Va più o meno così (perché apparentemente tutte le volte in cui Steve e Danny hanno momenti importanti si trovano in macchina e stanno guidando verso qualche missione suicida):
Questa volta è Danny a guidare, ma Steve ha guidato fino a qualche ventina di minuti prima e ha lasciato il voltante solo quando Danny ha promesso di fargli fisicamente male perché ti si stanno chiudendo gli occhi McGarrett, e io non ho intenzione di morire solo perché tu sei troppo stanco per guidare e troppo testardo per cedere il posto.
In qualche modo funziona e quindi Danny sta guidando e Steve sta facendo finta di dormire e okay, va bene.
Questa volta è Danny a cominciare a parlare e probabilmente dovrebbe avere del tatto, girare intorno al soggetto, ma sono lui e Steve e in due non riescono ad avere abbastanza tatto per riempirci un pugno.
«Quindi… tuo padre è un vero stronzo, immagino che sia una cosa genetica. Quindi tua madre è la part eda cui hai preso la tua tendenza alle missioni suicide? » e wow, è riuscito a insultare il padre di Steve e menzionare la sua genitrice decisamente molto morta in una sola frase. Tatto, ti presento Danny, non imparerete mai a conoscervi bene purtroppo.
Steve però ride - è una risata bassa e non esattamente divertita. Troppo secca e troppo veloce a morire. Danny lo conta comunque come una vittoria visto che ancora non ha ricevuto alcun pugno.
«Mia madre era splendida, cretino. E mio padre è il più grande stronzo che sia mai esistito,» gli dice sinceramente. «L’ho sempre saputo, nessuno ha una bella considerazione di lui. A me non è mai importato…» è una bugia.
Danny pensa per un attimo di rimanere in silenzio e lasciargliela passare ma, sinceramente? Ne ha abbastanza di questo camminare sulle uova ogni secondo.
«Questa è una bugia e lo sai bene,» dice quindi e Steve si volta verso di lui. È arrabbiato e sconvolto e frustrato e grato. «Una parte di te voleva essere riconosciuto da lui, oggi. Volevi che fosse una vera missione, che lui ti stesse riconoscendo…»
Steve non risponde, ma non ce n’è bisogno.
«Non è stato facile, crescere sapendo che tuo padre non ti ama,» comincia dopo un poco, cominciando a giocare con la zip dello zaino «sapere che è lì, da qualche parte, ma non ti vuole. Che è troppo impegnato anche solo per mandare una cartolina,» e poi ride, di nuovo (ed è una risata anche peggiore di quella di prima. Molto molto peggio) «ma tu lo sai, dopotutto siamo tutti sulla stessa barca. »
Danny sta per annuire, per dargli ragione, ma non sarebbe corretto. Non dopo che Steve si sta aprendo così tanto con lui che Danny può quasi sentire tutta la fiducia che Steve sta riponendo in lui.
«No, a dire il vero… cioè non ho mai visto, ovviamente, il mio vero padre ma…» gioca con un attimo con il volante, cercando di trovare le parole, di raccontare senza rompere una qualche regola che non conosce, senza oltrepassare qualche limite «mia madre si è risposata quando io ero molto piccolo e lui… lui mi ha sempre fatto da padre come fossi suo. »
E poi si morde il labbro, perché a questo punto non sa se Steve voglia che continui, ma l’altro continua a guardarlo, ansioso di sentire altro.
«E lo so che probabilmente non è la stessa cosa che sentire il proprio vero padre accanto, ma a me non è mai importato che non fosse… sai…» ed è vero, perché Danny non ha mai creduto in questa cosa che la famiglia è solo un rapporto di sangue, è molto molto di più «e non mi è mai interessato sapere chi fosse mio padre, quello vero. E okay, a volte mi fermavo a pensarci, quando ero più piccolo ma…»
Steve annuisce, come se capisse veramente.
«Quando mia mamma era ancora viva e stava aspettando Mary - mia sorella, l’ha avuta da un suo fidanzato, ma non è durato a lungo - nemmeno a me importava,» e suona quasi fragile - Danny deve fermarsi dall’allungare una mano e fare qualcosa di completamente inappropriato come sfiorargli la fronte. «Dopo la sua morte però, quando ero solo al campo è… non riuscivo a pensare ad altro…»
Danny guarda l’orologio che ha al polso e sì, mancano loro due ore per arrivare e sono le undici del 20 giugno e non hanno tempo per fermarsi. Danny accosta comunque.
