso.
E poi mentre evita per l’ennesima volta i denti dell’Idra, sente una voce nella sua testa - come quel giorno con il minotauro - e non riesce a capire le parole esatte (non con il rumore della pioggia e le urla stridule di otto teste della salamandra) ma crede che la-voce-nella-sua-testa gli stia dicendo di tirare (tirare cosa? Chiede, ma lei non risponde - e da quando la sua unica speranza è conversare con il frutto della sua pazzia?) e quindi Danny fa una cosa completamente folle.
Alza la mano in aria e tira - tira l’aria, come se volesse far cadere l’intero cielo sulla testa di quella maledetta Idra - e una serie di fulmini scendono su di lei, senza fermarsi, come frecce divine.
E diamine, l’Idra sta scomparendo in una luce dorata come tutti gli altri mostri e per un attimo non riesce a capire, per un attimo rimane fermo sotto la pioggia ad ansimare e non comprende.
Poi Steve e Chin escono dal Partenone-finto e Danny non sa esattamente cosa dire loro quindi alza le spalle e apre la bocca, ma non ha fiato ed è incredibilmente stanco. In un secondo Steve è al suo fianco che lo aiuta a tenersi in piedi, Danny vorrebbe dirgli che è capacissimo di farlo da solo, ma non è molto sicuro che sia vero ora come ora.
«Cos’è successo all’Idra?» chiede Chin, guardandosi in giro e Danny ride, perché è tutto così strano.
«Pensavo di doverla cuocere un poco, ma poi ho scoperto che era un piatto che andava servito freddo,» scherza, guardando i ghigni che Steve e Chin gli rivolgono con soddisfazione «si è completamente rovinato. Inservibile. »
Steve sta ridendo, tenendolo per la vita e Danny non vuole esattamente pensare a quello che sta succedendo, a quello che sta provando.
«Sai, tu ti lamenti sempre che io vada in giro ad incenerire cose, ma mi sembra sia tu a farlo in continuazione,» lo riprende Steve e Danny rotea gli occhi.
«Tu, mio caro, tu incendi alberi. Alberi! Io mostri che vogliono ucciderci, come puoi paragonare le due cose? No, davvero, come puoi paragonare quello che faccio io e quello che fai tu? Non si può! Mi stai ascoltando, Steve? » chiede alla fine perché Chin sta ridendo - come se li trovi la cosa più adorabile dall’invenzione dei cuccioli di panda - e Steve sta guardando in alto, dove Kono svolazza grazie alle scarpe di Hermes, la biglia in mano.
«Ti diverti?» le chiede, perché non sembra avere alcuna intenzione di scendere a terra - e perché Danny adora stuzzicare Kono, nonostante tutto e se fosse stata un’altra situazione, forse un’altra vita, Danny ci avrebbe anche provato con lei. In questa vita però Danny aveva le braccia occupate da Steve McGarrett, ora come ora anche letteralmente.
«Da morire,» risponde Kono, prima di svolazzare verso la macchina. Danny non ha nemmeno la forza di arrabbiarsi.
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La questione va così: sono in macchina che stanno andando a questo Hotel Lotus a Las Vegas ed è il turno di Steve di guidare - è quasi sempre il turno di Steve, a dire il vero - e Chin e Kono sono addormentati sul sedile di dietro.
Danny ha gli occhi chiusi ma non sta dormendo e sono in un confortabile silenzio che nessuno dei due vuole esattamente rompere.
E poi improvvisamente Steve comincia a parlare - e non sa come possa Steve sapere che non sta dormendo, probabilmente ha qualche super potere particolare. O forse lo conosce fin troppo bene (ed è un po’ inquietante pensarlo, perché non si conoscono che da tipo poco più di una settimana).
«Quando questa missione sarà finita,» dice, la voce bassa per non svegliare Chin e Kono nel sedile dietro di loro «cos’hai intenzione di fare? Vuoi tornare a casa?»
Non è una cosa a cui Danny ha pensato a dire il vero, ma il pensiero di mettere in pericolo la sua famiglia, di costringerli a vivere sempre nel terrore, a scappare da tutto e tutti (e pensa a Matty, a Betty). Non può farlo, anche se il pensiero di non vederli più lo distrugge.
