Titolo: Gocce di memoria
Fandom: Original
Pairing: F/F
Rating: NC17
Word Count: 1928
Avvertimenti: Sesso omosessuale descrittivo, uso illecito dei locali preposti all'igiene e dei mezzi di trasporto.
Note: Storia scritta per il
P0rn Fest, quarta edizione, per il prompt Original, F/F, doccia.
E' la mia prima femme in assoluto e questo mi rende un po' nervosa, ma credo sia anche il miglior modo per iniziare l'anno. Mi piace pormi sempre nuovi traguardi e questo mi ha dato qualche intima soddisfazione.
Il titolo non si rifà minimamente alla canzone di Giorgia, che nulla c'entra con questa fic. E' un caso, perchè questo titolo mi piaceva e si adattava proprio bene, a mio avviso, alla storia.
Ringrazio le mie amikette per aver letto e apprezzato in anteprima, e in particolare
ellepi per aver supplito all'avversità della tecnologia al p0rn (ovvero avermi ripassato tutte le fic che avevo scritto e che erano rimaste nel portatile che è morto giusto giusto un paio d'ore fa).
Buona lettura.
Anita guardò il cielo cupo. Le nubi si erano addensate velocemente, nere e minacciose, oscurando quasi completamente il già debole chiarore del sole pomeridiano invernale. Un lampo di luce le attraversò per un istante, seguito dal sommesso rombo di un tuono. Anita rimase ferma, un piede a terra, l’altro sul pedale della bicicletta, gli occhi puntati al cielo. Li chiuse quando avvertì la prima goccia d’acqua cadere su di lei, colpendola al centro della fronte, e quel minuscolo stimolo sensoriale scatenò dentro di lei una miriade di ricordi così freschi da non potersi dire nemmeno sopiti.
Le gocce d’acqua cadono tutto attorno a lei, scrosciando sul piatto della doccia. L’acqua è tiepida, ma l’ambiente è caldo, o forse è calda solo la pelle sotto le sue mani, ma è questo che conta. Sente gli schizzi colpirle le spalle, il viso, inumidirle i capelli raccolti, ma non ci fa caso. Le sue mani scorrono sul corpo liscio di Lara imbevendosi del suo calore, godendo di quella sensazione di scivolosità fornita dal sapone e dall’acqua. L’afrore di rose le stuzzica le narici, ma ogni suo senso è focalizzato sui polpastrelli che scoprono ed esplorano un fianco magro, e sulla lingua, che sta cercando di strappare dalle labbra dell’altra un gemito di puro desiderio e che tuttavia non abbandona la sua bocca nemmeno per un secondo, impedendole di parlare.
L’ha spinta indietro, contro la parete che probabilmente è fredda e spiacevole contro la schiena, ma Anita aveva ben altro a cui pensare in quel momento, e si è limitata ad prenderle i seni piccoli e ben formati tra le mani e a strizzarli un po’, bevendo con bramosia il singulto di gioia che segue. Anita la bacia a fondo e Lara si lascia baciare, abbandonata alle sue carezze e alla sua frenesia amorosa. Le piace così, esposta e indifesa, quasi, a sua completa disposizione, e Anita se la gode fino in fondo. Le passa le mani sul sedere tondo e sodo, tra i glutei morbidi, sfiorando appena un’apertura che al momento non la interessa affatto, ma che fa cionondimeno mugolare Lara di piacere vagamente trattenuto. È così bella, con gli occhi chiusi e l’espressione estatica, che Anita dimentica ogni proposito di trattenersi dall’arrivare subito al dunque. Si fa possedere da quella smania un po’ mascolina di far godere la propria donna subito, di possederla veloce e duro, ed è per questo che la sua mano scivola rapida sul monte di Venere di Lara e con un dito va a schiuderle le labbra, risalendo verso il clitoride e lì soffermandosi qualche istante in più in una carezza più decisa. Lara sussulta e per la sorpresa e l’intensità del gemito che le dischiude le labbra si sottrae al bacio di Anita; lascia invece cadere la testa indietro, contro la parete che la sostiene, e Anita sorride famelica, come un lupo di fronte a un capretto che si è allontanato troppo dalla mamma. È con questo spirito ferino che le incolla le labbra appena sopra la clavicola e contemporaneamente ridiscende col dito al centro di quel calore intenso, che sotto il suo tocco diventa ancora più scivoloso. Poi lo spinge dentro con forza.