«Che fai? » è la domanda di Steve, che sembra sinceramente confusa. Danny non risponde, porta una mano sul collo di Steve e lo bacia, assaggiando la sua bocca e muovendo la lingua sulle sue labbra.
Steve non risponde subito - probabilmente troppo sconvolto - ma quando si rende conto di cosa stia succedendo si spinge più verso di lui e fa uno strano verso e Danny potrebbe impazzire.
E poi si stacca.
«Danno,» mormora, ma Danny cerca di riportarlo indietro, di continuare il bacio, Steve scuote la testa.
«Perché, Steve? Cosa può esserci di più importante, mh? O forse è solo perché devi farmi uscire pazzo? È solo perché ti diverti a vedere fino a che punto puoi spingermi per farmi perdere la testa? » e lo sa che sta gesticolando e dovrebbe abbassare la voce perché Chin e Kono stanno ancora dormendo, ma non gli interessa «perché, se non te ne sei reso conto, direi che ci sei riuscito. Missione completa, complimenti! Danny è ufficialmente matto. Ora possiamo tornare a baciarci fino a diventare ancora più stupidi? »
Steve sta ridendo, una risata cristallina che non ha niente della sofferenza di poco prima. Danny è fiero di se stesso.
Ed è generalmente felice della situazione. A parte per il fatto che non si stanno baciando ancora.
«Ricordi la battaglia che stiamo cercando di fermare, sì? La fine del mondo, la guerra tra tuo padre e suo fratello e…» Danny lo zittisce mettendo in moto - perché Steve che dice cose sensate gli fa paura.
E poi perché gli sembra di aver sentito Kono ridacchiare dal sedile posteriore e non sa se riuscirebbe a continuare a baciare Steve con la consapevolezza che Kono li sta ovviamente guardando con occhi di falco.
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Arrivano a Hollywood che è il turno di Chin di guidare e Danny è addormentato sulla spalla di Steve e Steve sulla testa di Danny e sono messi in una posizione decisamente scomoda.
Dovrebbe essere un momento epico, probabilmente dovrebbero sentire dei fulmini o il vento dovrebbe scombinare i loro capelli ed essere abbastanza forte da spostare interi palazzi - così come si vede in tutti i film d’azione che Danny ha mai guardato. In realtà, a parte le nuvole nere e minacciose nel cielo - cariche di pioggia, fulmini e una guerra che stanno cercando di impedire con tutte le loro forze - potrebbe essere definita una giornata normale.
«Dove credete sia l’entrata ?» chiede Kono, che cammina accanto a Steve, qualche passo avanti a lui e Chin.
Continuano a guardarsi in giro, cercando una magica entrata o qualcosa di simile, ma non c’è nulla di nulla. È un poco frustrante, essere arrivati fino a lì per non trovare assolutamente nulla…
E poi Danny legge qualcosa su una delle lettere e gli sembra familiare in un certo senso, quindi si volta verso gli altri tre «Ehi, a meno che uno di questi artisti non è stato davvero davvero fortunato e questa è la coincidenza più assurda dell’universo…»
Chin si avvicina e legge le parole in greco ad alta voce, e Danny non le riconosce, ma sa che sono famose, che fanno parte di un testo che parla dell’inferno - e davvero? Un clichè più grande possono trovarlo per favore?
E improvvisamente davanti a loro si apre una porta e beh, deve essere la porta per l’inferno. Si guardano e Danny… Danny sente il bisogno di dire qualcosa di assolutamente inappropriato e si blocca appena in tempo.
«Oddio, non ci posso credere, dovete fare dire a me le cose sdolcinate perché sono una donna? » sbuffa Kono, inorridita - ma li guarda con affetto, quindi nessuno la prende troppo sul serio «va bene deficienti,» dice dunque, incrociando le braccia «fare questa missione con voi è stata la cosa più divertente di tutta la mia vita. E se non usciremo tutti vivi da qui informerò io mi prenderò tutto quello che avete - perché è ovvio che io sopravvivrò, essendo la più intelligente del gruppo. E ora basta con queste chiacchiere e andiamo a prendere a calci il signore degli inferi!»
