Eternal Sonata; Maritombola; Polka-centric; La pazienza è la virtù dei forti

Dec 11, 2010 22:56

 
La pazienza è la virtù dei forti, dicono. A Polka è sempre sembrata una bella frase, una frase di speranza e felicità. Se hai abbastanza pazienza prima o poi riuscirai ad avere tutto quello che vuoi, le sembrano dire quelle parole e lei annuisce e aspetta.
(«Dov’è Papà? » chiede, stringendo la mano della sua mamma «perché ho un papà, no? Tutti i bambini hanno un papà!» sua madre le stringe la mano più forte, ma non dice nulla.

Forse non è ancora pronta, forse è qualcosa di brutto e la mamma glielo dirà quando è più grande. Basta che aspetti.)

Polka sa che il loro villaggio è piccolo e sogna, a volte, sogna di andarsene da Tenuto, di viaggiare verso Ritardando, o magari anche Andantino o Forte e di vivere una bellissima avventura. Di diventare ricca e famosa e regalare alla sua mamma il mondo.

La luna, sopra di lei, agita il mare con la sua bellezza e agita anche il suo cuore.

Sua mamma la ha avvertita sulle onde del cuore, quelle brutte attratte dalla paura e dalla cupidigia, ma Polka sa che non è questo il caso.

Le onde del suo cuore sono calde e speranzose, sono piccole note e leggere sinfonie che la cullano verso un futuro diverso, se solo saprà aspettare.

(«Mamma, ma perché le tasse sulla polvere floreale sono così alte e invece quelle sulla polvere minerale no?» chiede, guardando l’ennesimo sacchettino non venduto di polvere floreale. A lei non piace la polvere minerale, le sembra finta, ma non è questo il punto.

«Non lo so, tesoro,» dice la sua mamma, ma Polka può vedere la rabbia nei suoi occhi e il fremito delle sue mani «ma spero che presto il Conte Valzer farà qualcosa.»

Presto, sì. E quindi Polka aspetta.)

Sua madre cade dalle scale, un giorno, non si fa niente di serio, ma il sangue continua ad uscire dal graffio sul suo ginocchio e Polka è spaventata comunque.

Poi le sue mani brillano di un potere che non conosce, di una forza  che non le appartiene. La ferita sul ginocchio della mamma scompare immediatamente e Polka pensa che sia successo un miracolo, che qualsiasi cosa fosse quella luce fosse venuta lì per salvarla.

Quando alza lo sguardo - eccitata e felice e speranzosa - per incontrare quello della madre, lei la guarda come quando Polka era stata quasi mangiata da uno di quei mostri che c’erano nella foresta e la stringe forte, così forte che le toglie il respiro.

Polka vorrebbe chiedere cosa succede, ma la mamma sta piangendo, calde lacrime che continuano a scendere e quindi Polka rimane in silenzio e aspetta.

(«Mamma, perché non devo dire a nessuno delle luce?» chiede e sua madre chiude gli occhi, guardandola. Polka riesce quasi a sentire tutto ciò che le passa per la testa, come un fiume pieno di preoccupazione e tristezza e odio e rabbia.

«Non pensarci, piccola mia, non ancora…» e più avanti Polka saprà che sua mamma vuole solo proteggerla da una verità ed un mondo che sono troppo crudeli per lei da accettare. Per ora Polka si limita ad aspettare.)

Quando Polka lascia Tenuto, con Frederic che la segue, pensa a tutto quello che le aveva detto la mamma - che se la sarebbero cavata in qualche modo, che non importava che la polvere floreale non vendesse - e stringe i pugni.

Polka non ha amici, non ha altri familiari oltre la mamma e non ha niente da perdere, quindi vuole fare qualcosa di importante per una volta nella sua vita. Ha avuto pazienza, un sacco di pazienza, ma il padre che desiderava non è mai arrivato e gli amici che le mancavano non si sono mai avvicinati. Polka ha aspettato così a lungo, più di tutti gli altri, ma ora non più.

Si volta solo un attimo, a guardare la sua Tenuto, e chiede mentalmente scusa a sua madre.

La pazienza è la virtù dei forti, dicono, ma lei non ha più tempo. La pazienza è la virtù dei forti, dicono, ma lei morirà presto.

Le lancette del mondo continuano a scorrere, inesorabili, e lei muore ad ogni singolo secondo che passa.

La pazienza è la virtù dei forti, dicono, ma lei non ne ha più.

!fanfiction, *maritombola, fandom: eternal sonata

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