Glielo dice quindi, perché non ci vede nulla di male, perché è vero dopotutto e non gli dispiace che Steve lo sappia. Non gli da fastidio.
«Tu hai intenzione di cercare tua sorella? » chiede a sua volta, perché pensa di poterlo fare ora e poi aggiunge, scuotendo le spalle «cioè, io proverò a mandare lettere alla mia famiglia, almeno. Potresti fare una cosa del genere anche tu. »
Steve rimane in silenzio, ma annuisce.
E non sembra nulla di importante questa conversazione - perché mai dovrebbe esserlo, hanno solo parlato della maledizione che ha modificato completamente le loro vite - ma ad un certo punto, senza che nessuno dei due sappia come, le loro mani si sfiorano - quella di Steve sul cambio, quella di Danny lasciata abbandonata sul sedile. E Steve allunga un mignolo e gli sfiora il dorso della mano e Danny non si muove.
Quindi sì, va più o meno così.
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Per una volta è colpa sua. Lo può ammettere, non ha problemi ad ammettere quando le cose sono colpa sua, okay? E questa volta è sicuramente colpa sua.
Non è che lo abbia fatto a posta, o che abbia fatto qualcosa di assolutamente imperdonabile. Non ha preso a male parole nessuno, non ha rubato nulla: ha semplicemente mangiato un biscotto a forma di fiore.
Un maledettissimo biscotto a forma di fiore, okay? Un loto rosa che si scioglie nella sua bocca ed è il biscotto più buono che abbia mai mangiato.
E Danny? Danny non è uno spilorcio quindi va da Chin, Kono e Steve e dice loro «Dovete provare questi cosi! Sono la cosa più buona che esista! » perché lo sono e Danny è una persona generosa e vuole che anche i suoi amici scoprano le meraviglie di quel biscotto, okay?
E poi sono passate al massimo tre ore (anche se in realtà sono quattro giorni, ma Danny ancora questo non lo sa) e Steve lo sta scuotendo e gli sta dicendo qualcosa come «Smettila di mangiare quegli stupidissimi fiori, Danno! Maledizione! » E Danny gli ha risposto qualcosa come «Che diamine vuoi, Steve? Questo biscotto è un dono degli dei! Per una volta questi bastardi hanno fatto una cosa buona e…» e poi Steve gli ha buttato un secchio d’acqua addosso.
E non è che Danny non sia riconoscente perché Steve li ha salvati da anni ed anni di prigionia e Danny è riconoscente, semplicemente poteva trovare un altro modo per svegliarlo. Un modo che non comportava l’utilizzo di acqua gelida.
«Non avevo tempo,» si difende Steve, ma Danny lo conosce fin troppo bene e da che non è solo questo. Solo che Danny è riconoscente e quindi rimane in silenzio, mentre Kono e Chin - che sono asciutti, al contrario di Danny, che sta sgocciolando sul sedile della macchina - ridono.
E Chin ha preso la biglia e quindi sì, le hanno tutte e tre. E non è abbastanza.
«Non abbiamo trovato alcun indizio su dove trovare la quarta e mancano due giorni al solstizio d’inverno,» ragiona Chin, sbuffando e Danny non sa che fare, ma quello che è sicuro è che non può rimanere bagnato per tutto il tragitto.
«Accostiamo da qualche parte, » dice dunque, incrociando le braccia (perché è notte e lui ha freddo, okay?) e Steve sta probabilmente per dire “con quali soldi?” ma Kono è più veloce di lui e, sorridente come una matta, tira fuori una carta del Lotus - una delle carte platinate che hanno dato loro quando sono entrati, dal credito infinito.
«Sono quasi certa che a Las Vegas questo tipo di carte vengano accettate praticamente ovunque,» dice, e Danny potrebbe ripensare alla questione del non provarci, perché in questo momento non crede di aver mai amato nessuno quanto ama Kono, davvero.
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Utilizzano la carta per pagare qualcosa da mangiare e chiedono al commesso di farsi scambiare qualche centinaia di dollari, abbastanza per prendere una stanza e avere qualche soldo in più per fare colazione l’indomani, come pagamento gli lasciano direttamente la carta (e quando il commesso si rende conto del credito infinito è più che felice di accontentarli).