Lo gocce di pioggia iniziarono a cadere con maggiore intensità, mentre Anita, ancora rapita dalla sua visione, restava ferma in sella alla sua bici. Inspirò a fondo l’aria umida che odora di campi intorpiditi e terra gelata baciata dall’acqua e il frizzo del freddo e dell’eccitazione le provocò un leggero strato di pelle d’oca in tutto il corpo. Sentì l’odore del cappotto di lana pesante che iniziava a intridersi della pioggia e la cuffietta afflosciarsi sulla sua testa, presto vana al fine di proteggerle i capelli. Per qualche motivo le venne da ridere. Spinse con forza sul pedale alzato, mettendo in moto il suo ecologico mezzo, e chinata leggermente in avanti iniziò a pedalare di buona lena, correndo verso casa.
Ritrae il dito fino alla prima falange, poi lo spinge di nuovo a fondo. Lara sussulta e ansima, aggrappata alle sue spalle, e Anita lo muove velocemente, sfiorando i punti più sensibili dentro di lei. Le bacia il collo, godendosi il godimento che già accende le guance della compagna con quel suo sorriso predatore che mette quasi paura. Il suo dito scivola su e giù, su e giù, scaldandola, poi fuori, per risalire seguendo il naturale sentiero tra le sue gambe fino al clitoride. Lo accarezza con la punta del dito, con tocco rapido e circolare, dosando la pressione perché non sia eccessiva. Lara ne vorrà di più, ma non subito. Tra poco, molto poco, ma non ora.
Le morde le labbra, invitandola ad un bacio profondo e famelico, e quando si staccano nuovamente le dita di Anita sono ridiscese sulla sua apertura e a forzarla, questa volta, sono due. Lara le affonda le unghie nella schiena, appena sopra le scapole, e Anita geme compiaciuta, spingendo le due dita maggiormente dentro di lei. Torna a muoverle velocemente, stimolando la parete anteriore, e Lara mugola senza freni, adesso, persa nel godimento. Ruota il polso così da muovere di conseguenza la mano e le dita, allargandola, vincendo la stretta dei muscoli che si contraggono di piacere attorno alle sue nocche; poi l’esperienza la induce a torcere ancora un po’ il polso, fino a riuscire a posare il pollice sul clitoride. Ora ha la compagna in pugno, e lo sa: il movimento successivo delle dita, ben coordinato, le strappa un urletto. Continua a spingerle dentro e fuori, sentendola aprirsi ogni secondo un po’ di più, e contemporaneamente le accarezza il clitoride, così da far fondere le stimolazioni in un’unica ondata di piacere.
Lara apre maggiormente le gambe, le fa spazio perché possa spingere di più, più forte, e Anita guarda il suo corpo umido e desiderabile con un solo pensiero in mente: il suo sapore. Poter unire a tutto questo il suo sapore in bocca sarebbe toccare il cielo con un dito. La bacia con passione e Lara la lascia fare, incapace in tutti quegli stimoli di rispondere al suo bacio; poi si scosta da lei.
Pedalava veloce, con le gambe tese ma non affaticate. Era allenata e quel tragitto era diventato, di recente, un pellegrinaggio quotidiano. Da casa sua al lavoro, dal lavoro a casa di Lara, da casa di Lara a casa sua. Un triangolo di felicità che le riempiva la vita e il cuore. La ciclabile le permetteva di evitare il pericolo delle macchine, che sfrecciavano schizzando pioggia a poco più di tre metri da lei, così Anita non doveva pensare e la sua mente rimase incollata all’immagine di Lara nuda sotto la doccia, un paio d’ore prima. Si morse il labbro inferiore fino quasi a farsi male e pedalò con più energia, ansiosa di arrivare a casa. Fu allora che lo sentì: lo strofinio ripetuto, discreto ma costante, del sellino tra le sue gambe. Si piegò un po’ maggiormente in avanti e il contatto si acuì, dandole un brivido di piacere. Anita sospirò e, continuando la sua corsa verso casa, iniziò a ondeggiare leggermente il bacino.