E beh, nessuno di loro avrebbe mai saputo dirlo meglio, quindi le sorrisero ed entrarono.
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L’aldilà è… è più o meno come se l’è immaginato. No, davvero, perché non è che ci siano molti modi per immaginarsi l’inferno, no? Un posto molto molto buio, con molti molti morti e decisamente troppo caldo.
Insomma è chiaro che chiunque si sia inventato quel posto non abbia molta originalità - non che Danny ha intenzione di dirlo ad Ade, sia chiaro, ma lo dice a Steve, giusto per farlo ridere.
Entrare nell’aldilà non è poi così difficile, il problema è superare il fiume Stige perché apparentemente il gondoliere non ha alcuna intenzione di dare loro un passaggio.
«Per favore?» chiede Kono, che sta evidentemente cercando di farlo capitolare con dolcezza (e okay, il tipo ha l’aria di essere un serio Don Giovanni, con il completo nero e la tuba, ma non pensa che cederà solo per questo).
«Non mi è concesso trasportare i vivi, miei cari,» dice, anche se non sembra minimamente dispiaciuto.
E a quel punto Steve si fa avanti, prendendo qualche dracme d’oro dalla sua tasca «Sa, non penso che fare il suo lavoro sia molto remunerativo…» mormora e Danny realizza in quel minuto che sta cercando di corrompere Caronte. No, sul serio. E che sta funzionando.
«Oh, non ne hai nemmeno la minima idea! E sono anni ed anni che sono qui a trasportare i morti! E non è un bel lavoro, okay?» conferma Caronte, occhieggiando le monete che Steve tiene sulla mano come se fossero un pezzo di carne molto succulento.
Steve comincia a giochicchiare con le monete, come se non se ne fosse reso conto - oh, Steve è un bastardo e Danny non riesce a trattenersi dal sorridere.
«Non sarebbe interessato a guadagnare un poco di soldi extra allora? Immagino che i suoi completi non siano così economici,» si inserisce Chin, sorridendo amichevolmente a Caronte.
Danny può quasi vedere nei suoi occhi il momento in cui le sue rimostranze si dissipano e cede. Danny non è esattamente certo di cosa provi ad aver appena corrotto qualcuno, ma beh, è così che funziona.
Salgono sulla gondola dunque, mentre Caronte urla ai morti in fila dietro di loro di aspettare il loro turno - Danny vorrebbe scusarsi con loro, ma poi ragiona che probabilmente i morti non hanno tutta questa grande fretta di andare a bruciare per l’eternità e loro invece sì (beh non di andare a bruciare per l’eternità, ma di entrare negli inferi, ecco).
Quando la barca comincia ad andare, Steve lascia scivolare con non-chalance una mano sul braccio di Danny e lui non si sposta.
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Ora, Danny si è chiesto molte volte come sarebbe stato incontrare il re degli inferi, suo zio, il Dio caduto e tutte queste belle paroline qui.
Si è immaginato urla, fiamme, catene e magari anche qualche sguardo pieno d’odio - perché non può davvero immaginare che questa discussione vada in qualche modo bene.
Però, non sa perché, non si è mai immaginato con la schiena contro il muro a cercare di scacciare un Cerbero molto arrabbiato - e apparentemente affamato prima di arrivare ad Ade. Avrebbe dovuto immaginarlo, ecco, Cerbero è in tutti i miti riguardanti l’inferno.
«Quindi…» chiede, guardando una delle fauci del cane a tre teste «non vorrei fare fretta a nessuno, perché trovo che sia divertentissimo stare qui ad aspettare di diventare cibo per cani, ma qualcuno ha qualche idea?»
E Danny può vedere l’esatto momento in cui Steve capisce che no, nessuno ha alcuna idea, e che l’unico modo per poter andare avanti è superare Cerbero. E quindi tira fuori lo spadone.
«No, Steve! Non puoi affrontare Cerbero, sei ammattito completamente? Lo so che ti dico sempre che sei completamente pazzo, ma questo supera qualsiasi tua idea di pazzia!» urla, trattenendolo per un braccio (perché no, non ha alcuna intenzione di permettergli di affrontare Cerbero da solo!