Riescono a trovare una camera in uno dei motel più squallidi di Las Vegas, ma a Danny non importa. Quando si toglie dai vestiti fradici e si infila sotto la doccia calda, è come entrare in paradiso (no, davvero).
Si perde tutto il racconto di come Steve si sia reso conto del trucco dell’hotel - perché, seriamente, non gli interessa - e si lascia andare contro il muro della doccia (anche se probabilmente non dovrebbe, non è sicuro sia igienico).
E non riesce a non pensare che non potranno andare tutti giù nell’inferno, che uno di loro sarà costretto a stare indietro. Per un attimo pensa a Kono, ma è quasi certo che lei li avrebbe ammazzati anche solo per averlo proposto.
Il che lascia Chin (perché Danny non ha alcuna intenzione di perdersi la possibilità di urlare contro il suo zietto e Steve ha quell’aria da “nessuno può fermarmi” su cui Danny non ha alcuna intenzione di indagare).
Quindi… Chin.
Però non sa come possono dirglielo, come potrebbe prenderla. Per un secondo sospira e prega - prega a niente e nessuno, perché non è certo di volere che i suoi parenti lo sentano - di riuscire a trovare la quarta biglia prima di arrivare all’entrata dell’inferno.
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Danny dovrebbe imparare a non farlo - pregare, ecco - perché okay, Danny ha chiesto ieri per la quarta biglia, ma è certo di non avere chiesto una porzione di Ares di contorno.
Solo che ora non sa che fare perché Steve è rigido accanto a lui e Danny si ricorda che quello, teoreticamente, è anche suo padre - oltre che suo zio. Ah, le situazioni complicate.
Sono andati a fare colazione in un diner ad esattamente due ore dal loro motel, verso Hollywood (sono partiti alle otto, tutti troppo tesi ed agitati per riposare) e dopo che si sono seduti è entrato un uomo vestito da motociclista e Steve è diventato più teso del marmo accanto a lui.
Quindi sì, Ares. E Steve. Imbarazzante.
Il tutto comunque rimane che Danny non ha alcuna simpatia per nessun Dio del’universo, quindi se anche non fosse per la posa ovviamente irata di Steve, Danny non avrebbe voglia di parlare con suo Zio in ogni caso.
«Ho un lavoro per voi,» dice e Danny alza un sopracciglio.
«Oh, e questo dovrebbe interessa- » e vuole continuare, vuole dirgli che può prendersi il suo lavoro e metterselo lì dove non batte il sole, ma improvvisamente Kono gli sta prestando il piede e Chin gli ha dato una gomitata nella costola. E persino Steve lo sta guardando come se fosse pazzo.
Danny aggrotta le sopracciglia e sente Kono bisbigliare «Non puoi rifiutare una missione data da un Dio!» che è assolutamente una cavolata e guardami.
Però Ares ride, ad alta voce ed attirando lo sguardo di metà locale «Oh, mi piacciono i combattenti. Sei fortunato che mi piacciano i combattenti, o a quest’ora saresti fritto a puntino,» e Danny non riesce a comprendere come possa aver messo un complimento in una minaccia così chiara. Danny potrebbe essee un poco impressionato.
Steve no, dopo quell’ultima frase Steve sembra ancora più nervoso di prima, pronto a saltare sul tavolo e sfidare suo padre (oh, che strano pensarlo) ad una sfida all’ultimo sangue. Danny non sa come fare a calmarlo, quindi non fa nulla.
«Vedete,» continua, divertito «ho dimenticato il mio elmo dopo un incontro… beh… e sono impossibilitato ad andare a riprenderlo ora,» spiega, mentre i loro ordini arrivano. Ares si prende una sorsata della sua birra con soddisfazione «qui entrate in gioco voi! »
«Perché non puoi andartelo a prendere da solo se è così importante? » chiede, prima che Chin e Kono possano zittirlo di nuovo. Ares non ride questa volta.
«Queste non sono cose che ti riguardano, nipote,» e si sporge un poco più sul tavolo, fino a che i loro visi non sono che a pochi centimetri di distanza - e Danny può sentire Steve muoversi, come per mettersi tra di loro - quindi gli mette una mano sul ginocchio, stringendolo e sperando che quel pazzo capisca.