Cade in ginocchio ai piedi di Lara, una mano appoggiata sul suo sedere, a stringerle violentemente una natica, l’altra con le dita ancora affondate dentro di lei. La guarda da quella nuova angolazione, una canna piegata indietro dal vento, una statua di fanciulla dai caratteri sessuali quasi acerbi ma dalla sensualità esaltata; osserva il luccicare della sua pelle dorata sfiorata dal getto d’acqua che le colpisce il seno destro e pensa che bella così non l’ha vista mai, ma sa che non è vero. Se lo dice ogni volta che fanno l’amore e si ferma a guardarla, che è più bella che mai, ma è solo l’emozione che cresce. Lara è sempre stata così bella; ciò che sta facendo Anita è scoprirla pian piano, fino a scovare ogni sfaccettatura di quel fascino multiforme.
La sua bocca è lì, proprio all’altezza giusta. Anita appoggia la punta della lingua là dove affondano le dita e risale fino al clitoride; allora vi appoggia le labbra e succhia avidamente. Lara geme forte e le sue ginocchia tremano. Anita le mette la mano libera sul fianco, bloccandola contro la parete e dandole un minimo di stabilità, poi riprende a leccarla. Lo fa con decisione, senza le piccole torture che a volte le riserva quando sono più calme e hanno tempo: al momento ha fretta di vederla - e sentirla, oh sì, sentirla - venire e sa quando spingere sull’acceleratore. Il sapore di Lara è appena percettibile, con l’acqua che le scorre addosso e lo lava via costantemente, ma la sensazione di assaporarla così, anche lievemente, è un’esperienza che eccita Anita tanto quanto sentirsi l’odore del suo sesso addosso, su ogni parte del corpo, dopo una sfiancante nottata di sesso. La lecca e la succhia leggermente, spingendo la propria bocca contro di lei per creare maggior attrito. Intanto le sue dita sono affondate dentro di lei fino all’ultima falange, fino alle nocche che bloccano quella frenesia di averne di più, sempre di più. Stacca per qualche secondo la bocca da lei, prendendo fiato, e sostituisce alla sua lingua il pollice, muovendolo più rapidamente che mai. La sente vicina, molto vicina a venire.
Abbassa lo sguardo sulle sue cosce aperte, sul ginocchio magro, sul polpaccio liscio e ben formato e sul piede scostato e teso sulla mezzapunta. Si sofferma per un attimo a pensare a quanta grazia c’è in quel gesto e in quella posizione, a quanto Lara riesce a essere fenomenale in ogni sua manifestazione sessuale, e a come vorrebbe poterla fotografare, ma si rende ancora conto che proprio non è il momento, ora, di tali considerazioni. È il momento di usare la lingua con più decisione, perché Lara ha gli occhi chiusi e le labbra aperte e respira a fatica, ed ogni respiro è un “Sì” sussurrato e implorato a mezza voce.
Anita riporta la bocca su di lei e la lecca con tutta se stessa, sfruttando le labbra e persino un po’ di denti per rendere il contatto sempre maggiore, e scopandola al contempo con tutta la propria forza, tanto da sentire le ossa del suo bacino allargarsi attorno alle nocche e il suo peso contrastare i propri movimenti. Perde la ragione, pensa che la scoperà fino a sollevarla da terra con quella mano, e all’improvviso i gemiti ripetuti si trasformano in urla acute e proprio mentre gli occhi di Anita scattano all’insù per ammirare quel miracolo Lara si scioglie tra le sue mani, mugolando tremante il proprio orgasmo.
Anita sente le forze di Lara venire a mancare e la sorregge gentilmente, dandole un ultimo bacio e sfilando delicatamente le dita da lei. Le lascia lì, mentre si alza in piedi e si lascia abbracciare, così da sorreggerla e da poterle baciare le labbra e la gola.
“Sei bellissima,” le sussurra ad un orecchio, e Lara ridacchia argentina, sospirando ancora per il piacere. “Fantastica…” ribadisce Anita, baciandole il lobo e accarezzandole una guancia.
Lara la guarda di sottecchi, con quegli occhi che potrebbero sciogliere il cuore della morte stessa e che ora ridono di gioia e appagamento, e non c’è proprio niente da dire.
Il piacere giunse repentino. Uno sfregamento ancora, più forte, e la pedalata rimase sospesa a metà strada. Anita buttò indietro la testa e chiuse gli occhi, dimentica della strada e delle vetture che passandole accanto avrebbero visto il piacere delinearsi sul suo volto. Si sentiva pazza ed euforica e, con la pioggia che le bagnava il viso e resa gelida dal vento freddo dell’inverno scendeva a rivoli sul suo collo, godette in un unico, profondo sospiro.