«Non abbiamo altra scelta!» risponde Steve, e non è spaventato, è solo deciso a fare qualsiasi cosa è necessaria. Maledizione a Steve e al suo complesso d’eroe suicida.
E poi Chin li sta superando, aprendo lo zaino e prendendo la testa di Medusa «Non guardate! » urla e Danny chiude immediatamente gli occhi di riflesso. Quando li riapre Cerbero è pietrificato davanti a loro.
«Medus- sei geniale Chin! Geniale! » sta dicendo Kono, saltellando - e improvvisamente Danny si rende conto di essersi dimenticato che Kono è anche più piccola di loro, nonostante eguagli Steve in follia.
Danny comunque da una pacca a Chin sulle spalle, incredibilmente felice che abbiano risolto quella situazione senza nessuna morte o ferita grave. Steve annuisce, ma sembra abbastanza arrabbiato di non essere riuscito a portare avanti la sua missione suicida - e Danny decide di lasciare perdere, perché non ha alcuna volta di litigare, non lì sotto, non con cose più importanti a cui pensare (come il destino dell’universo, ecco).
«Quindi andiamo, credo che Ade ci stia aspettando per un barbecue! » scherza, cominciando a camminare e quando si volta gli altri tre lo stanno guardando con uno sguardo strano.
«Danny, non è divertente! » sta dicendo Kono, portandosi una ciocca di capelli dietro la spalla.
«Esattamente, è una cosa seria. Se non riusciamo a fare qualcosa… una guerra tra Zeus e Poseidone potrebbe distruggere la civiltà umana e portare, eventualmente alla fine del mondo,» sbuffa Chin.
«Mi aspettavo di più da te, Danny,» rincara la dose Steve, guardandolo in una maniera strana e Danny li osserva muto perché beh, lo sa, ma non capisce perché non possano continuare a scherzarci su come hanno fatto per tutto il viaggio.
E poi improvvisamente Steve sta ridendo e anche Chin e Kono e Danny li odia un poco.
«Certo, ridete maledizione, vi odio così tanto,» borbotta, dando loro le spalle e quando sente la mano di Steve sulla schiena e la voce dell’altro che dice qualcosa come “Oh, andiamo Danno!” sa che ha appena detto la bugia più grande della sua vita.
E potrebbe essere un problema, ma non gli importa molto.
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La situazione si sarebbe potuta risolvere molto molto meglio, tutto considerato. Se, per dire, il tridente non fosse apparso come per magia nel borsone che Ares ha dato loro, ecco.
Non che prima l’incontro stesse andando meglio, ecco.
La villa di Ade, se così si può chiamare, è enorme e bruttissima - no, davvero - nera e piena di state decisamente inquietanti.
«Beh, che ci aspettavamo, arte moderna?» borbotta Danny, roteando gli occhi all’ennesima statua di uno scheletro.
In ogni caso non ci mettono poi così tanto a trovare Ade. Lo trovano in quella che sembra tanto una sala del trono - e Danny riderebbe, se non avesse paura di essere bruciato vivo, ecco.
E' seduto su un trono e li guarda come se fossero insetti - e, Danny ragiona, probabilmente per lui non sono nulla di più che piccoli patetici umani, come quelli che lui accoglie nel suo regno ogni giorno, incapaci di fare altro se non maledire il suo nome quando le cose vanno male.
Danny non ha mai odiato nessuno di più in tutta la sua vita. Ricorda Meka e quasi non riesce a vedere altro se non il viso di Ade e la sua sete di vendetta.
«Oh, guardate chi si è dato la pena di presentarsi,» dice, indicandolo «il nostro piccolo ladro.»
Danny si trattiene dal digrignare i denti «Primo? Piccolo? Non sarò alto come il palo della luce qui presente, ma non mi sento sicuramente piccolo, chiaro?» e non sa perché si sta esattamente mettendo a difendere la sua statura. Sembra importante in qualche modo. «Secondo? Non ho rubato proprio nulla, e penso che tu lo sappia bene,» perché è ovvio che è stato Ade, l'unico che può beneficiare tra una guerra tra i suoi due fratelli.