Per una qualche grazia divina lui capisce e si ferma, e Danny non si muove fino a che non è Ares a riappoggiarsi allo schienale.
«Quindi, farete quello che vi dico, comunque, perché ho qualcosa che potrebbe interessarvi,» e poi tira fuori una biglia, una delle biglie. Danny può sentire Kono saltare sulla sedia.
Hanno bisogno di quella biglia, lo sa bene. Ares sembra completamente soddisfatto.
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«Tuo padre è un bastardo,» dice Kono, tranquillamente, e Steve incrocia le braccia.
«Non è mio padre,» e Danny vuole davvero prendersela con Steve (sarebbe così facile ora, gli basterebbe premere qualche bottone per fare esplodere l’altro), ma non se la sente.
Ed è completamente bagnato, di nuovo.
Ares li ha mandati in un parco divertimenti abbandonato, specialmente in uno di quei tunnel dell’amore che vanno tanto tra le coppiette.
E si è rivelata una trappola, tutto! Una trappola ideata per Ares e Afrodite, per coglierli sull’atto. Invece quando le telecamere si sono accese, c’erano lui e Steve sulla barchetta a forma di cigno, Chin che li chiamava da fuori e Kono che svolazzava in viso.
Danny è mortalmente arrabbiato. Steve è messo molto peggio di lui.
Quando si rendono conto che Ares è fuori dal parco divertimenti che li aspetta, Danny pensa che sarebbe meglio se qualcuno trattenesse Steve. Non dice a nessuno questo suo pensiero.
Come ha previsto, non appena vede la sagoma del Dio e della sua bicicletta, Steve accelera il passo, avvicinandosi al dio - a suo padre - come una furia.
«Era una trappola! » urla - e Danny che si rende conto che una parte di Steve si sente tradita, tradita di essere stato mandato dal proprio padre a fare una cosa del genere. «Era una dannatissima trappola e tu non hai… tu…»
Ares non sembra particolarmente colpito da ciò - non sembra nemmeno dispiaciuto - e Danny per un secondo teme le sue parole. Non per se stesso, ma per l’espressione ferita di Steve.
«Cosa ti aspettavi, figliolo? » chiede, quasi annoiato e Danny sente ogni istinto protettivo nel suo corpo urlare e stridere e freme dalla voglia di urlare.
Chin lo ferma e Danny vorrebbe mandarlo a quel paese, ma Ares ha ancora la biglia e a loro serve.
«Abbiamo il suo elmo,» gli dice Chin, avvicinandoglielo e Ares lo prende con un ghigno soddisfatto. Nelle sue mani si trasforma immediatamente in un casco nero.
«Sapevo di aver scommesso sui cavalli vincenti,» ridacchia, mentre Steve sembra ancora sull’orlo di avere un raptus omicida - e come funziona, si possono uccidere degli dei? Probabilmente no, purtroppo - ma per fortuna questa volta rimane fermo e non dice nulla (solo dopo Danny si accorge che Kono gli sta stringendo la mano così forte da fargliela quasi diventare bianca).
«Vi siete meritati questo,» dice loro, lanciando un borsone tra le braccia di Danny - dentro ci sono qualche snack, un poco di soldi e la biglia.
«Non…» non è sicuro di cosa dire ora - da un lato non vuole accettare nulla da parte di quel pallone gonfiato, dall’altro non è nel suo stile sprecare del cibo.
«Vi servono, non avete più un soldo e se volete arrivare a Hollywood avrete bisogno di mangiare qualcosa,» spiega il Dio, mettendosi il casco e salendo sulla sua moto «non sembra, ma sono assolutamente a favore di questa piccola scampagnata, sapete? Sono dalla vostra parte, eroi, andate in pace.»
A Danny non piace il modo in cui ha detto eroi, sottolineandola e dandole un tono non ben definito (non si può definire né di disgusto, né amichevole). Non dice nulla però, perché Steve si sta già dirigendo verso la macchina, e nessuno ha davvero voglia di dire nulla comunque.
«Parte 2 ||
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