Ade non sembra esattamente felice dell'accusa «Credete che sia stato io, mh? Credete che io abbia rubato il tridente di mio fratello per cosa? Vendetta?» e poi allarga le braccia e ride - la sua è una risata secca e senza umorismo. «Non ho modo di uscire di qui, non ve ne rendete conto? Se anche i miei due fratellini litigassero, credete che io riuscirei a riprendermi il mio posto sull'olimpo? No. No, lo capite?» e poi si sporge un poco in avanti, sempre seduto su quel suo maledetto trono fatto d'ossa e cenere«quindi perché, esattamente, figlio di Zeus, credi io abbia preso il tridente?»
E per un attimo Danny sente tutto il fiato uscire da lui e okay, probabilmente sta mentendo (gli dei possono mentire, dopotutto, lo fanno spesso e volentieri e sono generalmente dei bastardi) ma non... non sembra stare mentendo. E Danny non capisce.
Sente Kono cominciare a guardarsi in giro, indecisa e Steve irrigidirsi accanto a lui. Chin è intento a guardare Ade, come se potesse capire dal suo viso se stesse dicendo la verità.
«Se non è stato lei...» mormora Chin, infine, stringendosi il borsone più stretto sulla spalla (il borsone di Ares, oh, non si è accorto di averlo portato) «chi...?»
E Ade ride di nuovo, alzando un sopracciglio «Mi state di nuovo cercando di dire che non siete stati voi, piccoli eroi? Perché non apri il borsone che tieni sulla spalla, allora?»
Come se ci fosse stato un segnale, tutti si voltano verso il borsone che Chin sta stringendo tra le mani, come se contenesse tutte le risposte di cui hanno bisogno. È sempre lo stesso borsone rosso che hanno visto quella mattina.
Aggrottano le sopracciglia e, evidentemente, ritardano un poco troppo per i gusti di Ade, che schiocca le mani e improvvisamente nella stanza entrano due cerberi che ringhiano e ringhiano e Ade fa un movimento con la mano e lancia via Chin fino a farlo sbattere contro il muro, il borsone che vola a qualche metro da loro e che si apre. Rivelando il suo interno.
Danny guarda con sorpresa il tridente che, ne è sicuro, non era lì quella mattina. (Danny ne è certo perché poche ore prima, colpito dalla fame, aveva preso un pacchetto di smarties ricevendo uno sguardo di fuoco da Steve «Ho sedici anni, posso mangiare quello che mi pare e piace,» si era difeso e Steve aveva risposto «prima o poi ti esploderanno le arterie». Quindi sì, ne è abbastanza sicuro, niente tridente).
«Non abbiamo la minima idea di come quello sia finito lì!» dice Kono, evidentemente nervosa (e spaventata, può sentirla quella punta di terrore nella sua voce e nei suoi gesti veloci e concitati). Steve si alza, mentre Ade si dirige contro il tridente, e scatta in avanti - mentre Danny e Chin, che grazie al cielo si sono impegnati a leggere la mente di quel pazzo che si ritrovano come compagno, prendono le loro armi e bloccano i due cerberi dal fermarlo.
«Che cosa stai facendo?» ringhia Ade e Steve, il tridente in una mano e una spada che dovrebbe essere troppo pesante per essere tenuta con una sola mano (ma che in qualche modo Steve sta tenendo comunque), nell'altra.
«Se è vero che non sei stato tu a rubare questo tridente, è perché non vuoi che inizi una guerra!» gli dice, stringendo il tridente con più forza «noi possiamo fermarla! Noi possiamo...»
«Non ho alcuna ragione per prenderlo, vero, ma questo non vuol dire che non sarei deliziato dal vedere i miei due fratelli che si uccidono a vicenda,» e ehi, Danny può anche capirlo, non è facile vivere negli inferi, probabilmente. Però sa cosa sta cercando di fare Steve e quindi, mentre evita l'ennesima zampata di uno dei due mostri, cerca di pensare a come aiutare il suo compagno.
«Però prima o poi penseranno tutti che è colpa tua,» urla, «quando si renderanno conto che noi non abbiamo lo scettro, penseranno tutti che è colpa tua e sei davvero disposto a lottare a tua volta?»
Ade sembra voltarsi su di lui, a quel punto, uno sguardo pensoso sul viso «Potresti avere un punto, nipote,» e dice l'ultima parola con tanto odio, più odio di quanto Danny possa aspettarsi «ma vedi, so già che i miei fratelli pensano sia colpa mia, o perché mai avrebbero rubato il mio elmo?»
«Il tuo elmo?» chiede Danny, quasi senza respiro e improvvisamente Kono è al suo fianco, che combatte assieme a lui (e Danny le sorride grato, si è allenato decisamente meno di tutti loro e non è ancora in grado di tenere testa a tutte quelle cose).
«L'elmo che ti permette di diventare completamente invisibile,» dice Chin, spalancando gli occhi «è stato rubato? Nessuno ne ha...»
«Nessuno ne sta parlando perché nessuno lo sa, sai quante persone se ne interesserebbero? Sai a quanti interesserebbe?» Ade sputa quelle parole e sembra arrabbiato e frustrato.
«Ce ne occuperemo noi! Ritroveremo il tuo elmo!» e tutti - persino i cani - si voltano verso Steve a quel punto perché...
«Cosa?» Danny non riesce davvero a fermarsi «cosa diamine stai dicendo, Steve? Non puoi andare in giro a promettere missioni al signore dell'aldilà! Non... è una follia!» e lo è, maledizione, certo che lo è. Quindi ovviamente Steve è assolutamente serio.
«Dici sul serio, figlio di Ares?» e perfetto, ora Ade sembra interessato e no, no. Danny non vuole cominciare a cercare anche quello! Non vuole!
Però Steve annuisce e beh... non è che a quel punto Danny possa mettersi a sbattere i piedi a terra e dire che no, lui si tira fuori, no?
Sono una squadra e rimarranno una squadra fino alla fine. Anche per lavorare per il Dio che ha mandato una quantità di mostri indegna per ucciderli, sì.
Danny ha voglia di sbattere la testa contro la parete.
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Non c'è un modo carino per dire al tuo amico/ragazzo/quello-che-è che, con tutta probabilità, il colpevole che stanno cercando è suo padre (perché beh, tutti sanno chi ha dato loro quel borsone) e che questo dimostra non solo che è un pazzo che sta cercando di scatenare la guerra peggiore degli ultimi due milioni di anni, no! Anche che, dato che ha utilizzato loro come esca, probabilmente non gli importa niente del suo benessere.
Insomma, non sono quelle cose che è facile dire, in nessun caso. Specialmente quando speri di poter continuare a vedere il suddetto amico/ragazzo/quello-che-è.
Una volta che hanno usato le biglie per uscire dagli inferi si trovano a New York e sta piovendo - non che sia una novità, non ha fatto altro che piovere nelle ultime tre settimane. E non sanno cosa fare.
«Uh, come troviamo Ares?» chiese a bassa voce Danny, evidentemente confuso e stanco - sono tipo le quattro di notte, o una cosa del genere e sono soli in mezzo a... a uh.
«Dove diamine siamo?» chiede alla fine, guardandosi intorno - perché è sicuro che abbiano tutti pensato a New York quando sono saltati sulla biglia ma sono... in una spiaggia?
«Non... le biglie non hanno funzionato?» chiede Steve, evidentemente confuso come lui e prima che Chin o Kono possano dire nulla, sentono una risata provenire dalla loro destra. Ed eccolo lì, Ares.
Danny non vuole fare altro che andare da lui e dargli un pugno, ma immagina che Steve si senta peggio di lui, quindi rimane fermo.
«Beh, non mi aspettavo che sareste tornati indietro, perdonatemi, ho dovuto cambiare la vostra destinazione,» ecco spiegato il mistero.
Danny si morde il labbro per non dire nulla, non sembra una buona idea dopotutto, Steve avanza.
«Era una trappola,» dice, e Danny può sentire la rabbia nella sua voce, ed è assolutamente devastante (perché è unita alla sua delusione e alla sua tristezza e a tutte quelle altre sensazioni che Steve tiene sempre imbottigliate dentro di lui perché pensa che lo rendano meno eroico o qualcosa di simile - Danny deve mostrargli Hercules e fargli memorizzare il concetto di "la forza di un eroe è la forza del suo cuore" o qualcosa di simile).
«Oh, non prendertela così tanto,» Ares aggrotta le sopracciglia, come se non capisca realmente qual è il grande problema. Danny può sentire Kono mormorare qualcosa come "ora lo uccido" dietro di lui. Danny la comprende perfettamente ed è prontissimo a darle una mano.
«Hai anche l'elmo di Ade, non è vero?» chiede Steve a bassa voce, prendendo la sua spada e puntandola contro suo padre. Danny non crede sia giusto - perché Steve ha sempre cercato di essere riconosciuto dal suo vero padre visto che il suo finto padre non era stato tutto questo granché.
Eppure ora... e non è che Danny possa andare lì e fare uno di quei discorsi strappalacrime ed in qualche modo risolvere la situazione, cambiare Ares e fare in modo che cominci a volere bene a Steve - non è così che funziona nel mondo reale. Quindi guarda mentre il dio ride davanti alla faccia di suo figlio.
Danny non è mai stato così furioso nemmeno con Ade nei momenti dopo la morte di Meka, è sconcertante. Non dovrebbe essere così arrabbiato, non per una cosa del genere, non di più di quanto lo è stato per la morte del suo migliore amico.
E invece lo è e si sente incredibilmente in colpa, ma non può farci nulla. E quindi 'fanculo, Danny ha finito di dare spazio all'allegra famigliola di pazzi.
«Senti un po', dio da strapazzo,» e sta ringhiando, o qualcosa di simile e Steve si è voltato verso di lui come per dirgli di stare zitto, che lui può cavarsela da solo e Danny vuole urlare cazzate! perché non può cavarsela da solo e, comunque, lui è lì per lui e non deve cavarsela da solo, però continua a parlare con Ares «Io non so perché tu abbia deciso di metterti a rapire le armi altrui, okay? E potresti anche stare qui a spiegarmi le tue motivazioni, non m'interesserebbe comunque - perché sai cosa non m'interessa per nulla? Entrare nella mente dei pazzi, ecco cosa! E tu sei completamente pazzo e potrei dire che è una cosa che scorre in famiglia, ma nemmeno Steve arriva a questi livelli di pazzia. Tutto quello che so è che noi dobbiamo salvare il mondo e tu sei d'intralcio.»
Okay, probabilmente fare un discorso del genere ad un dio capace di fargli esplodere la testa con uno schiocco della mano non è stata la sua idea migliore, ma non importa. Ares sembra più grande di poco prima e probabilmente lo è. Non è un buon segno.
Immediatamente, però, Chin e Kono sono al suo fianco, le loro spade sguainate e... e stanno davvero per combattere un dio? Sono completamente pazzi? Non possono farlo! Sarebbe un suicidio!
E quindi ovviamente Steve si unisce a loro e sembra felice come un bambino.
Maledizione alla sua vita.
Però se combattere Ares è quello che hanno deciso di fare... beh, Danny ha intenzione di farlo per bene. Chiude gli occhi e si concentra, sperando che questa volta funzioni e sente i fulmini in cielo rispondere alla sua concentrazione e sì, sì, può controllarli, lo sente.
Steve quasi vibra accanto a lui, esattamente come il figlio del dio della guerra dovrebbe fare e Chin e Kono, che sono le persone più intelligenti che Danny conosce e sono incredibilmente spaventosi, si preparano ad attaccare e oh, hanno già un piano? Sono dei mostri.
E improvvisamente Ares sta alzando le mani e scuotendo la testa.
«Ehi, no, non ho alcuna intenzione di combattere con voi,» dice, e Danny per un attimo si ferma. Uh? Come? «Che ci crediate o meno, non ho alcuna voglia di uccidervi, okay? E non sto combattendo per mia scelta, un giorno capirete che ci sono forze molto più grandi di noi che stanno giocando qui...»
E improvvisamente sta lanciando loro qualcosa - un elmo, l'elmo di Ade probabilmente. Oh, ce l'hanno fatta, sul serio?
«E quando lo capirete sarà troppo tardi temo,» e ridacchia prima di sparire.
Il silenzio che scende tra di loro è teso e per un attimo Danny ha quasi anche paura di sbattere gli occhi.
«Tutto qui?» chiede alla fine - al vento, al nulla, a qualcuno - «no, dico, abbiamo passato i guai più assurdi, siamo scappati da un'Idra e un cane a tre teste e delle furie e Medusa! Medusa! E improvvisamente finisce tutto così? No, cioè, non dico che mi aspettassi qualcosa alla Terminator, ovviamente - anche perché non ci sono assassini robot e... - però qualcosa un poco di più alla Il Signore degli Anelli? Persino i film Disney hanno finali più avventurosi di questi!»
«Sai, Danno, questa tua insana fissazione per i film Disney mi preoccupa,» lo informa candidamente Steve. E no, non è il punto che sta cercando di fare Danny, maledizione, completamente non il concetto che stava cercando di rendere chiaro.
«Fiss- ho quattro fratelli più piccoli, hai idea di quanti film Disney io abbia visto nella mia vita? Quante volte? Perché te lo devo dire, dopo la quinta volta in cui vedi Il Re Leone di seguito senti anche i maledetti pesci rossi parl- mi state ascoltando?» perché gli altri tre si stavano allontanando, evidentemente cercando di capire dove fossero e come potessero raggiungere l'Empire State Building.
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Ovviamente quando portano il tridente sull’Olimpo non è tutto questo grande evento e Danny vorrebbe urlare perché ha rischiato di morire di più in quelle settimane che in sedici anni di vita ed è sceso fino all’inferno, maledizione!
E tutto quello che ricevono è un “Ben fatto” da parte di Zeus, un “Se ti vedo mettere un solo piede a mare ti strangolo” da parte di Poseidone (okay, okay, magari non lo dice a voce alta e magari non lo ha nemmeno pensato, ma Danny può vedere quelle parole dentro la sua testa, ecco. Le può vedere nei suoi occhi!) e un “Porterò io l’elmo ad Ade,” da parte di Hermes.
Insomma è tipo il riconoscimento peggiore dell’universo. Solo che poi Steve gli sfiora la mano con la sua e Danny può pensare a premi peggiori.
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Alla fine si conclude un poco così: Non sono in una macchina che, a dirla tutta, è un grande sollievo per Danny che stava cominciando a provare una certa nausea al solo pensiero.
Sono al campo da qualche settimana e Danny ha sentito i suoi genitori via lettera e stanno bene, sono ancora a casa nel Jersey, ma Danny sa che non ritornerà a casa, non fino a che non sarà in grado di proteggere tutti per bene.
Steve ha tra le mani una lettera e Danny sa che è da parte di sua sorella.
«Quindi lei hai scritto…» dice, cercando di suonare disinteressato - Danny non è mai stato molto bravo in questo.
Steve annuisce e può vedere la lettera ancora chiusa. Non è sicuro di poter dire qualcosa del tipo “andrai a vivere con tua sorella?” perché non è nemmeno certo di voler sentire la risposta.
«Sai,» dice invece ridendo «ho sentito dire che, per leggere una lettera, bisogna prima aprire la busta. Voglio dire, è solo come le persone normali lo fanno e magari tu hai dei poteri superiori che non ti permettono di…» e Steve lo sta spingendo via, mormorando qualcosa come “molto divertente, Danno”.
E Danny ride perché… che altro può fare?
Steve apre la busta lentamente, come se non è sicuro di volere davvero leggerla. Danny comprende perfettamente. Non la legge ad alta voce e Danny non gli chiede di farlo - sa che hanno bisogno di una specie di privacy o qualcosa di simile.
Quando Steve, decisamente meno teso, si appoggia su di lui, Danny si rilassa a sua volta.
«Immagino non ti abbia detto di andare a quel paese? » chiede dunque e Steve scuote la testa, piega la lettera e se la mette in tasca.
«Dovremmo ricominciare ad allenarci…» dice alla fine Steve e Danny non può quasi crederci.
«Okay, no! No, cosa diamine? No! Sai cosa dovresti fare ora? Dovresti baciarmi e poi dovremmo andare nella mia casa, che è fortunatamente sempre vuota, e cominciare a baciarci in altri posti,» urla, prendendo Steve per le spalle e guardando mentre l’altro ghigna «e smettila, smettila con quella faccia. Non è attraente per niente e lo sai cos’altro non è attraente? La tua maglietta! Verde militare, davvero? Siamo militari, mh?»
Quando Steve lo zittisce infilandogli la lingua in bocca, Danny non si lamenta nemmeno troppo.
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